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sabato 14 ottobre 2017

Far bene del bene


Far bene del bene


Volete far del bene?
Occupatevi innanzitutto di cosa è bene occuparsi.
Qual è il problema più importante che abbiamo?
Tre criteri possono aiutare.
1. La scala
Occupatevi di problemi che si presentano su larga scala.
Difficilmente il candidato riguarderà i paesi ricchi dove abitate: siamo una minoranza irrilevante rispetto alla popolazione mondiale.
C’è gente ossessionata dallo stand-by del televisore, oppure dal coperchio da mettere sul pentolino quando bollono le patate. Inezie trascurabili.
Il nostro intuito non ci aiuta nel valutare l’entità di un problema: se una petroliera fa naufragio spendiamo per salvare 2000 uccelli imbrattati quanto basta per salvarne 20.000 finanziando programmi standard. La scala del nostro intervento ci sfugge.
Ci interessa il “qui ed ora”, ma nel “qui ed ora” il bene possibile è minimo.
Leggere meno i giornali – il trionfo del “qui ed ora” – fa bene al “bene”.
Lasciate perdere il cancro e dedicatevi piuttosto ai vermi parassiti che colpiscono molte più persone e hanno cure efficaci.
2. L’interesse
Il problema più importante è un problema negletto. Quelli su cui l’attenzione è vigile hanno già una schiera di adepti indaffarati.
Possiamo declassare questioni come il riscaldamento globale, di cui si parla un giorno sì e l’altro pure.
Ai problemi di salute nei paesi ricchi si dedica già una miriade di medici, inutile unirsi alla folla. Molto meglio guardare ai paesi poveri.
Quanta più gente si dedica ad un problema, tanto meno è probabile che voi facciate la differenza.
E’ come raccogliere i frutti da un albero: se altri sono già passati di lì probabilmente non ci sarà più nulla da raccogliere nei rami bassi, dovreste avere inusuali doti di arrampicatore per contribuire in modo significativo allo spoglio.
I problemi più negletti sono quelli che si manifestano raramente. Faccio un esempio: l’impatto di un asteroide con il nostro pianeta sarebbe realmente disastroso, ma poiché non ci sono precedenti vicini nessuno se lo fila e i “frutti bassi” abbondano.
Anche qui ripeto l’ovvio: leggere meno i giornali – il trionfo del male modaiolo -fa bene al bene.
2. La soluzione
Dare la precedenza ai problemi facili da risolvere.
Ridurre la criminalità giovanile è impresa ardua, non abbiamo una ricetta. Meglio lasciar perdere.
I crimini passionali non rispondono bene alla deterrenza, come affrontarli? Boh. Penso alla violenza sulle donne, come affrontarla? Magari bastassero pene più pesanti. L’unica cosa razionale da fare è far scivolare questi problemi in secondo piano nell’agenda del benefattore.
Ci si dedichi piuttosto alla malaria installando nuove zanzariere: è un’operazione facile ed efficace fin da subito nel salvare vite umane.
Un problema diventa più meritevole quando è facile da risolvere.
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Sulla base dei tre criteri isolo sei questioni da mettere in cima all’agenda.
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1. Sanità globale
Dopo quanto detto capiamo tutti che l’unica sanità sulla quale vale la pena investire è quella del terzo mondo, magari procurandosi le risorse tagliando la nostra.
Lo sapevate che ogni anno muoiono tre milioni di persone in meno per diarrea rispetto a 40 anni fa? Di fronte a successoni del genere direi che vale la pena di insistere e darci dentro.
Vaccini, antibiotici, cibo e acqua salubre… questa è roba che serve sempre.
2. Future generazioni
Noi siamo assillati sul presente e il secondo principio ci impone di concentrarci su ciò che è negletto.
Nessuno è più negletto di chi non esiste, per esempio le “future generazioni”.
Prevenire la sofferenza di una persona ora è 100 volte meno efficace che prevenire la sofferenza di 100 persone tra 100 anni.
Chi non esiste non vota e non puo’ far sentire la sua voce. Per questo la sua “non voce” deve essere per noi più stentorea di qualsiasi voce reale.
I problemi di chi non esiste sono molto astratti, inadatti ad essere colti dai “buoni superficiali”. Occorre una “bontà profonda” per intercettarli: un  problema astratto non crea empatia, non richiama aiuti.
Le future generazioni saranno oltretutto più numerose delle nostre vista la tendenza della popolazione mondiale a crescere, e qui interviene il primo principio.
C’è chi pensa che il miglior modo per aiutare il mondo sia metter via un lascito vincolato a 100 anni lasciandolo a disposizione delle generazioni future. Non è un’idea peregrina: cento anni fa questo genere di aiuto sarebbe senz’altro stato tra i più meritevoli.
3.Biosicurezza
Vi ricordate quell’inchiesta giornalistica in cui tramite internet ci si procurava dei segmenti di DNA del virus del vaiolo? Assemblati opportunamente e inoculati in 10 persone avrebbero ucciso 10 milioni di vittime, a detta degli esperti di salute pubblica.
Il problema delle pandemie future si candida ad essere tra i più seri e negletti.
Nel prossimo secolo potrebbero morire più di 100 milioni di persone a causa della mancata biosicurezza.
All’anno oggi spendiamo circa 300 miliardi di dollari per fronteggiare il riscaldamento globale e 1 miliardo per prevenire le pandemie.
Quello della biosicurezza è un problema su cui si puo’ agire: regolamentare i laboratori, predisporre kit pratici di diagnosi sul posto…
4 Intelligenza artificiale
Probabilmente il prossimo secolo vedrà una svolta nella storia umana di entità pari a quella della rivoluzione industriale: l’intelligenza artificiale sembra alle porte.
Come minimizzare i rischi di catastrofe? L’umanità potrebbe essere schiavizzata dagli emulatori! E’ il cosiddetto “control problem”.
Affrontare il “control problem” è un filone di ricerca importantissimo quanto al momento negletto.
Merita sforzi maggiori.
5. Prediction market
Gran parte dei problemi che ci colpiscono derivano dal fatto che la politica sceglie male.
In particolare è la democrazia sceglie male, i politici democratici sembrano spesso folli continuamente vittime di derive populiste.
Quale alternativa proporre? L’idea dei “prediction market” sembra allettante, si tratta di vincere l’apatia e le resistenze di casta.
Ce ne sono altre, uno sforzo in questo senso è quanto mai prezioso.
5. Meta
Ricordate quella barzelletta?: Poiché avevo 99 problemi ho capito che era necessario stabilire una priorità. Ora ho 100 problemi.
Ebbene, il centesimo problema è senz’altro il più impellente, quello che merita più attenzione.
Come capire l’importanza di un problema? Questo è il problema più importante.
Piuttosto che donare ad una ONLUS che “fa”, donate ad una ONLUS che valuta quel che fanno le ONLUS. Piuttosto che donare a chi si impegna su un problema urgente, donate a chi valuta quali sono i problemi più urgenti.
6. Immigrazione
La libera immigrazione è il programma anti-povertà più efficiente mai concepito.
L’immigrato medio migliora in modo spaventoso la sua condizione materiale e, quando si integra, acquisisce anche una mentalità più appropriata.
Le sue rimesse al paese di origine (anche quelle immateriali in termini di mentalità) sono un ulteriore sollievo per l’umanità.
Il problema dell’ “aiutarli a casa loro” è che l’abbiamo già fatto ripetutamente nella storia post-coloniale e abbiamo fallito ripetutamente. Aiutarli facendoli venire qui invece funziona. Insistiamo con la soluzione che funziona anziché con quella fallimentare.
E poi ci sono molti modi per farlo.
Esempio: molti piani regolatori limitano l’edificabilità facendo schizzare i prezzi delle case, specie nei quartieri di lusso. Si tratta di un trasferimento di ricchezza ex-lege dai nullatenenti ai proprietari. I primi vengono espulsi dal cuore della città che è anche il cuore dell’attività economica, il che li penalizza nella ricerca di un lavoro redditizio. La classe media dei paesi ricchi beneficia di queste leggi a discapito dei più poveri e degli immigrati.
7. Fumo
Il pedaggio in vite umane che chiede il tabacco è altissimo. Uccide più dell’ AIDS e della malaria messi insieme. Tuttavia, il numero di fumatori nel mondo cresce.
In questi casi il problema è che se uno vuol suicidarsi, salvargli la vita non aumenta la felicità nel mondo, cosicché l’aiuto profuso è di fatto pari a zero.
La cosa migliore è proporre alternative al fumo.
La sigaretta elettronica potrebbe salvare un numero elevatissimo di vite umane aggirando brillantemente il problema di cui sopra.
Anche se l’efficacia di questo strumento specifico è al momento controverso, indica comunque la direzione verso cui muoversi.

lunedì 10 luglio 2017

Come scegliersi la ONLUS

Come scegliersi la ONLUS

OVERHEAD COSTS, CEO PAY AND OTHER CONFUSIONS Which charities make the most difference? – Doing Good Better: Effective Altruism and a Radical New Way to Make a Difference by William MacAskill
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Problema: hai 100 euro da donare. A chi dai? Come fai la differenza?  Come scegli la tua ONLUS??
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Books for Africa (BFA). BFA’s mission is to improve education by shipping donated books from the USA to the African continent where they are distributed by non-profit partners. Founded in 1988, it has shipped over 28 million books to forty-nine different countries. On its website, the problem and its solution are vividly described: Most African children who attend school have never owned a book of their own. In many classrooms, 10–20 students share one textbook… Former UN secretary general Kofi Annan has personally endorsed BFA, saying, ‘Books for Africa is a simple idea, but its impact is transformative. For us, literacy is quite simply the bridge from misery to hope.’
Note:PRIMA ONLUS CANDIDATA: EDUCATION. LIBRI.
Development Media International (DMI). Its focus is on preventing deaths of African children under five. It aims to do this by designing and broadcasting radio and TV programmes that provide health education… In the charity’s words: 6.3 million children worldwide die under the age of five every year. In 2013 one in 11 children in sub-Saharan Africa died before their fifth birthday … Many people cannot recognise when their child has a potentially dangerous illness,… DMI currently operates in Burkina Faso, and has plans to run similar programmes in DR Congo, Mozambique and Cameroon….
Note:SECONDA ONLUS: EDUCAZIONE SANITARIA
GiveDirectly. Its programme is simple: it transfers money from donors directly to some of the poorest people in Kenya and Uganda who are then free to use that money however they wish… In their words: Recipients use transfers for whatever is most important to them; we never tell them what to do. An independent evaluation of our work in Kenya by Innovations for Poverty Action found that recipients use transfers for a wide variety of purposes that on average generate large income gains….
Note:TERZA ONLUS: CASH TRANSFER
According to Charity Navigator, ‘Savvy donors know that the financial health of a charity is a strong indicator of the charity’s programmatic performance. They know that in most cause areas, the most efficient charities spend 75% or more of their budget on their programmes and services and less than 25% on fundraising and administrative fees.’
Note:COSTI AMMINISTRATIVI
Books for Africa’s overhead costs are a tiny 0.8% of their total expenditure (which was $24 million in 2013), and their CEO is paid $116,204, which is only 0.47% of that total expenditure. For these reasons, and for their general financial transparency, Charity Navigator has given BFA its highest four-star rating for seven years running.
Note:BOOK FOR AFRICA
GiveDirectly isn’t rated by Charity Navigator, but would also do well by these metrics. So far, of every $1 that’s been donated to GiveDirectly, between 87¢ (in Uganda) and 90¢ (in Kenya) has been transferred to the poor, with the rest spent on enrolment, follow-up and transfer costs.
Note:GIVEDIRECTLY
In contrast, Development Media International’s overheads amount to 44% of its total budget, and there is little financial information on its website. Charity Navigator only evaluates US-based charities, so it does not evaluate DMI, which is based in the UK. However, DMI clearly performs much worse than the two other charities according to Charity Navigator’s metrics.
Note:DMI
think about the logic behind this reasoning if you apply it to personal spending. Suppose you’re deciding whether to buy a Mac or a PC. What factors would you consider? You’d probably think about the design and usability of the two computers, the hardware, the software, and the price. You certainly wouldn’t think about how much Apple and Microsoft each spend on administration.. If we don’t care about financial information when we buy products for ourselves, why should we care about financial information when we buy products for other people?
Note:LACUNE DELL’APPROCCIO
The first thing to explore is whether there’s high-quality evidence regarding the impact of the programme that the charity implements.
Note:LA PRIMA COSA DA FARE
Given the dearth of instructional materials in schools in Sub-Saharan Africa, it might seem obvious that distributing textbooks will be beneficial to the students that receive them. But, surprisingly, there’s little good evidence in favour of this idea, and some evidence against. Development economists have tested the effect of increasing the number of textbooks in schools in Africa (remember Kremer and Glennerster?) and have found that, in the absence of teacher training, providing textbooks has either no discernible effect
IL BENEFICIO DI UN LIBRO. SCARSA EVIDENZA
What does this charity do?… How cost-effective is each programme area?… How robust is the evidence behind each programme?… How well is each programme implemented?… Does the charity need additional funds?… Does the charity need additional funds?
Note:5 CRITERI PER GIUDICARE
1. What does this charity do?
This might seem like an obvious question, but often what most people think a charity does is quite different from what it actually does. For example I was surprised to find out that many developed-world medical charities spend only a small fraction of their money on research, with the rest spent on other programmes, even though research is what they emphasise in their marketing and websites.
Note:NON COSÌ OVVIO
2. How cost-effective is each programme area?
We want to estimate what a charity achieves with a given amount of money, so our focus should always be on cost-effectiveness rather than just effectiveness.
Note:COSA FANNO CON UN EURO?
The estimated cost-effectiveness of GiveDirectly’s programmes is very impressive, but the estimated cost-effectiveness of DMI’s programme is even more so. There’s a lot of health knowledge that we have without even realising it. For example we all know that we should wash our hands regularly: it’s a lesson that’s drilled into us from childhood. Moreover, we know to use soap and that just because our hands look clean that doesn’t mean they are clean. In many poor countries, however, people have never been told this, or they regard soap as a precious commodity and are therefore reluctant to use it for hand washing. This can have severe consequences. Diarrhoea is a major problem in the developing world, killing 760,000 children every year, primarily through dehydration. (For comparison, that’s a death toll equivalent to five jumbo jets crashing to the ground every day, killing everyone on board.)
Note:GD VS DIM
3. How robust is the evidence behind each programme?
Often we should prefer a charity that has very good evidence of being fairly cost-effective to a charity that has only weak evidence of being very cost-effective: if the evidence behind an estimate is weak, it’s likely that the estimate is optimistic, and the true cost-effectiveness is much lower. For example, the evidence behind claims made on charities’ websites or marketing materials is often very shaky, and sometimes potentially misleading.
Note:EVIDENZA CROBUSTA DI UN BENE MINIMO E EVIDENZA SUPERFICIALE DI UN GRANDE BENE
Claims of a programme’s effectiveness are more reliable when grounded in academic studies. If there’s been a ‘meta-analysis’ – a study of the studies – that’s even better… it’s even better if the charity has done its own independently audited or peer-reviewed randomised controlled evaluation of its programmes….
Note:METASTUDI E RT
One of the most damning examples of low-quality evidence concerns microcredit (that is, lending small amounts of money to the very poor, a form of microfinance). Intuitively, microcredit seems like it would be very cost-effective, and there were many anecdotes of people who’d received microloans and used them to start businesses that, in turn, helped them escape poverty. But when high-quality studies were conducted, microcredit programmes were shown to have little or no effect on income, consumption, health, or education.
Note:MICROCREDITO
With these warnings at the top of our minds, how should we compare GiveDirectly and DMI? Here, GiveDirectly clearly has the edge. Cash transfers are one of the most well-studied development programmes, having been shown to improve lives in many different countries around the world… Finally, the independent development think-tank Innovations for Poverty Action has run a randomised controlled trial on GiveDirectly, so we can be confident not just about the efficacy of cash transfers in general, but also about cash transfers as implemented by GiveDirectly….
Note:GD VS DIM
Because transferring cash is such a simple idea, and because the evidence in favour of cash transfers is so robust, we could think of them as the ‘index fund’ of giving. Money invested in an index fund grows (or shrinks) at the same rate as the stock market; investing in an index fund is the lowest-fee way to invest in stocks and shares.
Note:INDEX FUND
In the case of mass-media education, we do have a plausible explanation for why it could be more effective than cash transfers: mass-media health education isn’t something individuals can buy, and even if they could, they probably wouldn’t know just how valuable it is. Markets alone cannot provide mass-media health education, so it needs to be funded and implemented by governments or non-profits. However, the mere fact we have a plausible explanation for how mass-media education could be more cost-effective than cash transfers doesn’t show that it is more cost-effective. When we look at the evidence for supporting mass-media education, we find it’s weaker than the evidence for cash transfers.
Note:PROBLEMI DI DIM
The fact that the evidence for the $10/QALY figure is weaker than the evidence for GiveDirectly’s cost-effectiveness estimates provides a reason for preferring GiveDirectly to DMI.
Note:VERDETTO
4. How well is each programme implemented?
Even if a charity has chosen an extremely cost-effective programme with very robust evidence supporting it, it still might implement that programme badly. For example distribution of antimalarial bed nets is an extremely cost-effective programme if implemented correctly, but if recipients of the bed nets don’t believe they’re necessary or don’t believe they’re effective, they may use them for other purposes.
Note:PERICOLO
Both GiveDirectly and DMI seem excellent in terms of the quality of their implementation.
Note:AGD VS DIM
5. Does the charity need additional funds?
Even after finding a charity that works on an extremely cost-effective programme with robust evidence behind it, we still need to ask whether our contribution will make a difference. Many effective programmes are fully funded precisely because they are so effective.
Note:FULLY FUNDED
For example developing-world governments usually fund the costs of vaccination programmes for the cheapest vaccines such as those for tuberculosis, polio, diphtheria, tetanus, pertussis, and measles, providing these vaccines through existing health systems.
Note:ESEMPIO VACCINI
If a charity has recently received a windfall, it might not be able to use additional donations effectively. This may have been true of the Against Malaria Foundation in 2013: GiveWell had named it its top-recommended organisation in 2012, and it received a surge in donations totalling $10 million.
Note:ALLUVIONE DEI FONDI
Both GiveDirectly and DMI are in a good position to use more funding, but GiveDirectly could do more with additional funds than DMI could. GiveDirectly could productively use an additional $25–$30 million of donations in 2015 and expects to receive about $10 million, whereas DMI could productively use $10 million in 2015 and expects to receive $2–4 million.
Note:GD VS DIM
As you may have guessed, I deliberately chose these two charities because the answer is unclear. Of the considerations we’ve canvassed, the most important issues are estimated cost-effectiveness versus robustness of evidence. The estimated cost-effectiveness of DMI is higher than that of GiveDirectly, but the evidence behind that estimate is weaker than the evidence behind the estimate of GiveDirectly’s cost-effectiveness. Which charity one chooses depends crucially on how sceptical one should be of explicit cost-effectiveness estimates, and that depends on your level of optimism or pessimism about this programme.
Note:CONCLUSIONI GD VS DIM
you’ll notice that most of the charities I discuss implement health-based programmes in poor countries… But what about education, or water provision, or economic empowerment? These are all promising areas, but global health stands out for a couple of reasons. First, it has a proven track record: smallpox eradication is the clearest example… In contrast, the link between aid and economic growth is less clear. Second, by its nature the evidence behind health interventions is more robust….
Note:MEGLIO LA SANITÀ