- OBIEZIONE: IL PASSATO CI SARÀ ESTRANEO. You could say exactly the same about all the economic growth that happened since 1900. It has undeniably and dramatically "attenuated coherence with the past." I'm tempted to say "So what?,"
- NON AVREMO SENSO DELLA STORIA. The main thing I learn from history is that the past was awful, and the present far from satisfactory. A future society of designer babies should be more able to appreciate this lesson...In any case, most people currently have almost no sense of "historical coherence,"...
- CI IPERSPECIALIZZEREMO. We're already grateful for the amazing fruits of specialization that we already enjoy.
- CALERÀ L EMPATIA TRA LE PERSONE. do you really think parents are going to select against genes for sympathy?...Kindness is one of the main things parents try to instill in their kids.
- IL GOVERNO SARÀ COUNVOLTO. In Western societies, controlling reproductive choice is widely seen as totalitarian. Who today does not recoil in the face of the Supreme Court's notorious 1927 decision to allow mandatory sterilization?
- CI SARÀ UN COORDINAMENTO DA RICOSTRUIRE. to be honest, I hope Dan's right. In my view, existing levels of "social coherence" and "connectedness" are dangerously high, the cause of most of man's inhumanity to man
- RICCHI SEMPRE PIÙ RICCHI. The same goes for any high-cost novelty. Fortunately, the market usually outmaneuvers populist bellyaching long enough to turn novel luxuries into affordable conveniences.
venerdì 18 marzo 2016
Designer Babies Are Nothing to Fear: A Reply to Dan Klein By bryan caplan
Genetic Engineering Is Reproductive Freedom By bryan caplan
- ANALOGIA CONTRACCEZIONE. Will contraception lead to a dystopian society? It depends. If governments control individuals' contraception, then yes. If individuals control their own contraception, then no. The same goes for genetic engineering. In the hands of the government, it would be a pillar of totalitarianism.
- RICCHI SEMPRE PIÙ RICCHI? The first customers will be wealthy eccentrics, but in a few decades, GE will be affordable and normal.
- ARM RACE? Most people find my prediction frightening. Some paint GE as a pointless arms race; it's individually tempting, but society is better off without it. Others object that GE would increase inequality; the rich will buy alpha babies, and the rest of us will be stuck with betas. But there's something fishy about these complaints: If better nurture created a generation of wonder kids, we would rejoice.
- ALTEZZA. On my office wall, I have a picture of my dad at his high school graduation, towering a foot above his grandparents. Such height differences were common at the time because childhood nutrition improved so rapidly. I doubt that the grandparents who attended that graduation saw height as an "arms race" or griped that rich kids were even taller.
- OBIEZIONE DELLA VANITÀ GENITORIALE. The logic is hard to see. We praise parents who nurture their kids' health, intelligence, beauty, athletic ability, or determination because we know they're all good traits for kids to have.
- PRIVATI E GOVERNO. .If parents had complete control over their babies' genetic makeup, the end result would be a healthier, smarter, better-looking version of the diverse world of today.If governments had complete control over babies' genetic makeup, the end result could easily be a population docile and conformist
venerdì 7 giugno 2013
E se il declino del Maschio rafforzasse il Patriarcato
martedì 2 ottobre 2012
La conclusione ripugnante
Fu Derek Parfit ad imbarazzare gli utilitaristi con il cosiddetto argomento della “conclusione ripugnante”:
per quanto una comunità sia composta da individui felici, esisterà sempre una comunità che, pur composta da depressi o disperati, dovrà essere giudicata come migliore secondo meri criteri utilitaristici. Basterà infatti scegliere la seconda in modo che sia sufficientemente numerosa
Ragionare con gli “infiniti” crea moli paradossi, da Pascal a Hilbert, questo è solo uno dei tanti. Il miglior modo per smontarlo consiste nel “ragionare” in piccolo pensando a un problema ben specifico: “perché non faccio un altro figlio”? Ecco che allora ci si accorge che un altro figlio potrebbe diminuire la felicità degli altri e la sua venuta al mondo non è detto che incrementi la felicità totale della famiglia. E’ vero, un numero infinito di figli, dal punto di vista teorico, risolverebbe il problema dell’ utilitarista pur dando vita alla “conclusione ripugnante” ma questa è solo un’ ipotesi teorica, meglio limitarci agli insiemi finiti. Solo postulando insiemi infiniti si elude la conclusione ripugnante
La buona notizia per i natalisti: gli argomenti utilitaristi fanno comunque parte del loro arsenale anche secondo le scienze sociali accademiche.
Per approfondire:
http://www.gmu.edu/centers/publicchoice/faculty%20pages/Tyler/ZERO.pdf
sabato 14 gennaio 2012
Amarsi ancora
Il linguaggio dei testi ciellini, sulla scorta del modello fornito da Don Giussani, è spesso animato da una tensione esistenziale immanente che a volte rischia di rendere il messaggio piuttosto criptico. Sarà che dovendo battere sempre sui medesimi tasti si cerca aiuto nella densità concettuale e nell’ intimismo spinto, forse per aggirare la pedanteria dottrinaria. In questo senso il Massimo Camisasca di Amarsi ancora è un’ eccezione poiché predilige uno stile scorrevole, piano, qua e là perfino naif.
Si vede che l’ obbiettivo primario è posto nel farsi comprendere e non nel prevenire obiezioni.
Il libro, in soldoni, è un’ apologia della famiglia a cui aderisco senza nemmeno ricorrere alla fede: la famiglia è il luogo privilegiato dove sperimentare l’ altruismo, un luogo prezioso da preservare con cura.
Dove mai potremmo ritrovare, infatti, qualcosa del genere?
Chiarisco meglio questo punto prendendo a termine di paragone una comunità concorrente: lo Stato-Nazione. Perché la Famiglia è superiore alla Nazione? I motivi sono essenzialmente due:
1. Il primo è evidente: in famiglia l’ altruismo è “naturale”. All’ interno dello Stato-Nazione è sempre posticcio (richiede pratiche coercitive per realizzarne una parvenza).
2. Il secondo è meno evidente: noi non riteniamo mai lecito adottare comportamenti criminosi per avvantaggiare i nostri figli. Nell’ ambito dello Stato-Nazione invece sì: ingaggiando una guerra, per esempio, sappiamo con certezza che uccideremo degli innocenti (comportamento di solito ritenuto criminoso) tuttavia accettiamo ugualmente la nozione di “guerra giusta”.
Il libro è una rivista leggera di topoi legati alla famiglia.
Dipendenza. La vita familiare la esalta. E’ cosa buona visto che, come diceva Chesterton: “coloro che hanno fiducia solo in se stessi stanno al manicomio”.
Prolificità. C’ è l’ esaltazione della famiglia numerosa: il mondo è dei prolifici, lo dice anche il freddo demografo. Musica per le orecchie di un natalista che sulla scia di Julian Simon vede i bambini come “the ultimate resource”. Musica con una nota stonata: chi esalta la forza della famiglia numerosa non puo’ nel paragrafo successivo denunciarne la debolezza chiedendo a gran voce che soccorra la stampella dei sussidi statali.
Genitori: il Padre “prende per mano” e introduce i figli al “rischio”. Affrontare il rischio richiede un calcolo razionale. La Madre introduce al “principio di precauzione” stendendo una rete. Entrambi i ruoli sono importanti: le rischiose piroette sono affrontate con più fiducia grazie alla rete, la rete non ha senso senza le piroette. Bella l’ armonia tra questa visione e le conclusioni della psicologia evolutiva più avanzata.
La preghiera. In famiglia è un dovere. La preghiera richiede silenzio e nell’ epoca della connessione continua “fare silenzio” diventa già di per sé un’ impresa meritoria. Altre raccomandazioni: alternare preghiere standard con preghiere personalizzate. In queste ultime inserire sempre qualche notizia di cronaca attinta dal giornale per dare vivacità e presenza sostanziale.
Dopo un litigio pregare sempre: è un modo per stare insieme in armonia senza la necessità di parlarsi direttamente, un modo per “sbollire”.
Fallimenti. Sono uno stimolo prezioso per:
1. guardare in faccia i nostri limiti e
2. non giudicare chi ci sta vicino.
Siamo limitati e siamo anche chiamati a non giudicare il nostro prossimo. C’ è forse qualcosa d’ altro che deve sapere un buon cristiano?
Fecondità. E’ difficile negarne il valore, anche per quanto detto prima.
Tuttavia non capisco bene gli insegnamenti impartiti in materia di contraccezione: quella naturale viene ammessa. Ma mentre il termine “naturale” mi appare appropriato quando lo uso come ho fatto all’ inizio, qui mi appare invece oscuro.
Aborto. E’ un misfatto: Camisasca chiama a testimonianza il peso che ogni donna che abortisce porta con sé per tutta la vita. Preferisco l’ argomento dello slippery slope.
Educazione. L’ atto educativo forma sia il bambino che il genitore: si sta – insieme - a tu per tu con la realtà. L’ adulto tende a dimenticare che esiste una realtà a lui esterna e da cui “dipende”, gli occhi del bimbo (l’ “uh!” della Marghe quando appare un gatto) glielo ricorda.
Ci siamo noi, la realtà ma anche il senso. Non si puo’ educare senza ricorrere a un discorso sensato. L’ educazione è sempre educazione al senso. Difficile motivare senza proporre un’ identità.
Scuola. A scuola le persone precedono nozioni e regole. A scuola, poi, si rafforza l’ amicizia, un sentimento che forma l’ individuo almeno quanto i rapporti familiari (e forse anche di più).
Società. La famiglia è tenuta ad entrare in una rete familiare, pena la sua morte per implosione. Gli oratori contribuiscono alla nascita del clan.
Insegnamento della fede. Non occorre aver compiuto studi speciali, basta l’ amore e l’ esempio: i bambini (più che ascoltare) ci guardano.
Mi fermo qui sebbene il libro continui affrontando argomenti interessanti come il fidanzamento, i beni nel matrimonio, la tecnologia educativa, l’ amore che muore, i nonni, l’ adozione, l’ affido ecc.
Fin qui la famiglia ideale di Camisasca. Ma la famiglia reale dei numeri?
A questo punto di solito attaccano le geremiadi e si comincia a parlare di declino, di egoismo, di gratificazione dell’ io.
Ma chi i numeri li sa maneggiare - per esempio Gianpiero Dalla Zuanna e Guglielmo Weber nel loro Cose da non credere – ci invita all’ ottimismo.
La famiglia è viva e vegeta (lo sanno soprattutto i pubblicitari), non solo, è più che mai di moda l’ innovazione introdotta dalla Famiglia Cristiana: l’ amore.
In questo senso non bisogna idealizzare troppo il passato, quando era “estesa” lo era per le condizioni economiche imposte dalla mezzadria, la famiglia dei braccianti in realtà era “nucleare” proprio come quella dei nostri condomini/alveare. Spesso non si andava oltre il contratto; oggi l’ affetto tra i coniugi è più sincero. Ci si separa di più anche perché non si sopporta che venga a mancare. Non solo: quando ci si separa c’ è sempre una reale sofferenza, altro che “festa di divorzio”. Certo, si convive molto di più, magari si fa il primo figlio fuori dal Matrimonio, ma in testa, alla fine, c’ è sempre quello, anche quando non ci si arriva.
L’ ideale rimane quello di una coppia che si ama per sempre. Il Matrimonio non ha certo perso il suo fascino, a esso ambiscono perfino gli omosessuali.
Oltretutto ancora oggi il matrimonio è una buona assicurazione contro la povertà.
Il legami familiari sono intensi come non mai, specie da noi: il fenomeno dei bamboccioni ne è un sintomo. E’ sempre esistito nei secoli e oggi si è esasperato solo perché le famiglie sono più ricche e possono garantire al bamboccione una vita agiata per più tempo.
Ma perché allora si fanno così pochi figli?
Sul punto le risposte sembrano ormai chiare, le traggo dal libro di Della Zuanna e Weber – Cose da non credere: … nelle zone ricche del mondo a legami familiari forti (la sponda Nord del Mediterraneo e l’Asia centrale), la bassa fecondità è anche oggi il grimaldello utilizzato dai genitori per garantire ai figli – o all’unico – figlio – una condizione sociale migliore… In questi paesi non è vero che le coppie non vogliono avere più figli: all’opposto, molte coppie vivono con sofferenza la rinuncia ad avere un figlio in più. Il fatto è che i bambini con più fratelli sono penalizzati dal punto di vista economico, godendo di opportunità assai inferiori rispetto ai figli unici e a chi ha un solo fratello… Ancora: contrariamente all'opinione diffusa, la famiglia italiana non si sta sfaldando; gli italiani fanno pochi figli non per basso reddito o carenza di servizi ma perché per i figli «le coppie italiane vogliono il "massimo" e quindi non accettano servizi di basso livello o situazioni abitative inadeguate»… leggi tutto. C’ è chi pensa che egoismo e edonismo ostacolino la procreazione (es. il Papa). Ma forse le cose non stanno proprio così visto che nella nostra società, contrariamente al passato, i più ricchi fanno più figli dei poveri. Anche il cittadino medio, a pagamento, sceglie di far figli. D’ altronde, in passato, il baby boom e il boom dell’ economia italiana sono andati di pari passo. Tradotto: il nemico della prolificità non è l’ avidità di ricchezze. In altri termini: il bisogno di molti figli è sentito ancora oggi e quando accumuli ricchezza la investi volentieri per “comprare” figli. D’ altro canto è pur vero che i nostri nonni, mediamente molto più poveri di noi, avevano una prole più numerosa. Cosa risolve il puzzle? Semplice, l’ invidia sociale. Basta tenerne conto per riordinare le tessere. La vita dei nostri nonni era quella, punto. Non cambiava poi molto se avevi due o quattro figli: un piatto di polenta a mezzodì, la minestra la sera, i mandarini a Natale, la scuola del paese, niente vacanze, massimo una gita a Porlezza; per il resto era lavoro in campagna e gioco nei boschi per i più piccoli. A quel punto tra due e quattro sceglievi quattro e ti facevi pure la pensione. La società contemporanea offre invece stili di vita alquanto differenti, un ventaglio di scelte molto ampio. Con la libertà arriva l’ invidia e volendo “dare il massimo” alla nostra famiglia possiamo concederci al più un figlio o due. Il bimbo diventa un po’ il nostro supereroe. In Europa, si sa, il tarlo dell’ invidia sociale e del conformismo è particolarmente laborioso. Tutti vogliono dare “il massimo” in termini di vacanze, di scuola, di cure mediche, di tempo libero, di accessori, di abbigliamento… Se non “dai il massimo” ti senti “lasciato indietro” e ti sale l’ ansia da status, il risentimento, il livore, la confusione mentale; cominci a immaginare complotti, a cacciare le streghe, a stanare gli untori, a perseguire la speculazione, a demonizzare la ricchezza, a marciare ad Assisi, a fare scioperi generali… Controprova: negli USA, paese in cui la parola “europeo” è un insulto corrosivo equivalente a “rosicone”, fanno tutti molti più figli in condizioni che sono anche più precarie delle nostre. Soluzioni: 1. Autoritarismo (imponiamo un unico stile di vita favorendo l’ egalitarismo a suon di sussidi). 2. Curare l’ invidia sociale. La prima via è una scorciatoia allettante, e infatti l’ Europa sembra aver imboccato proprio quella sovvenzionando le famiglie affinché possano “dare il massimo” a più figli. E le nazioni europee che non possono permetterselo (per esempio noi), semplicemente restano col figlio unico. Un’ idea della seconda via, quella in salita, la danno i ciellini stessi realizzando comunità con stili di vita alternativi che neutralizzino l’ ansia da status e da conformismo. Lì dentro puoi avere cinque figli perché se poi ti manca lo zainetto griffato o la settimana bianca non ti senti un marziano. Pazienza, porterai a scuola il borsone liso del papà e farai le “vacanzine” di gruppo a Passo Rolle. Il tutto accompagnato dalla questione dell’ identità: averla è decisivo per stemperare la frenetica voglia di gregge.
mercoledì 15 dicembre 2010
Meditazione libertaria sul Vangelo del 19 dicembre
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
A Maria viene annunciata la futura miracolosa maternità.
Gran parte di questa esperienza si ripete in tutte le donne poichè tutte le maternità hanno in sè qualcosa di miracoloso: nel ventre prende forma un corpo ma si cala anche un' anima dalla provenienza misteriosa. Spiegare l' incarnazione di una libertà è impresa vana, su questo fronte la resa cognitiva e l' accettazione del miracolo non ha nulla di disonorevole.
Tuttavia, oggigiorno vegliare attivi su questo miracolo, un onere e un privilegio concesso dalla natura in primis alla donna, è considerato invece fonte di umiliazione e di assoggettamento tarpante.
La maternità incatena mentre "il lavoro nobilità", non sono in pochi coloro che, vittimizzandosi, gridano questo slogan dalla sinistra reminiscenza.
Madre e Lavoratrice, Maria ha svolto entrambi i compiti nobilitandoli anche quando erano umili. Sarebbe da stupidi sacrificare un ruolo sull' altare dell' altro.
Addendo: sia chiaro, non sono tra coloro i quali pensano che una donna si privi senza rimedio di una gamma di sensazioni e affetti per il fatto di non essere mamma. E lo dico per esperienza: io oggi sono padre, ed è una sensazione bellissima, ma millanterei se dicessi di essere di fronte a qualcosa di sconosciuto. Penso che per le donne valga lo stesso: una vita interiore intensa ti porta ovunque. la Grazia è dappertutto e lo dimostra continuamente.