Nessuno sa con certezza come le esperienze soggettive si relazionino con la fisica oggettiva, questo è il motivo principale per cui ci sono affermazioni serie sul fatto che non tutto è fisica. Ci sono informazioni (come il sapore di un cibo) che non sono solo informazioni conosciute ed elaborate, ma anche sperimentate, sentite consapevolmente. Sono informazioni "ineffabili": i qualia non possono essere comunicati o percepiti in altro modo che non sia l'esperienza diretta. Sono anche infallibili: i qualia non possono essere percepiti in modo errato. La via migliore per capire queste presenze è pensare che gli esseri umani non siano coscienti ma che lo siano i loro pensieri. La parte di te che sta leggendo in questo momento e che si sente cosciente, è un pensiero. In realtà, un pensiero può essere cosciente, così come può essere giusto o sbagliato. I pensieri sono quella cosa che puoi notare in te quando deliberi, analizzi, valuti, ragioni, eccetera. Quel che serve per avere una teoria della coscienza è trovare il correlato fisico tra il cervello e i pensieri; finora non ci siamo riusciti, da qui il cosiddetto "divario esplicativo" tra l'esperienza soggettiva, il mondo dei qualia e il mondo dei fatti oggettivi. Tuttavia, bene o male, sappiamo cosa tiene insieme molti picchi in un pensiero: è un'oscillazione neurale: neuroni che sparano lungo percorsi circolari in un ritmo sincronizzato. Queste sono comunemente chiamate onde cerebrali. Molto probabilmente, all'interno di queste ONDE vi sono altre onde impegnate in una danza sincronizzata che dipende dall'onda principale. Questo implementa fisicamente la distinzione cruciale tra le interazioni neuronali all'interno della stessa oscillazione e le interazioni al di fuori dell'onda. Possiamo dire quindi che si tratta di pensieri all'interno di altri pensieri, pensieri che hanno per oggetto altri pensieri. E questo è vero in senso fisico: strutture fisiche che nidificano all'interno di altre strutture fisiche. Usiamo parole speciali come "coscienza fenomenica" e "qualia" per denotare questa distinzione reale, fisica e conoscibile da altre elaborazioni di informazioni neuronali. Da questo punto di vista, non ci sono uno, ma due livelli di sistemi di elaborazione delle informazioni. Il cervello è uno, ovviamente, ma all'interno del cervello, le oscillazioni/pensieri con memoria sono essi stessi sistemi di elaborazione delle informazioni aggiuntivi. Un analogo potrebbe essere un sistema informatico fisico che ha, al suo interno, una o più macchine virtuali. Una teoria del genere ha il vantaggio di poter essere verificata in futuro. Questa teoria dei qualia, se confermata, si applica solo ai processi biologici neuronali. Un ciclo IA è autoreferenziale ma non è un processo neuronale biologico strutturato come detto, quindi è difficile pensare che produca dei qualia. Sicuramente nel vasto spazio delle possibili architetture AI, alcune potrebbero essere progettate per avere fenomeni più o meno analoghi, ma non vedo alcun motivo per credere che gli attuali LLM posseggano una simile dotazione.
Ma perché abbiamo bisogno di un doppio sistema oscillatorio, uno che danza con la realtà esterna e l'altro che danza con la realtà neuronale stessa. Probabilmente, l'utilità si rivela quando le due danze sono irriducibili tra loro. Se provo un sentimento di gioia e so che provo un sentimento di gioia e so che so che provo un sentimento di gioia... la cosa non sembra decisiva. Ma se faccio qualcosa di egoistico sentendomi un altruista, questo puo' essere utile alla mia sopravvivenza. Se incontro una realtà che confligge con il mio schema guida ma posso interpretarla come qualcosa di coerente con il mio schema guida, la cosa mi risparmia le energie cognitive per aggiornare il mio schema guida e rielaborare tutte le mie vecchie credenze. Il doppio sistema si rivela molto utile per implementare un pensiero "ipocrita" e se sono un Homo Hipocritas diventa una parte essenziale della mia natura. Il robot senza un cervello biologico o senza un doppio sistema, si limiterà a fare inganni ma non avrà accesso all'autoinganno e alla vera ipocrisia che consente di mentire meglio imparando a credere alle proprie menzogne.