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venerdì 22 dicembre 2017

Per farla finita con le ricette

Per farla finita con le ricette

La tesi sarebbe all’incirca questa: se accetti il principio del consenso informato, allora devi farla finita con le ricette. Che senso hanno?
Il problema di fondo è all’incirca questo: l’assunzione di una medicina assicura certi benefici con una probabilità dell’x% e certi effetti collaterali spiacevoli con una probabilità dell’y%. Chi deve decidere se assumerla o meno? E chi è l’esperto in materia?
Risposta: l’esperto non è il medico (lui è esperto solo nel ricavare x e y) ma il bioeticista.
All’inizio del ‘900 una storiella come questa che schizzo qua sotto rivoltò come un calzino la bioetica.
Maria andò all’ospedale in preda a dolori addominali, il medico che la visitò riscontrò la presenza di un grumo sospetto: bisognava intervenire. Tuttavia, Maria era di parere contrario, voleva tornare a casa la mattina seguente alla notte in cui restava in osservazione. I medici insistettero, la svegliarono più volte per ottenere un via libera ma Maria si oppose ostinatamente. Al mattino decisero di sedarla a sua insaputa e di intervenire chirurgicamente per asportarle un fibroma uterino ricorrendo ad un’isterectomia o come diavolo si chiama. Il decorso post-operatorio fu complicato e incluse l’amputazione di due dita in seguito a cancrena.
Evito date e luoghi per non appesantire, sta di fatto che episodi di questo tipo spinsero allo sviluppo più significativo nell’etica medica del XX secolo: la necessità di un consensodel paziente per far partire la cura.
In poche parole: fine del paternalismo medico.
Ora al comando delle operazioni sta ora il malato, il medico è un prezioso consulente che entra in azione solo ad un cenno del vero boss.
Prima i medici ricorrevano spesso alle “bugie pietose” per mascherare l’esito della diagnosi e agire così in autonomia.
Ancora negli anni ‘70, il 90% dei medici edulcorava o addirittura occultava al paziente la diagnosi di cancro.
Il principio di autodeterminazione nella cura suona così: ogni essere umano adulto in possesso delle sue facoltà mentali ha il diritto di stabilire che fare con il suo corpo.
E’ la dottrina del consenso informato.
Ma il processo storico presenta una curiosa asimmetria: man mano che cresceva l’autodeterminazione nella cura, cresceva anche il proibizionismo nell’accesso ai medicinali.
Più il paziente diveniva “libero” di curarsi, più difficoltoso diventava farlo concretamente. Quel che veniva dato con una mano, veniva tolto con l’altra.
Sembrerebbe molto più logico che l’introduzione del consenso informato sdogani anche il libero accesso ai farmaci.
Questo non significa silenziare i medici ma trasformarli in consulenti del Signore, ovvero del malato.
Si noti il vero paradosso: oggi rifiutare i medicinali è concesso, ma non è concesso assumerli senza autorizzazione dall’alto.
Rischiare omettendo si puo’, rischiare agendo è vietato. Ma che senso ha?
Se il dottore che mi diagnostica il diabete e poi mi prescrive l’insulina, io posso mandarlo a quel paese ripiegando su esercizi e dieta ferrea. Lui non puo’ nulla nei miei confronti, non puo’ impormi la sua cura.
Se il dottore che mi diagnostica il diabete mi prescrive esercizi e dieta ferrea, io non posso mandarlo a quel paese ripiegando sull’ insulina.
Nell’ultimo caso e solo nell’ultimo caso io sono suo schiavo, poiché l’insulina mi è negata in assenza di un suo consenso.
Difficile ricavare una logica da una situazione del genere.
Proibire con la forza l’accesso alle medicine significa negarela libertà di cura. Punto.
La teoria del consenso informato presume che il paziente sia la persona nella posizione migliore per scegliere le cure che salvaguardando i suoi interessi.
Questo perché gli interessi da tutelare sono quelli “generali”, non quelli strettamente legati alla salute fisica.
Il dovere del medico è quello di fornire informazioni, poi deve sparire in attesa di ordini.
Il pilastro giuridico della “posizione di vantaggio” è un’eredità ricevuta da John Stuart Mill: “nessuno più dell’interessato è nelle condizioni di decidere o meno su un rischio che lo riguarda”.
Le preferenze di una persona sono inaccessibili ai terzi, è questa la base di ogni sano soggettivismo/solipsismo. Tu non puoi leggermi nell’animo.
I due bioeticisti di riferimento su questo tema sono Allen Buchanan e Robert Veatch: “non ha senso che chi è esperto in una sola componente del benessere debba pronunciarsi sul benessere in generale di un altro soggetto”.
La salute fisica è solo una componente – per altro secondaria – del benessere. Chi meglio dei cattolici ha chiara questa verità? Nessuno.
Una focalizzazione miope sulla salute fisica assomiglia a quella di chi punta tutto sul denaro per essere felice. Pazzi!
I dottori dovrebbero curare i pazienti prima che le malattie (Maimonide), è quindi ovvio che al paziente debbano concedere la precedenza.
Di fronte ad una divergenza nulla vieta che il dottore insista, ma alla fine sarà lui a cedere, pena la violazione di diritti fondamentali.
Immaginatevi il classico testimone di Geova contrario alle trasfusioni. Sottoporsi al trattamento è chiaramente nell’interesse della sua salute fisica ma che ne sappiamo noi della sua “salute generale”? Della sua identità culturale, del suo impegno religioso? Solo uno scientista equiparerebbe “salute fisica” e “benessere generale”.
Il discorso si estende – in modo depotenziato – ai figli del Testimone di Geova. Qualora non siano in grado di esprimere un consenso, la cosa più plausibile è supporre che assomiglino ai genitori, del resto i più interessati al loro bene.
Possiamo anche immaginare un paziente che rinuncia alla chemioterapia per preservare la sua fertilità anche se questa decisione mette a rischio la sua vita. Le scelte di cura sono sempre valoriali e i valori appartengono al soggetto.
Tutte le libertà possono essere ricondotte alla libertà religiosa, la libertà fondamentale.
La chirurgia estetica non fornisce nessuna cura a fronte di molti rischi, ma noi l’accettiamo proprio perché alla base rinveniamo il consenso del paziente.
***
Tutti gli argomenti appena scorsi valgono quando si affronta un rischio di cura. Non ha senso distinguere se il rischio si generi da un’omissione piuttosto che da un’azione.
Quando il medico decide di prescrivere una medicina lo fa calcolando un rischio, ma, per quanto appena detto, il medico non ha gli elementi per capire se “il gioco vale la candela”. Il medico puo’ solo quantificare un rischio particolare e poi cedere la parola.
Ma quelle messe peggio sono le autorità che autorizzano la messa in commercio dei medicinali: loro nemmeno conoscono i possibili beneficiari! Come mai potrebbero calcolare  il “rischio personale complessivo”?
Immaginiamoci un paziente che sbaglia. Per ignoranza, per presunzione, per distorsioni cognitive il paziente puo’ prendere posizioni sbagliate e pentirsi amaramente delle sue scelte.
La cosa non cambia i termini della questione: un paziente che decide e sbaglia mantiene comunque una dignità personale superiore a quella del paziente/pupazzo forzato nella giusta direzione.
Se la modernità conserva un briciolo di virilità è qui che la troviamo. Vogliamo estinguerla del tutto?
Chi sostiene la prescrizione delle ricette, ritiene che medico e regolatore siano meno coinvolti e più esperti rispetto al paziente.
Obiezioni precedenti a parte, questo varrebbe anche nel caso del consenso informato! Perché lì abbiamo ritenuto perdentequesto argomento?
Qualcuno sostiene che il paziente trascura il lungo periodo. Ma è tutt’altro che chiaro perché mai bisognerebbe privilegiare il lungo periodo.
Ad ogni modo, e vale la pena di ricordarlo ancora, il giudizio degli esperti ha comunque un grande peso, direi che nella maggior parte dei casi è determinante nei fatti in moltissimi casi. Si tratta di un’evidenza in nostro possesso maturata nell’ormai lunga pratica del consenso informato.
Il paziente insicuro, sperso, disorientato, travolto dagli eventi – quello a cui pensano i paternalisti – si affiderà certamente al medico.
C’è un altro motivo per delegare al paziente le decisioni: quando un paziente sceglie, l’effetto placebo va alle stelle (e non vi passi per la testa di sottovalutare l’effetto placebo). Scegliersi la cura significa formulare profezie che si autoavverano.
Io sono mio. Ecco il principio cardine.
Sbagliare moglie puo’ avere conseguenze tragiche. Uno psicologo (ma anche un algoritmo) ne sa in teoria più di noi sulla compatibilità dei caratteri nel lungo termine dei caratteri. Eppure, nessuno di noi oserebbe conculcare il diritto fondamentale di scegliere e sbagliare su questo tema. Il diritto di rovinarsi la vita con le proprie mani è sacro.
C’è chi resiste a quanto dico sostenendo che le scelte sanitarie non siano poi così intime, e che quindi non meritino una protezione particolare.
Io dico invece che toccare il corpo di una persona significa entrare nella sua intimità. Anche di più che toccare la sua proprietà o la sua reputazione.
Stephen Darwall sostiene in modo convincente che interferire nelle scelte mediche di un adulto responsabile significa nella sostanza non riconoscere la sua dignità di membro di una comunità morale.
Così facendo si  viola un principio kantiano.
L’aspetto criticabile del paternalismo, allora, non sta tanto nella delega a terzi di una tutela non richiesta, quanto piuttosto  in una mancanza di rispetto  verso chi intende proteggere.  La persona viene di fatto squalificata e ridotta ad infante permanente.
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La dottrina del consenso informato ha anche il pregio di proteggere il paziente da abusi.
Anche chi non è convinto dal diritto a scegliere per sé, converrà sul fatto che le persone non debbano subire violenze fisiche.
Fissare delle eccezioni è sempre un rischio.
Manson O’Neill sostiene che la dottrina del consenso informato è meglio compresa se vista come un impedimento ai medici di violentare i propri pazienti, neanche a fin di bene.
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Chi può scegliere di ingurgitare una medicina che avrà certi effetti, puo’ anche scegliere di farlo con una medicina che probabilmente avrà certi effetti. perché no?
Nel mondo concreto tutto è riconducibile a probabilità, il fatto che una probabilità si avvicini al 100% o al 75% non deve cambiare lo schema di fondo.
I medici, oltretutto, non hanno particolari competenze in tema di valutazione del rischio, non conoscono nemmeno le basi della decisione razionale in presenza di rischi, non sono operatori finanziari. La loro competenza si limita a stabilire e comunicare le probabilità stimate. Poi, se sono medici coscienziosi, possono trasformarsi in “amici” del paziente, ma non andare oltre.
Se quanto ho appena detto è vero, allora ciò comporta una profonda riforma nelle procedure di approvazione dei medicinali.
Ad oggi nessun malato può accedere a medicine sprovviste di apposita certificazione di sicurezza.
Tuttavia, come abbiamo visto di sopra, il concetto di sicurezza rinvia ai valori personali.
Non solo, gli stessi regolatori certificano anche medicinali che implicano certi rischi. In altri termini, il concetto di sicurezza è sempre relativo, e non potrebbe essere che così.
Posta e tollerata una certa quota di rischio, la domanda diventa: come individuare questa soglia?
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C’è chi sostiene che il consenso è davvero informato solo se inerente a farmaci approvati. In caso contrario, come conoscere i reali rischi?
Ma il mercato nero delle medicine non approvate dimostra che un consenso informato si forma anche senza certificazioni.
Per capire meglio di cosa sto parlando, bisogna sapere che in taluni medicinali vengono approvati solo per specifiche patologie, ma poi restano a disposizione di tutti su un mercato nero.
Si tratta di contesti in grado di simulare un mondo deregolamentato, una specie di esperimento naturale. E’ chiaro che l’estensione e il successo di questi mercati getta sospetti sull’utilità di una regolamentazione preventiva.
Noi gente di confine abbiamo una fruttuosa esperienza in questo senso: i nostri medici di fiducia ci spedivano regolarmente in Svizzera per reperire utili medicine non autorizzate in Italia. Svizzera, grazie di esistere.
Oltre all’approvazione delle medicine, c’è poi la questione delle ricette. Anche qui bisogna intervenire per tutelare il diritto alla cura.
Prendiamo il caso delle medicine in grado di potenziare la nostra resistenza ai carichi cognitivi, l’Adderal ha fatto parlare molto di sé. Oggi vengono usate da tutti senza prescrizione poiché ufficialmente si tratta di medicine destinate unicamente ai soggetti ADHDDHHAHADA.
Ma questo è anche  un caso preclaro in cui il medico  non sarà mai in grado di soppesare l’opportunità dell’assunzione, i fattori in gioco per ciascun soggetto sono moltissimi e sempre diversi, la gran parte di essi ricadranno al di fuori della sfera di competenza del medico, molti non saranno neppure a lui noti.
Anche gli alcolici bevuti ad una festa possono essere pericolosi per la nostra salute, ma nessuno si sogna di delegare ad un medico la decisione di quale spumante stappare al mio compleanno. Si tratta della mia festa e decidi decido io.
Anche la privazione da sonno è estremamente dannosa, ma poiché l’indomani ho un esame decisivo sono io a decidere se stare sveglio a studiare stanotte, non il medico.
Conclusione: se troviamo  ragionevole la dottrina del “consenso informato”, e ormai è accettata ovunque, allora urge riformare al più presto le procedure di approvazione e prescrizione dei medicinali. Una volta proclamata la libertà di cura non si possono fare eccezioni e non si può ricorrere a doppi standard del  tutto arbitrari.  
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giovedì 20 luglio 2017

Contro le ricette

Contro le ricette

Pharmaceutical Freedom: Why Patients Have a Right to Self Medicate – Jessica Flanigan
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Tesi: se si accetta il principio del “consenso informato”, allora bisogna accettare anche il libero accesso alle medicine
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Problema: l’assunzione di una medicina assicura certi benefici con una probabilità dell’x% e certi effetti collaterali spiacevoli con una probabilità dell’y%. Chi deve decidere se assumerla o meno? E chi è l’esperto in materia? L’esperto non è il medico (lui deve fornire x e y) ma il bioeticista.
1 A Defense of Self-Medication
Mary Schloendorff was admitted to New York Hospital in the winter of 1907, suffering from abdominal pain and indigestion.1 Before she was discharged, a physician found a lump in her side during a physical examination. The physician, Dr. Frederick H. Bartlett, advised that Mary be examined under anesthesia to determine what the lump was. Mary replied that she did not want to undergo any operation, but Dr. Bartlett assured her that the exam was only investigational and that she could decide later if she wanted surgery. Still, Mary decided to go home and wrote to her landlady that she was returning. The night before Mary was to leave the hospital, she was awakened several times in preparation for an examination, and each time she stated that she did not want an operation. Mary’s ability to understand her circumstances and make decisions was not impaired during this time. Nevertheless, the next morning she was physically restrained and anesthetized. When she woke up, she learned that a surgeon discovered uterine fibroids and that she had been given a supravaginal hysterectomy. Screaming in pain, she was confined to the hospital. As she recovered, Mary was transferred to a series of hospitals and convalescence homes for months. She developed painful complications related to the surgery, including the amputation of some of her fingers as a result of gangrene. The most significant development in twentieth-century medical ethics is the rejection of medical paternalism of the sort that Mary Schloendorff experienced.
Note:LA STORIA DI MARY SHLOENDORFF
Before the twentieth century, physicians routinely deceived patients, withheld diagnoses, and even performed unwanted medical interventions.
Note:PRIMA DEL XX SECOLO
A 1967 survey of internists and surgeons found that almost 90 percent of physicians had a general policy of withholding cancer diagnoses from patients.2 Some even reported that they falsified diagnoses of patients in advanced-stages of their diseases.
Note:DIAGNOSI DEL CANCRO
principle of self-determination that Judge Benjamin Cardozo famously articulated in his opinion for Schloendorff v. New York Hospital: Every human being of adult years and sound mind has a right to determine what shall be done with his own body;
Note:AUTODETERMINAZIONE
Just as patients were gaining ever more rights as part of the newly developing doctrine of informed consent, administrative agencies began enforcing legal limits on the kinds of medicines patients could purchase and use…Today, pharmaceutical regulation is pervasive.
Note:+CONSENSO INFORMATO – LIBERTÀ DI MEDICINA
My thesis is that the same considerations that justify rights of informed consent also justify rights of self-medication.
Note:TESI
This is not to say that patients should use pharmaceuticals without seeking medical advice.
Note:FUGHIAMO L’EQUIVOCO
1.1 Two Motivating Cases
Risky Refusal: Debbie has diabetes and her physician advises her to start insulin treatment. Debbie understands the risks of refusing insulin but is also unwilling to live by a schedule and monitor her medication. Against medical advice, Debbie decides to try to manage her diabetes with diet and exercise. Debbie’s physician is morally and legally prohibited from injecting Debbie with insulin against her wishes.
Note:RISCHIARE RIFIUTANDO I MEDICINALI È CONCESSO
Risky Access: Danny has diabetes and his physician advises him to treat his condition with diet and exercise. Danny doesn’t want to invest the time or energy in diet and exercise and would prefer to just begin using insulin right off. Against medical advice, Danny wishes to try to manage his diabetes with insulin. However, Danny cannot legally access diabetes medication without a prescription
Note:RISCHIARE COI MEDICINALI È VIETATO
laws that prohibit people from accessing drugs are backed by threats of force, which are ultimately threats to a person’s bodily integrity.
Note:PROIBIRE LE MEDICINE VIOLA LA LIBERTA’ DI CURA
1.2 Patients Know Best
The first argument in favor of informed consent can be stated thus: (P1) Each patient is typically in the best position to determine which treatments are in his or her overall interest. (P2) Health workers should aim to promote patients’ overall well-being. (P3) In general, the most reliable way to promote overall well-being is to defer to the expert. (C) Health workers should defer to patients’ judgments about treatment options.
Note:ARGOMENTO DELLA “POSIZIONE PRIVILEGIATA“.
people are generally sufficiently capable of judging what treatments are in their interest, and they have a presumptive advantage over other potential decision-makers. This premise originates with John Stuart Mill’s claim that no one but a person himself can judge whether a risk is worth taking because each person understands and cares about his own interests more than anyone else.
Note:UN PRESTITO DA MILL
In the medical context, bioethicists, including Allen Buchanan and Robert Veatch, have affirmed the principle. Veatch writes, “There is no reason to believe that a physician or any other expert in only one component of well-being should be able to determine what constitutes the good for another being.”
Note:BIOETICISTI A SOSTEGNO
The second premise also assumes that health is only one part of a patient’s overall well-being and states that health workers should aim to promote overall well-being.
Note:SALUTE COME PARTE DEL BENESSERE
A myopic focus on health mistakes the means to a good life for the good life itself, just like an obsession with money or admiration would.
Note:ANALOGIA TRA SALUTE E DENARO
This principle dates at least to Maimonides, who wrote that physicians should treat patients and not diseases.
Note:MAIMONIDE
those who are concerned that other people’s stated judgments differ from what they would judge on reflection may provide resources for further deliberation and offer information and advice to encourage reflective decision-making while also deferring to people’s stated judgments about well-being.
Note:IMPREGIUDICATO L’IMPEGNO DEI TERZI
To illustrate this epistemic argument for medical autonomy, imagine a deeply religious Jehovah’s Witness who believes that it is wrong to accept blood transfusions. While a physician might correctly judge that a blood transfusion is in the interest of her health, the physician might also agree that it is not in her interests all things considered, given her cultural identity and religious commitments.
Note:TRASFUSIONI AL TESTIMONE
we might imagine a cancer patient who refuses chemotherapy in an effort to preserve her fertility, even though alternative therapies are less likely to succeed than chemotherapy.
Note:CHEMIO E FERTILITÀ
cosmetic surgery does not provide patients with any medical benefit, and it carries significant risks. But cosmetic surgeons act permissibly because their patients accept medical risks
Note:CHIRURGO ESTETICO
1.3 Patient Expertise and Drug Choice
To extend on Mill’s argument, when it comes to a patient’s expertise about her own well-being, it doesn’t matter whether she is making a judgment about accessing or refusing treatment. When Debbie decides to refuse treatment, against medical advice, it is because she judges that treatment is not in her overall interest.
Note:L’ARGOMENTO VALE PER ENTRAMBI I RISCHI
When a physician makes a decision about whether to allow a patient to access a prescription-only drug, the decision is based on an analysis of how risky the drug is, which depends on the severity of the condition it treats and the expected side effects for a particular patient-type. But a physician cannot know whether using a drug is “worth it,” which is precisely the question physicians are required to ask when they are designated as gatekeepers between patients and prescription drugs.
Note:IL MEDICO CHE NON PRESCRIVE UNA MEDICINA
Pharmaceutical regulators are in an even worse position to judge whether a patient should have access to a drug.
Note:IL REGOLATORE È MESSO PEGGIO DI TUTTI
When pharmaceutical policy empowers physicians and regulators to decide whether the risks of a particular treatment are worth it given the benefits, people who have scientific knowledge are empowered to make decisions about other people’s values.
Note:SCIENZA E ALTRI VALORI
we might imagine patients who genuinely do choose against their interests. Whether because of cognitive biases, stupidity, imprudence, or indifference, people make terrible choices all the time and later regret those choices.
Note:IL PAZIENTE CHE SBAGLIA
One would need to show instead that patients are more reliably mistaken about their interests than physicians and regulators.
Note:COSA CI ASPETTIAMO DAL PATERNALISTA
Physicians and regulators are unbiased because they are not experiencing the pain and fear associated with an illness, and they also have much more experience seeing the effect of treatment
Note:ESEMPIO DI ARGOMENTO PATERNALISTA
First, the price of this skepticism is to reject not only self-medication but also informed consent.
Note:CONSEGUENZE INACCETTABILI
even if patients suffer from reliable cognitive biases that impair their ability to perceive and act in their overall interests, physicians and regulators have cognitive deficits when it comes to perceiving another person’s interests.
Note:BIAS COGNITIVI E DEFICIT COGNITIVI
Third, the claim that the relevant characterization of a person’s overall interests refers to her long-term well-being is itself a controversial claim.
Note:CONTA SOLO IL LUNGO PERIODO?
Fourth, even if patients’ judgments about their well-being are not reliable, it doesn’t follow that the judgments of physicians and regulators should prevail. Insofar as physicians and public officials can educate and inform patients in ways that ameliorate patients’ judgments, they ought to, since patients still have greater knowledge
Note:L‘INFORMAZIONE NON È PREGIUDICATA
Another reason in favor of deferring to patients is that patients’ judgments about the effects of treatment choices can potentially become a self-fulfilling prophecy. The mere belief that a treatment will make a patient worse off could make it true that the treatment will make her worse off if she has it.
Note:PROFEZIE AUTOAVVERANTI
1.4 Intimate Choices
The most important reason to respect a patient’s autonomy is that each person has the right to decide what happens to his or her own body. Today, physicians and public officials must abide by the doctrine of informed consent, even when it is clear that a patient’s choice will not promote her overall well-being on any plausible account of well-being.
Note:IO SONO MIO
Consider an analogy to romantic choices. Most of us can think of people in our lives who manage their romantic lives in ways that are terrible for their short-term and long-term well-being.
Note:QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE
1.5 Anti-paternalism and Freedom to Choose
One may resist this line of argument by claiming that the fact that people tend to value intimate and personal bodily choices more than other choices does not mean that those choices merit special protection.
Note:L’INTIMITÀ MERITA UN TRATTAMENTO SPECIALE?
if people were unjustified in singling out bodily choices, then perhaps other sorts of entitlements, such as property rights or reputations, would merit further protection as well.
Note:E LA PROPRIETÀ?
Stephen Darwall persuasively argues that paternalistically interfering with a competent adult’s choices reflects a failure to recognize the respect that she is owed as a member of the moral community who has equal status to others.
Note:PRINCIPIO KANTIANO
Darwall writes: The objectionable character of paternalism … is not primarily that those who seek to benefit us against our wishes are likely to be wrong about what really benefits us. It is not simply misdirected care or even negligently misdirected care. It is, rather, primarily a failure of respect,
Note:IL RISPETTO
1.6 Patient Protection
Another reason to support the doctrine of informed consent is that it protects patients from abuse. In particular, even if one is unconvinced by arguments in favor of a general right to choose, one may agree that people have rights against coercion, battery, or fraud…This justification for informed consent is based on Manson and O’Neill’s argument that the doctrine is best understood as a way of preventing physicians from acting wrongly.30 On their account, informed consent is a way of ensuring that all physicians take due care to ensure that their patients are sufficiently informed so as not to be deceived and to protect patients from feeling coerced or pressured to make a particular decision….
Note:TUTELA DAGLI ABUSI
1.7 Ignorance and Fraud
There are three reasons to accept the principle that if a person can consent to drugs with certain outcomes that she can also consent to drugs that carry known and unknown risks. First, drugs with certain outcomes may be understood as drugs that have a 100 percent likelihood of a particular effect. It is unclear why a person would be permitted to consent to a 100 percent likelihood of a single outcome but not a 50-50 lottery between two outcomes.
Note:VALUTAZIONE DEL RISCHIO
1.8 Self-Medication and Unapproved Drugs
Rights of self-medication require changes to the approval process for investigational drugs and changes to the prescription drug system.
Note:IL DIRITTO ALLA CURA E LE REGOLE
Currently, patients are legally prohibited from accessing investigational drugs until they have been approved safe and effective by regulators at government agencies such as the FDA or the European Medicine Agency (EMA). Yet safety is a normative judgment. Officials may certify a drug as safe even if there are some risks associated with its use,
Note:SICUREZZA RELATIVA
Given that officials tolerate some level of risk regarding drugs, the question is then how much risk is acceptable
Note:LA SOGLIA
One concern is that approval requirements are necessary to ensure informed consent because otherwise patients and physicians would not have enough information to know whether a drug was safe or effective.
Note:ESSENZIALITÀ DELL’INFORMAZIONE
the off-label drug market in the United States demonstrates that a market in unapproved drugs is not incompatible with informed consent. In the United States, drugs are tested as effective treatments for particular patient-types with specific conditions. Once approved, those drugs can be prescribed off-label for any condition. Off-label prescribing gives us a glimpse into a world without prohibitive testing requirements…The pervasiveness and success of the off-label market suggests that premarket efficacy testing requirements are not necessary to protect patients….
Note:OFF LABEL
1.9 Self-Medication and Prescription Drugs
In addition to reforming the approval process, physicians and public officials should also rethink the prescription drug system in light of patients’ rights of self-medication… Epistemic arguments in favor of self-medication support reforms to current prescription drug systems because the current systems all privilege physicians’ and pharmacists’ judgments about treatments, instead of patients’ judgments about whether using a drug is the right choice….
Note:LA RICETTA NEUTRALIZZA IL DIRITTO ALLA CURA
A growing number of students and professionals use neuroenhancements even though they do not have a medical condition that warrants the prescription of the drugs. Under the current system, people without a diagnosis of attention deficit disorder (ADD), or a similar condition, cannot legally buy Adderall because they cannot obtain a physician’s prescription for the drug. One justification for a prohibition of Adderall is that the drugs are not safe enough to be used as neuroenhancements
Note:MEDICINA E DROGHE. IL CASO ADDERALL
Despite these significant risks, physicians are not equipped to judge whether the risks of Adderall are justified for the sake of the cognitive benefits it brings.
Note:ANCORA: CHI GIUDICA?
People can permissibly use alcohol to make going to a club more enjoyable even though alcohol can be dangerous. Students are not forbidden from pulling all-nighters to gain an advantage on an exam, even though sleep deprivation is unhealthy.
Note:ALCOL
1.10 Conclusion
Though different, the epistemic and rights-based justifications for informed consent agree that a patient has a special normative relationship to her own life.
CONCLUSIONE