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venerdì 23 dicembre 2016

Il divorzio tra scienza e fede

Abbiamo visto che probabilmente esiste un Dio, che probabilmente coincide con il Dio cristiano e che, anche se parliamo di un Dio d’amore, la presenza del male sulla terra è giustificato. Un Dio del genere probabilmente ci starà vicino facendosi uomoallevierà la nostra condizione, ci indicherà un modello di perfezione conservandolo intatto nel tempo e rendendolo vivo. Ma l’uomo contemporaneo sarà in grado di intenderlo utilizzando la sua ragione?
A quanto pare le difficoltà non mancano.
Il divorzio fede/ragione si è consumato secoli fa patrocinato da spiriti illustri come Hume e Kant.
Oggi la frattura resta di fatto insanabile anche se gli argomenti originari si presentano a noi come vetusti, almeno secondo il Richard Swinburne di "Why Hume and Kant were mistaken in rejecting natural theology".
Ma cos'è esattamente la teologia naturale, ovvero la base razionale della fede?...
... arguments from evident features of the natural world to the existence and nature of God...
Non è indispensabile padroneggiarla per vivere a fondo la fede ma è uno strumento a disposizione del dubbioso. Oggi che viviamo tra i dubbi sarebbe doppiamente preziosa ma su quella tradizione è stato gettato un discredito che perdura...
... this whole tradition became discredited among philosophers as a result of the similar arguments put forward by Hume and Kant about the bounds to what humans could understand and know...
L'intelletto secondo Hume...
... all our ‘ideas’ are compounded of simple ideas, and that all simple ideas are derived from ‘impressions’...
Tutto il nostro sapere nascerebbe da impressioni meramente sensoriali...
... since, he assumes, humans have impressions only of certain sensible kinds, we can have ideas only of certain kinds...
Poichè le impressioni sono di un certo tipo, le idee sensate che possiamo concepire sono solo di un certo tipo. Esiste quindi un chiaro limite a ciò che possiamo conoscere.
Oltre ad avere un'idea delle cose materiali, possiamo concepire dei concetti che costruiamo combinando le idee di base...
... since, he assumes, humans have impressions only of certain sensible kinds, we can have ideas only of certain kinds...
Il motto di Hume ha un' origine medievale...
... nil in intellectu quod non prius in sensu...
L'approccio di Hume nega gli universali, il che crea situazioni piuttosto problematiche visto che noi ci serviamo continuamente di universali…
... Suppose Hume has impressions of what are in fact eighteenth- century European humans. These impressions can give rise to an idea applicable to and only to eighteenth-century European humans. But they could also give rise to an idea applicable to and only to humans of any time and culture, and also to an idea applicable to and only to persons (i.e. any rational beings, including for example Martians)...
Ogni conoscenza legittima è specifica.
Ma vediamo in concreto come Hume tratta, per esempio, il concetto di "causa"...
... Hume claimed that we derive our idea of ‘cause’ from impressions of ‘constant conjunction’...
Noi costruiamo i concetti grazie alla logica induttiva, e la cosa è evidente nella costruzione del concetto di "causa".
È un concetto rilevante per la teologia naturale poichè Dio è causa dell'universo.
Ma Dio è unico e inosservabile. Se conosciamo attraverso l'induzione come sarà mai possibile conoscere l'esistenza di un Dio unico e inosservabile? Cosa ci vorrebbe secondo Hume?...
... It would seem to follow that we would have to have observed many acts of will of many gods...
Il fatto è che nella filosofia di Hume tutto è unico e la conoscenza solo specifica. In questo senso non potremmo mai conoscere nulla: anche due atomi sono fondamentalmente diversi se considerati nello specifico: per assimilarli al fine di applicare l’induzione noi istituiamo necessariamente delle analogie...
... we can certainly speculate about states of atoms causing other states of atoms, even if we cannot learn much about causation at the atomic scale...
Di fatto Hume ricorre all'analogia per costruire il concetto di causa poichè accomuna realtà che giudica analoghe (esempio due atomi distinti)...
... But if the concept of causation is a concept of regular succession, it is plausible to suppose that it is meaningless even to speculate about single causes, causes which caused effects even though no similar objects causes similar effects...
A questo punto è bene aggiungere che noi sperimentiamo la causa anche in altro modo trascurato da Hume: osservando noi stessi.
Se alzo la mano so di aver causato io questo gesto, almeno fino a prova contraria (principio di credulità).
... Our primary awareness of causation is then an awareness of an agent (oneself)...
Ora è chiaro che se istituiamo un'analogia (operazione che a parole Hume non consente ma che di fatto fa per non ricadere nel nichilismo) tra uomo e Dio, noi possiamo elaborare poi su quest'ultimo concetto.
Magari l’analogia tra uomo e Dio non è fedele come quella tra due atomi ma poco conta: la cosa si riflette sulle probabilità non sulla possibilità di conoscere.
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Molti errori di Hume sono stati ereditati da Kant, anche se in questo caso parliamo di un filosofo più sofisticato.
L'intelletto concepito da Kant è fatto di intuizioni e categorie, la conoscenza con una fonte interiore non è quindi negata...
... inputs to our mental life are ‘intuitions’ and that these are interpreted by concepts... categories yield knowledge only insofar as they can be applied to such intuitions...
Il sapere dell’uomo nasce dall'applicazione delle categorie interiori all’intuizione che ci forniscono le esperienze possibili.
Dio non rientra tra le “esperienze possibili”, quindi non possiamo farne oggetto di ragionamento applicando ad esso il concetto di causa.
Prima domanda: cosa sono le “esperienze possibili”, ovvero gli “oggetti logicamente possibili”?
Domanda lecita visto che l’esempio fatto da Kant stesso è palesemente errato. Parla infatti di spazio “spazio unico”…
… we can represent to ourselves only one space…
Ha in mente lo spazio della geometria euclidea. Eppure i matematici hanno concepito come possibili e hanno ragionato a lungo su spazi non-euclidei. O si tratta di vaneggiamenti o Kant ha torto.
Ma aver sbagliato esempio non confuta di per sè la tesi gnoseologica di fondo. Vediamo una formulazione alternativa…
…  claim that since only the conditioned could be an object of possible experience, we can have no knowledge of the ‘unconditioned’… various attempts to acquire knowledge of the unconditioned land us in irresoluble conflicts…
Poiché non possiamo esperire l’incondizionato, quindi non possiamo parlarne. Segue elenco delle antinomie.
E qui arriviamo alla sostanza: quando Kant dice che “non possiamo conoscere” afferma di fatto che non possiamo conoscere con certezza. Ma oggi noi sappiamo che tutta la conoscenza è probabilistica.
Elencando le antinomie della ragione pura si afferma che ad ogni tesi emerge un’antitesi plausibile. Vero, tuttavia è possibile attribuire probabilità diverse a tesi ed antitesi.
Il Big Bang è un evento che non osserveremo mai ma che possiamo ipotizzare in modo plausibile. Anche un universo infinito è un’ipotesi possibile ma date certe leggi che osserviamo nell’universo la prima ipotesi resta più probabile.
Non sappiamo cosa abbia causato il Big Bang, tuttavia possiamo conoscere la sua realtà dagli effetti che ha prodotto….
… We do not have to suppose that every event of which we have knowledge has a cause
Kant sottovaluta il concetto di probabilità
… not have a clear idea of what are the criteria for observed data making probable a theory about the unobservable…
Si tratta di un concetto che combinato con l’analogia ci consente di conoscere cio’ che non possiamo osservare.
Kant morì nel 1804, peccato. Peccato perché con la teoria atomica di Dalton anche la scienza cominciò a postulare enti inosservabili attribuendo loro certi effetti… .
 It was only in 1803 that the first version of an atomic theory of chemistry was proposed by Dalton which gave –by the criteria I expounded – a very probable explanation of the details of observed data (such as the fixed ratios by weight in which substances combined to form new substances). Before Dalton theories about the unobservable were simply unevidenced speculations. Since Dalton, scientists have produced evidence making probable detailed theories not merely about things too small, but about things too big, too old, and too strange to be observed. Kant had great respect for the physical sciences; if he had known of their subsequent history, he might have acknowledged great scope for human reason to acquire probably true beliefs about matters far beyond the observable…
Siccome Kant ammirava le scienze fisiche, questa loro evoluzione lo avrebbe portato a rivedere la sua filosofia della conoscenza. Una revisione che probabilmente avrebbe riabilitato la teologia naturale.
 
ragione

martedì 16 giugno 2015

Richard Swinburne su Hume, Kant e la teologia naturale

  1. La critica di Kant e Hume alla teologia naturale è sostanzialmente una critica all' induttivismo. Purtroppo i due non considerano la conoscenza bayesiana che è poi quella improntata sul metodo scientifico, in particolare trascurano il ruolo dell'analogia nella formulazione di ipotesi sensate.
  2. Teologia naturale (t.n.): dal mondo fisico a quello divino. Nella tradizione è a disposizione per chi dubita ma oggi, in un mondo di "acculturati", la sua importanza cresce
  3. Sotto il programma "i limiti della conoscenza", t.n. è stata screditata da Hume nel mondo anglosassone e da Kant in quello continentale
  4. La proposizione di Hume: non c'è nulla nell'intelletto che prima non sia nei sensi, Problema ma quanto possono essere generali le idee ricavate dai sensi? Come si passa da uomo del 700 a uomo di tutti i tempi? Sì perchè Hume pretende di parlare di quest'ultimo senza che la sua filosofia lo autorizzi in modo chiaro.  Evidentemente il punto di partenza di Hume non sembra impedire generalizzazioni anche vaste.
  5. Altro argomento di Hume: la causa non è altro che una successione regolare ma poichè la creazione divina è unica non può essere inferita da alcuna regolarità. E il big bang? Hume trascura il ruolo delle analogie, esse ci aiutano a formulare ipotesi probabilistiche, in fondo ogni evento è unico e irripetibile! Noi sperimentiamo anche noi stessi come causa, ovvero sperimentiamo la spiegazione personale e l'atto libero, il  che è una potente analogia della creazione divina.
  6. Kant: sebbene possediamo un'idea di assoluto ci è impedito di ragionarci su senza ricadere nelle antinomie della ragione(paradossi...). Nel ragionare applichiamo categorie formate sulla nostra esperienza, la loro applicazione è lecita solo se ha per oggetto enti affini. Assoluto e relativo sono enti sostanzialmente differenti e quando noi tentiamo di passare dal secondo al primo la ragione incorre in paradossi irrisolvibili (per ogni argomento "contro" ce n'è uno "pro" altrettanto fondato).
  7. In realtà non è affatto detto che le "alternative equivalenti" di Kant siano altrettanto "equivalenti", spesso una è più probabile dell'altra. La cosa è evidente nel pensiero scientifico, secondo la prima antinomia noi non possiamo sapere se abitiamo uno spazio finito (qualcuno potrebbe ipotizzarlo poiché tutta la nostra esperienza riguarda oggetti finiti), esiste infatti un anti-tesi altrettanto probabile fondata sul fatto che nella nostra esperienza se lo spazio fosse finito dovrebbe esistere qualcosa al di là di esso. Ebbene, il big bang postula uno spazio finito mentre modelli diversi (inflazionistico e stazionario) ipotizzano un universo infinito. Si tratta di ipotesi assurde in quanto equivalenti per definizione? Non sembrerebbe proprio, tant'è che le varie scoperte alimentano ora l'uno ora l'altro modello costringendoci ad aggiornare le nostre credenze.
  8. Esempi avanzati da Kant a sostegno dei limiti della ragione: poiché viviamo in un unico spazio euclideo e le nostre categorie sono informate a questo tipo di realtàente, noi non possiamo ragionare su più spazi, non riusciamo ad immaginarli come logicamente possibili. L'esempio non sembra felice visto che la scienza negli anni successivi ha ripetutamente ragionato anche su spazi curvi, su multiversi e altro. Posso anche svegliarmi e pensare di essere in un nuovo spazio parallelo. Dal punto di vista logico non c'è nulla che me lo impedisce, posso facilmente immaginarmi spazi paralleli e sliding doors.
  9. Critica a Kant: si concentra sulla conoscenza pura anzichè su quella probabilistica, è solo sulla prima a che si applicano i paradossi logici. Ma noi utilizziamo la seconda conoscenza per fare ipotesi intorno al difficilmente osservabile partendo dall'osservabile. La scienza procede allo stesso modo e non di rado postula nelle sue teorie realtà inferite ma non osservabili, da Dalton alle particelle subatomiche gli esempi sono disponibili in abbondanza. Se solo Kant fosse nato dopo Dalton, forse il primo scienziato a compiere in modo palese operazioni del genere, forse avrebbe rivisto la sua teoria dei "limiti", era infatti un grande ammiratore della scienza. Da Dalton in poi gli scienziati hanno sempre piùspesso teorizzato sull'infinitamente piccolo, sull'infinitamente grande, sull'infinitamente distante... Tutti "infinitamente" che rendevano l'oggetto delle speculazioni inosservabile e purtuttavia queste speculazioni restavano sensate e in costante evoluzione poiché fondate sulla logica bayesiana.

giovedì 18 settembre 2014

Contro Kant

Il principale responsabile dello scetticismo moderno è Kant, il filosofo che con le sue "critiche" dimostrò i limiti della nostra ragione.

Secondo lui la nostra ragione puo' conoscere ben poco.

Senonché, nel frattempo, qualcosa è successo anche in campo filosofico.

Innanzitutto cio' che Kant dava per assodato non è più tale: la differenza tra conoscenza e credenza.

Per dire che "la ragione non puo' conoscere questo e quello" bisogna avere un' idea precisa di quel che intendiamo per "conoscere".

Dopo Edmund Gettier le cose si sono un po' confuse e nemmeno una credenza vera e giustificata puo' chiamarsi "conoscenza".

In secondo luogo Kant intendeva dimostrare che noi non possiamo conoscere le cose inosservabili (per esempio le cose di estensione infinita).

Kant aveva un grande rispetto delle scienze fisiche, e forse traeva proprio da questo rispetto il principio di cui sopra.

Sarebbe rimasto sorpreso se solo avesse vissuto abbastanza per scoprire che le scienze naturali oggi formulano molte teorie intorno a eventi e cose non osservabili perché troppo piccole o troppo grandi o troppo vecchie.

D' altronde non fanno che uniformarsi al senso comune: noi tutti cerchiamo di "conoscere" cio' che non possiamo osservare basandoci sugli effetti che possiamo osservare. L' apparenza, in assenza di prova contraria, domina sull' ipotesi dell' illusione, e quando si presentano le prove contrarie si affrontano e si valutano. Insomma ci si inserisce in un processo facendo della conoscenza qualcosa di coerente con la critica di Gettier.

Se poi si vuole dire che Kant parlando di "osservabile" si riferisse a cose "logicamente osservabili", allora possiamo tirare un sospiro di sollievo, lo scetticismo non risulterebbe poi così giustificato. Ogni immaginazione è logicamente osservabile, basta che non violi i principi della logica, appunto.

E' tempo di superare le critiche di Kant alla metafisica, ce lo dice il senso comune, ce lo dice lo sviluppo delle scienze naturali, ce lo dice la filosofia contemporanea.

martedì 11 dicembre 2012

Contro Hume e Kant (dici poco?!)

Hume e Kant si opposero alla teologia naturale, la consideravano insensata. Swinburne si sente in dovere di rispondere loro.

Secondo Hume le idee del nostro intelletto sono un prolungamento dei sensi e quelle per cui il prolungamento non è chiaro sono idee sensate. Hume amava l' induttivismo.

M l' approccio di Hume presenta almeno un paio di problemi: 1. fino a che punto si puo' generalizzare l' induttivismo? 2. come è lecito combinare le sensazioni in modo da scartare le idee insensate?

Se l' induttivismo è sufficientemente generalizzabile allora anche l' idea di Dio (oggetto inosservabile) diventa lecita. In secondo luogo, sembra che l' unico modo lecito per combinare le idee sia quello d evitare incoerenze. Ma che idea è l' idea di incoerenza? Di sicuro anch' essa deve derivare da intuizioni sensibili generalizzabili a oltranza. Ma la generalizzazione a oltranza rende lecita l' idea di Dio.

Gli agomenti di Hume non sembrano dunque ostacolare il percorso della teologia naturale.

E nemmeno quelli di Kant, che sono per lo più derivati da Hume.

Kant si focalizzò per lo più nella negazione dell' argomento ontologico: sebbene stia in piedi, si sostenne, basta cambiare le premesse per poterlo rovesciare. Ma un argomento tanto facilmente rovesciabile non è valido. La premessa su cui si concentrò la furia analitica di Kant è noto: l' " esistenza" non è una proprietà dell' ente. Con una premessa del genere Anselmo salta in aria (e anche Godel).

Kant ragionava in termini di conoscenza (deduttiva) e non in termini probabilistici. Guardacaso la teologia naturale si concentra sulle probabilità. L' approccio kantiano è dunque fallato in partenza poichè presuppone che chi argomenta sostenendo l' esistenza divina lo fa sempre a partire dall' argomento ontologico. Un errore fatale per lui e per la schiera di filosofi suoi seguaci.

http://users.ox.ac.uk/~orie0087/pdf_files/General%20untechnical%20papers/Why%20Hume%20and%20Kant%20were%20mistaken%20in%20rejecting%20natural%20theology.rtf