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venerdì 25 maggio 2018

PREFERENZE MATRIMONIALI

PREFERENZE MATRIMONIALI
Il fatto che le donne intelligenti tendano a sposare uomini meno intelligenti di loro non segnala di per sè una preferenza . Noi tendiamo a mettere l'intenzione ovunque, ma anche la statistica vuole le sue ragioni.
Siamo stati abituati a ritenere che all'uomo, in quanto essere dotato di razionalità, sia sufficiente tenere a freno l'istinto e l'emotività per essere in grado di valutare in modo obiettivo le situazioni che deve affrontare e di scegliere, tra varie alternative, quella…
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venerdì 9 marzo 2018

UN MONDO SENZA ERRORI

UN MONDO SENZA ERRORI

Se il nostro fosse un mondo senza errori sarebbe anche un mondo senza la penicillina, la chemioterapia e gran parte dei medicinali che conosciamo.
Anche e soprattutto per questo diffido di chi vuole proibire certi comportamenti solo perchè li ritiene sbagliati.
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From the New York Times bestselling author of The Black Swan, a bold new work that challenges many of our long-held beliefs about risk and reward, politics and religion, finance and personal responsibility In his most provocative and practical book yet,…
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mercoledì 13 settembre 2017

Fenomenologia del “grammarnazi”

Fenomenologia del “grammarnazi”

Sarà capitato anche a voi di essere o di subire un “grammarnazi”, ovvero una persona particolarmente zelante nel far notare e correggere errori ortografici, grammaticali e di sintassi, pur quando non sembrano intaccare in alcun modo la comprensione del messaggio che ci si scambia.
Ovviamente, non mi interessa il “grammarnazi a scuola”, lì la regola grammaticale è la regola di un gioco che si sta giocando e il suo rispetto diventa imprescindibile, pena mandare tutto a monte.
A dir la verità non mi interessa nemmeno il caso di quando la solerzia del grammarnazi emerge nel corso di un’ infuocata diatriba: in casi come questi l’azione del grammarnazi ha l’unico scopo di offendere, ed è quindi giustificata nella misura in cui efficace.
La cosa interessante è proprio l’ “efficacia” della sua azione intimidatoria, ovvero il motivo per cui il grammarnazi ritiene di poter offendere accanendosi su apostrofi, accenti e congiuntivi all’apparenza irrilevanti.
Certo, un errore di scrittura potrebbe segnalare crassa ignoranza, qualcosa di cui vergognarsi, ma sta di fatto che il più delle volte segnala solo trascuratezza e testa nelle nuvole.
Ora, se a qualcuno fai notare una distrazione di solito non si offende, tanto più se l’ elemento trascurato si rileva del tutto inessenziale al fine ultimo, nel nostro caso la trasmissione di un significato.
All’apparenza ha poco senso colpevolizzare, ancora meno indicare al pubblico ludibrio. Eppure il grammarnazi – insieme al suo pubblico plaudente e alle sue vittime mortificate – sembra pensarla diversamente.
Ma perché questo istinto a segnalare errori sullo sfondo di un godimento proprio e di un’umiliazione altrui?
Inutile chiedere chiarimenti a lui, il più delle volte agisce in preda ad una trance poco compatibile con l’introspezione: è dominato da un istinto compulsivo.
Ebbene, a me interessa proprio questo istinto.
***
Nel mio tentativo di sbrogliare la matassa ho trovato illuminante il lavoro dello psicologo Mike Tomasello. Descrivo brevemente un suo tipico esperimento.
Un gruppo di bambini viene convocato in un teatro e sistemato nelle prime file, dietro siedono compunti i genitori.
Sul palco fa la sua comparsa un attore nelle vesti di “personaggio autorevole” vestito di tutto e in grado di destare fin da subito il rispetto e l’approvazione compiaciuta dei genitori.
Costui mostra di avere con sé uno strumento bizzarro, una specie di tavola di legno con una canalina incisa nel mezzo. La tavola viene retta con una mano, nell’altra stringe una spoletta con uno sperone oblungo che, ostentando impegno, viene infine con maestria infilato nella canalina è fatto scorrere enfatizzando l’elegante gesto che ne risulta.
Ai genitori viene chiesto di approvare e applaudire quanto vedono, seppure il tutto sia privo di un significato palese. I bambini si uniscono presto al plauso.
A questo punto il personaggio autorevole cede la scena e da dietro le quinte sbuca il trasandato pupazzo Max, ha con sé la medesima strumentazione che abbiamo visto prima, ma la usa in modo molto più goffo battendo la spoletta sulla tavola e producendo un rumore fastidioso. Nel silenzio imbarazzato dei genitori i bambini cominciano dapprima a ridere e poi a mostrare la loro ostilità beffarda con parole di scherno e disapprovazione per l’azione incongrua di Max.
Sì noti che sia il “personaggio autorevole” con i suoi gesti eleganti che il ridicolo pupazzo Max con il suo goffo modo di procedere in realtà compiono azioni che non hanno nessun significato decifrabile. Eppure, il primo riceve plauso ed ammirazione incondizionata mentre il secondo è osteggiato e schernito.
Possiamo ben dire che tutto il lavoro di laboratorio di Mike Tomasello è improntato su questa falsariga e giunge per una via o per l’altra alla medesima conclusione: i bambini intuiscono da chi apprendere “la regola”, la assimilano prontamente ma soprattutto sono disturbati e provano una certa sadica soddisfazione nel punire chi la viola o ha l’aria di farlo.
Vale la pena di notare come le regole siano apprese grazie all’opera di terzi mentre l’azione punitiva è dettata da un istinto primordiale e non necessita di alcun insegnamento. In altri termini: i bambini sono dei conformisti naturali.
Ma perché dinamiche di questo genere? Nell’ambito della psicologia evoluzionistica la risposta che viene data riscuote ormai una vasta approvazione: si ritiene che la principale abilità umana consista nel costituire gruppi sociali estesi ben coordinati grazie all’istituzione di regole sociali che diventano via via talmente sofisticate da costituire una vera e propria cultura.
L’uomo non si limita a produrre cultura ma la cumula e la trasmette alle generazioni successive  in modo estremamente efficace (altrimenti non potrebbe mai “cumularsi”). E’ per questo che ha un cervello gigantesco, e non tanto per compiere atti “intelligenti”.
Mentre molti animali sul pianeta posseggono un’intelligenza inferiore ma vicina a quella dell’uomo, nessuno di loro possiede una cultura in grado di cumularsi nel tempo: tutte le generazioni devono praticamente ricominciare daccapo. in questo senso noi siamo nani sulle spalle di giganti, sulle spalle di giganti eccetera eccetera. Al contrario, un animale, per quanto intelligente possa essere, non riesce a collocarsi sulle spalle di nessuno, forse giusto su quelle dei suoi genitori, ma il gioco finisce lì.
La capacità di non dover continuamente reimparare le medesime nozioni e di poter trasmettere in modo sintetico le conquiste delle generazioni precedenti è indubbiamente il nostro punto di forza, ciò che ci ha reso dominanti sul pianeta. Le tigri sono bestie poderose ma l’uomo potrebbe eliminarle dal pianeta nel giro di 24 ore, e questo grazie alla sua cultura, non alla sua forza fisica e nemmeno grazie alla sua intelligenza.
Tuttavia, questa capacità di cumulo è resa possibile dalla capacità di trasmettere e recepire una mole inusitata di nozioni. L’inclinazione dei bambini al conformismo segnala appunto come funziona questo decisivo canale. I bambini sono completamente disinteressati al significato, al perché o all’utilità di un certo gesto o comportamento, non perdono tempo a “problematizzare”, ciò che a loro interessa è la fonte autorevole  dell’ insegnamento (reputazione) e che i trasgressori vengano ridotti al silenzio e puniti.
L’abilità dei bambini nel fiutare la reputazione di chi entra in contatto con loro è leggendaria, sanno per istinto da chi imparare e sanno per istinto chi sbeffeggiare. I mastri di scuola sono terrorizzati da questa competenza.
I bambini sono essenzialmente esseri alla ricerca di una regola a cui uniformarsi e a cui uniformare gli altri, in loro l’emarginazione del diverso è qualcosa di naturale. Il deviante diventa inevitabilmente bersaglio di angherie se non viene protetto dall’adulto. Le sanzioni possono cominciare nella forma di pettegolezzo o presa in giro per passare poi all’esclusione e all’attacco fisico: spesso i bulli sono lo strumento attraverso cui il gruppo dei conformisti attacca i devianti (introversi, effemminati, trasgressivi…).
E’ il processo di “domesticazione”: anche i lupi sono diventati cani facendo fuori gli individui più riottosi ad uniformarsi.
Se le cose stanno in questi termini l’arbitrarietà della regola non interferisce con l’esigenza principale dei piccoli: la regola è un fine, non un mezzo, anche per questo società diverse hanno regole diverse. Il bambino è un talebano relativista  nel senso che, per scatenare il suo zelo, non è interessato alla verità della regola  ma solo all’autorità di chi promana. Più efficienti faranno prevalere il gruppo sugli altri gruppi ma per intanto un gruppo bisogna crearlo.
***
Mi sembra evidente che la molla in grado di muovere i bambini di Mike Tomasello sia la stessa che muove l’azione del grammarnazi, anche lui è dominato dall’istinto di punire chi trasgredisce una regola sociale – in questo caso legata alla scrittura – e questo indipendentemente dal significato profondo o dall’utilità di quella regola nel contesto dato. Anche lui è un talebano relativista, il suo accanimento, infatti, è scatenato da una regola intrinsecamente relativista, ovvero la regola grammaticale. Ma abbiamo appena visto che non c’è nulla di speciale in tutto ciò.
A questo punto le dinamiche in gioco mi sembrano più chiare, lascio a voi se giudicare il grammarnazi un bambinone in preda ad istinti primordiali di cui non riesce a liberarsi, oppure un prezioso custode di ciò che l’uomo ha di più prezioso, ovvero la capacità di trasmettere/recepire/cumulare cultura intesa nel senso di regola sociale.
ggg

mercoledì 19 ottobre 2011

La si spara sempre molto meno grossa di quanto si vorrebbe

C’ è chi odia le generalizzazioni e te ne fa una colpa quando le introduci nella discussione; spesso si tratta di interlocutori che, forse perché molto concentrati su se stessi, cadono facilmente vittime della cosiddetta “subjective validation”.
In altri termini, devono personalizzare tutto, anche quando il discorso ha senso solo se fatto “in generale”.
Non c’ è pensiero rigoroso che non ricorra a generalizzazioni e approssimazioni, e con questo non voglio dire che saper “leggere” una generalizzazione sia facile.
Sì, perché chi rifiuta d’ istinto le “generalizzazioni”, spesso, non sapendo bene cosa siano e come debbano essere trattate, si sente indebitamente offeso quando se le trova di fronte in tutta la loro apparente sgradevolezza.
Sui blog un po’ frettolosi come questo (ovvero compilati a tempo perso nella pausa caffé), capita spesso di fare affermazioni generali dal carattere molto forte.
Le DONNE sono meglio degli UOMINI nel fare X.
I BIANCHI sono meglio dei NERI nel fare Y.
I RICCHI svolgono meglio dei POVERI il compito Z.
E via dicendo.
Ma attenzione nel valutare come scioccanti queste uscite, si tratta pur sempre di classificazioni dalla valenza “statistica”, bisogna intendersi e saperle leggere.
Se dico che i “viola” adempiono al compito X meglio dei “verdi”, ho in mente quasi sempre una relazione del genere:
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[sull’ ascisse misuro la prestazione e sulle ordinate le frequenze]
Ammettiamo adesso che “viola” corrisponda a “uomini” e “verde” a “donne”.
Ammettiamo poi che si misuri l’ attitudine a evitare errori da subjective validation.
Ebbene, in questo caso dire che “gli uomini (statisticamente) eludono meglio delle donne l’ errore da subjective validation” è perfettamente compatibile con l’ affermare che“esistono molte donne che eludono molto meglio di molti uomini l’ errore da subjective validation”.
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P.S. Spero che i chiarimenti forniti siano utili anche ad apprezzare in rilassatezza la fulminante quanto famosa barzelletta: Lui: “voi donne personalizzate sempre tutto!”. Lei: “io no”.

DISCLAIMER RDP: Ragiona in termini di Distribuzione Probabilistica

venerdì 13 agosto 2010

Spinoza vs. Cartesio

Di fronte al bias cognitivo si puo' prendere la strada di Cartesio (liberale) o quella di Spinoza (positivista). Boudon non ha dubbi.

"La psicologia cognitiva ha progettato brillanti situazioni sperimentali che fanno emergere l' esistenza di bias cognitivi. L' esistenza di queste distorsioni è interpretata dai positivisti come l' effetto di "montaggi" della mente di cui non si è esitato a supporre che siano l' esito dell' evoluzione biologica. Se si chiede ad un soggetto di prevedere i risultati di una partita del gioco che consiste nel lanciare una moneta dicendogli che la moneta è truccata in modo da far uscire otto "testa" a fronte di due "croce", costui farà una cattiva previsione optando per puntare otto volte su "testa" e due volte su "croce", così facendo vincerà con una probabilità pari al 68% mentre se avesse puntato sempre testa la probabilità sarebbe stata dell' 80%. Benchè la strategia scelta non sia ottimale è giustificabile con "buone ragioni". Queste distorsioni si spiegano facilmente se le si pensa come il risultato di "considerazioni ragionevoli" anche se poco approfondite, non c' è alcuna necessità di fare appello a effetti altamente speculativi dell' evoluzione biologica. Anche dire che "la terra è piatta" è perfettamente ragionevole quando parla la persona ordinaria che non approfondisce la questione, diverso sarebbe l' errore dello specialista su questo punto, ma questo errore è praticamente inesistente... E' legittimo quindi pensare che "Cartesio ha torto" e "Spinoza ha ragione", per il primo l' uomo pensa, per il secondo l' uomo agisce condizionato dall' ambiente. Più ragionevolmente, si possono attribuire a questi due giganti del pensiero occidentale due "programmi" efficaci, l' uno e l' altro indispensabili, ma la cui efficacia varia a seconda del fenomeno da spiegare. Tocqueville, Weber, Simmel, Pareto, Evans-Pritchard e altri, hanno anbbondantemente dimostrato la forza del programma di Cartesio... Spinoza è certamente fecondo quando è utilizzato dai biologi ma ha introdotto nelle scienze sociali concetti di dubbia veridicità quando non semplicemente banali..."

Raymond Boudon - Perchè gli intellettuali non amano il liberalismo - Rubettino

lunedì 1 marzo 2010

Checklist (reprise)

Le considerazioni sulla checklist hanno dato vita ad una ridda di puntualizzazioni. Non c' è accordo su cosa sia una verità relativa e secondo Davide la checklist non serve a nulla poichè sulle "verità assolute" non si discute e non si pensa.

Mi dissocio con veemenza da una simile visione che confonde il non-relativismo con l' infallibilismo. Cerco di facilitare la comprensione di cio' che intendo attraverso una storiella da sgranarsi in 10 punti:

1."X" e "Y" sono due verità, la prima di carattere assoluto, la seconda relativo.

2.Giovanni e Giacomo credono che sia X che Y siano verità assolute.

3.Giorgio la pensa come Giovanni e Giacomo. Diversamente da loro, però, si crede infallibile.

4.Giulio, un relativista, crede che entrambe le verità siano relative.

5.Un bel giorno diventa chiaro a tutti (il "come" è irrilevante) che "Y" ha una natura relativa.

6.Giovanni prende atto del suo errore: ora crede che Y sia una verità relativa e X una verità assoluta.

7.Giacomo prende atto del suo errore ed entra in crisi. Sfiduciato decide di diventare un relativista. Ora per lui tutte le verità sono relative, anche "X".

8. Giorgio, pur di non mettere in discussione la propria infallibilità, è costretto a vivere negando cio' che è evidente a tutti, e in fondo anche a lui.

9.Giulio si compiace di sé e spera che presto tutte le verità mostrino di essere relative.

10.Conclusione: ora solo Giovanni è nel giusto.

Se leggendo a mente sgombra la favoletta vi sembrerà semplice e comprensibile, allora probabilmente c' intenderemo. Se capite quanto è successo, ci sono le premesse per capirci anche tra noi. Se invece non capite un' acca, se vi apparirà come un ginepraio zeppo di sofismi, allora c' è qualcosa che non va e che dobbiamo chiarire.

martedì 16 febbraio 2010

Checklist

Per cambiare idea bisogna riconoscere i propri errori. Per riconoscere i propri errori bisogna sapere quali potrebbero essere. Per sapere quali potrebbero essere è sempre utile avere sottomano una lista. Eccone allora una:

1. Bias. Discutendo dell' esistenza di Dio ti accorgi che molti "desiderano" giungere ad una conclusione positiva (altri negativa). Quando nel ricercare la verità sei animato da desideri che non siano la ricerca della verità è molto facile incorrere nel bias emotivo.

2. Miscalculation. Se nella divisione sbaglio il riporto, potrò anche essere intelligente, potrò anche essere razionale... e tuttavia ho commesso un errore.

3. Confusion. Considero gran parte dei miei valori morali come relativi. Basta questo semplice fatto perchè qualcuno mi consideri un "relativista". Ma cio' deriva solo dalla confusione che si fa con il concetto di "relativismo etico".

4. Misunderstanding. C' è chi vede nell' esistenza in natura di fenomeni caotici uno spiraglio per il libero arbitrio. Ma cio' deriva da un' incomprensione del concetto di Caos (e spesso anche del concetto di libero arbitrio).

5. Oversight. Quando mi chiedono se due oggetti possono occupare lo stesso spazio rispondo di "no". Poi mi fanno notare che il mio corpo e la mia mano occupano lo stesso spazio. Ah, la fretta.

6. Selective attention. Molti giudicano in base alla propria esperienza, è naturale che incorrano spesso in errori.

7. Incomplete information. Ci si schiera contro il porto d' armi. Ma si conoscono gli effetti della detenzione di armi? Ci si schiera contro la pena di morte? Ma si conoscono gli effetti dell' abolizione? Vai a vedere e la risposta è quasi sempre un bel "no".

8. Unarticolated assumption. Un classico discutendo dell' aborto: mentre A discute del peccato, B discute del reato. Possono andare avanti per ore senza chiarire l' assunto. Poi si chiarisce, poi l' equivoco torna.

9. Stubborness. Come è difficile fare marcia indietro. Ma non vale solo per il singolo. A volte una credenza viene trascurata per il semplice fatto di essere antiquata.

10. Fallacies. Sofismi.

11. Forgetfulness. Mario e Maria si amano e vogliono amarsi completamente. Sono però fratello e sorella e, sapendo dei rischi genetici, decidono di vivere il loro amore senza procreare. La condanna etica dell' incesto è comunque immediata. Ci hanno tolto di mezzo l' argomento genetico ma noi insistiamo nella condanna quand' anche brancoliamo nel buio circa le motivazioni. Forse ce le siamo dimenticate.

12. Intrinsec difficulty. Perchè se l' Inghilterra produce un vino di qualità superiore e di costo inferiore a quello che produce il Portogallo, è razionale invece che lo importi proprio dal Portogallo? Alcune soluzioni non sono immediate e si puo' inciampare.

13. Inarticulate evidence. Se dicono che il mio parroco è un pedofilo non ci credo, lo conosco da una vita. Non so dire perchè ma non ci credo.

14. Mental defect. Ci sono anche i ritardi mentali. Uno schizo-paranoico puo' ragionare anche bene in diversi ambiti ma molto spesso è difficile venire a capo di qualcosa con lui.

La capacità di correggersi è una grande dote ma c' è chi trova umiliante fare marcia indietro dopo aver dato il grande annuncio. Una volta suonata la tromba ci si attacca con le unghie a quella melodia fino a farne un feticcio. Sia chiaro, non intendo tirarmi fuori dalla cerchia. Giova allora avere una check list da spuntare prima.

La check list viene buona spesso e alla fine quasi tutti i disaccordi possono essere "ridotti". Volete un esempio imediato?

Ricordo che nel forum di Fahrenheit si è fatto un gran parlare delle verità "non negoziabili". Molti ritenevano inaccettabile la presenza di concetti del genere ma io penso che ci fosse un equivoco di fondo (errore 3).

La verità "non negoziabile" è una verità che non necessita di tanti ragionamenti per essere affermata. Ma non è certo una verità sulla quale non si possa ragionare.

Ci posso ragionare eccome: posso per esempio verificare se nell' asserirla io sia scevro dagli errori di cui sopra.

Una volta scoperto il mio errore sono in tutto e per tutto autorizzato ad abbandonare anche quella che avevo chiamato una verità "non negiziabile" (o verità assoluta).