Condizioni necessarie per l'esperienza estetica.
Facciamo il caso di una ragazzina un po' tamarra e priva di ogni cognizione musicale che dalla sua cameretta nelle case popolari della periferia ascolti "Silvia" di Vasco Rossi.
Compie un'esperienza estetica autentica?
Per certo non lo sapremo mai poiché l'esperienza è qualcosa di interiore, non visibile ad occhio nudo e non misurabile col metro. Tuttavia, possiamo osservarla da vicino per trarne degli indizi.
Dopo l'ascolto dice tra sé: "bellissima canzone, mi ha emozionato un casino".
Poi pensa: "mi ha proprio toccata sul vivo, sento che parla di me, ha colto la mia natura più intima, mi ha fatto rivivere qualcosa di profondo che mi riguarda vicino, allora forse esisto anch'io!"
Infine aggiunge: "Vasco, sei grande, mi conosci meglio di quanto mi conoscano i miei amici e i miei genitori, con canzoni come questa sai raccontarmi come io non saprei fare, grazie di esistere, mi viene da piangere dalla gioia, adesso esco di qui e spacco tutto".
Nel dire e pensare tutto questo è sinceramente commossa, piange di felicità, si sente compresa e parte di una comunità più vasta.
Ora, perché dovrei negare statuto di esperienza estetica a quanto è avvenuto in quella cameretta?
Stando alle parole della protagonista ricorrono tutti gli elementi di per dire che ha sperimentato l'azione reale del bello su di sé: le sue reazioni sono sincere e tipiche.
Una teoria estetica che negasse tutto cio' sarebbe come minimo astrusa. Suggerisco di sostituirla al più presto.
Aggiungo che tutti noi, probabilmente, abbiamo vissuto le emozioni estetiche più potenti in età adolescenziale. Perché? Forse perché in quella parte della nostra vita stiamo costruendo un'identità e la bellezza in tutto cio' ha un ruolo fondamentale. Si tratta di un momento in cui siamo particolarmente sensibili e la risorsa fondamentale per apprezzare il bello è proprio questa: la sensibilità.
https://www.youtube.com/watch?v=TwZXs62fTfM
p.s. siccome queste considerazioni sono ispirate da una discussione con Davide, ci tengo a precisare che una pera di eroina fa tutt'altro effetto e suscita tutt'altre reazioni.
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Ora si noti che il "dominio della tecnica e della forma":
- non è condizione sufficiente per l'esperienza estetica (vedi il caso dell'ascoltatore sordo),
- non è condizione necessaria per l'esperienza estetica (vedi caso della tamarra delle case popolari),
- non si riscontra necessariamente nella realtà empirica (vedi teoria della variabile spuria),
- non è correlata, se non in senso banale, alla qualità artistica nemmeno nell'atto produttivo.
Perché mai dovremmo dare a questa variabile un ruolo importante nella nostra teoria estetica? Una teoria, a parità del resto, è tanto più potente quanto più è semplice.
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venerdì 9 ottobre 2015
giovedì 3 giugno 2010
Il volo di un ammasso di carne sanguinolenta
In questo film all' inizio tutto sembra chiaro: da un lato c' è l' artificio dei lustrini e delle luci della ribalta, dall' altro la vita con le sue ruvidezze insopprimibili; la prima è una droga irresistibile, la seconda è inaccessibile senza il buon viatico di un' amara medicina che disintossichi a dovere.
I confini tra i due regni sono netti e riproposti più volte con virtuosismo, come quando Randy arriva con il suo Van strapieno di energetiche schitarrate anni '80; gira la chiavetta per il parcheggio: sale subito il silenzio squallido dei campeggi d' inverno (è costretto a vivere lì questo mitico wrestler fuori stagione); rigira la chiavetta per la marcia indietro correttiva: riparte la giostra del rock estrogenato; ririgira per lo spegnimento definitivo: fine del sogno, c' è l' affitto da pagare.
Magari fosse così semplice l' etichetta da apporre. Questo è un gran bel film e le soluzioni portatili non funzionano.
Innanzitutto scopriamo che il "fallito" è un uomo coscienzioso, scrupoloso, conscio della propria situazione, professionista onesto, dai sentimenti veraci, benvoluto e persino ammirato dai colleghi che lo aiutano e si fanno aiutare da lui: il wrestling in fondo è un vero lavoro e lui lo fa al meglio, anche quando il suo meglio è ormai di infimo livello.
Ma è un lavoro maledetto, come quello del boia, della prostituta e del soldato; e lui è ormai un "reduce" dentro una ballata di Tom Waits. E' commovente assistere ad una prestazione mediocre sapendo che è realizzata "al meglio". E' la commozione che vi assale quando un bambino vi regala il suo scarabocchio. Tra l' impotenza dei bambini e quella dei vecchi c' è del resto un legame sotterraneo.
C' è una passione che ci arricchisce e ci ispira, grazie ad essa diventiamo amorevolmente meticolosi e diamo tutto quello che abbiamo dentro; c' è poi una passione selvaggia che ci fa sperperare il meglio di noi stessi. Nel film compare solo la prima ma si capisce che in passato ha soffiato il turbine della seconda scompigliando le anime più fragili, quelle che non sanno fare i conti con il tempo.
Questo cuore e questa passione costruttiva si infiltrano tra i lustrini inquinando i due piani che credevamo nitidamente separati. Il regno delle tenebre contiene qualcosa di inaspettato e noi dobbiamo sospendere la nostra maledizione. Non sappiamo più bene se qui il wrestling sia la droga o la medicina.
D' altronde ho avuto la sensazione che la regia simpatizzi con Randy, con la sua scelta, con il suo volo finale.
Mickey Rourke giganteggia con la sua faccia da preservativo usato trovato in una pozzanghera in una notte di pioggia. A proposito, a chi non bastasse la folla di suggestioni già presenti ce n' è una in più: il film doppia la vita del suo protagonista, anche lui ha conosciuto i bei giorni nei profondi '80. Il doppiaggio è penoso ma ce ne vuole per rovinare un film così.
P.S. in realtà il film mostra una caduta di Randy: il mancato appuntamento con la figlia. Ma è una piccola scena, marginale. Mi sarebbe piaciuto che non ci fosse stata.
P.S. C' è poi la rubrica "diatribe con la Sara": ma alla fine Lui vede che Lei non è tra il pubblico? Come valuta la cosa e perchè?
P.S. Desperado: lasciati amare prima che sia troppo tardi.
I confini tra i due regni sono netti e riproposti più volte con virtuosismo, come quando Randy arriva con il suo Van strapieno di energetiche schitarrate anni '80; gira la chiavetta per il parcheggio: sale subito il silenzio squallido dei campeggi d' inverno (è costretto a vivere lì questo mitico wrestler fuori stagione); rigira la chiavetta per la marcia indietro correttiva: riparte la giostra del rock estrogenato; ririgira per lo spegnimento definitivo: fine del sogno, c' è l' affitto da pagare.
Magari fosse così semplice l' etichetta da apporre. Questo è un gran bel film e le soluzioni portatili non funzionano.
Innanzitutto scopriamo che il "fallito" è un uomo coscienzioso, scrupoloso, conscio della propria situazione, professionista onesto, dai sentimenti veraci, benvoluto e persino ammirato dai colleghi che lo aiutano e si fanno aiutare da lui: il wrestling in fondo è un vero lavoro e lui lo fa al meglio, anche quando il suo meglio è ormai di infimo livello.
Ma è un lavoro maledetto, come quello del boia, della prostituta e del soldato; e lui è ormai un "reduce" dentro una ballata di Tom Waits. E' commovente assistere ad una prestazione mediocre sapendo che è realizzata "al meglio". E' la commozione che vi assale quando un bambino vi regala il suo scarabocchio. Tra l' impotenza dei bambini e quella dei vecchi c' è del resto un legame sotterraneo.
C' è una passione che ci arricchisce e ci ispira, grazie ad essa diventiamo amorevolmente meticolosi e diamo tutto quello che abbiamo dentro; c' è poi una passione selvaggia che ci fa sperperare il meglio di noi stessi. Nel film compare solo la prima ma si capisce che in passato ha soffiato il turbine della seconda scompigliando le anime più fragili, quelle che non sanno fare i conti con il tempo.
Questo cuore e questa passione costruttiva si infiltrano tra i lustrini inquinando i due piani che credevamo nitidamente separati. Il regno delle tenebre contiene qualcosa di inaspettato e noi dobbiamo sospendere la nostra maledizione. Non sappiamo più bene se qui il wrestling sia la droga o la medicina.
D' altronde ho avuto la sensazione che la regia simpatizzi con Randy, con la sua scelta, con il suo volo finale.
Mickey Rourke giganteggia con la sua faccia da preservativo usato trovato in una pozzanghera in una notte di pioggia. A proposito, a chi non bastasse la folla di suggestioni già presenti ce n' è una in più: il film doppia la vita del suo protagonista, anche lui ha conosciuto i bei giorni nei profondi '80. Il doppiaggio è penoso ma ce ne vuole per rovinare un film così.
P.S. in realtà il film mostra una caduta di Randy: il mancato appuntamento con la figlia. Ma è una piccola scena, marginale. Mi sarebbe piaciuto che non ci fosse stata.
P.S. C' è poi la rubrica "diatribe con la Sara": ma alla fine Lui vede che Lei non è tra il pubblico? Come valuta la cosa e perchè?
P.S. Desperado: lasciati amare prima che sia troppo tardi.
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