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mercoledì 23 ottobre 2019

PERCHE' I POVERI NON SI DANNO UNA MOSSA?

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PERCHE' I POVERI NON SI DANNO UNA MOSSA?
Magari cambiando lavoro. Ragioni avanzate nel libro:
1) Perché si sono abituati al loro squallore.
2) Perché sono poco informati sulle alternative.
3) Perché sono fiaccati nello spirito.
4) Perché sono pigri e poco ambiziosi.
Io prendo con decisione la 4, il libro le prime tre. Sbaglia, le prime tre sono vere per tutti. Le prime tre, come si suol dire, "spiegano troppo".
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Our sharpest and most original social critic goes "undercover" as an unskilled worker to reveal the dark side of American prosperity.Millions of Americans work full time, year round, for poverty-level wages. In 1998, Barbara Ehrenreich decided to join them. She was inspired in part by the rhetori...

domenica 20 ottobre 2019

IL MONDO E' PIENO DI POVERI

Il mondo è pieno di poveri. Di chi è la colpa?

1) Della politica.
2) Dei poveri stessi.

Le mie percentuali: 1) povertà mondiale: 80-20, 2) povertà nostrana 40-60.

P.S. alla politica imputo soprattutto gli ostacoli posti al movimento delle persone: leggi sulla migrazione e piano regolatori delle città.

Per approfondire metto questo link, in attesa del libro: Poverty: who to blame.

giovedì 21 marzo 2019

PERCHE’ I BUONI HANNO RAGIONE QUANDO AGISCONO E TORTO QUANDO PARLANO?

PERCHE’ I BUONI HANNO RAGIONE QUANDO AGISCONO E TORTO QUANDO PARLANO?

Non sopporto i “buoni” che parlano.

Attenzione, non sto parlando dei “buonisti” ma proprio dei “buoni”, quelli che accumulano mille meriti sul campo. Poi, quando prendono la parola, non sembrano più azzeccarne una. Perché?

Forse ho la risposta.

Avete presente il lavoro dell’assistente sociale?

E’ un lavoro duro. Durissimo.

Per farlo bene devi essere comprensivo verso chi aiuti. Devi comprendere le ragioni del ragazzo che entra in una gang, del padre che abbandona la famiglia, dello scansafatiche che non sa tenersi un lavoro...

E’ dura, è durissima. E’ più facile comprendere le ragioni del cannibale di Papua.

Si chiama “principio del cliente ha sempre ragione…”, i “buoni” (e i bottegai) lo conoscono bene.

Walter Miller istruisce i “buoni”: “il principio del “cliente ha sempre ragione” implica un'accettazione emotiva di certi atteggiamenti e comportamenti dei “clienti” che possono sembrare spiacevoli perché derivati dal suo stesso background sociale. Qualsiasi lavoratore addestrato sa che tale accettazione emotiva è estremamente difficile da raggiungere, che spesso richiede un grande sforzo per nascondere reazioni personali di shock o disgusto, ma che, nonostante questa difficoltà, una pratica efficace dipende dal successo nel gestire queste reazioni. Dovrebbe essere evidente che tale accettazione verso l'esterno è particolarmente importante quando si tratta di “clienti” di classe inferiore che sono spesso ipersensibili ad azioni o atteggiamenti che potrebbero indicare "snobismo" o sentimenti di disprezzo per quelli di status "inferiore" (Walter Miller).

Il modo migliore per essere sinceramente condiscendente consiste nel convincere anche te stesso che quei comportamenti non sono così sbagliati.

Alla fine ti ritrovi a fare un grande sforzo per correggere dei comportamenti che non percepisci più come sbagliati. E quando ne parli non ne parli nemmeno più come di comportamenti sbagliati, anche quando ne parli a chi ti considera "buono" perché correggi dei comportamenti sbagliati.

E’ chiaro che la gente non ti capisce più.

giovedì 28 febbraio 2019

Guerra alla povertà SAGGIO anche POST FACEBOOK


Guerra alla povertà


Tremo quando sento questa espressione, non perché sia insensibile alla causa ma perché conosco i miei polli e so cosa frulla loro nella testa: espropriare Tizio per dare a Caio, ovviamente trattenendo cospicua commissione.
Vedo con chiarezza tutti i lati oscuri della faccenda, che qui il condenso in 5 punti:
1. La missione viene in automatico affidata ai governi, spesso i primi responsabili della povertà stessa. Difficile che chi è causa di un fenomeno ne sia anche la soluzione.
2. Poiché l’esproprio resta un crimine, occorrono ragioni forti per giustificarlo. Se rubo la tua auto per salvare la vita di Tizio, questa è una “ragione forte” ma se te la rubo perché Tizio se la gode più di te, questa è una “ragione debole”. eCCO, Ho come l’impressione che le “ragioni deboli” prevalgano.
3. Il nemico che si vuol debellare – la povertà – ha poco a che fare con quello realmente combattuto, la “povertà relativa”, ovvero la carenza di smartphone e TV via cavo in alcune famiglie. La prima battaglia diventa facilmente una copertura per la seconda ma i poveri “assoluti”, quelli che muoiono di fame, alle nostre latitudini latitano.
4. Non dimentichiamo poi la filantropia, una pratica legittima, anzi lodevole, che relega la ridistribuzione coercitiva a un ruolo sussidiario.
5. È spiacevole da ricordare ma esiste anche l’esigenza di distinguere i poveri meritevoli dai non meritevoli. Chi se ne occupa? I poveri nostrani, per lo più, non sono sfortunati ma cretini, il comportamento irresponsabile per loro è la norma: pigrizia, incapacità di tenersi un lavoro, abuso di sostanze, azzardo, sessualità sfrenata, alcol e crimine. Non si fanno mancare niente. Se fai presente questa realtà fattuale passi per insensibile ma chiunque tra noi chiederebbe all’amico che vuole essere ospitato per una settimana sul nostro divano di casa il motivo di una simile esigenza impellente, a seconda della risposta si decide sul da farsi: ogni aiuto è concesso se ci sono i presupposti.
Dopo questo mega-filtro chi resta da aiutare con la ridistribuzione coercitiva? Giusto qualche bambino, qualche handicappato grave e chi scappa dalla guerra.

***
Da quanto detto non si deve arguire un’indifferenza verso i poveri quanto piuttosto un diverso modo per aiutarli. Ecco le due deregolamentazioni più promettenti:
1. deregolamentare l’immigrazione.
2. deregolamentare il settore dell’edilizia nei luoghi ad alta produttività.
La prima misura consente ai poveri di trasferirsi dal terzo mondo al primo, dove diventerebbero enormemente più produttivi.
La seconda misura replica la prima ma all’interno dei confini nazionali. Anche da noi, infatti, ci sono luoghi (per esempio il centro delle grandi città) dove per gli stessi lavori la paga è doppia, senonché, anche i prezzi delle case sono doppi: deregolamentare l’edilizia significa abbassarli e consentire l’afflusso di chi ha meno mezzi e intende cogliere l’occasione.

mercoledì 19 dicembre 2018

LA SINISTRA E I POVERI

LA SINISTRA E I POVERI

Tutti conoscono la sensibilità della sinistra per i poveri ma non tutti sanno che il suo modo di vederli è cambiato profondamente negli ultimi 50 anni.

In passato, il resoconto del fenomeno di molti marxisti assomigliava in modo impressionante a quello dei reazionari: la causa risiedeva innanzitutto nel comportamento irresponsabile dei poveri stessi. Dopotutto, la poca voglia di lavorare, le abitudini sessuali miopi, l’ abuso di alcool, la ricorrente violenza domestica non sono il viatico ideale per avere successo.

naturalmente, si aggiungeva che la colpa era del capitalismo corruttore.

Poi ci si accorse che i poveri sono così sotto qualsiasi regime. Non solo, ci si accorse anche che il capitalismo non puo’ omologare i lavoratori ad un’obbedienza efficiente al sistema e al contempo ridurli a larve umane inefficientissime.

Insomma, sia come sia la sinistra dominante ha dismesso la narrazione di questi antropologi/sociologi marxisti perché “accusava la vittima”. Ha cominciato a credere nel mitico ascensore sociale, nelle “pari opportunità”. Ma in questa operazione ha un nuovo nemico: la psicologia evoluzionista, che teorizza una sostanziale rigidità di caratteri e intelligenza. In altri termini: l'ascensore sociale è rotto da sempre.

Oggi, ad una sinistra onesta, non resta che scegliersi come nemico plausibile la sfortuna. Chi vince nella lotteria dei talenti ha il dovere di aiutare gli altri. Un messaggio difficile da far digerire ma l'unico oggi disponibile per lei.

https://www.econlib.org/whos-afraid-of-oscar-lewis/

venerdì 14 dicembre 2018

PAPA FRANCESCO AL BRANCACCIO: “BISOGNA IMPARARE DAI POVERI”

PAPA FRANCESCO AL BRANCACCIO: “BISOGNA IMPARARE DAI POVERI”

Si ma cosa ci insegnano esattamente? Un buon libro per capirlo lo ha scritto Hyman Rodman: The Culture of Poverty .

La cultura dei poveri è particolarmente miope, specie in ambito sessuale: il corteggiamento è breve, il matrimonio raro, le separazioni la regola, i tradimenti endemici, la contraccezione a dir poco sconosciuta. Se il maschio resta se la dà quasi subito. Come risultato i bambini crescono in case prive sia di una fonte affidabile di reddito che di una fonte affidabile di cure. Tradotto: c’è solo una mamma subissata da mille problemi.

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lunedì 15 ottobre 2018

Come si esce dalla povertà

Virtually all poverty reduction comes from economic growth and migration – not redistribution or philanthropy
Escaping Poverty, by Bryan Caplan https://www.econlib.org/escaping-poverty/