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lunedì 14 giugno 2010

Fuori dal mio terreno!

Fuori dal mio terreno musi gialli!

Buoni confini fanno buoni vicini.

Continuando ad essere cio' che si è ci si presenta meglio agli altri.

La via reazionaria all' integrazione tra i popoli. La illustra bene Gran Torino, il film che abbiamo visto l' altra sera.

Sono sempre stato convinto che vivere e accettare l' immigrato non richieda grandi ideali, visto che conviene.

Mi è più simpatico chi si relaziona sfruttando questa convenienza che chi, animato da melensi ideali, al "diverso" si consegna mani e piedi avvinghiandosi a lui per una forma di esibizionismo.**

Clint racconta la "storia" che è nato per raccontare, è una storia western: fatti giustizia da solo e vedrai la Giustizia in faccia, capirai quanto è preziosa e complessa.

Clint racconta la solita magnifica storia del cavaliere solitario: per quanto abbia le mani sporche di sangue il suo animo fiuta il "bene". Per avvantaggiarlo vale la pena di compromettersi (imolarsi) sporcandosele un po' di più.

Con una storia tanto bella passa in secondo piano il fatto che Clint in fondo non è un regista e lo si vede: esempio, che Walt sia un burbero ce lo raccontano per filo e per segno i figli in un dialogo dettagliato all' inizio del film affinchè sia chiaro a tutti. Un vero regista - non è necessario essere Truffaut - si limiterebbe a farcelo vedere in una scena ficcante e breve per passare poi ad altro.

Difetto 1: Clint (Walt) chiacchera e spiega troppo, arriva addirittura a parlare da solo davanti allo specchio per favorire la comprensione di noi poveri spettatori. Proprio lui (Clint), lui che nasce inventato da Leone come contro-cowboy da opporre alla deriva psicologista del western hollywoodiano, come antitesi al pistolero chiaccherone che parlava, parlava e cominciava a far fuori qualcuno (pentendosi) solo nel secondo tempo. Già, ma lì sul set comandava Leone, un vero regista.

Difetto 2: doppiaggio di merda.

** A questo punto mi viene in mente mio papà. Mentre noi con i neo-immigrati facevamo sperimentazioni intrise di idealismo (per esempio ingoiare con il sorriso sulle labbra le porcherie provenienti da tutto il mondo e dire good, good), lui non era certo il tipo che "aprisse le braccia". Comincio' ad avere qualche contatto, ma solo per ragioni di lavoro. Dopo poco, mentre noi rimanevamo fondamentalmente dei corpi estranei, lui aveva trovato una lingua chiara per comunicare e relazionarsi con quell' esotico che a noi restava inaccessibile. Su un terreno per noi "volgare" aveva stabilito un contatto solido. Capirsi è importante e unisce, al di là dell' oggetto su cui si realizza l' intesa.

domenica 2 maggio 2010

Mezzanotte nel giardino del bene e del male

Il cineclub puo' dirsi aperto con questo film.

Per la scheda ci vorrebbe la perizia chirurgica di diana, in mancanza di meglio ci facciamo bastare questo annuncio, da ora chi ha visto il film puo' commentare. A proposito, chi non l' ha visto si astenga dal leggere i commenti, almeno il mio, visto che mi ritengo autorizzato a fare esplicito riferimento alla storia, finale compreso.

Siamo a Savannah, la negritudine, il voodoo, il razzismo sempre latente... speriamo che il film si tenga alla larga dalla marea di cliché che lo minacciano in questi casi.



allora parto con le mie personali impressioni.

Devo dirlo? Mi è sembrato un film dilettantesco, e anche un po' al di sotto dell' onesto dilettantismo.

Alcune rettifiche alla sconclusionata sceneggiatura s' impongono, pena l' incongruenza grave di un racconto già compromesso dallo stile scialbo.

Siamo alla scena clou, nel dare la sua seconda versione dei fatti Jim si frega le mani poichè eludendo le obiezioni del PM vedrà declassata l' accusa da omicidio a falsa testimonianza.

In realtà la scena a cui assistiamo nel flash back è un omicidio vero e proprio, altro che "declassamento" salvifico.

Chi è lo stupido allora, il regista che rende male il racconto di Jim o Jim che crede di farla franca mirando al "declassamento" con un racconto del genere?

Oltretutto, dopo la nuova versione dei fatti che Jim illustra a Kelso, quest' ultimo mette su un muso che terrà fino alla fine del film: colui che credeva innocente e per cui si era battuto, in realtà era un villano rifatto.

Che senso avrebbe questa delusione se il racconto di Jim fosse veramente quello che Jim pretende che sia: il racconto di un innocente che si protesta tale in virtù della legittima difesa.

Solo una variante è in grado di rimettere insieme i pezzi. Jim avrebbe dovuto dire a Kelso che le cose sono andate come le fa vedere il regista ma che lui davanti alla Corte affermerà di aver sparato tutti i colpi da dietro la scrivania e consecutivamente. Solo in questo modo eviterà (forse) l' accusa di omicidio sobbarcandosi (volentieri) quella di semplice calunnia. Solo in questo modo si spiega la cocente "delusione umana" che si abbatte su Kelso.

Assurdo credere invece di ottenere l' effetto scagionante raccontando in tribunale il flash back come ci viene propinato: con Jim ormai fuori pericolo che infligge il colpo mortale ad un Billy solo ferito e inerme al suolo. Ripeto: siamo scemi noi che abbiamo visto il flash back come lo documenta il regista o è ompletamente suonato Jim?

La versione più credibile avrebbe inoltre il merito di riportare il fuoco sull' unico messaggio di spessore: nella società del pregiudizio, l' omosessualità è una vera vergogna solo se accompagnata dal sentimento e non invece quando è solo affare di mero sesso. Sì perchè a quel punto Jim avrebbe ucciso come amante deluso visto che aveva appena ricevuto la conferma che Billy, disposto ad ucciderlo, era per lui un amore perduto.

Per concludere, a me sembra che solo la versione che ho dato riconcili i disparati elementi. Ma nel film una versione del genere è ben lungi dall' essere anche solo minimamente adombrata.

Lasciamo perdere poi i personaggi sbiaditi di Luther e della maga barbona; si capisce che vengono inseriti a forza solo perchè erano nel libro,spero che almeno lì avssero un qualche significato, perchè nel film appesantiscono il tutto e basta.

La storia d' amore, poi, mi fa cagare: non sopporto l' amante brillante che corteggia a suon di motti.

Forse salvo solo l' avvocato difensore. Un po' poco, direi.

Concludendo, stile scialbo, personaggi inesistenti, storia pasticciona: non escludo che come film-tv (quelli che guarda mia mamma) possa funzionare.

martedì 5 gennaio 2010

Mystic River

Ve lo ricordate l' ispettore Callaghan, il braccio violento della legge?

La giustizia allora ci sembrava incompatibile con l' osservanza puntigliosa della legge, solo chi aveva la forza di eludere la seconda poteva garantire la prima. Il cavaliere misterioso ieri, l' ispettore indignato oggi.

Le turbe del giustiziere fuori legge garantivano sia azione che dramma esistenziale.

Ora Clint cambia rotta: l' azione di chi opera al margine della legalità è frettolosa e trascurata.

Fretta e approssimazione, ma si tratta davvero di difetti? Si puo' e si deve fare meglio?

No! No, non è necessario adoperarsi per il meglio quando il valore da salvaguardare è l' onore e non la giustizia. L' "errore con le palle" vale l' anodina giustizia (nel monologo finale la moglie di Jimmy tesse l' elogio del "lavoro malfatto" e dà lo spin a tutto il film).

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