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martedì 2 maggio 2017

Maledetta laurea!

Charles Murray è uno studioso sempre frizzantino, possiede la rara dote di saper mettere il dito sulla piaga e fare la domanda giusta.
Tipo: “avete notato che il welfare state dà incentivi perversi?” (Loosing ground).
Oppure: “avete notato che alcune persone sono più intelligenti di altre?” (The Bell Curve).
All’inizio lo si tratta da provocatore ma poi, nel giro di qualche anno, il suo fondamentale buon senso cambia il nostro modo di pensare.
Ora, in Real Education, chiede: “avete notato che all’università non s’impara niente di utile per il lavoro che si farà?”.
Il primo fatto che sottolinea…
… 1. Only a tiny minority of students want or are capable of getting a liberal education (BA)….
Il secondo…
… 2. For all other students, “[ F] our years is ridiculous…
Il terzo…
… 3. Although students acquire few job skills in college, employers pay them extra anyway…
In altre parole: il nostro sistema educativo sembra disegnato da un pazzo.
Primo. Supponiamo che esistano 10 individui con 10 potenzialità differenti. Se si fissa un’unica meta – la laurea – 4 giungeranno al traguardo e 6 falliranno. Quante capacità sprecate! Se solo si fissassero 10 mete di difficoltà differente ognuno troverebbe la sua collocazione. Il mito della laurea fa danni enormi.
Secondo. Esiste uno scollegamento allarmante tra saperi trasmessi dall’università e saperi utili sul lavoro.
Chiunque abbia frequentato l’università puo’ confermare queste semplici verità guardandosi dentro. D’altronde, almeno per la seconda, basta solo farsi qualche domanda.
***
Secondo Bryan Caplan, Murray, però, non è in grado di spiegare i fatti su cui punta opportunamente il dito.
Per esempio: da un lato Murray ammette che esiste un forte college-premium e dall’altro che i datori di lavoro non sono stupidi.
Ma come è possibile che si venga pagati di più per aver acquisito “saperi inutili”?…
… the entire labor market were not centrally planned by university committees…
Cosa c’è che non va?…
… Universities don’t “attach economic rewards”… When firms overpay… the market charges them for their mistake….
Perché il mercato invece premia i laureati anche se l’università è poco più che una perdita di tempo?…
… Here’s what Murray should have said: “To a large extent, the BA is what economists call signaling…
Ma cosa significa dire che la laurea è un segnale?…
… Individual students who go to college usually get a good deal; so do individual employers who pay a premium to educated workers. The problem is that this individually rational behavior is socially wasteful, because education is primarily about showing off, not acquiring job skills.”…
Del resto lo stesso Murray arriva ad ammettere che la laurea è…
… a coarse indicator of our intelligence and perseverance…
Parlare di “intelligenza” è però fuori luogo: basterebbe molto meno per segnalarla, non servono 4 anni ad Harvard, un test IQ è sufficiente.
Ma perché un test non basta al datore di lavoro?…
… The obvious explanation is that the first people in line to take the test would have high intelligence but low perseverance. After all, if they are smart enough to do well on the test, why are they so eager to avoid college? Are they lazy or something?…
Evidentemente, la laurea in un’ università dura segnala qualcosa che puo’ essere testato solo in quattro anni (la perseveranza, la capacità di ambientamento, la capacità di reggere le pressioni e i fallimenti, il conformismo, l’inclinazione ad accettare le regole senza polemizzare…). tante cose, ma non l’intelligenza.
***
Il sistema educativo non è folle come crede Murray, è solo gonfiato.
La laurea ha comunque una sua funzione. Fornisce un segnale.
Il problema dei segnali è che hanno valore solo quando si distinguono, cosicché parte una rincorsa a chi segnala di più: dal diploma si passa alla laurea e poi alla specializzazione e poi al master, e via in una girandola di sprechi.
Il contribuente non sta più finanziando investimenti in capitale umano ma una “gara segnaletica” in cui ciascun contendente cerca di farsi vedere un gradino più su dell’altro.
datori di lavoro sono disinteressati allo spreco: a loro basterebbe anche meno, ma tanto non sono loro a pagare il conto.
Come arginare alloragli sprechi e la rincorsa al “segnale” per distinguersi?…
… we’ve got to make the BA less appealing. The most obvious route is to cut government spending for education…
Inutile sussidiare la voglia di mettersi sempre più in mostra.
Con meno risorse a disposizione il sistema segnaletico diventa più economico ma non meno efficace. Si cercherebbero anche delle alternative
… Suppose, for example, that people really had to fork over $ 30,000 per year to attend college. In this environment, there would be a strong demand for certification tests, apprenticeships, and so on, because many high-quality workers wouldn’t go to college…
E lo studente che si lamenta dicendo: “senza gratuità negli studi non starei all’universita”?
Risposta: forse non ci staresti ma nemmeno ti servirebbe starci.
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Nel mondo di Murray la vittima è lo studente mediamente dotato che non arriva alla laurea. Nel mondo di Caplan è il contribuente.
Caplan fa notare infatti che non tutti i mediocri sono svantaggiati, alcuni sono avvantaggiati…
… Above-average high school graduates suffer a social punishment for their lack of a degree. But below-average high school graduates actually enjoy a social benefit relative to a perfect information meritocracy… The problem with the BA isn’t that it helps some people and hurts others. The problem is that it burns up valuable resources…
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Da un lato c’è Murray che mette in guardia i ragazzi dall’andare all’università…
… a lot of people who start the BA don’t finish… college……is still too intellectually demanding for a large majority of students…
Dall’altro c’è l’economista tipo che sottolinea il college-premium spingendo i ragazzi verso l’ università…
… economists’ conventional wisdom that more people should be getting BAs because the rate of return is so high….
E Caplan verso chi pende?
Forse più verso Murray, almeno quando fa notare che…
… labor economists normally estimate the return to completed education. It only takes a small drop-out rate to drastically reduce the expected return…
E già. Nello strano mondo del signalling se ti ritiri prima della tesi e dopo quattro anni di studio intenso resti un diplomato drop-out. I conti vanno fatti molto bene, quindi…
… If a completed year of education pays a 10% return, but the marginal student has a 6% chance of not completing a year of school for any reason, that student’s expected return to education will only be 3.4%….
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Poiché qui si parla dei college americani, c’è sempre chi risponde: ma gli altri sistemi universitari imitano quello americano! Possibile che sbagliamo tutti?
Chi conosce la politica sa che è la cosa non solo è possibile ma anche molto probabile: in genere si sbaglia tutti insieme poiché sbagliarsi da soli è troppo costoso…
… inefficient policies are often popular because systematically biased beliefs about economics are widespread…
Economia e immigrazione sono le materie con i bias più contagiosi, qui l’errore è di considerare l’istruzione un investimento sul capitale umano
… economists overestimate the social return to education. Why? Because education is more about showing off than building human capital…
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Ultima cosa.
Dopo un quarto di secolo passato nel mondo scuola/università la marea di cose inutili imparate è impressionante…
…. Foreign languages, history, physics, physical education… in my job, they rarely come up…
Persino quelli del “capitale umano” lo ammettono indirettamente dicendo che la scuola in realtà “insegna a pensare”. Ma per gli psicologi non esiste qualcosa come l’ “insegnare a pensare”, il sapere è specifico per definizione…
… response I’ve heard to my skepticism about the practicality of education is that so-called “useless” subjects improve job performance by “teaching us how to think.” But educational psychologists have been testing this hypothesis for over a century, under the heading of “transfer of learning.” (See Haskell 2000 for a survey). The punchline of this massive literature is that learning is highly specific; if there is such a thing as “learning how to think,” it occurs too rarely to see it in the most of the data…
***
La teoria del chicagoana del “capitale umano” non spiega dunque il mondo degli studi superiori. Cio’ significa che se vogliamo recuperarla in qualche modo dobbiamo postulare che sia valida a livello di studi inferiori, magari primari, magari pre-scolastici, sperando che le skills non siano innate e che si possa intervenire in modo virtuoso.
E’ proprio quello che studiosi come James Heckman hanno fatto.
univ

lunedì 2 novembre 2015

Real education di Charles Murray

Real education di Charles Murray
  • 4 verità
  • 1 le abilità variano e tutte sono correlate con l iq. Nn siamo tutti uguali
  • 2 metà dei bambini sono sotto la media e lo sforzo principale della scuola è quello di portarli un pò più vicino alla media.
  • Inutile chiedere alla s quel che nn può fare. È necessario che la scuola lasci indietro qlcn
  • Obiezione 1: l iq nn è misurata bene.
  • Risposta: resta altamente predittiva.
  • Obiezione 2: l iq può essere migliorata e quindi la scuola ha una mission chiara.
  • Risposta: ben poco direi. E solo per i bassi/bassissimi iq. Anche le preschool possono poco. L iq si stabilizza tra i 6 anni e gli 8, poi ti saluto.
  • Obiezione 3: le scuole sono così pessime che anche gli asini possono imparare, vale la pena investirci su
  • Obiezione: nn è un buon motivo x lasciarle in quello stato.
  • 3 troppa gente va all università e ne tiene bassi gli standard
  • Che gli standard si siano abbassati è documentato in molte ricerche
  • Universitá di massa uguale selezione più difficile sul lavoro
  • 4 il futuro di un paese dipende da come tratta i più dotati
  • È l élite che fissa la qualità di un paese
  • Rimedi: fare ricerceh x testare il potere della scuola sulle menti. servono più dati per avere le idee più chiare
  • Rimedi: una scuola con più selezione più dura e più presto. Tanto la sorte dello studente è chiara molto presto
  • Scuole professionali di alto livello. Serve personale specializzato nelle nostre società
  • Puntare sulla crema. Isolare la feccia e dare loro uno sbocco altrove anziché insistere nel puntare all'impossibile.
  • Dare una chance a chi esce dalla scuola senza tenerlo dentro a tutti i costi.
  • Valorizzare la libertà di scelta
continua

giovedì 14 luglio 2011

Charles Murray: una buona scuola lascia indietro molti bambini

… nella valutazione di molti dei nostri talenti la scuola assume un sano atteggiamento realistico… al bambino con chiare lacune cinetico-motorie viene chiesto di frequentare l’ ora di ginnastica ma difficilmente s’ investirà su di lui per farne un atleta a livello agonistico… chi ostenta fin da subito scarse doti musicali è tenuto a conoscere alcuni rudimenti ma non a tentare il conservatorio per divenire musicista… chi è sotto la media quanto ad abilità spaziale seguirà le lezioni d’ arte ma non subirà pressioni per investire le sue energie migliori in quell’ ambito… chi ha scarso controllo nelle relazioni interpersonali riceverà uno sprone se vergognoso e un’ avvertenza se aggressivo, ma tutti sono d’ accordo che è fatica sprecata puntare su questi soggetti per farne degli addetti alle pubbliche relazioni… i bambini incapaci di concentrazione saranno aiutati ad acquisire sane abitudini di studio ma ci vuole poco a constatare che per loro taluni obiettivi sono interdetti… Solo per quanto riguarda le abilità linguistiche e logico-matematiche si pretende invece che tutti facciano bene. La realtà qui viene congedata, anche quando si presenta nelle forme più nitide… Eppure sappiamo che almeno metà dei bambini non è in grado di leggere o calcolare con quella facilità che la scuola pretende da loro… questi bambini vengono tormentati per anni con pretese irrealistiche… è normale che in queste condizioni identifichino la scuola come un luogo di tormento… Parecchi di loro, molto semplicemente, non sono abbastanza intelligenti per seguire con successo un convenzionale percorso accademico… cio’ non significa che dobbiamo ostentare durezza o indifferenza, basterebbe lasciare da parte l’ ampollosa e mal fondata retorica del “leave no child behind”… Ripensate per un attimo alla vostra esperienza scolastica, probabilmente avete un buon ricordo di quando, incoraggiati da un insegnante di razza a fare qualcosa che non riuscivate a fare, avete alla fine sfondato… ma vi farà ancora male pensare a come avete deluso persone che vi sostenevano sospingendovi alla conquista di obiettivi irrealistici… Ricordo ancora di essere stato il cocco del mio allenatore di baseball, e ricordo quel tragico pomeriggio quando mi schierò come ultimo battitore nella sfida decisiva contro i Bruins… di fronte allo scetticismo generale per questa scelta a dir poco stravagante si adoperava per spendere in mio favore parole di ammirazione e fiducia in modo da incoraggiarmi a puntino… ma la realtà fino ad allora aveva parlato chiaro: io ero da sempre il punto debole della squadra… e quando presi posto sulla base  la mia performance fu la solita: un mezzo disastro… la delusione che sentivo attorno mi spezzò il cuore e ancora oggi metto piede con terrore in un campo da baseball… eppure mi ero limitato a fare quello che sapevo fare e che tutti sapevano che sapevo fare, non meritavo certo di essere punito in modo tanto efferato… pretendere che uno studente raggiunga livelli che molto semplicemente non puo’ raggiungere è crudele prima ancora che sbagliato… nessuna strategia pedagogica, nessun carico di compiti a casa, nessun miglioramento nella preparazione degli insegnanti puo’ far sue certe mete utopiche… non resta che il trucco di abbassare implicitamente gli standard girandosi dall’ altra parte… A questo punto ci sono tre ordini di obiezioni a cui vanno soggette le osservazioni fin qui svolte: 1. l’ IQ non cattura le capacità di apprendimento, 2: l’ IQ puo’ essere innalzato e 3. la scuola di oggi è talmente in pessimo stato che persino a chi è sotto la media puo’ ricevere di più anche senza che migliori le sue capacità… La risposta alle prime due sembra semplice, la terza è più impegnativa… i prossimi capitoli saranno dedicati a districare questa trama…
Charles Murray – Real Education

giovedì 16 giugno 2011

Romanticismo educativo

Il massimo rappresentante su piazza dell’ antidonmilanesismo militante è David Murray, anche se lui, probabilmente, non sa nemmeno chi sia il parroco di Barbiana.
Combattente inesausto contro ogni ipocrisia (le sole crociate con il mio imprimatur), denudatore di imperatori già nudi, nessuno ha fatto le pulci al “romanticismo educativo” con tanto puntiglio.
D’ altronde l’ unica arma da impugnare contro questo seducente blob mellifluo sono i fatti concreti, e i 4 pilastri da cui parte il Murray per discutere il tema, puntano a quello. Vediamoli:
1. Le abilità variano da persona a persona. Non solo, variano molto. Le abilità che di solito valorizzano la vita adulta nella società contemporanea, poi, sono solidamente correlate con l’ IQ.
2. Metà dei bambini sono sotto la media. Non solo, non sappiamo nemmeno come migliorare la loro posizione. Non esiste evidenza di significativi miglioramenti da parte degli ultimi. Producendo il massimo sforzo possiamo giusto fare in modo che un bambino sotto la media si trasformi in un bambino un po’ meno sotto la media.
3. Troppa gente va all’ università. Pensando al minimo che deve saper fare un laureato di solito ci vengono in mente compiti (leggere e capire una pagina della Divina Commedia aperta a caso o l’ incipit di On liberty),  che richiedono abilità possedute dal 10-20% della popolazione giovanile. Il resto che ci fa lì?
4. Il futuro di un paese non dipende tanto dall’ “educazione dei giovani”, come si è soliti sentir dire, quanto dall’ “educazione dei più dotati”.
Vediamo allora di tirare qualche conclusione.
Al mondo la differenza  esiste ed è bella. Esiste anche tra i bambini, e per valorizzarla occorre una scuola varia.
La scuola unica come fa sbaglia: se si appiattisce verso l’ alto, i drop out spuntano da tutte le parti, se si appiattisce verso il basso ci giochiamo i nerd.
nerd nerdy
Per fortuna sappiamo abbastanza bene che le differenze di sostanza sono rilevabili precocemente: 6-10 anni. E sono – forse ma forse – in qualche modo influenzabili, ma solo intervenendo ancor più precocemente: 3-4-5 anni.
Posso anche interrompere qui il mio post. In fondo, se il problema è impostato correttamente, le soluzioni fioccano da sole senza bisogno dei tonitruanti cannoni spara-neve che il Murray mette in campo nel quinto e ultimo capitolo dell’ agile libretto.
David Murray – Real Education – Three River Press.
p.s. Consentitemi una precisazione: non ce l’ ho con il Don Milani operatore scolastico. Lui, probabilmente, nel contesto in cui si trovava, ha agito anche per il meglio. Solo che ha voluto trasformare il suo felice empirismo in metodo, se non in ideologia. Prendere troppo sul serio i suoi scritti ci salva forse la coscienza ma storna gravi danni su terzi, in particolare sulle giovani generazioni.