Visualizzazione post con etichetta fake news. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta fake news. Mostra tutti i post

giovedì 21 novembre 2019

QUANDO LE TALPE COSTRUIRONO LE PIRAMIDI

https://feedly.com/i/entry/ty+AzTYZ3TUuMuPycOdkUNamwQCXNpDbajbdLnbrc5c=_16e8c577fe5:ad990:97b0c8f7

QUANDO LE TALPE COSTRUIRONO LE PIRAMIDI
La ricetta liberale contro i fake è semplice: così come la stampa ideologizzata si combatte con altra stampa ideologizzata, le fake news si combattono con le fake news.
Niente censure.
Ma funziona? Qui, oltre a ripetere i Sacri Principi, ho un'esperienza di prima mano.
Da adolescente, per un po' mi sono appassionato alla pseudo-storia. Ciò che mi ha sbalzato fuori da questo ambito non è stato certo il puntiglio e la sobrietà dei frigidi storici accademici, gente che si mettevano a testa bassa per sfatare complotti e illuminare i pseudo-misteri dei simpaticissimi "visionari". Questi impolverati soloni mi sembravano più che altro dediti alla difesa di una loro riserva, corrispondevano perfettamente al ritrattino antipatizzante fatto dai "creativi". No, la loro acribia non ebbe alcun effetto su di me. Fu invece decisiva la moltiplicazione di pseudo-storie reciprocamente esclusive che alle mie orecchie ingenue suonavano tutte ugualmente plausibili: le Piramidi non potevano essere costruite da Atlantidei, Lemuriani e talpe allo stesso tempo! A quel punto sono stato in grado di fermarmi, rilassarmi, mettere tutto meglio a fuoco e rendermi conto che c'era qualcosa di sbagliato nei miei processi mentali, qualcosa su cui lavoro ancora oltre 30 anni dopo.
QUANDO LE TALPE COSTRUIRONO LE PQUANDO LE TALPE COSTRUIRONO LE PIRAMIDI

sabato 11 maggio 2019

PERCHE' NON RIESCO A PREOCCUPARMI PER LE FAKE NEWS

PERCHE' NON RIESCO A PREOCCUPARMI PER LE FAKE NEWS

L’unico capro espiatorio per molti: le Fake News. Non ne vale la pena di tirarle sempre in ballo, per molti motivi.

Primo, Fakes News non significa niente, le persone mettono di tutto sotto quell’ombrello, tra cui le fastidiose pubblicità pop-up, i politici che fanno affermazioni ingannevoli e giornali con un taglio politico. Ben presto si arrivati a rivolgersi vicendevolmente la stessa accusa in un dibattito confuso.

In secondo luogo, tali storie erano sì ampiamente condivise, ma mentre si gridava al complotto, il motivo principale era economico.

Poi c’è una questione legata al falso mito della loro diffusione: mentre le storie false più popolari erano condivise almeno tanto quanto gli articoli veri più popolari, questo era dovuto al fatto che i falsi fossero unici mentre le storie autentiche avevano dozzine di fonti. Uno studio condotto dagli economisti Hunt Allcott e Matthew Gentzkow ha rilevato che le Fake semplicemente non erano così ampiamente condivise, viste o ricordate come molti pensano.

Da ultimo c’è l’assunto da cui parte chi lancia l’allarme-Fake: viviamo in un mondo pieno di idioti. Di solito il Fake non cambia le nostre opinioni, ha solo funzioni consolatorie per chi coltiva certe opinioni. Non credere alla verità (tipico delle persone sane ma ideologizzate) è molto più preoccupante che credere alle bugie (tipico dei boccaloni idioti).

Conclusione: le Fake News non mettono in pericolo la democrazia quanto le draconiane risposte dei governi che si vogliono rendere utili sul tema.

https://feedly.com/i/entry/gj49Ct2pFQH7aQI92pAQT83HaIjwDuyYZb9Mvj40IpM=_168a997d6cf:eddee:875042c9

lunedì 10 settembre 2018

Perché il problema della fake non deve sorprendere?

As we discuss in our book The Elephant in the Brain, the main function of news in our lives may be to offer “topics in fashion” that we each can all riff on in our local conversations, to show off our mental backpacks of tools and resources

Le fake news riguardano anche i giornali

The largest accuracy study of U.S. papers was published in 2007 and found one of the highest error rates on record — just over 59% of articles contained some type of error, according to sources. Charnley’s first study [70 years ago] found a rate of roughly 50%

https://www.poynter.org/news/new-study-shows-how-newspaper-inaccuracies-transcend-journalism-cultures-national-borders

mercoledì 5 settembre 2018

IL PROBLEMA NON SONO LE “FAKE NEWS”!

IL PROBLEMA NON SONO LE “FAKE NEWS”!
Il problema non sono le molte "notizie false" ma le molte "notizie vere" (non perché siano “vere” ma perché sono “molte”).
Le “fake news” sono sempre state con noi, la propaganda che distorce la realtà è sempre stata con noi, il media bias è un classico, la percezione distaccata dai fatti è un sempreverde. Alla fine uno crede quel che vuole credere, anzi, oggi, diversamente da ieri, se davvero vuole sapere come stiano le cose basta perda un minuto su Google.
No, il problema non sono le fake news, Il problema sono le "true news".
L' "eccesso di informazione", infatti, quello non è mai stato con noi, è una novità nella storia dell'uomo. L'inflazione informativa deprezza l'autorità, ci rende cinici e sprezzanti, tutto alla lunga ci delude, nulla è all'altezza delle nostre aspettative (come è normale che sia quando la trasparenza è totale): quando vedremo il nostro idolo al cesso ci cadranno le braccia e lo abbandoneremo, prima o poi chiunque si lascerà sfuggire qualcosa di deprecabile obbligandoci a mettere anche su di lui una croce sopra. Una croce oggi, una croce domani resteremo soli nella nostra bolla capricciosa a contestare e condannare l’universo mondo.

BLOOMBERG.COM
Too much information can lead to a cynical population that expects little from its leaders.



Too much information can lead to a cynical population that expects little from its leaders... As problematic as “fake news” is, and as dangerous as the label can be, maybe “true news” is equally corrosive...  The contemporary world is giving us more reality and more truth than we can comfortably handle ...
Le fake news sono con noi da sempre basta pensare alle guerre e in fondo Oggi se vuoi conoscere come stanno le cose ti Basta perdere un minuto su Google.
Tante notizie significa meno autorevolezza concesso alle Elite..
Si attende al varco e basta che non prevedono una crisi economica Ed eccola spernacchia te
Tutto ci delude come è normale che sia quando il tutto e trasparente e così ci fidiamo solo di noi stessi...
It’s hard to stay idealistic these days, as information indeed is the enemy of idealism....
Il populismo dei nostri giorni è tremendamente informato è tremendamente razionale rispetto al passato. L'informazione gli serve per screditare l'autorità e l'uso della ragione per piegare al proprio servizio i fatti attraverso un'interpretazione ad hoc
https://www.bloomberg.com/view/articles/2018-09-05/how-real-news-is-worse-than-fake-news?utm_source=twitter&cmpid=socialflow-twitter-business&utm_medium=social&utm_campaign=socialflow-organic&utm_content=business

venerdì 22 dicembre 2017

Io, la mia Colt e il mio giornale



Io, la mia Colt e il mio giornale


Chi non legge assolutamente nulla è comunque più istruito e preparato di chi non legge assolutamente nulla… tranne i giornali
Thomas Jefferson
Sono appena stato al bar, ho consumato il mio solito cappuccino+brioche+giornale e fatto un po’ diconversazione.
Conversazione da bar, intendiamoci. Ci si misura sui vari temi mantenendosi sulle generali: se dici una parola in più passi per pedante.
Tuttavia, anche in queste rachitiche conversazionic’è sempre quello più brillante, quello più informato, quello che dopo pochi secondi comincia a prevalere riducendo ad un umiliante silenzio tutti gli altri: lui ne sa di più su quella cosa, ha più esperienza, ha viaggiato, era caporeparto a “losailcazzo SRL”, articola meglio il suo pensiero, è ironico, allude, cita, punzecchia, replica, fa incisi, rinvii, litoti, metonimie… è il migliore, è vincente.
E’ anche diventato il cocco della cassiera che guarda dall’angolo con i suoi occhioni da lupa. Ovvio.
Il fegato mi rode sempre quando esco da quel bar. Ho come l’impressione che qualcuno mi abbia trapassato l’addome, ho come l’impressione che tra i cruenti duelli all’arma bianca di ieri e quelli parolai di oggi, non corra grande differenza.
Insieme al cappuccino leggo il giornale.
Non so bene se lo leggo per approfondire le conversazioni o per reggere meglio la prossima (e incastrare una volta tanto il sapientone). Non so se sono le conversazioni a condurmi dai giornali o viceversa.
Non devo essere l’unico in queste condizioni poiché un po’ tutti sembrano ossessionati dalle notizie. Dalla notizia del giorno, in particolare.
Domani morirà un personaggio di nicchia e vorrei mettere in bacheca qualcosa di più del solitosquallido R.I.P., non è meglio che mi prepari  fin d’ora? Mi aggiro per le geriatrie di tutti i continenti come un impresario di pompe funebri.
Paolo Conte potrebbe crepare da un momento all’altro e devo assolutamente far capire al mondo quanto siamo stati intimi noi due.
Il mio adorato Jimmy Connors – ho studiato il suo rovescio per anni fotogramma per fotogramma nel tentativo di imitarlo – ha un piede nella fossa e vuoi vedere che quando il Signore lo chiamerà a sé a parlarne alla cassiera sarà quel figlio di puttana che delle imprese di Jimmy ha letto distrattamente giusto qualche trafiletto del Tuttonotizie della Gazza? 
E’ l’anniversario della rivoluzione di ottobre e io non ho niente da dire! Ti rendi conto? Decenni di anti-comunismo viscerale gettati nel cesso.
Oggi avrei scritto volentieri un post sui  robot intelligenti che costruiscono robot più intelligente di loro in modo da far esplodere l’intelligenza sul nostro pianeta. Ma il giornale non ne parla, d’altronde è un caso che – per quanto interessante – esiste solo nella mia testa, nessuno mi seguirebbe, che ne scrivo a fare? Meglio scrivere dei giornali. Se scrivi dei giornali non sbagli mai.
Ma l’ossessione per le notizie non è una mia prerogativa, è vecchia come il cucco. A chi non ne fosse convinto consiglio la lettura di Mitchell Stephens (Storia della notizia). Ma anche di Demostene, specie quando ritrae gli ateniesi sempre a caccia di info per reggere al meglio la guerra della conversazione.
***
Se rifletto sul perché leggo il giornale, il mio portavoce ufficiale risponde: “perché voglio conoscere le cose importanti e allargare i miei orizzonti. Contenti?”.
In realtà mi sa che voglio più che altro essereall’altezza delle conversazioni da bar che conduco.
Bernard Berelson è un sociologo che ha cercato di capire perché leggiamo i giornali. Secondo lui lo facciamo 1) per motivi pragmatici, tipo per sapere che tempo fa, 2) per seguire le storie di persone (conosciute leggendo il giornale) e 3) per reggere la conversazione.
Oggi le esigenze pragmatiche si sono dissolte nel nulla cosmico, basta googolare.
Per le fiabe le alternative sono molte. Anche per quelle vere: certo, gli ultimi sviluppi del caso Macchi li apprendo sui giornali, ma se voglio una cronaca nera con tutti i crismi leggo “L’avversario”, mica il giornale.
Non resta che il terzo desolante motivo.
Da un lato faccio dire al mio portavoce che leggere il giornale mi fa votare meglio, dall’altro, neanche tanto di nascosto, salto le uniche e noiosissime pagine che un elettore scrupoloso dovrebbe leggere.
Ma è ovvio, per me, in fondo, le elezioni sono poco più di un derby, mi coinvolgono perché il tifo mi coinvolge: voglio esultare per il mio beniamino impresentabile, voglio vedere la faccia di quel tale quando perde. Voglio ascoltare i commenti dei giornalisti spiazzati dagli esiti. Per me le elezioni sono funzionali ai commenti, non viceversa. Ma non vi eravate accorti? Un po’ come il calcio: ecchissenefrega delle partite. Cio’ non toglie che nella conversazione, poi, voglia talvolta apparire come un saggio “terzista” moderato e dedito al buon senso (è una forma di tifo anche quella). Le elezioni sono – in piccolo – un palcoscenico anche per me, e leggendo il giornale ripasso il mio copione.
Anche per questo non me ne frega un cazzo che quanto riporti il mio giornale sia particolarmenteaccurato. La sua funzione è un’altra.
Se mi fregasse qualcosa consulterei il registro delle scommesse per verificare quante volte Panebianco o Galli della Loggia c’hanno imbroccato.
Ma Panebianco e Galli della Loggia non offrono ai loro lettori alcun record track, basta il loro prestigio. Sanno che i lettori come me – nel corso della discussione – hanno bisogno di un rinvio a fonti prestigiose, non a fonti attendibili, altrimenti, affrontando i temi di politica estera, non si sarebbero rivolti a Polito o Olimpio ma, per esempio, all’emerito sconosciuto Bill Flack, ovvero all’uomo con il margine di scommesse vinte più elevato in materia di politica mediorientale.
***
E’ un paio di giorni che giù al bar imperversa la discussioni sul Bitcoin, e lì, devo ammettere, ho conosciuto il mio piccolo momento di gloria. Domino il gergo delle valute e l’ho sfoderato senza ritegno (non so nemmeno quanto a proposito). La mia spiega del perché secondo me l’ asset sia in bolla sembra aver impressionato l’uditorio (cassiera compresa). Perfino il “sapientone” si è ammutolito fingendo disinteresse.
E’ chiaro che se fossi convinto delle mie “teorie”andrei di corsa  in banca chiedendo di convertire metà dei miei averi in future al ribasso sulla borsa di Chicago.
Eppure non lo faccio, non lo farei mai.
Forse che disdegno l’arricchimento?
Più probabilmente non sono poi così convinto delle mie tesi.
Ancora più probabilmente non me ne frega un cazzo di verificare se le mie tesi siano vere, quel che mi interessava veramente l’ho già conseguito: zittire l’odioso sapientone e avere su di me gli occhioni ammirati della cassiera/lupa.
Se mi faccio l’esame di coscienza – e sotto Natale la pratica è consigliata – devo ammettere di leggere il giornale per rifornire il mio arsenale, per procurarmi le munizioni utili a combattere quella particolare guerra nota sotto il nome di “conversazione”.
Il giornale è la mia Colt, e spunta dalla tasca della mia giacca come se dicesse a tutta la gente che mi incrocia: “cazzo guardi tu che nemmeno sai costruire un modello per le criptovalute?… occhi bassi e fila…”.
Non devo più cedere l’ultima parola al sapientone, non devo farmi confondere da lui, devo impressionare la cassiera con l’appello ad autorità prestigiose, con citazioni brillanti e inattaccabili. Devo affiliarmi ad un club rispettato, solido, influente. Per fare tutte queste cose non posso perdere tempo con scuole e libri: mi serve un giornale! Voglio un giornale!
***
Ma in tutto questo bailamme di duelli, assalti e parate, la Verità che fine fa? Beh, punto tutto sulle magiche virtù dell’effetto collaterale. Magari senza volerlo si fa viva, magari scocca per un attimo nel cozzo delle sciabole in forma di scintilla. Teniamo comunque gli occhi aperti, non si sa mai!
dscn0392