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sabato 30 marzo 2019

Il neo socialismo: patrimoniale e aumento delle aliquote LINK

Alcuni sostengono la tassazione punitiva dei ricchi perché la concentrazione della ricchezza porta ad una concentrazione di potere politico (Gabriel Zucman ed Emmanuel Saez).

Ma aumentare le aliquote marginali non colpisce i modi attraverso cui i ricchi influenzano la politica. L'intero apparato di think tank, istituti di ricerca, gruppi di difesa sono supportati da contributi deducibili dalle tasse. Un aumento delle stesse rende ancora più conveniente investire in queste organizzazioni.

Poi c'è la questione dell'efficienza. Un parametro importante nell'analisi fiscale è l '"elasticità del reddito imponibile" - che misura come cambia la base imponibile al variare delle aliquote fiscali. La letteratura economica suggerisce che un aumento di 1 punto percentuale nelle aliquote più alte dei tassi di reddito diminuisce il reddito imponibile dello 0,6 per cento. Quindi più della metà del reddito potenziale derivante dall'innalzamento delle aliquote svanisce a causa dell'incentivo ad eludere.

E la patrimoniale?  Pensiamo come mai paesi progressisti come Australia, Canada, Norvegia e Svezia non abbiano tasse sull'eredità. La patrimoniale non è che una tassa sull'eredità sotto steroidi.

Primo. C'è la sensazione che chiedere alle persone di pagare tasse significative nei momenti in cui non stanno generando entrate significative sia ingiusto. Perché i figli che ereditano una concessionarla dovrebbero chiuderla per coprire il carico fiscale?

Ci sono problemi pratici.  La valutazione. Come valutare una partnership in uno studio legale, le squadre di calcio o i giornali? E se qualcuno possiede l'1% di Uber? Dovrà pagare circa 20 milioni di dollari ogni anno, ma non è chiaro dove possa ottenere questi soldi.

Ci sono problemi di elusione. Se una famiglia si presenta separata avrà più esenzioni?  Ci saranno incentivi ad usare marchingegni per rinunciare alla proprietà diretta dei beni mantenendo il controllo su di essi. Ad esempio, possedere beni in un trust o in un'organizzazione non profit per beneficiare della ricchezza evitando al contempo la responsabilità fiscale.

La patrimoniale, a differenza delle imposte sul reddito che condividono i rischi in quanto il governo perde entrate fiscali quando gli investimenti producono rendimenti bassi, è indifferente al rischio e quindi ostile all'innovazione.

https://www.bostonglobe.com/opinion/2019/03/28/fair-comprehensive-tax-reform-right-path-forward/DwzX8IbqbRY5zxaCy2DoBI/story.html


giovedì 14 marzo 2019

TASSE BASSE PER I RICCHI

... se credi che le idee spingano la crescita e il benessere di tutti.

Economista: tasse basse per i redditi marginali.

Ma i redditi elevatissimi sono "marginali" per qualcuno?

Sì, in un mondo dove contano le idee.

In un mondo del genere una buona idea ti rende ricchissimo e l'aliquota per i redditi elevati diventa la tua aliquota marginale.


https://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2019/01/taxes.html


altri motivi per dubitare di saez https://feedly.com/i/entry/jLbdATYr0p7bf56jn6TjC6yaiQ0m1xY/1xu3vVx5GdY=_16825626098:1044fb7:56b782f7

mercoledì 17 febbraio 2016

Speriamo che i ricchi diventino ancora più ricchi By lodovico pizzati - fisco americano

Speriamo che i ricchi diventino ancora più ricchi By lodovico pizzati - fisco americano
  • Praticamente metà degli americani non paga tasse sul reddito. E tre quarti dei nuclei familiari arriva, al massimo, ad un’aliquota marginale del 15%. In questo sistema l’84% dei $ 1.4 trilioni di entrate dalla tassa sul reddito viene pagato solo dal 20% più ricco, gente che guadagna almeno $ 10,000 al mese.
  • entrate fiscali di $ 3 trilioni (dati 2014). Di questi il grosso sono proprio income taxes: $ 1.4 trilioni, pari al 42% della torta. Un altro 40% sono le payroll taxes che vanno a pagare la social insurance. Le corporate taxes sono solo $ 0.3 trilioni (un misero 10% del totale). Il resto sono tasse minori.
  • Poi ogni stato raccoglie soprattutto le sales taxes, mentre le città si tengono le property taxes.
  • ci sono una serie di possibili detrazioni che tralascierò per concetrarmi sulle due principali: la standard deduction e la exemption.
  • la standard deduction di $ 12,600 per coppie (e $ 6,300 per singoli).
  • le exemptions, e cioè $ 4,000 per ogni membro del nucleo
  • prendiamo il nostro average Joe che guadagna con la moglie $ 53,000 in lordo.... Scopriamo che il suo reddito tassabile finisce per essere $ 24,400........... con $ 24,400 di reddito tassabile la income tax è $ 2,741. E il nostro average Joe le paga? No! Il fisco americano ti fa una sorpresa perché una volta che hai scoperto quanto devi pagare, ora puoi dedurre il child tax credit, ovvero togli altri $ 1000 per ogni figlio che hai.... una famiglia tipica paga $ 741 all’anno, e cioè il 1,4% scarso, praticamente nulla.... Insomma, pressapoco metà degli americani non deve praticamente neanche pagare l’income tax.
  • Guardiamo all’altro vicino di casa di average Joe, quello a capo della famiglia che guadagna in lordo $ 68,200... paga solo il 6,6% del lordo.
  • Guardiamo a quella modesta famiglia che guadagna $ 112,262,.... Qui siamo nel ceto medio-alto (upper-middle class)....una tassa media solo del 9,4% rispetto al lordo!
  • In sintesi, gli americani più poveri (quelli con un reddito equivalente alla media italiana) ovviamente pagano zero tasse, ma praticamente anche il ceto medio-basso non ha tasse da pagare. Il ceto medio-alto al massimo vede delle aliquote al 10% e 15%. In sostanza è solo il 20% più ricco che paga
  • ricchi, quel 20% della popolazione che guadagna il 50% del reddito nazionale e che paga l’ 84% del totale delle tasse sul reddito versate....
  • negli Stati Uniti l‘80% della popolazione è un free rider sulla groppa del 20% più ricco. Non solo, ci sono delle esternalità positive ad avere tutti questi ricconi. Pensiamo alla Google car di Page e Brin che darà la possibilità al nostro average Joe di avere l’autista personale. Pensiamo a Bezos e Musk che, indipendentemente, hanno fatto atterrare un razzo in verticale, consentendo enormi risparmi per il settore spaziale.... Pensiamo alle auto elettriche di Musk, alla filantropia di Gates... Oltre a queste esternalità positive i ricchi pagano il conto per tutti.
  • mentre le decisioni su come amministrare il bene pubblico vengono prese dalla maggioranza.
  • speriamo che i ricchi diventino ancora più ricchi, perchè in questo sistema vuol dire non solo niente tasse per il ceto medio basso, ma ormai anche sempre meno tasse anche per il ceto medio alto.
  • il sistema fiscale americano è progressivo fino ad un certo punto. La partita si gioca all’interno del top 20% (vedi tabella WSJ): tra il 19% di famiglie che guadagnano tra un $ 120mila a un $ 600mila all’anno (un 62 milioni di americani), e il top 1%
  • le 50mila famiglie di multi milionari (e i bilionari) che usufruiscono di scappatoie fiscali costruite ad hoc a suon di lobbying. 
  • è una battaglia tra alcuni milioni di ricchi come Sanders e qualche decina di migliaia di uber ricchi 
E se tassassimo solo i ricchi? By lodovico pizzati

  • negli USA, ci stanno arrivando paradossalmente riducendo le tasse sui ricchi.
  • il sistema fiscale americano non era poi così diverso da quello europeo, ma grazie a quattro principali riforme fiscali negli Stati Uniti sono riusciti a ridurre gradualmente, e alla fin fine drasticamente, il peso fiscale per il cittadino medio
  • Fino al 1981 l’aliquota che incideva sul reddito dell’household mediano (il nostro average Joe) era del 28%, mentre l’aliquota massima era del 70%... quella massima è ora al 39.6% per i guadagni oltre i $ 465,000
  • Le prime due riforme fiscali sono avvenute con Reagan, nel 1981 e nel 1986, la terza con Clinton nel 1997, e la quarta con Bush nel 2003.
  • Le riforme fiscali americane solitamente fanno notizia perché riducono le tasse sui ricchi (e questo è vero) ma quello che passa inosservato è la riduzione ancora più notevole per la middle class.
  • Il grosso della riduzione fiscale per la middle class è avvenuto sotto Clinton nel 1997 e ancora di più con Bush nel 2003. Nel 1997 e nel 2003 l’aliquota per la middle class non è cambiata, ma oltre all’aumento delle deduzioni sono stati introdotti dei tax credit che hanno azzerato le tasse per milioni di americani.
  • In termini relativi la famiglia mediana ha visto le imposte federali sul reddito praticamente scomparire, mentre la famiglia ricca le ha viste quasi dimezzarsi.
  • Questo rende il meccanismo fiscale molto più progressivo perché ora il ricco paga relativamente molto di più dell’average Joe, anche se in termini assoluti adesso paga molto di meno di quanto pagava prima. Come è possibile?
  • La risposta istintiva potrebbe essere che gli americani hanno atrofizzato le entrate fiscali e così facendo chissà di quanto hanno ridotto la spesa pubblica e i benefici pubblici per l’average Joe.
  • Ma i dati invece dicono tuttaltro.... Se guardiamo alle entrate fiscali dalla federal income tax... queste entrate fiscali sono aumentate:
  • In parte questo può essere dovuto alla crescita economica generale ma, dato che il carico fiscale pesa sempre di più sul 20% più ricco, questo aumento sembra dovuto soprattutto al fatto che i ricchi stanno diventando sempre più ricchi.
  • Gli Stati Uniti hanno raggiunto il massimo di progressività fiscale tassando di meno il ricco, quasi proprio non tassando per niente la middle class, e fregandosene dell’impatto sulla disparità di reddito
  • per l’ideologia socialista la progressività fiscale è invece vista come il mezzo per raggiungere il vero fine, che è la riduzione della disuguaglianza
  • Ma qual è il fine ultimo? È il benessere in termini assoluti o il benessere relativo al mio vicino di casa?
  • Europa. pur di ottenere una varianza minore (meno divario tra il ricco e il ceto medio) finisco per tassare di più il ricco. Ma facendo così rischio di far meno cassa e mi tocca compensare col tassare anche il ceto medio,
  • Nessun testo alternativo automatico disponibile.
continua

giovedì 20 giugno 2013

Tre motivi per non tassare i ricchi

Un motivo per non tassare i ricchi: tassare i gusti è di cattivo gusto.

Sì, essere ricchi è anche una libera scelta. Esempio. Molti professori di economia avrebbero potuto dedicarsi a professioni più lucrose (consulenti d’ azienda, avvocati d’ affari, sviluppatori software, speculazione finanziaria…). Scegliere di sacrificare qualcosa in nome della propria libertà intellettuale rientra tra le prerogative personali e tutte le scelte personali meritano pari rispetto e pari trattamento fiscale.

http://www.nber.org/papers/w17784
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venerdì 27 aprile 2012

Lingue virtuose

Se penso alle tasse, un secondo dopo, come del resto qualsiasi liberale, penso automaticamente alla natura dei governi:

… while government is, in principle, able to do some good… the problem is that the circumstances under which it is able to do so are very narrowly limited, difficult to foresee, and prone to exaggeration by politically interested factions…

Sono troppo prosaico, vero?

Fortunatamente la maggioranza, ovvero l’ autoproclamata “parte migliore del Paese”, con a capo quel po’ po’ di presidentone che allo strumento non sbaglia mai una nota (lo strumento assomiglia a un trombone), è dominata da istinti ben più nobili: alla parola “tasse” associa (e urla) la parola “equità” (*).

La retorica dell’ “equità” fiscale straborda da radio, tv e giornali: è sempre così quando spadroneggiano i governi del “tiriamo a campare” (Andreotti, Ciampi-Amato, Monti) (**): pagare le tasse è un dovere etico, e ancor più è un dovere che paghi il benestante, in modo da redistribuire le fortune e venire in soccorso a coloro che “non ce la fanno”.

In tutto cio’ c’ è qualcosa di curioso: spesso sono i “ricchi” a sostenere che i “ricchi” devono contribuire di più.

Ma c’ è anche qualcosa di sconcertante: perché costoro, se credono veramente a cio’ che dicono, invece di formulare appelli urbi et orbi corrugando il volto pensoso, non firmano assegni circolari e li inviano spontaneamente al Ministero del Tesoro sotto forma di beneficienza?

Se non si ricordassero dove hanno messo la penna faccio notare che è sulla scrivania al solito posto!

I virtuosismi fatti con la lingua lasciano sempre uno strano retrogusto: all’ ammirazione, chissà perché, si mescola lo schifo.

LINGUA

Riformulo senza tanti sarcasmi: perché chi vuole più “solidarietà a suon di tasse” non comincia a trasferire nei forzieri statali un cospicuo contributo spontaneo come suggerisce loro quella coscienza che tengono linda sempre in vetrina?

Insomma, perché mai i governi di tutto il mondo sono surclassati dalle organizzazioni concorrenti quanto a donazioni ricevute?

Tutto cio’ non è sentito come imbarazzante? Non è percepito come la stigmate dell’ ipocrisia sulla “campagna per l’ equità”?

C’ è chi ritiene che in fondo i governi possano far fronte al loro fabbisogno grazie allo strumento coercitivo.

Sappiamo già che questa risposta è logicamente fallata.

C’ è invece chi invoca il famigerato “dilemma del prigioniero”, quello per cui è ragionevole fare qualcosa solo se la fanno tutti; invocazione particolarmente fuori posto quando si tratta di solidarizzare con chi è più in difficoltà:

… the fundamental question is: “Why is government’s share of the voluntary donations market so damn small?” All genuinely charitable donations suffer from the Prisoners’ Dilemma…

Despite widespread nationalist and statist sentiments, Uncle Sam’s share of the charity market is microscopic – less than .001%.

How very odd.

Suppose you start a new charity to provide free haircuts for hippies.

You only manage to raise the money to pay for three haircuts a year.

The Prisoners’ Dilemma might explain why people aren’t more generous with their money in general. But the Prisoners’ Dilemma doesn’t explain why the other charities raise so much more money than yours.

If you ask “Why don’t people give more money to my charity?,”the best answer is that people hold your charity in low esteem…

most people know that there are better and more efficient ways of using their money to help other people than giving it to government…

… Most tiny charities can say their donations are low because few have heard of them, or because most who have don’t have a visceral scene of what they real y do. But everyone knows about government debt, and a lot about what it pays for…

Quello “schifo” che sentivamo è dunque dovuto all’ ipocrisia che lubrifica le lingue e blocca le azioni.

Ma non fermiamoci qui: l’ ipocrisia del benestante che invoca tasse eque senza versarle già oggi volontariamente sul conto corrente del Tesoro (farlo è possibile!) è pur sempre un buon argomento contro l’ equità (sbandierata) in quanto tale:

1. Lots of people say that X is wrong.

2. But these people almost always do X.

3. Therefore, even the opponents of X don’t really believe X is wrong.

4. So X probably isn’t really wrong.

This fleshed-out Argument from Hypocrisy is hardly airtight. But it’s not supposed to be. Like most good arguments, the point of Argument from Hypocrisy is not to evoke absolute certainty, but to tilt your probabilities. Widespread hypocrisy about X really is a reason to disbelieve X. A pretty good reason, in fact…

La mia impressione è che chi punta sulle tasse sia soprattutto colui che campa consumando tasse, altro che equità. Un’ ascoltatina di straforo alla “fauna telefonante” di Prima Pagina fugherebbe ogni dubbio in merito.

Ma giova anche la lettura di “Repubblica”, il tipico rotocalco con un culto addirittura estetico delle tasse (“la bella tassa”): Pansa lo definisce un giornale in ostaggio a migliaia di “professoresse ululanti”. Ecco, soffermiamoci solo per un attimo sul tipo antropologico della “professoressa ululante”: il suo stipendio non è stellare ed è comunque messo insieme grazie alle nostre tasse. Perché mai dovrebbero inaridire la fonte ultima dei loro introiti, che per conseguenza diventa la “fonte ultima” anche per il tabloid di Piazza Fochetti? Ovvio che la “professoressa ululante” e il suo foglio di riferimento amino le tasse, e il senso civico in questo idillio non ha alcuna parte.

Tuttavia è pur vero che il reddito medio di chi legge “Repubblica” resti comunque più elevato del reddito medio della cittadinanza comune, e magari ha anche fonti ben diverse dalla solita: ebbene, in questo caso non si puo’ parlare di ipocrisia atta a mascherare un mero interesse di bottega.

Probabilmente trattasi solo di ipocrisia atta a mascherare una cosmesi ideologica ad uso e consumo delle anime belle: sia come sia, ora lo sappiamo, si puo’ sempre rispondere: “vuoi più tasse? Fai un bonifico e pagatele, altrimenti rimetti la lingua in bocca e taci!”.

Matt Zwolinski et al. - Want Higher Taxes? Pay Them Yourself – bronko edizioni.

(*) la sponsorizzazione più maldestra del concetto di “equità” l’ ho ascoltata ieri da Lerner: “bisogna prendere i soldi laddove ci sono”. La stessa logica ladronesca della banda del buco, insomma. Imbarazzante.

(**) che è sempre meglio che “tirare le cuoia”, come osservava il più consapevole della compagnia.

lunedì 12 marzo 2012

Lezioni dal cortile

Prima precisazione (sul tipo di lezioni): lezioni etiche.

Seconda precisazione (sul tipo di cortile): il cortile in cui giocano i bambini.

Si impara molto scendendo in cortile a far giocare i bimbi, soprattutto in materia di tasse e “tassazione dei ricchi”.

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I fatti sono immaginati, le storie inventate, i personaggi sognati, ma i modi di pensare, quelli sono autentici.


I am blessed with a child so precocious that at age five, when she was watching television and heard newly elected President announce his intention to increase the income tax, she immediately burst into tears. There never was a prouder father.

The tax package came wrapped in the usual rhetoric: “The rich have too much and the poor have too little”; “They have more than they deserve,” “It’s only fair,” and so forth, ad tedium.


From the fact that politicians supply such rhetoric, I infer that there are voters who demand it. Probably that’s because it helps them feel less guilty about living by the sweat of their neighbors’ brows. Better to pretend your neighbor deserves to be exploited than to admit you’ are just being acquisitive.


The key word here, though, is “pretend.” The fact of the matter is that nobody really believes the rhetoric of redistribution. You can use that rhetoric to fool some of the
people some of the time, and they might appreciate being fooled. But nobody believes it all of the time, and deep down nobody believes it even some of the time. Nobody even comes close to believing it deep down.


How do I know this? I know it because I have a daughter, and I take my daughter to the playground, and I listen to what the other parents tell their children. In my considerable
experience,
I have never, ever, heard a parent say to a child that it’s okay to take toys away from other children who have more toys than you do. Nor have I ever heard a parent tell a child that if one kid has more toys than the others, then it’s okay for those others to form a “government” and vote to take those toys away.


We do, of course, encourage sharing, and we try to make our children feel ashamed when they are very selfish. But at the same time, we tell them that if another child is being selfish, you must cope with that in some way short of forcible expropriation…

These are not morally complex issues, no matter how much we try to pretend otherwise. Politicians and commentators make their livings by encouraging that pretense, but when we talk to our children the pretense falls away. No adult has any difficulty distinguishing between
good and bad behavior on the playground.

The lessons we teach our children reveal the truth that is in our hearts. If you want to know what a politician or a commentator really believes, look not to his speeches or his columns, but to the advice he gives his children. If you want to know whether a politician is behaving well or badly, ask how his behavior would be received in your family room.

martedì 31 gennaio 2012

Robin Hood

Robin rubava ai ricchi per dare ai poveri. (Bravo!).

Non si sa bene se la sua storia sia da leggere come un apologo morale o un racconto di fantascienza.

Mi sembra più costruttiva la seconda ipotesi: diversamente da quel che molti pensano non è affatto semplice “rubare” ai ricchi e dare ai poveri.

L' aritmetica ci dice che per accrescere il tenore di vita dei poveri a spese dei ricchi è necessario abbassare quello dei secondi, arduo problema.

Vale la pena di fare un esempio.

Prendiamo un mondo in cui le auto siano l’ unico bene di consumo; in questo mondo vive alla grande l’ ereditiera Paris Hilton forte del suo fantastiliardo depositato in banca: la biondina non fa che girare tutto il giorno salendo e scendendo dalle sue venti fuoriserie.

E’ lo stesso mondo in cui vivacchia l’ appiedato Ginetto.

Robin vorrebbe rubare tassare la ricchezza spropositata dell’ ereditiera trasferendola in parte al povero Ginetto, il quale potrà finalmente concedersi un’ utilitaria.

Detto, fatto.

Eppure, compiuto l’ “atto di giustizia”, notiamo che Paris, com’ era facilmente prevedibile, continua esattamente come prima a godersi le sue 20 fuoriserie, i conti non quadrano: chi ha rinunciato ai suoi consumi per concedere a Ginetto la macchinetta nuova fiammante?

Probabilmente lo sfigatissimo Ginone: aveva programmato l’ acquisto di un’ utilitaria, era sul punto di chiudere i contratti quando la banca ha alzato i tassi d’ interesse facendo saltare l’ accordo.

Ma la banca non ha agito per capriccio: purtroppo il capitale depositato da Paris è stato intaccato dalle tasse e questo depauperamento di risorse disponibili in cassaforte modifica necessariamente le politiche del credito. La penuria impenna il prezzo e il prezzo in casi del genere coincide con il tasso dei finanziamenti concessi.

Ricapitoliamo il finale: Ginetto se la gode, Paris mantiene inalterato il suo tran tran di miliardaria (cambia solo qualche zero nei documenti – mai letti - che invia la banca), Robin se ne va in giro a mostrare le sue medaglie appena lucidate. L’ unico a stare in un cantone è l’ oppresso Ginone, per lui è davvero la fine di un sogno. A meno che da qualche parte esista un Ginaccio messo peggio di lui e un Robin che, abbagliato dalle proprie onorificenze, non abbia imparato la lezione.

Morale: tassare i ricchi è difficile, praticamente impossibile, per lo meno fuori dai racconti di fantascienza.

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… anche le verità più solide talvolta inciampano…

martedì 16 agosto 2011

Sfondare tutte le porte tassando i ricchi?

Occhio:

You can redistribute consumption from the top 1% and give it to average Americans working in a car factory, or a Walmart.  But it’s an illusion to think you can redistribute investment from the top 1%, so that average Americans can have a higher living standard.  Where do people think the car factory comes from?  Or the Walmart building?  BTW, this has nothing to do with trickle-down economics, a theory I reject.  This is simple accounting.

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mercoledì 23 marzo 2011

Non sempre i ricchi piangono

"Prendere ai ricchi per dare ai poveri", ecco la ragione che muove in via di principio i sistemi fiscali dello Stato moderno.

Ma pochi di loro sono all' altezza del nobile intento. La maggioranza cade già sulla prima parte della prescrizione: "prendere ai ricchi".

Un' impresa eroica - vista la capacità di esercitare pressioni della classe più influente - con pochi e sorprendenti casi di successo: USA, per esempio. Ma anche l' Italia è messa molto bene (cliccare per espandere la tabella).

Falliscono in questo campo paesi come Germania, Francia, Svezia, Svizzera, Norvegia, Islanda. Lì i ricchi non piangono particolarmente.

Particolari: qui... e magari nella prossima puntata di Fahre, ma ci credo poco.

add: http://gregmankiw.blogspot.com/2011/03/what-nation-has-most-progressive-tax.html

lunedì 4 ottobre 2010

Tassare i ricchi

Perchè è solo populismo?

Perchè, per quanto sia vero che un ricco puo' permettersi uno sforzo in più, probabilmente lavorerà meno.

E quando un ricco lavora un pochino meno, molto spesso una marea di poveri non lavora per niente.

http://www.nytimes.com/2010/10/10/business/economy/10view.html