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sabato 17 giugno 2017

La catechesi di Giacomo Biffi. Prima parte: l'enigma del senso

Ha un senso la vita umana? Sì o no? E’ la domanda che inaugura "L'action" di Blondel, in libro di fine XIX secolo che fece epoca..
In contemporanea, nel 1894, da un'altra parte del mondo, Soloviev si poneva la stessa identica domanda e la poneva come incipit del suo nuovo libro.
Erano entrambi spiriti originali e soliti cantare fuori dal coro.
Il tema del senso implica quello del destino. Quello dello scopo. Quello della motivazione.
I temi variano ma l'enigma di fondo è sempre lo stesso.
Inutile ingannarsi, ammettiamolo: non sappiamo rispondere. Eppure una risposta va data. Sentiamo che deve essere data per vivere bene.
Quando conosci il "perché" sopporti tutto. Anche il dolore più acuto.
Esempio: il dolore del parto. Non è affatto uno scherzo, eppure le donne lo affrontano mediamente molto bene.
Senza "senso" diventa intollerante anche il piacere. Guarda a chi si suicida: di solito se l’è goduta, prima che subentrasse un’ opprimente noia calata su quei divertimenti insensati.
La questione del senso non è forse tra le classiche questioni eterne (“da dove veniamo?”, “dove andiamo?”...). anche se le presuppone tutte. Ha il pregio di essere ben compresa anche dal profano. E’ giusto che ogni buona catechesi cominci con la questione del senso.
Per l'impavido il senso non esiste. Leopardi è tra questi. L'unico senso è il morire. Sconsolante e leale questa posizione. L'uomo per Leopardi è un “confuso viatore”.
Il senso non è alla nostra portata. Ma nemmeno è alla nostra portata rassegnarsi: come vivere senza una ragione?
La religione cristiana azzarda allora una risposta: Dio è il senso della nostra vita e ce lo rileva attraverso un avvenimento, non attraverso  una spiegazione. Non una dottrina ma un incontro.
Il cristianesimo è molte cose ma cosa costituisce il suo specifico? Molti hanno risposto… fallendo.
Il Vangelo è stato visto come un appello alla giustizia sociale, come un appello all' amore reciproco, come una strada di perfezione personale, come un manifesto di liberazione politica. Qualcuno lo vede come un' assicurazione contro i rischi di un eventuale al di là.
Tutte le risposte offrono un bagliore di verità ma sono nel complesso deludenti, in genere rispecchiano l'ideologia di chi le avanza.
Occorre un' esplorazione oggettiva dei dati a nostra disposizione. Occorre uno studio degli inizi del cristianesimo. Dobbiamo guardare alla sua storia per capire cosa sia il cristianesimo.
Congettura plausibile: nel cristianesimo è primario ciò che viene proposto fin da subito. Lì sta il nocciolo. La nascita rivela la natura. Cosa c'è all'origine del cristianesimo?
Quali sono gli enunciati caratteristici con cui il cristianesimo si è presentato al mondo? Andiamo allora a scovare le formule primitive.
Saranno le testimonianze a condurci. Ci parleranno di un fatto, di una una persona e di un disegno che risponde alla nostra richiesta di senso.
Il cristianesimo prende inizio da un fatto accaduto nei primi anni trenta intorno ad Aprile. Un fatto, la resurrezione,  inatteso da tutti. I discepoli stessi hanno faticato ad accettarlo.
Quando gli apostoli si arrendono all'evidenza, comincia l'avventura cristiana.
La prima formula cristiana consiste in una frase piccolissima: "è risorto". Qui sta il seme cristiano. Da qui nascerà a colossale pianta cristiana. Lì c'è già tutto: Agostino, Tommaso, Dante, le Cattedrali...
I primi cristiani annunciano il loro messaggio dicendo "è risorto". Si noti la formulazione oggettiva dell'annuncio. Non si parla di esperienza personale ma di un fatto accaduto.
Il cristianesimo non può essere accettato con beneficio d'inventario: o la si accetta o lo si rifiuta. Questo perché annuncia un fatto, non una dottrina. Un fatto o è accaduto o non è accaduto.
Il cristianesimo non è solo per gli eruditi, proprio perché ci parla di un fatto e non di una teoria risulta comprensibile a tutti.
***fine prima parte***

martedì 12 gennaio 2016

Sintesi del pensiero teologico di Biffi e l'amicizia con Giussani "Il principio di tutto"

Rainini - Carbone "Il principio di tutto" Rimini, 24/08/2015 - OPmeetings - YouTube:



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  • la centralità di cristo nell esperienza di vita. ma anche il principio di venegono
  • i folli di cristo. una rivistina in cui i due collaboravano. una reminiscenza russa
  • biffi: citatissimo nel savorana
  • la visione: se hai vbisto il vero seguilo fino in fondo. cavallo pazzo, capo lakota
  • una figura ponte tra biffi e giussani: giovanni colombo, rettore di venegono e poi arcivescovo di milano
  • colombo: ossessionato dalla bellezza nella letteratura italiana
  • colombo: partire dall uomo. le virtù umane al centro della formazione del sacerdote
  • gaetano corti, altro maestro di venegono: cristo al centro di tutto
  • biffi: giussani/dossetti, tensione di sostegno della cattedrale cristiana
  • motto di biffi: dove c'è la fede c'è la libertà
  • biffi giussani: due interisti di ferro. ratzinger nell omenia funebre a giussani cita il motto biffiano
  • il cristianesimo nn è una religione ma un fatto
  • mafalda. i promlemologi sono sempre più numerosi dei soluzionologi
  • biffi uomo del non dialogo? no, aveva il suo metodo. era meneghino fino all osso e aveva senso pratico. con i suoi paradossi metteva in discussione i luoghi comuni, se qs nn è apertura all'insolito.
  • biffi riscopre il npoleone credente. ancora contro gli stereotipi.
  • la maggior virtù di biffi? la libertà. faceva e diceva quel che voleva. per lui il cristiano è uno autorizzato all'irriverenza del potere mondano. quanti padroni hanno coloro che rifiutano il vero padrone.
  • anagogia (termine tipico della teologia biffiana): andare verso l'alto. indica nelle opere di biffi la tensione a ricondurre il caduco all eterno.
  • esempio di anagogia. per rendere una relazione posta dalla dottrina possiamo usare un'analogia rozza (anche se efficace). es.: il rapporto di dio con la sua chiesa è spesso descritto come sponsale. questa analogia è efficace perché abbassa la reale relazione ad una realtà umana fatta di istinti. questa è una lettura catagogica. se invece intendiamo innalzare la realtà umana invertiamo il senso andando verso una lettura anagogica.
  • imho: dio puo' essere reso con la rozza metafora del supereroe qualora fossimo pronti ad innalzare qs immagine vs una dimensione divina ed eterna
  • altro termine tipico: cristocentrismo.




unicità del piano divino. nn ci sono adamo ed eva da una parte e tutti gli altri uomini dall altro.


























venerdì 27 agosto 2010

La bontà delle favole vale zero

Le gerarchie ecclesiastiche sono costantemente sotto attacco, quando apri il giornale l' articoletto velenoso lo trovi sempre.

Ma quasi sempre si puo' anche girar pagina senza ripensamenti: la firma segnala subito l'avversione ideologica e aprioristica che inquina ogni possibile messaggio; voci del genere si autoestinguono, secernono un veleno che è anche antidoto. Non hanno nessuna voglia di farsi ascoltare dagli "altri" e quindi noi non le ascoltiamo.

Ma Panebianco non ha certo una voce tanto querula, lui puo' e deve essere letto.

Il principe degli editrialisti mette in guardia la Chiesa da minoranze organizzate che agiscono al suo interno.

Si parla di immigrazione.

... a giudicare dalle prese di posizione di una parte almeno dei vertici della Chiesa sembra che, spesso, essi siano più influenzati dall' attivismo delle minoranze cattoliche impegnate nel volontariato pro immigrati che dalle opinioni, se non prevalenti, certo fortemente rappresentate (secondo i sondaggi) fra i fedeli che frequentano le funzioni domenicali...

Non è tanto una questione "democratica", quanto di realismo e onestà.

Abbiamo già visto a più riprese come la Caritas, per esempio, tarocca i dati sulla povertà pompandoli a dismisura. Il problema non è il taroccaggio ma il fatto che lo si reputa lecito se fatto con buone intenzioni.

Qualcuno vorrebbe infatti una Chiesa impegnata nel diffondere solidarietà e fratellanza tra gli uomini; il realismo non ha senso ed è controproducente, la Chiesa ha solo un messaggio e deve urlarlo più forte che puo': amatevi.



A compensare ci penseranno altri, noi della Chiesa siamo solo una rotella dell' ingranaggio e dobbiamo ruotare sempre nel solito senso.

L' immigrato delinque? Fa niente, amalo.

Il rom vive di espedienti? Fa niente, amalo.

Il messaggio non deve valere solo per il singolo cittadino ma anche per il legislatore: amate! perdonate! Fatelo il più possibile, fatelo sempre, fatelo quando scrivete le vostre leggi.

Perchè la Chiesa ritorni alla bontà occorre costruire il paese delle favole, solo lì esiste la Fata buona, e molti si mettono d' impegno e sciolgono le briglie ad una fantasia accorata.

Attenzione Papa Ratz, non lasciarti irretire troppo dai favolieri.

Chi non si fa certo irretire è il Cardinal Biffi. Ricordiamo le sue profetiche parole proprio sull' immigrazione.

Disse che lo Stato sembrava essere stato colto di sorpresa dall’ondata migratoria, mostrando incapacità di “gestire razionalmente la situazione entro le regole irrinunciabili e gli ambiti propri dell’ordinata convivenza civile”.

Ma disse che anche la Chiesa appariva smarrita:

“Sono state colte di sorpresa anche le comunità cristiane, ammirevoli in molti casi nel prodigarsi prontamente ad alleviare disagi e pene, ma sprovviste finora di una visione non astratta. [...] Le generiche esaltazioni della solidarietà e del primato della carità evangelica – che in sé e in linea di principio sono legittime e anzi doverose, quale che sia la razza, la cultura, la religione e la legalità della presenza dell’uomo in difficoltà – si dimostrano più generose e ben intenzionate che utili, se rifuggono dal commisurarsi con la complessità del problema e la ruvidezza della realtà effettuale.

“Anche nella nostra esplicita consapevolezza di pastori [...] abbiamo avuto in merito due estesi documenti. [...] Ambedue sono più che altro (e doverosamente) tesi a costruire e a diffondere nella cristianità una ‘cultura dell’accoglienza’. Manca invece un po’ di realismo nel vaglio delle difficoltà e dei problemi; e soprattutto appare insufficiente il risalto dato alla missione evangelizzatrice della Chiesa nei confronti di tutti gli uomini, e quindi anche di coloro che vengono a dimorare da noi”.

E adesso bisogna scegliere tra la bontà delle favole dei "cristiani adulti" e l' umanità biffiana da calare in un mondo vero.

Finora la Chiesa ha sempre scelto il mondo vero, ora cosa sceglierà?

Finora la Chiesa ha sempre privilegiato il "tutto" alla parte in commedia? Ora accetterà di farsi vaccinare dalle parole di Biffi?