Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
sabato 6 ottobre 2018
FORTUNA, INVIDIA E GIUSTIZIA
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
venerdì 11 agosto 2017
Sete di uguaglianza
Giustizia e uguaglianza
Hayek argued that support for redistribution was driven by emotions that had been optimally evolved for small, hunter-gatherer societies
The authors use surveys to measure an individual’s disposition to compassion and envy. For example, for compassion there are 11 items such as “I suffer from others sorrows,” or (negative) “I tend to dislike soft-hearted people,” and for envy there are questions like “It is so frustrating to see some people succeed so easily”. In each case there is a scale from strongly disagree to strongly agree.
Compassion, envy, and self-interest independently predict support for redistribution in four countries with different economic histories and distributional policies
It’s easy to be skeptical of survey answers (I prefer measured actions) but answers on questions like this have been shown to be predictive for a variety of behaviors and there is an internal logic among the answers that suggests real motivations and behaviors are being measured.
What makes these three items–compassion, envy and self-interest– interesting is that each of these can be understood as having evolved for functional reasons in the ancestral environment
giovedì 17 dicembre 2015
On inequality di Harry Frankfurt
- Obama papafra piketty. L armata vs la diseguaglianza. Ma xchè? Beati i poveri nn gli invidiosi
- William watson: togli monopoli violenza e corruzione. Le altre dis sono ok
- La lotta vs dis: distrugge il capitalismo più che la povertà
- Se i ricchi si sposano tra loro dobbiamo impedirlo?
- Un semplice esperimento mentale: Imagine a policy wherein all incomes and personal wealth are kept equally below the poverty line. Everybody is now exactly as poor as everybody else. If this does not look like a solution, then inequality, as such, cannot be the problem.
- La preoccupazione comune: gli egalitarosti bloccano l economia
- La preocc di hf: op l egalitarista nn si pone la somanda: "ma io cosa voglio"
- Tesi: If your focus is on how your income stacks up against that of everyone else, you are allowing other people’s possessions to shape your sense of what you need.
- La domanda elusa: What is enough for a good life? What, for that matter, is a good life?
- Per drennan la dis ha cmq effetti xversi come l economia dell indebitamento: Income inequality was a decisive factor in precipitating the financial crisis of 2008 and the Great Recession that followed
sabato 19 settembre 2015
Perchè ci si occupa della doseguagliaza
Perchè non ci si può più occupare di povertá (visto che il capitalismo è la soluzione condivisa) What’s with Income Inequality? http://bleedingheartlibertarians.com/2015/09/whats-with-income-inequality/
mercoledì 14 maggio 2014
giovedì 21 febbraio 2013
Beati gli umili
… l’ umiltà è la presunzione di chi l’ ha preso in quel posto…anonimo
… umiltà è la qualità dell’ essere umili, ovvero dell’ avere una modesta opinione di sé…
… andrei oltre dicendo che chi si concentra troppo sui giudizi, sia verso sé che verso gli altri, difficilmente coltiverà la virtù dell’ umiltà…
… essere umili non significa andare con il gregge, sebbene nella tradizione orientale qualcosa del genere, magari spurgato delle connotazioni negative… puo’ essere vero…
… abbiamo di fronte una persona che si disinteressa del suo status…
… per i primati, incluso l’ uomo, la caratteristica saliente dell’ ambiente in cui sono immersi, è rappresentata dalle tensioni che la “caccia allo status” crea tra gli agenti… se mai esiste un sentimento universale nello spazio e nel tempo questi è l’ invidia…
… l’ ipocrisia ci aiuta a rappresentare e a rappresentarci il mondo in modo distorto per affrontare al meglio la competizione con gli altri… cio’ comporta una continua inflazione delle nostre conquiste e delle nostre competenze… una svalutazione dei fallimenti e una razionalizzazione degli errori… l’ ipocrisia gioca un ruolo fondamentale in questo processo in quanto si mente molto più efficacemente agli altri se si sa mentire a se stessi… la capacità di autoingannarsi è un caratteristica vincente selezionata dall’ evoluzione per vivere in società proprio come la pelle chiara è selezionata per vivere nelle regioni nordiche e quella scura per vivere all’ equatore…
… nella sua biografia ammette candidamente che lui e Francis Crick, allorché scoprirono la struttura fondamentale del DNA, erano motivati da molto più che un desiderio di conoscenza scientifica… cercavano un posto nei libri di storia e il riconoscimento dei colleghi… in particolare temevano che Linus Pauling arrivasse prima alla scoperta e non esitarono a utilizzare la strumentazione ideata da Rosalind Franklin senza chiedere il suo permesso…
… per chi difetta di umiltà è particolarmente seccante essere corretto in un forum pubblico… il disturbo che se ne riceve fa passare presto in secondo piano la ricerca della verità…
… chi è intellettualmente umile considera gli argomenti indipendentemente dalle persone che li espongono… costui non sferrerà mai un attacco ad hominem, non è interessato alle persone e ai confronti tra persone… ma unicamente alle idee di cui sono portatrici...
… nella ricerca, i precoci successi rischiano di portare una certa arroganza negli scienziati affermati…
… il suo biografo disse che dopo l’ elaborazione della teoria della relatività, non essendo riuscito ad accettare i fondamenti della meccanica quantistica, non riuscì mai nemmeno a dare un contributo apprezzabile in un campo tanto importante…
mercoledì 24 ottobre 2012
Marco 14:7
Se assegniamo al termine "povertà" un significato relativo, ovvero se, per esempio, chiamiamo "povero" chi percepisce un reddito pari alla metà di quello medio, allora i poveri saranno sempre tra noi, garantito al limone. Se invece chiamiamo "povero" colui che percepisce un reddito al di sotto di un certo valore assoluto, allora, almeno nei paesi più avanzati, i poveri non esistono più da un pezzo. Prego notare che chi predilige le misure "relativiste" è anche più propenso a interpretare la vita come un "gioco a somma zero".
A cosa è più propenso il "relativista”?
A costui non interessa tanto la "povertà" quanto l' "invidia". Per un "relativista" così come l' ho definito, sono i ricchi che "creano" i poveri, se non ci fossero i primi non ci sarebbero neanche i secondi. In quest' ottica la vita è un "gioco a somma zero" in cui si vince solo sconfiggendo gli altri; quel che ho ce l' ho perché l' ho sottratto a te. Pensate solo agli scambi di mercato, così frequenti in una società liberà; il "relativista" non è certo affascinato da roba del genere: per quanto lo scambio migliori tutte le parti coinvolte, possiede una tara ineliminabile: funziona solo se in esso sono coinvolti degli egoisti, tuttavia non sprigiona i suoi miracolosi benefici se le parti sono semplicemente invidiose l' una dell' altra!
Ma come è possibile che sia di per sé la presenza dei "ricchi" a generare i "poveri"?
Ripeto, se consideriamo povero chi è esposto all' invidia, non avremo mai penuria di povertà. A meno che non vengano a mancare i ricchi, ovvero gli invidiati. Nel momento in cui l' invidioso supera l' invidiato e placa le sue ansie i ruoli si ribaltano e siamo punto a capo. Magari in una dinamica del genere la ricchezza di ciascuno di noi aumenta, eppure, nel mondo come lo vedono i "relativisti", con tale dinamica abbiamo generato solo nuova povertà. Per capire la forza delle parole di Gesù dobbiamo tradurre il termine "poveri" con il termine "invidiosi". Ecco, gli "invidiosi", loro sì che saranno sempre tra noi.
Ma è plausibile sostituire l' "invidia" all' "egoismo"?
Certo! Anzi, una logica evoluzionista lo richiede; nel gioco della riproduzione chi ha di più si accoppia e chi ha meno resta a bocca asciutta indipendentemente dalle sue dotazioni. E' un gioco crudele in cui chi vince piglia tutto. In un contesto del genere l' invidia domina l' egoismo.
Ma se l' invidia rappresenta un portato ineliminabile dell' evoluzione umana, cosa c' è che non va nella logica "relativista"?
Il fatto che l' invidia non implichi necessariamente "giochi a somma zero". Almeno in una società libera.
Eppure se cio' che conta è lo status, prima ancora che il patrimonio, è chiaro che siamo nel bel mezzo di un gioco a somma zero: per aumentare il mio status relativamente al tuo, il tuo deve decrescere relativamente al mio. E questo indipendentemente dal tipo di società. Come la mettiamo?
La mettiamo che, primo, ci sono società in cui è più semplice creare tanti giochi e, secondo, ci sono società che più di altre esaltano la preferenza soggettiva. Mi spiego meglio: quel che conta non è il nostro status ma lo status che percepiamo, è importante allora che non esista un' unica scala attraverso cui misurare lo status, ma che esistano molte scale. Molte scale, molta gente in cima. Ognuno, almeno in una società libera che esalta la preferenza, potrà scegliere o fabbricarsi la scala che più lo aggrada. Già, la società liberà non esalta solo lo scambio (ovvero il paradiso degli egoisti) ma anche la preferenza (ovvero il paradiso degli invidiosi).
Con molte scale avremo molta "gente in cima", dici, ma anche "molta gente in fondo". Verosimilmente parteciperò a una miriade di giochi, in alcuni mi piazzerò bene, ma in altri male. Il saldo resterà invariato. Come la mettiamo?
Basterà preferire i giochi in cui sono vincente, gli altri saranno irrilevanti per me. Sulle preferenze, dopotutto, abbiamo un certo controllo. E poi, diciamola tutta, è così facile prediligere e considerare più significative le materie in cui eccelliamo! In questo senso Madre Natura ci ha attrezzato con una psicologia che sembra fatta apposta.
In tutta questa storia c' è un "cattivo"?
Bé, se ci interessa mitigare le diseguaglianze socialmente più stressanti, il "cattivo" è colui che lavora per costruire la "scala unica" coltivando il mito della "misurazione oggettiva" dei meriti. Penso, per esempio, a chi si batte per la "scuola unica" o scuola di stato. Dopo quanto abbiamo detto ciascuno capisce perché non esiste una fabbrica di diseguaglianze stressanti tanto alacre. Insomma, il cattivo è sempre chi vuole una società autoritaria.
E l' eroe?
Non saprei, forse chi si dedica a moltiplicare la percezione di status prestigiosi. La pubblicità è senz' altro impegnata su questo versante, dal nulla fabbrica a getto continuo status da abbinare a ogni prodotto. Tanta pubblicità, tanta pace sociale. Insomma, l' eroe è sempre chi vuole una società libera.
Da leggere:
http://daviddfriedman.blogspot.it/2006/10/economics-of-status.html
http://willwilkinson.net/flybottle/2006/09/03/a-cold-compress-for-status-fever/
http://www.overcomingbias.com/2012/06/fragmented-status-doesnt-help.html
martedì 8 novembre 2011
Il dilemma del ridistibuzionista etico
Chi ha, dia a chi non ha. A orecchio suona bene.
Ma… ma.
Una domanda che faccio in tutta sincerità soprattutto a chi considera la famiglia il fulcro della società:
- ritenete voi auspicabile un decreto che costringa il fratello benestante a versare parte della sua ricchezza in favore del fratello meno abbiente?
Stabilire le “soglie” è presto fatto, non è quello il problema.
Ma al di là delle “soglie”, io prevedo che una legge del genere venga considerata “ripugnante” dalla maggioranza delle persone. Tanto è vero che non esiste e che nessuno si sogna di chiederla, neanche anche tra chi esalta la famiglia.
La domanda sorge spontanea: perché cio’ che non si ritiene debba valere tra fratelli poi si pretende debba valere tra sconosciuti?
Eppure noi tutti riteniamo che il vincolo familiare sia di gran lunga più impegnativo, tanto è vero che ogni giorno consideriamo accettabile lasciar morire molti sconosciuti che potremmo facilmente salvare, mentre saremmo orripilati se lo stesso atteggiamento ci fosse tra familiari.
Il mistero s’ infittisce.
Ma questo non è l’ unico paradosso del “ridistribuzionismo etico”.
Il “ridistribuzionista etico” predica il suo vangelo urbi et orbi, sembra che tenga tremendamente alla cosa, salvo poi scoprire che non si ritiene particolarmente impegnato a “ridistribuire” la sua ricchezza personale quanto quella altrui. Tanto è vero che mediamente è meno generoso del non-ridistribuzionista (link1 link2).
Come mai?
La matassa è ingarbugliata, provo a sbrogliarla con un esperimentino.
Pensiamo a una popolazione composta da quattro anime; le nomino in ordine di ricchezza: 1. Giovanni 2. Mauro 3. Luigi 4. Sandro.
Dovendo pescare tra costoro un soggetto con propensioni “ridistribuzioniste”, su chi cadrà la scelta dello scommettitore razionale che conosce la letteratura sull’ argomento?
Risposta ingenua: Sandro.
Risposta corretta: Mauro.
E dovendo invece pescare un acerrimo non-ridistribuzionista?
Risposta ingenua: Giovanni.
Risposta corretta: Luigi.
Già, su quattro elementi il più voglioso di trasferire ricchezza è il secondo e il più riluttante è il penultimo.
Poiché la ridistribuzione è un flusso di ricchezza che va innanzitutto da chi sta più in alto a chi sta più in basso, l’ invidia, molto più che la generosità, spiega l’ esito dell’ esperimento: il “secondo” di solito è animato da intenti punitivi nei confronti del “primo” mentre il “penultimo” teme di essere avvicinato dall’ “ultimo”.
Misteri e stranezze cominciano a dissolversi e i conti ora quadrano un po’ di più.
venerdì 24 giugno 2011
Why do low-income individuals often oppose redistribution?
Invidia.
Invidia e avversione per i pochi che stanno “dietro” e che potrebbero usufruirne.
Altra domanda: perché i benestanti, nonostante cio’, smaniano per redistribuire la ricchezza prodotta?
Ipotesi (mia): invidia.
Invidia e voglia di colpire chi sta davanti a loro.