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sabato 10 marzo 2018
Quell'idiota di Bertrand Russell
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giovedì 5 maggio 2011
Le “buone ragioni” del Cardinale
C’ è un famoso libro di Bertrand Russell che ha convertito frotte di gente alla moda. Ma per entrare nell’ eletta schiera era necessario girare al largo dall’ arci-nemico di quel testo: John Henry Newman. Io, che non nutro questa ambizione, posso abbeverarmi compiaciuto alle parole del Cardinale:
… la ragione per cui Bertrand Russell, ad esempio, era ateo non era che egli avesse provato per via logica o stabilito con indagine scientifica che il cristianesimo fosse falso, ma piuttosto il fatto che il suo atteggiamento nei confronti della vita e del mondo indicava o imponeva che non ci fosse la necessità di postulare un Dio… per Russell chiedere quale significato ultimo abbia la vita, era in se stessa una domanda ingiustificata, se non priva di senso… ma, mentre l’ ateismo era un risultato naturale e ragionevole dei suoi personali presupposti e principi, la sua negazione della fede è altrettanto indimostrabile e percio’ irrazionale quanto la fede dei cristiani… Per Newman non era concepibile una rigida separazione tra uomo e pensatore… riguardo all’ esistenza di Dio, Newman preferisce personalizzare il problema sottolineando l’ unicità della coscienza… riteneva che il pensiero umano, diversamente dal linguaggio, fosse un’ attività preminentemente personale: io posso pensare solo i miei pensieri, non quelli di un’ altra persona… per lui la certezza, lungi dall’ essere una verità accettata passivamente, era un’ attività di riconoscimento attivo…
Ian Ker – L’ originalità filosofica di John Henry Newman – Jaca Book
Secondo Newman, la fede in Dio riposa su un ragionamento che non è né deduttivo né induttivo. Niente di originale, solo un “ragionamento probabilistico”.
Ma per capire di cosa si tratta giova avere una concezione “soggettiva” delle probabilità e vederle così le “buone ragioni” sulla base delle quali la nostra libertà “scommette”.
De Finetti, il più grande matematico applicato nell’ Italia del secolo scorso, difende, contro la scuola “frequentista”, la definizione di probabilità come scommessa.
La probabilità soggettiva si forma dentro di noi in conformità al nostro vissuto pregresso, soppesando una miriade di avvenimenti e di feedback talmente densa e variegata da non poter essere ridotta a calcolo formale.
Noi non ci limitiamo a ragionare ma “siamo” la nostra ragione, siamo il sedimento che si arricchisce giorno dopo giorno, scoperta dopo scoperta, avventura dopo avventura. Siamo il cumulo di esperienze che si aggiorna comprimendosi in emozioni e intuizioni che giungono fino all’ evidenza immediata e che ci forniscono le “buone ragioni” affinchè la Libertà possa scegliere la Speranza.
In questo senso la Ragione si lega inestricabilmente alla Persona, la vita proba al lucido pensiero; in questo senso un giudizio sulla persona è già un giudizio sui ragionamenti pratici che svolge.
In questo senso verificare che il cristiano è persona più felice e più generosa dell’ ateo e del meta-ateo, è già un punto a favore dei ragionamenti con cui “dimostra” l’ esistenza di Dio.
lunedì 10 gennaio 2011
Meditazioni libertarie sul Vangelo del 9.1.2011
In quel tempo. Il Signore Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
Battesimo e individualismo vanno sempre di pari passo.
La concezione "descrittivista" è la vera antagonista della concezione "battesimale". Per la prima noi siamo cio' che facciamo e cio' che diciamo. Siamo, insomma, la relazione che ci rende "descrivibili".
Il "descrittivismo" messo a punto da Frege e Russell esalta la "relazione": la nostra identità si dispiega nelle relazioni in cui siamo immersi. Per quella via alcuni arrivano addirittura a propugnare il cosiddetto "costruzionismo": la nostra realtà identitaria si "costruisce" dal nulla instaurando relazioni.
Brillante vindice di questa fallace impostazione fu colui che viene riconosciuto come uno dei più grandi logici della contemporaneità, Saul Kripke (a tre anni disse alla mamma che se Dio è ovunque per entrare in casa bisogna farlo uscire).
La teoria logica dei nomi propri di Kripke dimostra che la nostra identità si fonda su un "battesimo" primigenio e non su una "descrizione"; ovverosia, l' individuo ha una realtà che precede le relazioni in cui si impegna, questa realtà intuitiva non è affatto una "costruzione" ma esiste a prescindere dalle formulazioni attraverso cui viene descritta.
La logica contemporanea più avanzata torna dunque al realismo e all' essenzialismo e lo fa a passo di carica.