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martedì 26 novembre 2019

RIFORMA FISCALE (SENZA ISEE E NAVIGATOR)

RIFORMA FISCALE (SENZA ISEE E NAVIGATOR)
Viviamo un'epoca in cui la disuguaglianza è elevata e la demonizzazione dei ricchi è popolare, specie presso certi politici che desiderano aumentare la ridistribuzione delle risorse economiche.
Evitiamo il problema se sia giusto o meno, concentriamoci su come sia meglio tassare i ricchi facendo meno danni possibile.
Prima considerazione. Prendiamo due milionari in testa a tutte le classifiche dei redditi. Sono dei privilegiati ma sono anche molto diversi. Il Sig. Mani Bucate spende, spande e se la spassa. Beve vini costosi, guida Ferrari e vola con il suo jet privato per sontuose vacanze. Foraggia la politica sperando di ricavarne qualcosa. L'altro, il Sig. Frugale, guadagna tanto quanto Mani Bucate ma vive modestamente risparmiando la maggior parte dei suoi guadagni e accumulando un considerevole gruzzolo. Invece, investe i suoi soldi in start-up di successo, la sua passione. Ha in programma di lasciare parte della sua ricchezza a figli e nipoti vincolandoli a certi investimenti, ma anche alla sua alma attraverso un programma per i ragazzi di talento meno abbienti.
Domanda: chi dovrebbe pagare di più tra Mani Bucate e Frugale. Forse il secondo dovrebbe essere tassato meno, le sue attività beneficiano tutta la comunità. Ma, tra tutte, la cosa davvero inaccettabile è che venga tassato di più! Eppure questo è ciò che accade nel caso di una patrimoniale, che colpirebbe gli investimenti del sig. Frugale lasciando indenne Mani Bucate.
Esistono modi migliori per ridistribuire, modi che non penalizzano la prudenza e l'investimento sul futuro. Che ne dite di una mega addizionale forfettaria a tappeto sull'IRPEF per poi ridistribuire le entrate sotto forma di reddito universale di base? L'IRPEF c'è già, basterebbe fissare le addizionali. La ridistribuzione, essendo universale, sarebbe facile da amministrare. Insomma, si potrebbe fare tutto domani mattina.
Ma l'idea di un reddito di base universale ha molti critici. Il consiglio è quello di guardare le cose più da vicino. Considerate per esempio questi due piani:
1) Un trasferimento in base all'ISEE di 1.000 al mese per i più bisognosi finalizzato alle reale necessità. L'intero importo va solo ai redditi zero. Il trasferimento sfuma gradualmente quando si comincia a guadagnare fino ad azzerarsi a quota 60.000 euro. Il programma è finanziato con un'addizionale del 20% sui redditi sopra i 60.000 euro.
2) Un reddito universale di base pari a 1.000 al mese finanziato da un'imposta forfettaria del 20% su tutti i redditi.
Preferite il piano A o il piano B?
La maggioranza vede meglio A (è molto meno costoso). Motivazione: concentra l'aiuto su chi ha più bisogno, aumenta meno le imposte e lo fa solo sui ricchi. Il piano B è folle, che senso ha dare un reddito di base a Berlusconi?
Sono argomenti che seducono, ma seducono meno quando si svela che si tratta dello stesso piano espresso in modi diversi.
Basta guardare al netto (tasse meno trasferimenti) per accorgersene. Una persona con reddito zero ottiene 12.000 euro all'anno in entrambi i casi. Una persona con un reddito di 60.000 euro ottiene zero in entrambi i casi (riceve 12.000 e paga 12.000). Una persona con un reddito di 160.000 euro paga il 20% in più in entrambi i casi. Tutti si ritrovano con un'aliquota marginale del 20%.
Due lezioni: 1) se trovi un piano A, ricordati che c'è sempre un piano B equivalente. Molti critici del reddito di base universale non colgono l'equivalenza dei due approcci. Naturalmente il piano B è più facile da implementare (non serve nessun navigator e nessun incasinatissimo ISEE da compilare, tanto per capirsi). 2) E' sempre fuorviante concentrarsi su tasse e trasferimenti separatamente.
Concludo dicendo che il piano B è solo una versione dell'imposta negativa sul reddito che Milton Friedman ha proposto nel suo libro Capitalismo e libertà nel 1962. Sempre sia lodato.
Puo' il Maestro sbagliarsi? Certo che puo'... ma secondo me in questo caso ha ragione.

lunedì 8 ottobre 2018

POST Imposta negativa, non reddito minimo

Per non scoraggiare il lavoro e non morire soffocati da burocrazia

https://epistemes.org/2018/10/08/working-poor-allamericana-credito-dimposta-che-non-disincentiva-il-lavoro/

venerdì 12 agosto 2011

Libertarianism A-Z: reddito minimo nit negativ income tax

La negative income tax (reddito minimo) potrebbe rimpiazzare una miriade di programmi governativi anti- povertà che alimentano confusione e distorsioni.

La NIT non è perfetta: genera disincentivi al lavoro. Ma questo è un male minore se raffrontato ai disincentivi delle alternative.

La NIT ha però il pregio della chiarezza e puo’ essere implementata da pochi burocrati, anzi, è un automatismo. Limita le controversie politiche (chi è il vero povero?) e le distorsioni di mercato tipiche degli aiuti "in-kind" così come pure la corruzione.