giovedì 10 maggio 2018
mercoledì 19 dicembre 2012
Una soluzione al trolley problem
mercoledì 12 dicembre 2012
Ancora sul Trolley
L' utilitarismo è impraticabile per i calcoli complessi che impone, così lo semplifichiamo limitandoci alle conseguenze immediate delle nostre azioni. L' inazione ha conseguenze incalcolabili e ripieghiamo sulla non-responsabilità.
In questo senso il problema del trolley inganna poiché postula conseguenze ben precise di una quasi-inazione.
http://daviddfriedman.blogspot.it/2012/12/thoughts-on-trolley-problem.html
lunedì 5 novembre 2012
Confiteor
Quale argomento utilizza la Chiesa Cattolica per condannare l' aborto?"solo è feto"- cosa dici?"Solo grumo,gocce unite"- cosa aggiungi adesso,padre?"Caso, bacio:questo è stato.Se t' ho amato..."Gli occhi abbassi tu,madre,e la mano porti quidove cresco, tremo,spero.Stanza scura,letto nero.Chiedi:"e poi?""Se tu vuoi- ti risponde -per me no."Sì, ma è vita -ti verrebbe da gridare,forse solo sussurrare.Sì, son vita.Madre,mamma,a te m' aggrappo!Dillo, su!Apri la bocca!Squarcia l' ombra!Chi ti parla era pur come son io!Digli:e Dio?In silenzio resti lì.Chiedi il sonno,il riposo chiedi al cuore.Ma, l' amore?Digli:e Dio?Dillo, mamma,urla, gridao sussurralo così.Dici solo:"ma è già qui..."Forse basta.Lui t' afferra,il ventre tasta."Qui che cosa?non c' è forma,non c' è ossa,non c' è senso."Ma la manocon la suaappoggi a me.No, non voglio,e neanche te!Notte lunga,su di voi.Notte lunga,su di me.Giovanni Testori (da Factum Est)
Quasi. Ma ricordiamolo: siamo autorizzati a deviare un vagone fuori controllo per evitare la morte di cinque persone sacrificandone una? Forse, infatti deviare un' azione non significa proprio originarla (spero di non aver fatto una considerazione troppo cervellotica). Siamo autorizzati a sacrificare il ciccione che sta al nostro fianco gettandolo sui binari in modo da fermare il vagone fuori controllo e salvando così le cinque persone che sarebbero investite? Sicuramente no visto che "gettare il ciccione" è chiaramente un' azione che viola il principio di "non interferenza" nella vita altrui.
Eppure continuo a credere che "omettendo" ci si possa macchiare di gravi colpe!
Resta pur sempre un' asimmetria fondamentale tra opere e omissioni. Considera:: possiedi cinque dosi di una medicina e di fronte a te stanno sei persone che ne hanno bisogno per sopravvivere. Una delle sei necessita di una dose quintupla. Moralmente parlando puoi lasciarla morire e limitarti a salvare le altre cinque. Da cio' non consegue affatto che puoi uccidere una persona, estrarre i suoi organi e salvare la vita ad altre cinque persone. Per quanto l' esito delle due azioni sia il medesimo (sacrifico una persona per salvarne cinque) i due casi sono completamente diversi proprio in virtù dell' asimmetria tra dovere attivo e dovere passivo.
Ora le cose sono un po' più chiare. Solo un' ultima delucidazione: che c' entra il Confiteor di cui al titolo?
martedì 29 novembre 2011
We, the middlers
Hal Herzog - Some we love, some we eat, some we hate
Hal Herzog si stizzì non poco quando seppe della voce che girava sul suo conto. Qualcuno andava dicendo in giro che servisse gattini vivi come regolare pasto al suo pitone. Nintemeno!
La goccia che fece traboccare il vaso fu l’ offesa telefonata di una collega dal carattere fumantino che militava nel movimento per i “diritti degli animali”. Che fatica calmarla e ricondurla alla ragione. Si conoscevano da tempo e lei avrebbe dovuto sapere che una diceria del genere non poteva che essere infondata.
Era indignato e fuori di sé. Ma cosa aveva mai innescato una simile macchina del fango contro di lui? Il suo pitone del resto era un cucciolo e non sarebbe mai stato in grado di ingollare nemmeno una mosca.
Solo dopo qualche giorno, al termine della buriana, realizzò che il “cucciolo” sarebbe presto cresciuto e avrebbe dovuto servirgli bestiole vive come pasto, se non proprio gatti comunque roba del genere!
Un minuto prima era indignato alla sola idea, un minuto dopo la trovava del tutto naturale, vi si era rassegnato e l’ aveva accettata come inevitabile. Oggi non c’ era nulla di male a fare cio’ che fino a ieri reputava non solo sbagliato ma disonorevole. Che telefonasse pure il padreterno, lui lo avrebbe messo al suo posto.
Ma com’ è possibile una giravolta del genere?
Stranito ed esaltato per quanto successo, capiva che il suo destino era segnato: si sarebbe dedicato a studiare i rapporti tra uomini e animali. Oggi è la maggiore autorità in materia.
Se uno ha voglia di pensare, infatti, la cosa migliore è pensare agli animali e a come noi ci relazioniamo con loro, argomento in grado di svalvolare anche studiosi intrepidi che non escono mai a mani vuote dalle loro ricerche! Lo intuiva già l’ antropologo Claude Lévi Strauss che indirizzava in quella direzione i suoi studenti più dogmatici.
Sono rapporti carichi di incongruenze, paradossi, irrazionalità. Un vero spasso per il curioso, un vero inferno per il moralista con la mania delle caselle.
Bambini e animali, che ginepraio! Capisco che Diana trascini ovunque i suoi piedi di piombo, si è fatta le ossa negli ambiti più ostici che esistano in tema di morale. I libertari, poi, considerano i due interregni come cosa a sé espellendoli oculatamente dai loro trattati.
Non a caso Herzog, maturata una certa esperienza, si iscrisse al club dei “We, the middlers” il cui motto è all’ incirca: “con gli animali, sìì onesto e fai come ti senti”. Le battaglie campali non si addicono a questo ambito.
Lo so, come morale non è granché, ma a quanto pare non c’ è di meglio a disposizione.
Se per questioni morali mangi il vitello ma non i cani (non te la senti proprio), la tua morale è davvero scombiccherata; ma non dartene pena: ripeto, in giro non c’ è proprio niente di più “rigoroso”.
Se passi la giornata a stigmatizzare chi giudica il prossimo dall’ aspetto esteriore e poi sei il primo che con gli animali discrimini in base all’ aspetto (che carino!), non sentirti un verme: difficile in questo campo trovare criteri più sensati delle semplici “sensazioni”.
Interagire con i delfini è una buona terapia? I padroni assomigliano ai loro cani? Chi ama i cani ha una personalità differente da chi ama i gatti? I bambini che torturano gli animali hanno qualcosa che non va? Perché persone fondamentalmente buone fanno agli animali cose fondamentalmente cattive? Perché ci sono così pochi vegetariani? Perché sperimentare su gattini che soffrono e non su bimbi anacefalici che non soffrono? Perché i nazisti avevano la fissa di proteggere gli animali? Cosa si prova a essere un pipistrello? Perché non mangiamo i nostri cuccioli una volta che sono morti (come razionalmente fanno i coreani)?
E non parliamo del “trolley problem”, ricordate? Sacrifichereste un uomo innocente per salvare dieci bimbi? E se doveste ucciderlo a coltellate voi stessi? Come cambiano le risposte se introduciamo gli animali? Sacrifichereste i cuccioli compagni della vostra vita per salvare un mero sconosciuto? E uno sconosciuto per salvare gli ultimi cento gorilla di montagna rimasti sulla terra?
Se trovate interessanti queste domande e volete sapere cosa dice la scienza in merito correte a comprare il libro. Anche e soprattutto perché le risposte sono ancora più interessanti.
I “We, the middlers” non ti danno mai soddisfazione, prendiamo il caso dell’ antropomorfizzazione, ovvero la tendenza a umanizzare la natura.
Occhio a non cadere in trappola: il perenne sorriso dei delfini significa che si divertono a girare in piscina intorno alla boa? (no, solo somatismo e istinto). Lo sbadiglio del babbuino significa che si annoia? (no, vuole mostrarvi i denti). Lo sfregamento del gattino sullo stinco vuol dire che si è affezionato? (no, significa che siete una “sua” proprietà). Il fare contrito del vostro cane quando lo sgridate significa che prova un senso di colpa? (no, lo terrebbe anche in assenza di colpe).
Ma occhio a non esagerare in senso opposto: Herzog, alla luce di una serie di sperimentazioni vividamente descritte, propone un “antropomorfismo critico”. E’ d’ altronde iscritto al club “we, the middlers”.
Tutto è “critico” nel mondo di Herzog, quindi non cercate conferme alle vostre ricette in questo libro, non cercatene nemmeno di alternative, godete dei mille aneddoti, godete del rigore e delle bibliografie più aggiornate su ogni argomento… e chi puo’ goda pure nello scoprire come soluzioni che credeva univoche hanno sempre una doppia faccia.
venerdì 4 febbraio 2011
Soluzione possibile al trolley problem
Inutile tornare ad illustrarlo: sia google che le etichette del blog lo fanno a dovere.
Ecco la soluzione in termini di "preferenze": per quanto ritenga "etico" gettare il grassone, non lo faccio perchè mi ripugna anche solo il pensarlo data la mia natura empatica. Il fatto è che mi ripugna anche pensare di essere una persona non-etica. Solo l' introspezione rimette al loro posto i tasselli.
giovedì 9 settembre 2010
Etica invisibile
Your internet access fees could
more than double the income of a $400-a-year Ghanaian laborer. People are starving to death, and there you sit, with resources enough to save them (and with reputable charities standing by to effect the transfers), padding your own already luxuriant lifestyle. That’s a choice you made. It’s a choice almost everyone in the First World makes. It might or might not be a horrific choice, but it’s one for which we easily forgive each other.
(Do you already give money to Ghanaian laborers? I applaud you and I wish others would do the same. But it doesn’t change the fact that other Ghanaian laborers are dying so you can have your Internet.)
Someday you might find yourself strolling through a desert with a bottle of water and stumble on a man dying of thirst. I bet you’ll offer him some water, and I bet you’d think much less of anyone who didn’t. But there is, as far as I can see, no important moral difference between surfing the web while Africans starve and strolling through the desert while men die in front of you.
I said there’s no moral difference, which is not the same as saying there’s no difference at all. We evolved to be callous towards those who are distant (or invisible) and kind toward those who are close. (Robin Hanson posts frequently and insightfully on the contrast between how we treat the near and the far.) It’s pretty clear why there might be an evolutionary advantage to behaving that way. If you’ve got a reputation for helping your friends and ignoring strangers, then more people will want to be your friends. So it pays to favor the close and the visible. Our emotions are wired that way, and there’s probably not much we can do to change it. Attempts to change human nature do not have a good historical success rate.
Steve Landsburg
Cosa trarne?
Forse chi vede una distanza abissale tra Etica ed Economia dovrebbe riflettere.
Gran parte dei comportamenti che crediamo eticamente fondati sono invece il frutto di scelte economiche.
Altro esempio:
Imagine a miner trapped in a mine. It will cost thirty million dollars to get him out. With that thirty million, we could build a guardrail that will save three lives. We’ve seen the miner’s face on the news; we’ve seen his family; we know his name. All of our instincts — the same instincts that let us ignore those Ghanaian laborers — tell us to save the man we know and ignore the three we don’t know. Those, I think, are bad instincts. Anyone with amnesia — anyone, that is, who is forced to take an unbiased view of the situation — would want us to save three lives rather than one. (Because each of us, in a state of amnesia, has triple the chance of being saved by a guard rail.) It’s no use saying we should both build the guardrail and save the miner; that only raises the question of whether we ought to build two guardrails instead of one.
Obiezioni?
sabato 30 gennaio 2010
Quando Kant e Bentham brindarono al Circolo Ferrovieri
Sì, quello degli "scambi" e del "ciccione".
Sì, quello per cui se azioni lo scambio del treno fai fuori una persona ma ne grazi cinque.
Sì, quello che per salvare tutti puoi buttare il ciccione sui binari e bloccare il treno impazzito.
Sì, quello dove tutti sembrano incoerenti perchè lo scambio lo azionano ma il ciccione, quello no, quello non osano buttarlo.
Bè, prendiamo due scambisti coerenti, due sergenti di ferro: il signor Kant e il signor Bentham.
Quando Kant, conosciuto anche come "Mr. don't switch", è addetto agli scambi sappiamo bene come ragiona: l' uomo è un fine, non posso "usare" (sacrificare) Giovanni per salvare quei cinque scemi. A buttare Bombolo sui binari, poi, neanche ci pensa.
Con lui agli scambi gli amanti dello splatter gongolano: uno strike di 5 birilli non ha niente a che spartire con la solita "morte singola"... con tutti i suicidi che bloccano la metropolitana oggidì poi...
Bentham è conosciuto come "Mr push", è sempre lì che si conta le dita. 5-1=4, vai con lo scambio... hop, e Giovanni non c' più. 5-1=4 vai con la spintarella... hop, e Bombolo non c'è più. Certo che Bentham ne ha di pelo sullo stomaco per mettere le sue manacce addosso a Bombolino mio, e la biografia è lì a confermare.
Al circolo ferrovieri i due non fanno che litigare intorno al biliardo: "anche oggi ne hai fatti fuori una marea", "tratti le persone come carne da macello", e le stecche cozzano tra loro. Gli altri (il gruppo switch&dontpush) neanche ci badano, tutti i giorni la stessa storia.
Ma oggi al circolo c' è un nuovo ferroviere, si avvicina al biliardo e confabula con i due litiganti. Dopo poco eccoli avviati come tre amiconi verso il Bar per brindare alla salute a alla ritrovata amicizia. Il gruppo strabuzza gli occhi.
Ma cosa avrà detto il misterioso ferroviere al "contatore umano" e all' "uomo con la legge nel cuore" per ottenere una simile effusione dei corpi e degli spiriti?
Ve lo dico in un orecchio, avvicinatevi: se stabilite una pena equa (risarcimento) potete mantenere principi saldi e bilanci che quadrano, le due cose non sono affatto in conflitto. Utilità&Principi... Culo&Camicia!
Capito? Vabbè, grazie a tutti e alla prossima.
Dimenticavo, visto che avete porto l' orecchio vi svelo anche il nome del misterioso ferroviere, si tratta del signor Coase, detto anche "Mr. switch&push&pay".