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mercoledì 20 febbraio 2019

LATINI E SCANDINAVI

LATINI E SCANDINAVI
I primi pensano solo alla tribù, i secondi all’economia. I primi sono furbi ed emotivi, i secondi freddi e razionali…
Fin qui lo stereotipo.
Sembra abbastanza accurato, eppure qualcosa non mi quadra, almeno quando osservo i due welfare.
Fateci caso, c'è un welfare che disincentiva il lavoro e uno che invece lo incentiva. Esempio: se offro denaro la gente incassa e si accomoda sul divano, se offro il nido gratuito spingo tutti (tutte?) al lavoro, anche chi prima non pensava di farlo.
È chiaro che il “latino” anela alla mancetta e il politico “amico” gli fa l’occhiolino in cerca di uno scambio fruttuoso. Il tetragono pianificatore svedese, per contro, opta senza pensarci due volte per il cosiddetto welfare dei “servizi complementari al lavoro”.
Tutto come da copione? No, aspettate solo un attimo...
Pensate adesso alla mamma con un lavoro di merda che non gli consente nemmeno di pagare il nido, che fa? Ma è chiaro: rinuncia al lavoro di merda e se ne sta a casa a curare gli adorati pargoletti. Ma se qualcuno – sussidiato dal welfare - li curasse al suo posto e lei, liberata a costo zero dal "fardello", andasse ugualmente al suo lavoro "poco produttivo"? Bè, il PIL non aumenterebbe affatto! In entrambe le situazioni, infatti, vengono erogati i medesimi servizi. Anzi, nella prima ipotesi probabilmente la mamma si godrebbe i suoi figli alzando al contempo la loro qualità della vita.
Cosa cambia allora realmente? Cambia che in nell’ipotesi “svedese” il PIL prodotto viene REGISTRATO NELLE STATISTICHE ufficiali mentre nell’ipotesi “terrona” no. Il "terrone" crea ricchezza fantasma.
Gran parte del welfare svedese, ovvero del welfare costituito dai “servizi complementari al lavoro”, è solo un PIL di "carta" esibito (anche) per farsi belli con i numeri nei vari TG.
Domanda: chi è qui il furbacchione? E chi il fessacchiotto?

http://www.arnoldkling.com/blog/how-the-scandinavians-encourage-work/

giovedì 9 agosto 2018

Libertarianism Against the Welfare State Bryan Caplan

Libertarianism Against the Welfare State
Bryan Caplan
Citation (APA): Caplan, B. (2016). Libertarianism Against the Welfare State [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia ( giallo) - Posizione 2
Libertarianism Against the Welfare State By Bryan Caplan
Evidenzia ( giallo) - Posizione 15
to restate what I see as the standard libertarian case against the welfare state,
Nota - Posizione 15
INTENTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 16
1. Universal social programs that "help everyone" are folly.
Nota - Posizione 17
PRIMA FOLLIA CHURNING
Evidenzia ( giallo) - Posizione 17
taxing everyone to help everyone makes no sense.
Nota - Posizione 17
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Evidenzia ( giallo) - Posizione 19
3. Social programs - universal or means-tested - give people perverse incentives, discouraging work, planning, and self-insurance. The programs give recipients very bad incentives; the taxes required to fund the programs give everyone moderately bad incentives.
Nota - Posizione 21
PROBLEMA DELL INCENTIVO...L AIUTATO E IL TARTASSATO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 21
As a result, even programs carefully targeted to help the truly poor often fail a cost-benefit test.
Nota - Posizione 22
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Evidenzia ( giallo) - Posizione 23
4. "Helping people" sounds good; complaining about "perverse incentives" sounds bad. Since humans focus on how policies sound, rather than what they actually achieve, governments have a built-in tendency to adopt and preserve social programs that fail
Nota - Posizione 25
DESIDERABILITY BIAS
Evidenzia ( giallo) - Posizione 26
5. There is a plausible moral case for social programs that help people who are absolutely poor through no fault of their own . Otherwise, the case falters.
Nota - Posizione 28
SCOPI LIMITATI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 31
7. "No fault of their own." Why you're poor matters. Starving because you're born blind is morally problematic. Starving because you drink yourself into a stupor every day is far less so.
Nota - Posizione 32
IL CASO MORALE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 35
9. First World welfare states provide a popular rationale for restricting immigration from countries where absolute poverty is rampant:
Nota - Posizione 37
SE VOGLIAMO TROVIAMO RAGIONI XSONO X NN AIUTARE I PIÙ POVERI AL MONDO...IL WELFARE FA ACCOGLIERE MENO STRANIERI E RENDE LA POVERTA' ASSOLUTA ANCORA PIU' ACUTA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 40
10. Ambiguity about what constitutes "absolute poverty" and "irresponsible behavior" should be resolved in favor of taxpayers, not recipients. Coercion is not acceptable when justification is debatable.
Nota - Posizione 41
COME RISOLVERE LE AMBIGUITÀ
Evidenzia ( giallo) - Posizione 47
our "fellow citizens" are strangers - and the moral intuition that helping strangers is supererogatory is hard to escape.
Nota - Posizione 48
ESPERIMENTO MENTALE

lunedì 7 marzo 2016

Libertarianism Against the Welfare State By Bryan Caplan

#caplan welfare
Libertarianism Against the Welfare State By Bryan Caplan
  • to restate what I see as the standard libertarian case against the welfare state,
  • 1. Universal social programs that "help everyone" are folly....taxing everyone to help everyone makes no sense.
  • 2. Social programs - universal or means-tested - give people perverse incentives, discouraging work, planning, and self-insurance. The programs give recipients very bad incentives; the taxes required to fund the programs give everyone moderately bad incentives.... As a result, even programs carefully targeted to help the truly poor often fail a cost-benefit test.
  • 3. "Helping people" sounds good; complaining about "perverse incentives" sounds bad. Since humans focus on how policies sound, rather than what they actually achieve, governments have a built-in tendency to adopt and preserve social programs that fail
  • 4. There is a plausible moral case for social programs that help people who are absolutely poor through no fault of their own.... "No fault of their own." Why you're poor matters. Starving because you're born blind is morally problematic. Starving because you drink yourself
  • 5. First World welfare states provide a popular rationale for restricting immigration from countries where absolute poverty is rampant:
  • 6. Ambiguity about what constitutes "absolute poverty" and "irresponsible behavior" should be resolved in favor of taxpayers, not recipients. Coercion is not acceptable when justification is debatable.
  • 7. Consider the best-case scenario for force charity. Someone is absolutely poor through no fault of his own, and there are no disincentive effects of transfers or taxes.... Think of the Good Samaritan... our "fellow citizens" are strangers - and the moral intuition that helping strangers is supererogatory is hard to escape.
continua

giovedì 3 dicembre 2015

The redistribution recession di Casey Mulligan - terzi

The redistribution recession di Casey Mulligan - terzi
  • Tesi: durante la crisi gli aiuti dati a chi soffre nn fanno che prolungarla
  • L idea: pagare i poveri accresce i poveri. Pagare i disoccupati aumenta i disoccupati
  • Gli imputati: sussidi e minimum wage
  • Interventi: gli aiuti sono stati estesi a tempo indefinito e nn più a scalare
  • Interventi: i mutuatari sono stati agevolati: tempi più estesi e importi ridotti
  • Interventi: lo stato si fa carico del piano sanitario dei licenziati. I datori licenziano di più (e assumono meno)
  • Primo effetto: disincentivo a cercare lavoro
  • Secondo effetto aumento della tassazione
  • Terzo effetto: salari più rigidi e aggiustamento ostacolato
  • L aliq marg aumenta del 40 48/
  • La catena dei sussidi: chi li riceve spesso tira un pò la cinghia e rinuncia a lavorate. Chi li finanzia spesso smette di lavorare p assumere. Non è un mistero se i sussidi spesso comprimono la spesa complessiva. Questa diminuzione porta ad ulteriore disoccupazione in un circolo. L aliquota marginale più elevata sospinge proprio qs processo
  • Dal 2007 gli interventi distorsivi usa sono stati molti
  • Precisaz: la redistribuz ha solo amplificato la recessione da 2 a 4 volte. E nemmeno l ha innescata
  • Il mess finanziario ha destabilizzato il mercato del lavoro ma come? Innanzitutto attraverso i sussidi a pioggia che subito sono partiti
  • E il matching? Conta eccome ma i sussidi lo aggravano deprezzando lavoro e imprese
  • Le aspettative di rinegoziazione dei mutui hanno compresso i profitti attesi
  • Il fallimento dell austerità europea nn depone contro ls tesi? No. Austerità nn è il contrario di redistribuzione. Si può tagliare anche ai ceti bassi lasciando immune il ceto medio. In europa sono specialisti nel salvaguardare la classe media che vota specie l ompiego pubblici.
  • La quantità di disoccupati tra gli unskilled nn è giustificata dalla recessione. Solo l impennata dell aliq marg la spiega
  • Gli effetti di un aumento dell al marg sono conosciuti e studiati. Il mio libro è solo un applicazione al caso specifico un caso dove i programmi di welfare nn sono mai stati tanto numerosi. È un libro quantitativo.
  • Per alcuni gruppi l aliq marg è balzata al 100/
  • Il contributo del libro: mostrare che le leggi domanda/offerta agisce anche durante la crisi
  • Intervista al recruiter: difficile assumere: la gente fa la prova solo x dimostrare che cerca ma nn accetta x nn xdere il sussidio
  • Contributo: analisi dei dati stagionali
  • Contributo: calcolo sistematico aliq marg
  • Soluzione: meno welfare e i salari saranno meno rigidi
  • Caplan: nn ci credo. Abbassare i salari è come colpire i lavoratori. Nessuno lo farebbe. I salari sono rigidi x qs psico nn x il welfare. Qs nn significa che il welf nn aggravi la situazione
  • Critica: sottostimati gli effetti di composizione
  • Critica: sottostimato il crollo della domanda che nn inplica necessariamente salari rigidi
  • Alternativa: nn è la recessione che causa la redistribuzione
continua

sabato 17 ottobre 2015

Hayek e il welfare

Qual è la forma di welfare che conserva l'universalità della legge? Non esiste ma esistono forme meno deturpanti di altre. Esempio: dare un fisso a tutti i cittadini (o ai maggiorenni) e fissare una tassazione progressiva per i redditi più bassi in modo da riprendersi gradualmente il fisso corrisposto quando si supera una certa soglia di reddito (i particolari sono in Charles Murray: In your hands)

sabato 3 ottobre 2015

Charles Murray sul welfare

Charles Murray sul welfare e i modelli semplicistici per testarlo
  • la battaglia anni 70 sul welfare: chi lo accusava portava buon senso chi lo difendeva portava numeri...
  • l accusa ai quantitativi: testate modelli caricaturali facendo ipotesi semplicistiche...
  • il w. cambia i caratteri nn le decisioni...
  • l esempio dei figli illegittimi. l Oregon introduce un sussidio x le mamme single. vediamo se in Oregon aumentano le mamme single. ma il meccanismo del degrado nn funziona così...
  • uno: le preferenze dei soggetti sono discontinue: nn reagiscono all ultimo provvedimento ma quando il cumulo dei benefici supera una soglia...
  • meglio considerare la consistenza dell intero welfare che il singolo fondo stanziato x le mamme single...
  • l'azione corruttiva segue vie contorte. esempio: il welfare muta il ruolo maschile. col welfare i padri se la svignano a cuor leggero. lo status dei maschi nn è più legato al saper condurre una famiglia, a quello ci pensa w...
  • circolarità: il w. esautora i padri le donne nn puntano più su di loro e loro si sentono sempre più inutili e irresponsabili
continua

martedì 1 giugno 2010

Parole molestate

Il Presidente Obama vorrebbe ridefinire la povertà:

"una persona è povera nel momento in cui si trova ad una certa distanza dal vertice della "piramide", e questo indipendentemente dalla sua ricchezza".

Strano che la povertà di qualcuno sia "indipendente dalla sua richezza". Ma poi per il concetto espresso nel virgolettato esiste già una parola: diseguaglianza. Capisco poi che aiutare gli invidiosi non garantisce gli onori che spettano a chi aiuta i poveri.

E' proprio vero: la disonestà comincia a segnalare la sua presenza maltrattando il linguaggio.

C' è poi chi non si limita a segnalare le perversioni linguistiche ma, e ne vale sempre la pena, spinge nel merito la sua critica: link

martedì 30 marzo 2010

L' immigrazione come arma

Molti temono che un' immigrazione crescente possa sbancare il welfare e concludono sottolineando l' esigenza di un contenimento.

La logica di Jeffrey Miron, a cui mi sento simpatetico, è ben diversa: incentivare l' immigrazione stimolerà il contenimento del welfare.

Ricordiamoci che la multietnia limita la generosità: dove abbonda la diversità, si dà meno volentieri.

Vogliamo davvero trascurare questo fatto o vogliamo invece metterlo a frutto per una strategia coerente?

mercoledì 3 giugno 2009

Sempre più buoni

La Storia migliora il sapere e l' impulso etico dell' Uomo?

Benjamin Friedman: sì, l' uomo è sempre più ricco materialmente e questa ricchezza è legata a standard etici più elevati. Lo sviluppo economico rende una società più aperta, tollerante e democratica.

Benedetto XVI: no (qui il passaggio della Spe Salvi commentato da Carron a cavallo tra p.1 e p.2), il sapere scientifico è cumulabile ma quello etico no. Il fatto è che in ogni sua scelta la libertà dell' uomo si "rinnova" ripartendo da zero.

Forse hanno ragione tutt' e due: la ricchezza materiale non "migliora" eticamente l' uomo, si limita a rendere meno costose (più comode) le scelte auspicabili.

Ne discenderebbe un corollario interessante: favorire l' arricchimento materiale della società sarebbe "in sè" una scelta etica oltrechè economica.

lunedì 18 maggio 2009

Il torcicollo dei Cattolici

Domanda: il Cattolico interessato ai problemi dell' economia è condannato a simpatizzare con le visioni di "sinistra"?



In molti se lo chiedono.



Sembrerebbe di sì: l' "opzione per i poveri" lo vincola. Obama diventa simpatico quando mette in campo tanta generosità "per l' anello più debole della società".



Ma la "lotta alla povertà" deve necessariamente stare in cima alle priorità del Cattolico? E già questo desta alcuni dubbi. Che poi le ricette della sinistra siano l' ideale per conseguire successi su questo campo, non è affatto detto.



Ammettiamo però di saltare con agilità questi primi ostacoli; non siamo ancora arrivati in fondo.



Vi sembra che la "generosità" possa incarnarsi in anonimi programmi di governo resi possibili solo da atti coercitivi come la tassazione? Non sarebbe meglio una libera iniziativa? D' altronde è così che il Dio Cattolico chiede di essere adorato: con un libero atto di fede. Mi piacerebbe si conservasse questa impostazione quando lo si adora con le opere.



Certo, questioni interessanti. Ma destinate a cadere nel vuoto: i Cattolici di sinistra tendono a dare tutto per scontato, quelli di destra sono troppo impegnati con la bioetica.

giovedì 30 aprile 2009

A 100 all' ora verso la povertà

Perchè un nepalese intelligente, ingegnoso, attivo, di grande talento, disposto a lavorare duro e a darsi da fare, che si applica con successo in mille campi e riesce a tirare fuori il meglio di sè qualsiasi sia l' opera a cui si accinga... ma perchè un tipo del genere guadagna infinitamente meno di un americano?

Robert Russel nel suo libro per bambini risponde in mezzo rigo: perchè l' auto-sufficienza è la via verso la povertà.

domenica 19 ottobre 2008

La vita come parodia dell' adolescenza

Come identificare il libro che più rilascia influssi nel mondo della cultura oggi? Da dove vengono le parole che meglio hanno ingravidato i terreni ubertosi da cui oggi falciamo la messe più abbondante?



Missione impossibile, ovviamente. Non resta che giocarci su in modo si spera intelligente.



Ipotesi, un ascoltatore di Radio Tre potrebbe isolare questa proxy: qual è il libro più citato a Damasco?



Risposta: Raffaele La Capria, Ferito a Morte, 1961. Sono corso a comprarlo (4 euro) e a leggerlo.



E' un libro su Napoli, spietato, disperato. In cio' gemello di un altro bel libro recentemente incontrato/scontrato.



Da Napoli trasuda un calore in grado di sciogliere qualsiasi progetto, una bellezza già perfettamente compiuta, che non richiede ulteriori interventi: la Natura non chiama più la Storia, Posillipo è una creatura fatta e finita da qualche dio in vena di capolavori, l' uomo è superfluo in questo presepe pagano, non gli resta che sfinirsi in una chiacchiera debosciata per distrarsi dall' agonia che lo toglierà definitivamente di mezzo.



In più siamo tra gente ricca, l' alta borghesia della città. In assenza di bisogni materiali, l' inanità di ogni movimento aleggia come una cappa ineludibile sin dal primo mattino. Dopo lo sbadiglio iniziale, la solita amara constatazione: anche oggi c' è il sole. Un sole senza veli, cancerogeno per lo Spirito. La giornata, con l' immota esagerazione di luce che sempre la segue, ha già bloccato la sua morsa sulla città, la tregua notturna esala ormai vinta; il tempo del "non far niente" quando è giusto che sia così, è scaduto. Comincia il "non far niente" con i sensi di colpa, l' amara vacanza, la prigione di un' adolescenza fuori termine.



Per tutto il romanzo in cielo non transita una nuvola a turbare il metallo di quell' azzurro che blocca ogni cosa complice una luminosità dalla trasparenza crudele. Il Sole, invidioso di altre bellezze, non tollera competitori e procede con l' annientamento dall' interno degli animi umani; instilla una pigrizia che costringa i corpi a disubbidire e le "vite pensate" a scivolarsene via da quei corpi come lucertole dalla pietra.



Il pelo dell' acqua marina divide due mondi affetti dalla medesima paralisi. Quello sotto è una metafora geniale di quello sopra. Immergiamoci allora un attimo in quel freddo simulacro, la bara tanto sospirata, tutto si muve in modo rallentato, l' illusione sembra per un attimo smascherata: ecco che arriva la Spigola, ombra grigia profilata nell' azzurro, pare immobile, sospesa, l' occhio fisso, di celluloide, il rilievo delle squame, la testa corrucciata di una maschera cinese... (è il memorabile attacco).



Intanto il mare, con il vai e vieni delle sue onde, caria irreparabilmente le fondamenta alla città che brilla come una stagnola. Scava nel tufo il suo millimetro annuale, solo pochi secoli ci separano dal collasso finale, unico traguardo di chi anela alla maturità affidandosi allo shock.







*************** seconda tentativo di dire la stessa cosa...



Gironzolando in libreria cercavo di accoppiarmi con qualche romanzo, ma questa volta non ero attratto da spiriti affini, piuttosto invece da qualcosa che fosse stato "influente" nel tempo e nel mio Paese. Da dove vengono gli istinti che oggi dominano l' italiano?



Un ascoltatore di Radio Tre che compie queste elucubrazioni, viene subito sospinto verso la trasmissione Damasco, lì i protagonisti della nostra cultura passano in rassegna i libri che per loro sono stati importanti. Qual è il più citato?



Penso proprio di non sbagliare: Raffaele La Capria, Ferito a Morte. Ma ce l' hanno qui? Sì, scontato per giunta. Quattro euro con copertina rigida. Preso. Letto. Meditato.



E' un libro dalla bellezza terribile e smunta in cui vengono illustrate, parlando di Napoli, le ragioni del pessimismo più irredimibile. La vividezza del resoconto non puo' che alzare quelle ragioni a vera filosofia del Negativo. E dire che su Napoli avevo appena letto sentenze definitive non meno ispirate (annamo bene). Mica avrete bisogno del link alla Ortese, spero...



Tornando alla contagiosità di certe visioni. Ma perchè l' ottica catastrofista ha tanta presa sui cervelli pensanti del nostro Paese? Se avessi voluto scavallare qualche generazione per rivolgermi ad un ipotetico Damasco di trent' anni fa, probabilmente avrei isolato un Pasolini, altro apocalittico.



Io in merito ho la mia idea: il pessimismo è sexy.



A voi chiederei se avete responsi alternativi sia all' interrogativo iniziale (quale romanzo ha più influito) che a quello finale (la fascinazione del pessimismo).

martedì 19 agosto 2008

Il record dei working poor

Immagina due persone identiche per reddito, istruzione, età, sesso e razza.

Una (Jane) riceve assistenza continuata dalle istituzioni governative: casa popolare, agevolazioni su certi acquisti, buoni alimentari; inoltre parliamo di un genitore singolo che non intrattiene pratiche di culto.

La seconda persona (Tom) è un "working poor", non riceve assistenza governativa, è affiliato ad un' organizzazione religiosa ed è sposato con figli. La moglie vive con lui.

Senza conoscere nient' altro dei due possiamo già stupire di quanto Tom sia spaventosamente più generoso di Jane.

Il perchè non lo so bene, sta di fatto che è così.

Forse è difficile "dare" quando la propria dignità è stata definitivamente minata. Il fatto di avere un lavoro e tirare avanti con le proprie forze evita di ricevere questa offesa, si è ancora persone e lo si conferma a se stessi con la generosità.

Tom non si limita ad essere più generoso di Jane. In termini percentuali è molto più generoso anche di John, che appartiene alla classe media. Batte di misura persino Bud, un riccone sfondato.

Non sputiamo quindi sui lavori a bassa produttività. Non sono quelli ad umiliarci, a renderci chiusi e rabbiosi sono gli aiuti di stato. Anche per questo si cerca sempre di camuffarli in qualche modo al fine di non scatenare queste frustrazioni.

Fonte: Arthur Brooks.

venerdì 8 agosto 2008

Forme di welfare: microcredito ed evasione fiscale

Questo articolo sembra fare il punto in maniera credibile sulla pratica del microcredito.

Per alcuni, per esempio gli assegnatari del Nobel a Yanus, l' idea appariva forse come epocale e particolarmente innovativa.

Anche per questo alcune precisazioni meritano di essere espresse.

Innanzitutto, non ci si aspetti che il microcredito risolva o allievi in modo significativo il problema della povertà. In genere è una boccata d' ossigeno, ma poche persone escono dalla loro condizione percorrendo quella via.

Il microcredito è sempre esistito, lo si sappia. Coloro che prendono i soldi dalle banche del microcredito, li prendevano senza molte difficoltà anche ieri. Ogni villaggio ha infatti sempre avuto il suo "prestatore" che agiva al di fuori del circuito bancario. Solo che le banche di oggi chiedono tassi intorno al 50-100%, il "prestatore" tradizionale era invece più esoso, nonchè scrupoloso nel riscuotere. E' un miglioramento, certo, non una soluzione rivoluzionaria.

Il microcredito generalmente non aiuta lo start-up di nuove aziende. I denari ottenuti così vengono consumati in seno alla famiglia o risparmiati con l' acquisto di una mucca o di una capra (non si creda che la mucca sia un investimento! E' un risparmio: nessun povero risparmia in contanti, verrebbero subito parenti ed amici a chiedere favori non rifiutabili; la mucca invece non puo' essere fatta a pezzi). Al massimo si investe in beni da usare promiscuamente sia nell' azienda che in famiglia (per esempio il cellulare).

Non si creda nemmeno che il microcredito sia esente dall' incorporazione in titoli collaterali. Visto che siamo nel mezzo di una crisi subprime, ovvero di titoli minati da mutui concessi ai meno abbienti, la cosa non puo' che preoccupare.

Conclusione: quasi sempre il microcredito si risolve in una specie di elemosina con un lato positivo: consente al povero di mantenere un' attività che lo impegna durante la giornata e, quindi, una propria dignità personale. E' un' assistenza anche psicologica. Dall' altro canto cancrenizza le cose come stanno mantenendo in vita una miriade di imprese non produttive.

In un certo senso il microcredito ha effetti simili all' evasione fiscale tollerata a lungo specie nel sud Italia. Mancando di un vero welfare, si sorvola sull'evasione diffusa dei piccoli: costoro possono stare a galla conducendo la loro aziendina senza costituire un problema sociale: sbarcano il lunario e sono alle prese con un' attività che li impegna fattivamente e dà loro qualche soddisfazione illusoria. I pregi e i difetti sono i medesimi del microcredito: si campa ma ci si immobilizza con una produttività deprimente.

La struttura polverizzata del nostro sistema produttivo forse è dovuta anche a questo: 1) evasione fiscale tollerata che consente al micro imprenditore di portare avanti la sua impresa improduttiva (in fondo è meglio comandare che essere comandati) 2 e regolamentazione del lavoro dipendente oppressiva.