Da Zeman a Unabomber, il mondo ha sempre amato i perdenti di successo; in fondo spiegarsi la rispettabilità di cui godono ancora oggi nel mondo intellettuale personaggi come Joseph Stiglitz non è poi così difficile.
La sua grande passione è sempre stata Hugo Chavez, il presidente ingiustamente accusato di essere populista che invece, grazie al suo modo originale di affrontare la globalizzazione, ha portato istruzione e sanità alle masse di poveri venezuelani. I frutti della impressionante crescita economica che ha saputo generare con le sue politiche socialiste, hanno trovato così una più equa distribuzione. Inutile dire come questa romantica storia si sia conclusa, ma questi sono particolari secondari. Intendiamoci, non che in sciagurate prese di posizione del genere lo Stiglitz fosse l'unico pirla in campo, poteva godere della rispettabile compagnia del Guardian, oppure del New Yorker, così come della BBC (i radical chic non ti deludono mai). Ma mentre questi soggetti hanno fatto doverosa pubblica ammenda per l'abbaglio, lo Stiglitz, come è nel suo stile, ha tirato dritto facendo finta di nulla. Ve lo immaginate uno Sgarbi che chiede scusa?
D'altronde, alzate di ingegno del genere non sono una novità per lui, nel 2007 prese una cotta per il dittatore etiope Meles Zenawi, noto per sparare sulla folla e trattenere nelle sue casseforti gli aiuti internazionali destinati ad alleviare la carestia del paese. Ma noto anche per praticare un economia centralizzata di quelle che piacciono tanto al nostro, sebbene producano iperinflazione a go go, interessi negativi, dazi iperbolici e un severo controllo dei prezzi, di quelli già a suo tempo compresi dal Manzoni dell'assalto ai forni.
La difesa del salario minimo da parte di JS è veramente una storia curiosa. Nel momento in cui optò per questa misura - aveva posizioni di responsabilità nell'amministrazione Clinton - trascurò completamente quanto scriveva nel suo manuale di economia, ovvero che se una cosa diventa più costosa (il lavoro) probabilmente se ne acquisterà di meno (rischio disoccupazione). Insomma, il salario minimo rischia di creare disoccupazione. Messo di fronte al JS Dr. Jackil, il JS Mr. Hyde liquidò la faccenda considerando gli effetti negativi poco significativi. Quanto poco non sembrava interessarlo. Anche perché, e qui sfoderò l'arma segreta - un salario elevato motiva i lavoratori generando maggiore produttività. Ma perché di questo strano meccanismo non si erano mai accorti gli imprenditori? Risposta di Stiglitz: perché sono miopi e bisognosi della guida governativa.
Poi c'è la storia della crisi finanziaria del 2008. La posizione di Stiglitz fu prevedibile: i mercati falliscono e i regolatori devono "ripararli" prendendoli sotto tutela. Bisogna dare più potere a regolatori incorruttibili e abbastanza intelligenti per fare sempre la cosa giusta. Ma dove possono essere rintracciati questi soggetti provvidenziali su cui riporre una così grave responsabilità? E qui JS risponde facendo praticamente il suo ritratto senza mai menzionarsi, anche se non manca di definirsi come "specialista in crisi finanziarie". Qui però lo specialista dimentica un suo studio del 1996 quando falli completamente nell'anticipare l'imminente crisi delle tigri asiatiche. Ma dimentica anche un suo studio del 2002 commissionato dagli istituti finanziarie parastatali Fannie Mae e Freddie Mac, nel quale valuta come estremamente improbabile il rischio di default. Proprio queste istituzioni furono l'epicentro del futuro collasso finanziario. Lo studio sparì subito dal sito personale di Stiglitz così come da quello di Fannie Mae e Freddie Mac. Uno dice: "ma nel 2002 era impossibile anticipare il crack". Secondo l'American Enterprise Institute, che approfondì la questione, la cosa era invece chiaramente visibile già allora.
Noto a tutti è il disprezzo con cui Joseph tratta i colleghi che non la pensano come lui (quasi tutti). Le sue accuse agli economisti del FMI sono epiche (gente di terza fila che arriva da università di prima fila), arrivando ad insinuare come un marco Travaglio qualunque - ovvero senza prove - una compromissione di Stanley Fischer con Citibank. In una lettera aperta a lui indirizzata Kenneth Rogoff ebbe modo di raccontare a tutti un paio di aneddoti spassosi che immortalano il gigantesco ego di quest'uomo ("... dimmi Kenneth, ma Volker è davvero intelligente? Intendo intelligente come noi...". Altri preferiscono mettere in evidenza la sua cocciutaggine sottolineando come non impari mai dai suoi errori. La sua splendida carriera, ad ogni modo, viene presa a riferimento per dimostrare come sia possibile combinare credenziali di primo livello, brillante creatività teoretica con i bias più colossali dell'estrema sinistra e la crassa ignoranza della storia.
Ma attenzione, il pericolo Stiglitz non ha finito di imperversare, dopo essere stato accantonato da Obama, recentemente si è legato alla senatrice di estrema sinistra Elizabeth Warren, candidata alle prossime elezioni. E chissà che non ce lo ritroveremo splendido 80enne consigliere del presidente.
Per completare il quadretto è utile fare un raffronto con il suo più noto compagno di fazione, Paul Krugman. Secondo me c'è qualcosa che li divide profondamente, negli alterchi di PK si sente una voglia di rivalsa, è la passione che lo acceca e gli impedisce di fare un passo indietro al momento opportuno. Al contrario, JS, anche nella diatriba più infuocata, sembra sempre convinto delle sue idee. Procede regolarmente i mperterrito (verso il baratro). Nulla lo smuove, nulla lo turba. A voi scegliere quale sia il caso più disperato.