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venerdì 15 novembre 2019

IL DOPPIO INGANNO DELLE SCIENZE ECONOMICHE

IL DOPPIO INGANNO DELLE SCIENZE ECONOMICHE
Il paradigma tipico dell'economia mescola comportamentismo e convenzionalismo. Grazie al primo ci si puo' disinteressare di cio' che avviene nell'animo umano (materia lasciata agli psicologi) concentrandosi unicamente sui comportamenti, grazie al secondo si puo' procedere "come se" si conoscesse l'animo umano.
Domanda classica: come puo' un economista parlare di "razionalità" e "preferenze" se non si interessa all'interiorità dal soggetto? Risposta secca: infatti un economista non è interessato alla razionalità di un soggetto o alle sue preferenze reali, solo ad una mera convenzione su queste qualità.
All'economista interessa che i giocatori di biliardo si comportino COME SE fossero geometri, non il fatto che lo siano o meno.
Si noti che se un soggetto agisce in una certa maniera è SEMPRE possibile dire che si sta comportando razionalmente avendo certe preferenze. Anche un pazzo puo' essere descritto come una persona razionale con preferenze singolari.
Questa combinazione tra comportamentismo e convenzionalismo crea molti equivoci, pensiamo solo alle critiche comunemente avanzate contro l' homo oeconomicus. Chi lo contesta fa notare come un uomo del genere sia pura finzione poiché la razionalità umana è un mito. Ma questa non è una contestazione dell'Homo oeconomicus, una simile critica non tange l'economista poiché lui, non essendo interessato all'interiorità umana, è del tutto disinteressato anche alla razionalità o meno dell'uomo reale. A lui serve solo postulare una razionalità convenzionale per descrivere le situazioni e mettere a punto i suoi modelli.
Cio' detto, nell'equivoco metodologico ci cade a volte gli economisti stessi finendo per confondere le preferenze convenzionali postulate nei loro modelli con quelle reali. Detto in altri termini, nei modelli si massimizza l'utilità (quantità convenzionale), non la felicità (quantità reale).

mercoledì 13 novembre 2019

IL DECLINO DELLA SCOMMESSA PASCALIANA

IL DECLINO DELLA SCOMMESSA PASCALIANA
Il rischio - compreso il rischio che ci si prende in una scelta di fede - può essere percepito come speranza oppure come pericolo a seconda dei casi. Ma quali casi? Oggi li conosciamo un po' meglio.
Li illumina bene un famoso esperimento di laboratorio replicato più volte a cui si è sottoposto un gruppo di medici dell'ospedale di Stanford. Lo descrivo brevemente.
Nel primo problema si assume che un'epidemia minacci 600 vite umane. Abbiamo di fronte due alternative verso cui indirizzare gli sviluppi della malattia.
A) 400 morti certe.
B) 1/3 di probabilità che nessuno muoia e 2/3 che muoiano tutti.
Nel secondo problema siamo nella medesima situazione, solo che i due scenari tra cui scegliere sono i seguenti.
C) 200 vite salvate.
D) 2/3 di probabilità che nessuno sia salvato e 1/3 di probabilità che tutti si salvino
Come vi comportereste nel primo caso? E nel secondo?
Si noti che lo scenario A è identico allo scenario C mentre B è identico a D. Insomma, chi sceglie A deve scegliere C e chi sceglie B deve poi scegliere D. Ma la coppia scelta a maggioranza è stata B/C, ovvero una coppia "assurda".
Ecco un'interpretazione dell'irrazionalità riscontrata: quando l'opzione rischiosa (quella probabilistica) è presentata in alternativa a un opzione esposta in termini positivi (ovvero in termini di vite salvate) viene percepita come se esprimesse un pericolo. Quando invece viene presentata come alternativa ad un'opzione certa esposta in termini negativi (ovvero in termini di morti) viene percepita come speranza.
Ma veniamo al nostro tema, perché oggi la scommessa pascaliana non converte più nessuno? Forse perché abbiamo esorcizzato per benino la morte. Ovvero, poiché oggi l'opzione rischiosa della fede nella vita eterna viene vista come alternativa ad una vita certa e non ad una morte certa (cosa a cui nessuno pensa più), la dimensione del pericolo prevale sulla dimensione della speranza. Anche se in termini razionali tutto è come prima, la psicologia fa la differenza.
Ma se la certezza della vita mortale prevale sull'incertezza della vita eterna, non sorprende che la Chiesa cessi di pensare a quest'ultima per concentrarsi solo sulla prima.
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"I had the good fortune to grow up in a wonderful area of Jerusalem, surrounded by a diverse range of people: Rabbi Meizel, the communist Sala Marcel, my widowed Aunt Hannah, and the intellectual Yaacovson. As far as I'm concerned, the opinion of such people is just as authoritative for maki...

lunedì 4 novembre 2019

ARIEL RUBINSTEIN

ARIEL RUBINSTEIN
Silenzio, parla il maestro. Cerco avidamente le sue interviste perché è una persona che ha sempre qualcosa da dire. Il succo dell'articolo:
1) La teoria dei giochi - Si occupa di strategia, ovvero di quei problemi che risolvi mettendoti nei panni altrui. Non devi decidere se uscire con l'ombrello o no. Non devi giudicare il mondo (se pioverà o meno) ma le persone, la loro reazione alle tue mosse, in modo da anticiparle.
2) P.R. - La teoria ha avuto dei fantastici P.R., a cominciare da chi ha scelto questo nome ("teoria dei giochi") che associamo all'infanzia e ad un mondo ludico. La cosa rende la materia attraente, almeno finché poi non si scopre quanto sia altamente astratta, astrusa, cervellotica e con scarsi contatti con la realtà.
3) Applicazioni - Le applicazioni della teoria sono praticamente nulle. Qualcuno ha visto un collegamento con le strategie militari della guerra fredda, ma si tratta di illusioni. Anche sulle aste per l'assegnazione delle frequenze la teoria dei giochi alla fine è stata marginale. Certo, gente come John von Neumann e Thomas Schelling ha lavorato sulla deterrenza nucleare, così come John Nash ha collaborato con RAND, penso però che il loro contributo sia stato minimo. Mere audizioni senza seguito.
4) Logica - Farei un parallelo con la logica. Noi la veneriamo ma non penso che la logica ci aiuti molto nella vita reale. Un buon giudice non ha bisogno di conoscerla. La logica ha una sua utilità ma non si tratta di utilità pratica, non ci dice come affrontare la giornata di domani.
5) Modelli - Il teorico dei giochi si esprime tramite i modelli. Per me i modelli sono come le fiabe, non hanno nessuna utilità pratica ma forse non sono del tutto inutili. In fondo, quando leggiamo una bella fiaba ai nostri figli non abbiamo l'impressione di perdere tempo in un mero divertimento fine a se stesso, anche le fiabe hanno una loro utilità, sebbene non ci dicano nulla su come comportarci qui ed ora.
6) La matematica - Ci aiuta a essere più precisi, a liberarci delle associazioni mentali irrilevanti.
7) L'astrazione - Senza astrazione non c'è teoria ma l'astrazione ci fa perdere molto della realtà, per questo la teoria non ha nulla da dire sulla realtà.
8) Perché - A chi si chiede perché teorizzare, la risposta è semplice: perché è interessante. Teorizzare è una seduzione. C'è forse un'utilità di tipo culturale in tutto questo. Trovo che sia virtuoso farlo, ci consente di crescere all'interno di una cultura che domani ci farà decidere meglio, anche se, come già detto, lo strumento in sé è inutilizzabile. Ecco, quel che penso su questo punto vale per l'intera accademia. Le scienze sociali e umanistiche non devono avere ambizioni pratiche, sono utili quanto le sculture nei parchi.
9) Consigli - In vita mia non ho mai visto un teorico dei giochi dare un consiglio sensato basato sul suo ramo di competenza.
10) Sopravvalutati - I teorici dei giochi sono sopravvalutati. Probabilmente la gente confonde le loro grandi abilità nel ragionamento astratto con il potere della teoria. Ma conoscere quella teoria ci serve forse per leggere con passione un romanzo di Agatha Christie.
11) Israele - Molti "giocatori" sono israeliani, forse un paese perennemente in guerra è avido di strategie e pretende erroneamente di trarle da lì. Forse lo studio del Talmud, pratica molto astratta particolarmente "inutile", ha pesato. Il Talmud è pieno di esempi e in fondo i modelli non sono altro che piccoli esempi. Ma poi c'è stata la presenza di una figura come Aumann, una personalità seducente anche se non condivido il suo fondamentalismo religioso. Era praticamente un rabbi per noi giovani. In lui si coglieva lo sforzo sincero di semplificare lo scenario, di farsi capire mantenendo il rigore. Non è poco. Anzi, è tutto. Ancora oggi valuto il suo modo di procedere come il migliore.
12) Beautiful Mind - Un film molto bello su un grande teorico dei giochi. Ma anche un film che non ha assolutamente nulla da dire sulla teoria dei giochi, sia chiaro. Nella nostra materia la personalità degli autori ha poco peso, tu leggi un lavoro e non riesci minimamente a capire il carattere dell'autore che l'ha scritto. Per romanzieri e filosofi forse è diverso.
13) Il libro che manca - Nel nostro campo manca un libro che tratti del fascino illusorio della materia. Tutti ci leggono in cerca di soluzioni, ma noi non abbiamo alcuna soluzione da dare ai problemi reali, siamo solo uomini di cultura. Creiamo l'atmosfera giusta, facciamo dell'università un posto con l'atmosfera giusta in cui passare qualche anno. Di fronte alla vita un teorico dei giochi non parte certo avvantaggiato.
14) Avvocato - Ho studiato matematica e logica perché mi interessava scoprire come la gente sosteneva le proprie opinioni. Pensavo che dietro i simboli matematici si nascondesse qualcosa di risolutivo, ma non ho trovato nulla di molto rilevante. In questo senso i modelli non aiutano. Mi piaceva osservare la gente che sosteneva le sue tesi con argomenti solidi, volevo fare l'avvocato e dimostrare le cose in tribunale. Se oggi dovessi rinascere farei senz'altro l'avvocato.
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lunedì 7 novembre 2016

L'economia è una fiaba (e le fiabe sono molto importanti)

Cos’è l’economia? Purtroppo è necessario rispondere a questa domanda per chi vuole criticare o omaggiare gli economisti.
Al momento la risposta migliore è disponibile nel libro di Ariel Rubinstein: Economic Fables. Naturalmente è un’opinione personale, sia chiaro.
Ariel è un economista (forse il più grande teorico dei giochi vivente) che non non conosce bene l’economia (PIL, titoli, opzioni, indici…), non è nemmeno molto interessato ad essa (come tutti noi salta regolarmente la pagina economica dei giornali) e non dà molto credito ai discorsi improntati al gergo economico:
…. I am not sure that I know what an option is; I am not attempting to predict the rate of inflation tomorrow nor the productivity index in manufacturing the day after tomorrow… I would like to state that economic theory is exploited in discussions about current economic issues, and I don’t like it…, to put it mildly…
Come tutti sanno, gli economisti vivono di modelli. Ecco allora un’analogia illuminante:
… The word model sounds more scientific than the word fable or tale, but I think we are talking about the same thing….
Cosa fa un buon cantastorie?:
… The author of a tale seeks to impart a lesson about life to his readers…
Il che è un compito assai nobile:
… It is possible to dismiss any tale on the grounds that it is unrealistic, or that it is too simplistic. But this is also its advantage
Il cantastorie ha un vantaggio sullo scienziato: puo’ dare più spazio alla bellezza e alla semplicità, sebbene non arrivi alla libertà dell’artista:
… free from irrelevant details and unnecessary diversions…
A volte si accusano i modelli economici di essere “semplicistici”. Ma questa, lungi dall’essere un’accusa è una definizione della loro essenza, anche le fiabe sono riduzioni semplicistiche della realtà:
… Economic theory spins tales and calls them models. An economic model is also somewhere between fantasy and reality. Models can be denounced for being simplistic and unrealistic, but modeling is essential because it is the only method we have of clarifying concepts, evaluating assumptions, verifying conclusions and acquiring insights that will serve us when we return from the model to real life…
Ma perché tanta matematica? I cantastorie ne hanno davvero bisogno?
… Formal language imposes self-discipline on the storyteller…
E’ una questione di generi: i giallisti devono essere più rigorosi degli autori fantasy, e gli economisti ancora più rigorosi dei giallisti.
Naturalmente il modello deve poter essere descritto (una favola è pur sempre una narrazione):
… A description of an economic model is like the introduction in a tale, presenting the heroes, their interests and the setting in which they operate….
Tutto cio’ non toglie il fatto che la matematica crei anche molti danni comunicativi:
…However, formal language also has its disadvantages. It creates the illusion of being scientific. Those unfamiliar with formal models tend to regard them as representing “absolute truth,” though they are nothing more than tales…
A volte la matematica fa girare al largo dalla disciplina persone con un vero talento da economisti, peccato:
… From my teaching experience I have learned that even the best economics students with the highest affinity for the subject have difficulty with the language of formal models, perhaps due to their persistent confusion between the formal model and its interpretation…
Un guaio che si riverbera in modo preoccupante nella vita pubblica:
… when it comes to questions of economic policy, the model’s formal mantle enables economists to create the false impression that their pronouncements are scientific and authoritative…
La matematica è anche un modo astuto per neutralizzare le critiche, anche le più evidenti. E’ una funzione tipica del gergo:
… The barrier between the secret formal language and ordinary human speech almost completely prevents anyone who is not a member of the economic fraternity from criticizing “professional” economic claims...
Ma veniamo ora a qualche esempio di “favola” raccontata dall’economia. Si potrebbe partire dalla fiaba dei giornalai di Hotelling:
… Two newsvendors compete for the custom of their city’s newspaper readers located along the city’s main street… In a simple version of the model, the freedom of action of each vendor is limited to choosing the location of his stand… At lunchtime, each newspaper reader takes a break from his other pursuits and realizes that he cannot get through the day without reading the newspaper. The reader sees where the two newsvendors are located, and sets out to buy a newspaper from the closest one…. the principles by which the tale’s conclusion is tested – that is, the solution of the two unknowns – can be found in the solution concept. The conventional solution concept for situations like the above is called a Nash equilibrium… the location of each vendor must be the best one for him given the location of the other one… When one vendor is located in the center, the other will have less than half of the market share if he does not set up his stand in the center too…. Nash equilibrium is achieved when both vendors set up their stands in the center… Any other pair of locations is not a Nash equilibrium… We are thus left with a single equilibrium: the two vendors set up in the center. This situation, a single-equilibrium model, is ideal from the perspective of the narrator of the economic tale because the result of the equilibrium can then be regarded as the inevitable conclusion of the tale…
La favola facilita alcune considerazioni
… the competition leads to an outcome that is not ideal from the buyers’ standpoint. If one of the vendors sets up at a location other than the center, none of the buyers will suffer and some will benefit, i.e., those who are now closer to the nearest one…
Il cantastorie sa raccontare questa favoletta in modi sempre diversi:
… For example, instead of a main street of a city, economists apply the model to a situation in which two cola manufacturers must choose the sugar content in the product… The conclusion drawn from the model in this case is that both manufacturers should produce an identical product…
La versione “politica” della favole è forse ancora più interessante:
… Political scientists interpret each location point on the main street as a political position in a one-dimensional space (political right versus left, for example). Each candidate positions himself on the political map, aspiring to receive the maximum number of votes… if there are two parties operating in the political space, and if the subject of dispute is primarily one-dimensional, the platforms of the two parties will be identical, in the center of the political spectrum…
Naturalmente nella realtà non avremo mai storie del genere: le fiabe non sono la realtà. Tuttavia, chi ha ascoltato con profitto le favole conoscerà meglio le forze basilari che agiscono anche nella realtà: le fiabe le enfatizzano!
Veniamo adesso alla favola dei tre sarti
… Imagine an island with six hundred residents, all dressed in identical clothes that require mending every month. Three tailors work at mending the clothes. For as long as anyone can remember, the residents of the island have been divided equally between the three tailors… even with great effort, none of them can do more than three hundred repairs a month. The residents feel that there is “hidden unemployment” in the tailoring sector… It seems that two tailors would be enough and that it would be better if one of the tailors were to quit tailoring and find himself another job… One day, the idea of the free market reaches the island. The traditions are shattered and the decrees canceled, and each tailor can decide on the price he charges for repairs… What will happen on the island in the new situation? The continuation of the Tale of the Three Tailors must provide answers to the following questions: Which tailors will remain in this occupation?… we will use a solution concept called competitive equilibrium… this condition demands that precisely two tailors remain in this business… We will now see that there is competitive equilibrium when the price of a repair is $2.50 (or any other price between $2 and $3), and only tailors B and C remain in this business sector… An “invisible hand” generates the competitive equilibrium price and mobilizes the self-interest of the tailors and the islanders to correct the inefficiency created by the traditions and decrees that were recently canceled…
E’ senz’altro la favoletta preferita dagli economisti. Tra i suoi pregi quella di mettere in evidenza alcuni assunti problematici:
Several assumptions in this story are not obvious. First, is it indeed so clear that the tailors will lower their prices after the cancellation of the traditions and decrees? We expect them to act only in pursuit of their own personal interests… Second, let’s assume that the tailors are not so wise and fall into the trap the competitive atmosphere lays for them. Is it clear that the consumers will indeed choose the least expensive tailor?…
La favola è gravida di conseguenze:
… However, the improvement also led to a change in the distribution of income. The situation is worse for the tailors and better for their customers… Is the income distribution better now? Are the tailors now receiving fairer compensation for their work? Is the price for mending clothes now more reasonable? There are no objective answers to these questions…
C’è anche la favola della torta, una delle mie preferite: 
A pie is to be divided between two diners; let’s call them A and B. Both want as much of the pie as possible. Without an agreement on how to divide the pie, both will remain without anything… Each day, one side offers a proposal and the second responds, accepting it or rejecting it. Every time one side rejects the proposal submitted to him, he must submit a counter-offer, but not before the next day… From the perspective of each of the two parties involved, each day that passes without an agreement is like losing a part of the pie… Let us stipulate that from A’s perspective, the loss incurred from each day of bargaining is equal to 2% of the pie. B is more impatient and from his perspective the loss from each day of bargaining is equal to 3%.. Here we will use the solution concept called perfect equilibrium… The model perhaps clarifies the common intuition that a player whose time is more expensive is in a weaker negotiating position vis-à-vis a player whose time is less expensive
Molti che hanno visitato certi mercati levantini saranno rinviati da questa favoletta a situazioni molto concrete:
… I was inspired by the market in the Old City in Jerusalem where I occasionally bargained when purchasing a Bedouin rug or Armenian plate. I really hate to bargain. Once, when I was fed up with the bargaining games in the market, I said to a trader, “Why don’t we play a different game: you make an offer and I’ll simply say ‘yes’ or ‘no’ ?… “Tell me, did you think that I thought there was some offer I would make and that you would accept?” And then he added: “For generations, we have bargained in our way and you come and try to change it?”!…
Dopo questi tre esempi, veniamo al dunque: qual è la relazione tra modelli e realtà? Prima possibile risposta (il modello serve a fare previsioni):
… According to one view, an economic model is supposed to serve as a basis for making predictions… According to this approach, a model is supposed to be an objective description of the real world, not a tale… If the model does not provide enough good predictions, it must be augmented with additional details.
Purtroppo arricchire il modello per renderlo predittivo serve solo a distruggerlo:
… But the increased complexity of the model exacts a steep price: it is hard to understand and is difficult to solve
Altra posizione (il modello è un esercizio intellettuale che mi rende più esperto nella materia):
… According to another view, the objective of the economic model is to sharpen perception. A model is an intellectual exercise… Just as a soldier use simulations in training, the economist exercises his intuitions on a model before offering advice. The use of formal models helps to develop our intuitions about the way things occur in life… These economists did not rely on a particular model, but claimed that their work with formal economic models sharpened their senses….
Purtroppo gli economisti, se chiamati ad agire in quanto operatori economici, non si dimostrano delle grandi volpi:
… But I am quite sure that if instead of devoting my adult life to economic models I had engaged in a non-academic profession, I would view life from standpoints that are less abstract but no less useful…
Ma allora perché mai milioni di studenti sono chiamati a studiare questi modelli, magari nella loro versione più ostica, quella matematica. In fondo se proprio uno vuole ascoltare una fiaba ce ne sono di più piacevoli.
E’ chiaro che gli economisti più sensibili nutrono un certo senso di colpa per la loro esistenza:
… We economists are delighted when we find evidence of purposefulness in our work, because we are full of guilty feelings about devoting our lives to meaningless studies when the world faces innumerable problems…
Una soluzione per dare senso all’economia potrebbe essere questa: l’economia espone la logica della vita. Conoscerla è un bene in sè.
… According to this approach, an economic model is not essentially different from a model in logic. A model in logic is not a prediction of how humans judge whether a phrase in ordinary language is true or false. It is not a recommendation for a thinking person and it is not designed to educate people to think correctly. I contend that economics studies the logic of life, but does not engage in predictions or recommendations… We are satisfied even if the economic model is merely interesting
Ecco come conclude l’economista Ariel:
… I do not think that the bargaining models that I myself have studied have significant predictive value; I am not more qualified than any reader (but also not less qualified than my colleagues) to give advice on how to conduct negotiations, and I do not feel that dealing with these models has sharpened my ability to understand the process of bargaining in the market… At most, we find links between natural ways of thinking and bargaining processes. That is all. Yes, I admit that it is tempting for me to think of myself as a teller of tales, a philosopher, a researcher of the social sciences, in fact, anything but an economist… I have limited knowledge of current economic issues. During most of my life, these issues have not interested me. I usually toss the economics section of the newspaper in the bin together with the sections on sports, fashion and health… On the other hand, I am obsessively occupied with denying any interpretation contending that economic models produce conclusions of real value. I feel attracted to economics as a branch of philosophy… If the models we develop in yellow notepads or on blackboards constitute a basis for predicting human behavior, it would be miraculous in my eyes… There are no miracles in economics, but there are wonders. In my studies in the Department of Mathematics in Jerusalem, I learned to see wonders in the world of formalities…
Possiamo concludere che secondo Ariel l’economista è essenzialmente un filosofo che spiega la logica della vita e nulla più.
COMMENTO PERSONALE
Ariel Rubinstein è convincente nel suo resoconto, anche se difficilmente il mainstream si adeguerà mai ad una simile riduzione del suo ruolo: l’economista-scienziato ambisce ai posti di potere e li ottiene. L’istituzione delle banche centrali e la necessità di un loro governo e di una politica monetaria affidabile ha segnato un successo dell’ “economia come scienza” che appare irreversibile.
whoa-og1

sabato 27 agosto 2016

1. Rational, Irrational

1. Rational, IrrationalRead more at location 488
Note: 1@@@@@@@@@@@@@@@@ Edit
My father’s rationalityRead more at location 489
Note: T Edit
I consider myself a very rational man, explaining all randomness with statistical tools and refusing to recognize the existence of the hand of fate and supernatural forces.Read more at location 490
Note: IL SUPERNATURALE? Edit
I feel revulsion toward astrologers, readers of coffee grounds, and all sorts of experts adorned with academic degrees, who manipulate their audiences emotionally and whom I suspect of being driven by self-interest.Read more at location 496
Note: ASTROLOGIA Edit
Rational versus irrational, mind versus emotion, study versus prayer – for me, all these terms describe the contrast between my father and my mother.Read more at location 499
Note: MADRE PADRE Edit
My adolescent rebellion erupted when I was about fourteen: I wanted to become fervently religious and asked my father to buy me a tallit katan (Jewish undergarment with fringes).Read more at location 517
Note: FONDAMENTALISTA Edit
The rational manRead more at location 526
Note: T Edit
In presenting the decision problem as a set of alternatives, it is assumed that the way in which the alternatives are presented to the decision maker does not affect his decision.Read more at location 542
Note: FRAMING Edit
we presume that the rational man does not take such non-essential factors into consideration and, therefore, these factors are excluded from the description of the decision problem.Read more at location 553
Note: FATTORI INESSENZIALI Edit
We generally refer to a single individual, but sometimes a decision maker is a group of individuals such as a family, committee or commercial enterprise. On the other hand, there are cases when an individual, let’s call him Moses, is split into two decision makers, Moses 1 is Moses after being slapped by his brother Aaron, and Moses 2 is the Moses who has calmed down the next morning.Read more at location 557
Note: UNITÀ DECISIONALE Edit
It is possible to think of a decision maker as a machine that receives data about a set of alternatives he must choose from,Read more at location 570
Note: MACCHINA Edit
Psychologists and brain science researchers are interested in the structure of the machine that processes the data and reaches a decision.Read more at location 571
detailsRead more at location 573