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giovedì 30 aprile 2020

BUTTIAMOLA IN POLITICA


La destra che vuole riaprire l'economia è scientificamente analfabeta ("covidiota"), la sinistra a stipendio fisso che vuole bloccare tutto ad oltranza ha un sottile brivido di piacere nel vedere la gente che intraprende morire di fame schiacciata nelle sue libertà fondamentali da uno stato autoritario.

Sono stato troppo crudo? Probabilmente solo quando li definisco "idioti": le persone adottano una posizione, non perché ci credano ma perché vogliono segnalare agli altri che sono ideologicamente affidabili.

venerdì 22 novembre 2019



C'è chi associa le echo chamber online al populismo ma studiando Francia, GB e USA non si riscontra un vantaggio per i candidati di destra o populisti. Negli USA, addirittura, l'uso dei media online riduce il supporto al populismo di destra.

lunedì 11 novembre 2019

PARLARE DI POLITICA

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PARLARE DI POLITICA
E chi ha più voglia di parlare di politica nel 2019? La qualità del discorso politico è in uno stato pietoso, dovrebbe essere vietato ai minori come i porno. I nostri ragazzi dovrebbero girare al largo da certe arene, e invece ci sono dentro in pieno. Dominano insulti igniominosi e offese sanguinose. Lo splatter costituisce lo standard.
Polarizzazione e il tribalismo coprono tutto il resto, niente si salva. Ci piace demonizzare più che persuadere. Chi vuole persuadere avvicina il suo prossimo con rispetto e lo ascolta curioso, ma parliamo di una razza estinta. Chi demonizza invece considera l'altro come una pessima persona, uno da evitare, sentina di tutti i vizi e causa di tutti i mali.
Pur di stare al calduccio, ognuno di noi si fa il suo schemino e da lì non esce. I tre schemini base ruotano intorno a tre concetti cardine: oppressione/barbarie/coercizione.
La sinistra si ritiene impegnata in una battaglia morale contro l'oppressione. La destra è perennemente in trincea per difendere la civiltà. I liberali si ritengono l'ultimo baluardo contro l'onnipresente coercizione statalista.
Le tre opposizioni (oppresso/oppressore, civiltà/barbarie e libertà/coercizione) possono essere utilizzate in alternativa tra loro per descrivere i fatti ed esprimere la propria opinione. Naturalmente, a seconda della prospettiva privilegiata certe idee si impongono sulle altre.
Insistere sul nostro asse preferito ci consente di demonizzare gli altri ma in questo modo si perde l'occasione per persuaderli. Poco male, avere una mente chiusa ci protegge dai pericoli tipici a cui la mente aperta e curiosa ci espone. Avere un disaccordo politico con qualcuno, infatti, è vissuto con ansia, la stessa che un atavico istinto ci fa provare quando vediamo un serpente o una tigre nella vegetazione. Nasce un'esigenza di incolumità, ed ecco che indossiamo la corazza.
Nei casi critici la nostra mente va subito alla ricerca spasmodica di conferme (bias della conferma). Esempio: se ci si imbatte in uno studio sostiene che il salario minimo comporta benefici sociali, il liberale cercherà con il lanternino eventuali errori metodologici. Se invece ci imbattiamo in uno studio che sostiene il contrario non ci si preoccuperà affatto di indagare oltre, lo studio entrerà a far parte dell'arsenale.
Un'altra tipica reazione è quella di imputare ai portatori di idee contrarie alle nostre intenzioni malevole (bias dell'attribuzione). Avere a che fare con persone malvagie ci risparmia ogni faticoso approfondimento della loro posizione: una persona cattiva non puo' che sostenere cattive idee.
Ricordiamoci sempre che la cosa più temuta dai nostri antenati era di essere "scomunicati" ed esclusi dalla tribù per ritrovarsi poi soli nella foresta selvaggia. Era una condanna a morte. D'altra parte, sapevano che sarebbero stati ricompensati dalla comunità dimostrando la loro lealtà al gruppo.
Per questo oggi una persona di destra che si ritrovi intruppata in un gruppo di sinistra - magari sul lavoro - tende ad auto silenziarsi, mentre se si trova nel suo elemento la spara grossa contro il nemico in modo da essere ancora più apprezzato.
Queste dinamiche operano da sempre ma oggi sembrano esacerbate. Come mai?
L'autore vede all'opera due meccanismi, il primo è una tendenza alla segregazione culturale, ovvero quel fenomeno per cui ci associamo sempre meno alle persone con un differente background. Il motore di tutto è probabilmente l'istruzione - mai come oggi legata alla ricchezza. Sia come sia le persone con un'istruzione superiore orbitano quasi esclusivamente su altre persone con istruzione di pari livello mentre un tempo era molto più comune che, per esempio, un "lui" laureato sposasse una "lei" diplomata, o un ricco sposasse una povera (matrimonio Cenerentola). Oggi persone con educazione differente vivono in enclaves differenti. Una donna bianca laureata difficilmente mostrerà interesse per un uomo bianco non laureato, cerca di meglio e per evitare perdite di tempo si tiene ben lontana dai posti dove sa che rischierebbe di incontrarlo.
Un altro fattore che inasprisce il confronto politico è il web, e i social media in particolare. Sui social le nostre reazioni sono rapide e concise quindi anche molto emotive, poco inclini alla riflessione; queste modalità favoriscono di gran lunga la demonizzazione rispetto alla persuasione. Quest'ultima richiede una sua simbolica per segnalare il proprio rispetto, il dissenso deve essere attutito da una sequela di premesse che ne ammorbidiscano l'impatto, ma sui social non c'è spazio per simili cerimoniali. In secondo luogo i social favoriscono l'incontro tra simili, ovvero la formazione di compagnie omogenee dove siamo più a nostro agio e autorizzati a "perdere il controllo" radicalizzandoci. Inoltre i social media e il web in generale creano quell' inflazione informativa che svaluta l'autorità dei media tradizionali impedendo loro di formare e spostare la pubblica opinione in modo omogeneo come hanno sempre fatto in passato.
Il risultato qual è? Che mentre gli avversari politici si differenziano sempre meno nelle politiche concrete, il sentimento ostile scava un fossato incolmabile tra le fazioni. Lo sappiamo bene in Italia dove chi fino a ieri se le suonava di santa ragione il giorno dopo governa a braccetto.
È probabile che alle tre prospettive descritte da Kling oggi se ne debba aggiungere una terza, quella che viaggia sull'asse élite cosmopolita/popolo sovranista. Sarebbe un'asse ben strano perché, mentre nei precedenti il "male" è chiaramente isolabile (oppressore, barbaro, despota), qui no. Inoltre, i populisti esprimono un generico sentimento "contro" senza avere in testa nulla di preciso (voi riuscite a capire cosa ha in testa un grillino?). In molti casi queste presenze sono decisamente spiazzanti, pensate solo ai poveri libertari che dovrebbero essere felici di vedere un movimento che si oppone alla potente élite politica ma poi constata tutti i giorni - ammaestrato anche dalla storia sudamericana - come questa anti-politica sia pronta in un amen a diventare iper-politica seguendo la fascinazione del primo demagogo carismatico che passa di lì.
Rimedi. Mah, sempre gli stessi alla fine. Per stemperare il discorso politico e renderlo di nuovo fruttuoso occorrerebbe avere rispetto per l'altro. La mancanza di rispetto genera l'odio, e l'odio le odiosissime crociate anti-odio, tutti fenomeni che sono uno peggio dell'altro. Evitare la personalizzazione delle idee altrui è il minimo, quando le idee sono disincarnate vengono ascoltate con più pazienza e le reazioni sono più moderate. L'obiettivo della discussione politica non è quella di sconfiggere o umiliare chi non è d'accordo con noi ma quello di comprendere l'origine di certe idee incondivisibile che stanno nella sua testa.
Un principio guida potrebbe essere questo: "chi sa di più faccia di più". Per questo mi sento di mettere sul banco degli imputati il disprezzo e le crociate anti-odio, perché chi disprezza e poi si batte contro l'odio di solito è più appassionato di politica, spesso ne "sa di più", ed è quindi anche più responsabile della degenerazione in atto.

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The Three Languages of Politics is a profoundly illuminating exploration of communication in America's political landscape. Progressives, conservatives, and libertarians are like tribes speaking different languages. Political discussions do not lead to agreement. Instead, most political commentar...

martedì 29 ottobre 2019

PERCHE’ IL DISCORSO POLITICO SUI SOCIAL E’ UNA RISSA CONTINUA?

PERCHE’ IL DISCORSO POLITICO SUI SOCIAL E’ UNA RISSA CONTINUA?
Nella vulgata comune perché ci sono “gli odiatori”.
Preferisco la tesi alternativa: perché ci sono i “disprezzatori”.
Il “disprezzatore” ha pulsioni moraliste, è perennemente indignato e tende a liquidare chi non la pensa come lui quasi fosse una specie di criminale. Gli piace essere il "migliore" e costringere l’altro non a riflettere ma a vergognarsi.
Trump, Salvini e Renzi mi sembrano essere al momento i politici più “disprezzati” sulla nostra scena. Non saranno delle cime ma meritano più rispetto (rispetto? il “disprezzatore” trova persino ridicolo rispettare, che ne so, un Salvini). Naturalmente i protagonisti non soffrono di questo trattamento, anzi, ne traggono profitto. A soffrire potrebbero sono alcuni dei loro simpatizzanti, che spesso, specie in certi contesti, si vedono costretti all’ auto-censura o alla falsificazione delle preferenze.
Naturalmente, è bello avere una causa sociale in cui credere, ma il “moralista indignato” usa la sua come un bastone da dare in testa all’ avversario o come uno specchio in cui farsi bello e sentirsi superiore. La sua sferza lo rende popolare nel suo gruppo. E’ chiaro che parliamo di un antagonista di natura, di un narcisista di professione intento a pompare la sua reputazione. Quando c’è lui di mezzo si finisce sempre a male parole, è lui la miccia del conflitto, è lui l’innesco dell’odio, è lui che rende tossica ogni discussione.
Questo tizio alberga in ognuno di noi. Sia chiaro.

Informazioni su questo sito web
BLOGS.SCIENTIFICAMERICAN.COM
New research suggests that moral grandstanding may be a major source of conflict in the world today.

mercoledì 20 marzo 2019

NUOVE DROGHE

NUOVE DROGHE
Non tutto ciò che è importante può essere quantificato.
Troppo spesso l’economista è come l'ubriaco che all’ una del mattino cerca le sue chiavi sotto il lampione. Tu lo vorresti aiutare e gli chiede se le ha perse proprio lì e lui ti risponde che non le ha perse lì ma quello è l’unico posto dove c’è luce.
Forse i problemi sociali più dolorosi riguardano le persone che si sentono sole e poco amate; l'economista, per quanto si dia un gran da fare sotto il suo lampione, non ha molto da dire a riguardo.
Disporre di un meccanismo – il mercato – che ci consente di collaborare in modo impersonale ci arricchisce il c/c ma non ci dà molte soddisfazioni emotive. D’altronde, l’interdipendenza personale è una caratteristica delle piccole società: famiglia, banda, tribù, villaggio. Posti dove si vive in povertà relativa.

Nel mondo moderno c'è una tendenza a cercare dei sostituti all’interdipendenza personale. Faccio un paio di esempi: 1) oppiacei e 2) interesse sfrenato per la politica (e altre tifoserie varie).

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giovedì 14 marzo 2019

VUOI SABOTARE LE GUERRE CULTURALI?

VUOI SABOTARE LE GUERRE CULTURALI?

Il miglior antidoto all’ideologia sono i soldi. Mi spiego meglio con qualche esempio.

Non chiederti se occorre investire di più o di meno per la difesa. Chiediti se mettere i soldi sull’esercito o sulla marina.

Non chiederti se le donne siano o meno discriminate. Chiediti se l’eventuale discriminazione vada compensata in denaro o con quote rosa.

Non chiederti se le punizioni verso i criminali debbano essere alzate o abbassate. Chiediti se debbano essere in denaro, in restrizione della libertà o in frustate.

Non chiederti se abbiamo bisogno di più o di meno immigrati. Chiediti quanto debba costare l’eventuale biglietto d’ingresso.

Non chiederti se il divorzio vada facilitato o reso più difficile. Chiediti in che misura vada tassato (idem per l’aborto).

Non chiederti se il riscaldamento globale sia una bufala. Chiediti a che livello fissare la carbon tax.

Eccetera, eccetera, eccetera.

Oggi l’avversario politico è diventato un essere subumano, una persona responsabile è tenuto a contribuire nell’allentamento della tensione affrontando le discussioni "trasversalmente": enfatizzare l’efficienza aiuta a combattere la polarizzazione.

http://www.overcomingbias.com/2019/03/tug-sideways.html

martedì 9 ottobre 2018

Chi dialoga si polarizza

effetti perversi del dialogo

http://www.pnas.org/content/early/2018/08/27/1804840115

lunedì 7 maggio 2018

POLARIZZAZIONI INATTESE

Chi non ama particolarmente la propria parte tende a disprezzare ancor di più la controparte

Defensive polarization http://www.arnoldkling.com/blog/defensive-polarization/

venerdì 4 settembre 2015

HL ITALIANO How Trigger Warnings Are Hurting Mental Health on Campus Greg Lukianoff and Jonathan Haidt


Jonathan Hiadt e i bamboccioni del trigger warning
  • Le università e la sensibilità esasperata al linguaggio che può turbare e quindi violentare qlcn...
  • Un esempio di "microaggressione": chiedere "dove sei nato" a un asiatico o a un latino...
  • Trigger warning: il dovere dei prof di avvisare che alcuni contenuti potrebbero turbare alcuni studenti riacutizzando dei traumi...
  • Obiettivi del Politically Correct: cambiare la cultura combattendo l'eurocentrismo. Obiettivi del TW: salvaguardare i sensibili, fare dri college un'area protetta. Presunzione: i ragazzi sono maledettamente fragili...
  • Insegnare certe materie è diventato difficile come insegnare la chirurgia a chi sviene alla vista del sangue...
  • Questo trend limita la libera espressione. Ma qual è l'effetto sugli studenti "protetti"?...
  • Il pensiero critico è considerato un valore ma comporta anche disagio e malessere xchè attacca le ns. certezze. Ebbene, l'ondata "protezionista" sembrerebbe in controtendenza riproponendo un pensiero dogmatico...
  • Ecco allora un paradosso: per molti psicologi proprio il pensiero dogmatico è stato in passato fonte di ansia...
  • Il PP è nato anche come forma anti-discriminatoria...
  • Ma è la stessa infanzia ad essere più preservata rispetto a quelle passate che se rievocate ci appaiono alquanto spericolate...
  • A scuola le campagne anti-bulli e sulla sicurezza lancia un messaggio chiaro: l'adulto ti protegge da tutto...
  • In politica cresce la polarizzazione e l'altro è un mostro da cui proteggersi. Nn sorprende che chi sbarca all'università cerchi qs specie di immunità...
  • Circolo vizioso: il moralismo isola il gruppo e l'isolamento azzera il pensiero critico favorendo il moralismo...
  • Ansietà. Sembra certo che l'ansietà e altri disturbi mentali ed emotivi siano aumentati notevolmente presso gli studenti...
  • Premessa: il mondo è sempre "pensato". Pensalo bene e vivrai bene. Terapia cognitiva: nomina il bias cognitivo (la distorsione di pensiero che ti fa stare male), correggiti e starai meglio.
  • Disordini mentali più diffusi: 1) mind reading: so già quel che pensi e pensi male di me. 2) catastrofismo: con qs andazzo finiremo male, bisogna cambiare. 3) marchiare: condannare una xsona o un gruppo x una cosa fatta. 4) generalizzare 5) pensiero dicotomico che divide buoni e cattivi 6) capro espiatorio
  • La terapia cognitiva nn è altro che un pensiero critico: attieniti alla realtà e nn alle emozioni...
  • Ragionamento emotivo: lasciere che le emozioni guidino il ns raginamento. Nei campus il RE predomina ma nn è sempre affidabile...
  • Nessuno deve sentirsi offeso. Ecco il principio che domina nei college.  Sentirsi offesi diventa la formula chiave x ottenere tutela, è ormai una forma di potere. Sentirsi offesi è l'evidenza che siamo di fronte ad un'offesa...
  • Le università stanno educando i ragazzi ad un mondo iper-conflittuale. Sentirci offesi ci dà il diritto di innescare un conflitto...
  • La psicologia ci dice che qs trend è dannoso x i ns ragazzi: se vuoi che la fobia per X ti duri in eterno devi evitare X. Se vuoi guarire devi affrontare X di petto (exposure therapy)...
  • Riattivare le memorie di un trauma è un bene nn un male e farlo in classe significa farlo in un ambiente sicuro...
  • Ma la pratica TW è dannosa anche x chi non riattiva le memorie di un trauma: mi abituo a considerare tutto un xicolo potenziale anche quando nn è così. Da qui la grande avversione al rischio che fa stagnare le ns. società...
  • Inoltre: la via migliore x evitare problemi è nn insegnare le materie problematiche. Ma a che prezzo?…
  • Meglio allora insegnare ai ns ragazzi a mettere in questione la loro iper-sensibilità...
  • La retorica iper-protettiva indulge alla "catastrofe"...
  • Sono le univrrsità stesse a mostrare ipersensibilità al linguaggio. Molte cause sono intentate a chi usa certe parole...
  • Bias tipico: negative filtering: concentrarsi solo sul negativo e pensare che esista solo quello...
  • Puritanesimo e omogeneità intellettuale: un rischio x la diversità...
  • La saggezza tradizionale qui aiuta: in alcuni casi è assurdo trasformare il mondo, bisogna trasformare se stessi...
  • Soluzioni: 1) tornare ad una ragionevole definizione di aggressione 2) facilitare le terapie cognitive x studenti iper sensibili...
  • postilla sui social e facebook in particolare. L'isolamento che determinano ci rende più sensibili.
continua