- Errore classico: pensare ad un'analogia tra evoluzione biologica e mano invisibile: la prima è molto più sprecona...
- Esempio: la coda dell'uccello del paradiso. Come è stato possibile che l'evoluzione abbia tollerato una simile inefficienza? Semplica: in evoluzione nn esiste contrattazione e quindi neanche un contratto tra gli uccelli in cui decidere di dimezzarsi la coda. Sul mercato, invece, i contratti sono centrali...
- Altro esempio: immagina che a scuola i ragazzi nn imparino nulla ma i datori prediligano i laureati xchè mediamente + intelligenti. La scuola nn rende intelligenti ma l'intelligenza aiuta a scuola. Qui gli studenti sono come gli uccelli del paradiso...
- Non è la razionalità a salvarci da qs inefficienze ma il mercato guidato dalla Mano Invisibile...
- Interpretazione errata do M.I.: provvidenza. Altra interpretazione errata di M.I.: razionalità umana + selezione naturale. Interpretazione corretta: razionalità umana + prezzi + competizione. Ovvero: l'esistenza di prezzi e mercato colloca in modo efficiente le risorse. C'è un'inefficienza? È xchè manca un mercato (es. xchè i costi di transazione sono troppo alti...
- Il mondo è pieno d'inefficienze che molti imputano al mercato. M.I. ci dice che vanno imputate alla mancanza di un mercato. Vedi il caso dell'inquinamento: manca un mercato dei diritti ad inquinare. Non c'è troppo capitalismo, ce n'è troppo poco...
- Altri esempi: elefanti e specie in pericolo. Foreste e i danni del riciclaggio. Il caso del soffia foglie...
- I teoremi del benessere e l'eq. generale traducono formalmente il concetto di M.I.
lunedì 13 luglio 2015
The Armchair Economist Steven E. Landsburg - Smith contro Darwin
mercoledì 8 luglio 2015
The Armchair Economist by Steven E. Landsburg. Perché non sono un ambientalista.
- Il miglior modo x combattere la religione oggi consiste nel combattere l'ambientalismo: è lì che si concentrano i dogmi più irrazionali. Una regolare de-programmazione dei figli sembra necessaria...
- L'antidoto alle superstizioni è la scienza. L'antidoto all'ambientalismo è l'economia...
- IMHO: perchè se colpiamo un collega con un bastone diciamo che un gesto del genere è inammissibile anzichè dire che "bisogna portare rispetto x il bastone". Xché? Eppure qs ultima è la formula che utilizziamo quando danneggiamo il prossimo attraverso l'ambiente. Una forzatura tutt'altro che innocente. Un modo x dare la precedenza all'abiente sull'uomo. Perchè esiste l'anno della terra e nn l'anno del bastone?…
- L'errore dell'ambientalismo: anteporre la morale alle preferenze. Costruiamo un parcheggio o un parco? È un dilemma e la scienza propone alcuni metodi x risolverlo. L'ambientalismo, per contro, pensa di avere la Ragione dalla sua. Si obbietta che il profitto nn è una preferenza. E xchè mai? Oltretutto il profitto trasmette le preferenze dei consumatori...
- La retorica delle generazioni future: ma le g.f. preferiscono ereditare un bosco o i profitti accumulati negli anni da un parcheggio? la questione è aperta, inutile far finta di vederla chiusa...
- Senza l'assunto della "superiorità morale" nn si spiega la leggerezza dei verdi nell'argomentare...
- I verdi impugnano sempre qualche statistica ma dopo averla declamata saltano a conclusioni arbitrarie: le foreste stanno decrescendo, quindi ricicliamo. È + attendibile la conclusione contraria: vuoi più foreste? spreca + carta e i produttori creeranno + foreste. Ma l'ambientalista nn vuole + alberi, a lui interessa il rituale del riciclaggio, del sacrificio. Al fondo è un religioso...
- Pesticidi: sono cancerogeni ma abolirli fa collassare il consumo di frutta con effetti sulle malattie legate al cancro. Xché il verde guarda solo al primo effetto? Perchè è un sacerdote...
- Estinzione delle specie. Nn sappiamo bene cosa succede quando si estingue una specie, sperimentare sarebbe utile. In fondo ieri una nuova scimmia è stata scoperta in Amazzonia e la mia vita nn ne ha risentito molto. Ma i verdi si oppongono a priori...
- Xchè nn ricollocare le industrie + inquinanti nei paesi poveri? Staremmo tutti meglio. Eppure la proposta ha sollevato un coro d'indignazione e l'atteggiamento religioso ha prevalso: inquinare è peccato....
- Il verde mira a convertire il tuo stile di vita. Le soluzioni che nn implicano qs conseguenza, x quanto efficaci, sono escluse a priori dal suo catechismo..…
- Quando il padre dice al figlio:"chiudi il rubinetto" la cosa ha un senso. Se a dirlo è il tuo amico verde -magari x mezzo di un politico- la cosa è assurda visto che tu paghi x l'acqua che consumi di conseguenza nn esiste spreco ma preferenza....
- Ai bimbi viene insegnato a nn sprecare le risorse ma nn viene insegnato che anche il tempo è una risorsa...
- Xchè nn scambiare un pò di natura selvaggia in cambio di più confort. Con il trasporto pubblico risparmiamo ma l'auto privata è più comoda...
- L'economia - mettendo al centro la diversità umana- insegna la tolleranza...
- Come c'è l'esonero dall'ora di religione, dovrebbe esserci l'esonero dalle lezioni di ambientalismo
giovedì 10 maggio 2012
Ceffoni invisibili
Povero Adam Smith! Esiste forse una metafora più travisata della gloriosa (o famigerata) “mano invisibile”?
Chissà perché un malizioso riflesso condizionato associa “mano invisibile” e “selezione naturale”, quasi che Darwin e Smith si facessero l’ occhiolino a distanza. E questo, sembra incredibile, anche in persone all’ apparenza colte: sarebbero da prendere a ceffoni (invisibili, naturalmente).
Il “liberista”, devoto al dio della Mano Invisibile, viene così bollato come “darwinista sociale”; francamente non sono in grado di dire se chi si dedica ad appioppare queste spiritose etichette conosca la biologia, di sicuro non conosce l’ economia e non sa cosa sia la “mano invisibile” di cui ciancia con ostentata sicumera.
[… recentemente è toccato ad Aldo Schiavone rinnovare il cargo cult, tra i salamelecchi di un Augias che, travestito da presentatore, faceva il compare nel solito gioco delle tre carte…]
Sta di fatto che sia Darwin che Smith sarebbero compresi molto meglio se pensati come in antitesi: Darwin vs. Smith.
In biologia non esiste infatti nulla di equivalente alla “mano invisibile”, tanto è vero che l’ evoluzione naturale è altamente inefficiente, e non c’ è motivo perché le cose vadano diversamente:
… male birds of paradise have ridiculously long tails.
… Evolution has cursed them with tails far too long for any practical purpose, and in fact long enough to be a substantial hindrance in locomotion. Their bodies expend precious resources to grow and maintain these tails, increasing the birds’ food requirements while simultaneously rendering them more susceptible to predators. How could such a handicap have survived natural selection?
In fact, Darwinism requires us to ask something far more perplexing: How could such a handicap have been a consequence of natural selection?
Remarkably, the biologists have answers.
Male birds compete for female birds, who want mates capable of fathering healthy offspring.
By growing a tail slightly longer than his rivals’, the male demonstrates that he is robust, that he eats well, and perhaps that he is sufficiently athletic to survive even when burdened with an absurd encumbrance.
These are just the qualities that the female wants in her sons, and so she seeks a mate who evidently has them. Long tails are a reproductive advantage and are therefore rewarded by natural selection…
Entriamo ora in una dimensione fantastica e consideriamo le cose come se la Mano Invisibile cominciasse ad agire anche nel mondo naturale; cosa succederebbe? Semplice (e inverosimile):
The male birds of paradise, concerned about escalating competition, have called a peace conference.
Some of the more scrawny-tailed birds have made a radical proposal: universal “disentailment,” by which all will agree to immediately and permanently discard all unnecessary plumage.
Their literature emphasizes advantages in the area of fox-avoidance but underplays the possibility of a redistribution of females.
The bird now occupying the podium is the bearer of a particularly magnificent specimen (he needed three assistants to carry it as he ascended the stage).
He rejects the radicals’ proposal out of hand but offers a grand compromise: “Let each and every one of us cut the length of his tail by half. To this there can be no objection.
The tails that are now the longest will remain the longest. Those who are now most attractive to females… will remain most attractive to females. At the same time, each of us will benefit from reduced maintenance costs, improved aerodynamics, and decreased visibility to our friends the foxes.”
What is remarkable about this proposal is not just that it benefits the birds as a species; it actually benefits each and every individual bird… The compromise is a game in which every player wins. Only the foxes might object…
Ridicolo vero? Più che ridicolo “innaturale”, direi.
Il meccanismo dell’ evoluzione è cieco, mette al centro la specie anziché i singoli senza badare troppo alle inefficienze; tutto il contrario della “mano Invisibile” che, ricercando imperterrita il vantaggio di tutti e la repressione degli sprechi, necessita come il pane di scambi e di mercati.
Il teorema della “mano invisibile” ci spiega sostanzialmente che tutti i problemi sociali hanno, in termini di efficienza, sempre la medesima soluzione: più mercato; si tratta solo di studiarne i modi d' introduzione.
Pensate a un problema per cui di solito sale sul banco degli imputati il mercato: l’ inquinamento. Adesso ripensateci mettendo da parte gli slogan e tenendo a mente il teorema della mano invisibile. Ok, ora siete in grado di isolare con facilità la fonte di tutti i guai e porvi rimedio: manca un mercato dell’ aria pulita:
The world abounds with inefficiency, and to the untrained eye much of it seems to be the result of “cutthroat competition” or “markets run amok.” But the Invisible Hand Theorem tells us that if we seek the source of inefficiency, we should look for markets that are missing, not for markets that exist…
“Market for everything”, ecco la stella polare che guida l’ azione di chi si occupa in modo razionale della società.
E’ il cadeau che l’ “Adamo” di tutti gli economisti ha porto alle civiltà future, peccato che a distanza di due secoli abbondanti in molti non siano ancora in grado di sciogliere il fiocco del pacchetto.
***
p.s. vale un’ avvertenza, tanto per far capire che la comprensione avanza a fatica senza rinvenimento di bacchette magiche: se per i motivi più svariati il “mercato mancante” non potesse veder la luce in tempi brevi, allora non si puo’ escludere a priori che convenga eliminarne uno esistente:
… Jerry Romer, the governor of Colorado (and father of two great economists), recently spoke amusingly about leaf blowers.
He told of going for a walk on an autumn day and watching each Denver homeowner blow his leaves into the next homeowner’s yard.
He concluded that the problem consists of too many markets—we’d all be better off if nobody bought a leaf blower.
Perhaps his son could have told him that there are also too few markets: If there were a way to charge the neighbor for using your yard as a trash can, the problem would vanish.
The governor was onto something, though: two missing markets can be better than one.
We know from Adam Smith that it would be best if there were markets for everything. But given the fact that there is no market for yards-as-trash-cans, it can be better to eliminate the market for leaf blowers as well.
lunedì 12 marzo 2012
Lezioni dal cortile
Prima precisazione (sul tipo di lezioni): lezioni etiche.
Seconda precisazione (sul tipo di cortile): il cortile in cui giocano i bambini.
Si impara molto scendendo in cortile a far giocare i bimbi, soprattutto in materia di tasse e “tassazione dei ricchi”.
I fatti sono immaginati, le storie inventate, i personaggi sognati, ma i modi di pensare, quelli sono autentici.
I am blessed with a child so precocious that at age five, when she was watching television and heard newly elected President announce his intention to increase the income tax, she immediately burst into tears. There never was a prouder father.The tax package came wrapped in the usual rhetoric: “The rich have too much and the poor have too little”; “They have more than they deserve,” “It’s only fair,” and so forth, ad tedium.
From the fact that politicians supply such rhetoric, I infer that there are voters who demand it. Probably that’s because it helps them feel less guilty about living by the sweat of their neighbors’ brows. Better to pretend your neighbor deserves to be exploited than to admit you’ are just being acquisitive.
The key word here, though, is “pretend.” The fact of the matter is that nobody really believes the rhetoric of redistribution. You can use that rhetoric to fool some of the
people some of the time, and they might appreciate being fooled. But nobody believes it all of the time, and deep down nobody believes it even some of the time. Nobody even comes close to believing it deep down.
How do I know this? I know it because I have a daughter, and I take my daughter to the playground, and I listen to what the other parents tell their children. In my considerable
experience, I have never, ever, heard a parent say to a child that it’s okay to take toys away from other children who have more toys than you do. Nor have I ever heard a parent tell a child that if one kid has more toys than the others, then it’s okay for those others to form a “government” and vote to take those toys away.
We do, of course, encourage sharing, and we try to make our children feel ashamed when they are very selfish. But at the same time, we tell them that if another child is being selfish, you must cope with that in some way short of forcible expropriation…These are not morally complex issues, no matter how much we try to pretend otherwise. Politicians and commentators make their livings by encouraging that pretense, but when we talk to our children the pretense falls away. No adult has any difficulty distinguishing between
good and bad behavior on the playground.The lessons we teach our children reveal the truth that is in our hearts. If you want to know what a politician or a commentator really believes, look not to his speeches or his columns, but to the advice he gives his children. If you want to know whether a politician is behaving well or badly, ask how his behavior would be received in your family room.
venerdì 4 novembre 2011
Mr. 7 miliardi
L’ altro giorno è nato il settemiliardesimo abitante della terra.
E’ un bambino fortunato poiché è nato in un posto, il nostro pianeta, che non è mai stato ricco come lo è ora.
Mr. 6 miliardi nacque in una casa al confronto molto più povera. E ancora peggio andò per Mr 5 miliardi. Poverissimo, poi, il mondo che accolse Mr. 4 miliardi. Se volete vado avanti.
Speriamo che nasca al più presto Mr 8 miliardi: a quanto pare i bambini portano fortuna e più ne nascono meglio stiamo tutti.
Forse perché è la gente che risolve i problemi e più gente c’ è più problemi si risolvono.
L’ economista di Harvard Michael Kremer è arrivato alla conclusione che la crescita demografica stimola il progresso tecnologico, il progresso tecnologico stimola la crescita economica e – tanto per chiudere il circolo virtuoso- la crescita economica stimola quella demografica.
Fateci caso: se la popolazione mondiale raddoppiasse raddoppierebbero gli individui geniali.
E gli individui geniali non sono una manna solo per i vicini, sono dei tipi che risolvono d’ amblé problemi che toccano un po’ tutti.
I geni, poi, si ispirano reciprocamente e raddoppiarne la presenza quadruplica il loro rendimento. Forse il genio è perfino un po’ “contagioso”. Pensiamo solo alla concentrazione di genio artistico nell’ Italia rinascimentale (leggere Charles Murray, subito!).
La voglia di risolvere certi problemi, aggiungo giusto per Erode/Sartori, viene solo se siamo in tanti: le importanti innovazioni della rivoluzione industriale non sono state implementate finché il bacino di utenza potenziale non è cresciuto a sufficienza. Non me lo invento io, due studiosi della Federal Reserve di Richmond hanno pubblicato il loro studio su una rivista non patinata (leggere l’ AER, subito!).
L’ unica notizia triste è che se tutto quanto ho detto è vero, allora i bambini sono il contrario dell’ inquinamento; cio’ significherebbe che mancano gli incentivi giusti per farne nascere a sufficienza: chi inquina riversa i costi sugli altri, e quindi ci dà dentro più che puo’; ma chi fa bambini riversa benefici sugli altri, e quindi non ci darà mai dentro abbastanza.
martedì 19 luglio 2011
Steven Landsburg: esiste una responsabilità verso le generazioni future?
Ottimo esempio che manda nel pallone la cosiddetta etica laica.
Come sbrogliare la matassa?… the following question seems to me to be of both supreme importance and supreme difficulty: Do living people have any moral obligation to the trillions of potential people who will never have the opportunity to live unless we conceive them?
The answer is surely either "yes" or "no," but either answer leads to troubling conclusions. If the answer is "yes," then it seems to follow that we are morally obliged to have more children than we really want. The unconceived are like prisoners being held in a sort of limbo, unable to break through into the world of the living. If they have rights, then surely we are required to help some of them escape.
But if the answer is "no"--if we have no obligations to those imprisoned souls--then it seems there can be no moral objection to our trashing Earth, to the point where there will be no future generations. (That's not to say that we'd necessarily want to trash Earth; we might have selfish reasons for preserving it. I mean to say only that if we ever did want to trash Earth, it would be morally permissible.) If we prevent future generations from being conceived in the first place, and if the unconceived don't count as moral entities, then our crimes have no victims, so they're not true crimes.
So if the unconceived have rights, we should massively subsidize population growth; and if they don't have rights, we should feel free to destroy Earth. Either conclusion is disturbing, but what's most disturbing of all is that if we reject one, it seems we are forced to accept the other. Perhaps there's a third way, and that's just to admit that we're incapable of being logically rigorous about issues involving the unconceived.
giovedì 10 marzo 2011
Al mercato degli "errori"
E nessuno spiega il lavoro del prof. Allais meglio del prof. Landsburg.
Non mancate allora di sottoporvi al suo leggendario test. Lo ripropongo qui per comodità:
Question 1: Which would you rather have:
A. A million dollars for certain.
B. A lottery ticket that gives you an 89% chance to win a million dollars, a 10% chance to win five million dollars, and a 1% chance to win nothing.
Try taking this seriously. What would you actually do if you faced this choice? Don’t bother trying to figure out the “right” answer, because there is no right answer.
Question 2: Which would you rather have:
A. A lottery ticket that gives you an 11% chance at a million dollars (and an 89% chance of nothing)
B. A lottery ticket that gives you a 10% chance at five million dollars (and a 90% chance of nothing)
Once again, this is a matter of preference. There is no right or wrong answer.
Già, non c' è niente di irrazionale. Peccato che se scegliete A alla prima domanda e B alla seconda siete del tutto inaffidabili nell' esporre le vostre preferenze. Come quel tale che dopo aver schifato il parmigiano se ne ingolla entusiasta una forma senza por tempo in mezzo.
Ma è la stragrande maggioranza delle persone a scegliere combinazioni irrazionali. Non deprimetevi, dunque, lasciate che siano gli economisti a farlo.
Mille considerazioni balzano alla mente: forse la gente non prende sul serio il test, forse le preferenze cambiano anche nel giro di qualche secondo, forse la gente non vuol sapere cosa preferisce, forse fa errori e sceglie quel che ha appena detto di schifare...
La mia spiegazione "preferita" è un' altra: abbandonarsi all' irrazionalità, quando ce lo si puo' permettere, è bello.
Ovvero: penso che molti siano infastiditi dai calcoli e dal ragionamento, per quanto ne riconoscano l' efficacia se messi alle stette. Cosicchè, specie su questioni di poco conto, si affidano all' intuito quando avrebbero in mano di meglio... insomma si "comprano" volentieri gli errori che derivano dalla loro scarsa scrupolosità.
Come si puo' testare una simile congettura?
Forse facendo dei test dove i "milioni di dollari" girino realmente: lì non ha più senso "comprarsi" l' errore.
Conclusione: la verifica è impossibile e devo quindi troncare il post in modo tanto brutale ed insoddisfacente.
Ancora una volta colpa dei tagli alla ricerca, ancora una volta colpa di Berlusconi.
lunedì 20 dicembre 2010
Landsburg e Pratesi
Nel ragionamento "verde" c' è qualcosa che non va; il miglior modo di farlo capire senza dirlo esplicitamente l' ha escogitato il solito Landsbourg (cito da "fair play")
"My daughter Cayley's teachers have pronounced from on high that because water is valuable to others, we should be exceptionally frugal with it… Yet teachers rarely argue that “because building supplies are valuable to others, we ought to build fewer schools”; even more rarely do they argue that “because skilled workers are valuable in industry, we ought to have fewer teachers.”
lunedì 27 settembre 2010
Wrong wrong wrong
"... ma vi rendete conto che in Italia tassiamo il lavoro al trenta e rotti per cento mentre i redditi di capitale subiscono una ritenuta alla fonte del 12,5%? Cosa aspettiamo a chiudere questo gap che non è degno di un paese civile?..."
Finchè lo dice il Ministro dell' Economia o un sindacalista, passi, sappiamo con chi abbiamo a che fare. Ma negli altri casi dobbiamo rispondere forte e chiaro: assurdo!
O meglio, come dice il buon Landsburg:
"this is wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, wrong, and you can’t begin to think clearly about tax policy if you don’t understand why".
La cosa è molto semplice: l' imposizione fiscale del capitale non è mai una tassa, bensì una sopratassa; confrontare l' entità di una sopratassa con quella di una tassa è come confrontare mele con pere!!
Capito?
No?
Allora leggere tutto, e di corsa:
link
link
giovedì 9 settembre 2010
Etica invisibile
Your internet access fees could
more than double the income of a $400-a-year Ghanaian laborer. People are starving to death, and there you sit, with resources enough to save them (and with reputable charities standing by to effect the transfers), padding your own already luxuriant lifestyle. That’s a choice you made. It’s a choice almost everyone in the First World makes. It might or might not be a horrific choice, but it’s one for which we easily forgive each other.
(Do you already give money to Ghanaian laborers? I applaud you and I wish others would do the same. But it doesn’t change the fact that other Ghanaian laborers are dying so you can have your Internet.)
Someday you might find yourself strolling through a desert with a bottle of water and stumble on a man dying of thirst. I bet you’ll offer him some water, and I bet you’d think much less of anyone who didn’t. But there is, as far as I can see, no important moral difference between surfing the web while Africans starve and strolling through the desert while men die in front of you.
I said there’s no moral difference, which is not the same as saying there’s no difference at all. We evolved to be callous towards those who are distant (or invisible) and kind toward those who are close. (Robin Hanson posts frequently and insightfully on the contrast between how we treat the near and the far.) It’s pretty clear why there might be an evolutionary advantage to behaving that way. If you’ve got a reputation for helping your friends and ignoring strangers, then more people will want to be your friends. So it pays to favor the close and the visible. Our emotions are wired that way, and there’s probably not much we can do to change it. Attempts to change human nature do not have a good historical success rate.
Steve Landsburg
Cosa trarne?
Forse chi vede una distanza abissale tra Etica ed Economia dovrebbe riflettere.
Gran parte dei comportamenti che crediamo eticamente fondati sono invece il frutto di scelte economiche.
Altro esempio:
Imagine a miner trapped in a mine. It will cost thirty million dollars to get him out. With that thirty million, we could build a guardrail that will save three lives. We’ve seen the miner’s face on the news; we’ve seen his family; we know his name. All of our instincts — the same instincts that let us ignore those Ghanaian laborers — tell us to save the man we know and ignore the three we don’t know. Those, I think, are bad instincts. Anyone with amnesia — anyone, that is, who is forced to take an unbiased view of the situation — would want us to save three lives rather than one. (Because each of us, in a state of amnesia, has triple the chance of being saved by a guard rail.) It’s no use saying we should both build the guardrail and save the miner; that only raises the question of whether we ought to build two guardrails instead of one.
Obiezioni?
lunedì 23 agosto 2010
Chiuso!
Non mi meraviglio, il vezzo di consentire l' accesso gratuito nei parchi pubblici fa sì che molti spazi verdi non vengano mai riattati e i pochi rimasti versino in cattive condizioni.
Maledetta mania del gratuito! Le risorse bruciate da questo cattivo costume sono immense in tutti i campi. Viene quasi da chiedersi dove lo spreco sia massimo per indicarlo al pubblico ludibrio.
Si tratta comunque di sprechi invisibili, meglio non contare molto sulla loro denuncia.
In cima alla lista sta comunque il free parking. Eh sì, sembra impossibile ma girando per le città esistono ancora dei parcheggi gratuiti!
Fanno un gran baccano con il riscaldamento globale, la congestione viaria, e poi...
Ancora qualche fonte (link - link).
Ma non spero molto nella resipiscenza dei governanti, come novelli Caligola amano far cadere i fregugli dalla loro tavola e godono al vedere la ridda dei cani baneficiati che accorrono per contendersi e spolpare il maledetto "gratuito".
PAY & SIT: the private bench (HD) from Fabian Brunsing on Vimeo.
martedì 15 giugno 2010
Riscrivere il New York Times
A seguire, il testo politicamente corretto (e andato in stampa).
New York may soon become the first state to offer employment protection for nannies.
The state Senate passed a bill of rights for domestic workers this week, a measure that would require employers to offer New York’s approximately 200,000 household workers paid holidays, overtime pay and sick days.
Supporters say the step will provide needed relief to thousands of women — and some men — who are helping to raise the children of wealthier New Yorkers without any legal workplace rights beyond the federal minimum wage.
A seguire il testo logicamente corretto.
New York state may soon become the first state to restrict employment opportunities for nannies.
The state Senate passed a bill this week that would prohibit New York’s approximately 200,000 household workers from accepting any position that does not include paid holidays, overtime pay and sick days.
Opponents say the step will bring unnecessary hardship to thousands of women—and some men—who have found employment because of labor markets that operate freely, except for constraints imposed by the federal minimum wage.
sabato 27 marzo 2010
SS: lo Smoccolatore Supremo
Ma sfortunatamente l' idea predominante del Male che ci attraversa potrebbe presentare qualche deformità.
Per chi vive guardando la televisione che guardo io il culmine del crimine si chiama "genocidio". La parola va pronunciata lentamente e guardando in camera.
La Storia del Novecento pesa e il genocidio rappresenta nel nostro immaginario il Male supremo.
Ma, mi chiedo, perchè non far interagire il nostro immaginario con la nostra ragione? D' altronde il genocidio non monopolizza certo quell' incontestabile levatrice che è la Storia, anzi.
Non nego che far fuori un milione di persone a causa dell' etnia a cui appartengono sia probabilmente più crudele che ammazzarle per l' idea che professano. L' idea in fondo si puo' cambiare.
Ma questo è vero a priori. A posteriori, appena prima di compiere l' assassinio ideologico, sai ormai con certezza che la vittima non tradità mai la sua fede.
In genere si rende il concetto dicendo che, a posteriori, "i morti sono morti".
I morti sì, ma il dolore che si è creato e sparso nel mondo? Anche quello è uguale?
Forse per un utilitarista no, per lui uccidere 1 persona e ucciderne 1.000.000 non è esattamente la medesima cosa e seguendo la stessa logica arriva a dire che il dolore complessivo per le stragi non puo' essere sempre lo stesso.
Sono uscito a prendere il pane e rientrando mi sono imbattuto in un funerale con parenti affranti intorno alla bara. Se mi ricordo dell' evento anche dopo dieci minuti è solo perchè sto scrivendo ora sul "dolore", in caso contrario mi sarei dimenticato di questo insignificante - per me - episodio. Purtroppo a quella persona posso dedicare solo un pensiero fuggitivo.
Le connessioni affettive che crea l' etnia fanno preferire il "genocidio" all' "omicidio di massa": 5.000.000 di vittime scelte a caso portano al mondo più dolore rispetto ad un genocidio che spazzi via 5.000.000 di uomini: nel secondo caso periscono anche parecchie persone che sarebbero destinate a soffrire per tutta la vita.
Eppure nella nostra società questa considerazione sembra negata. Perchè?
Non tutti saranno d' accordo, eppure, chi vede nel genocidio il più alto dei crimini è spesso la persona con le carte in regola per accettare il ragionamento di cui sopra, è la persona più disponibile ad accettare che sparisca chi è destinato a soffrire tutta la vita.
Ma è una questione di "culture" che si estinguono, qualcuno opina.
Se l' omicida di massa selezionasse in base alle idee o alla classe sociale (Stalin), anche lì assisteremmo ad un' estinzione culturale.
Ma oggi - 2010 - una "cultura" particolare, vale al punto da compensare il dolore in eccedenza della selezione random?
I "finnici", come etnia, sono spariti da poco e nessuno se n' è accorto.
Un mondo libero è un mondo aperto, alcuni sostengono che in un mondo del genere le "culture" proliferano (e allora la singola cultura ha poco peso), altri che convergono (e allora si tratta di uccidere un cadavere).
Resta dunque inevaso l' interrogativo: perchè il male supremo resta per noi il Genocidio?
Bisogna rispondere alla svelta e in modo puntuale, prima che si presentino alternative impresentabili come l' Irrazionalità generalizzata o la Propaganda.
link
lunedì 22 marzo 2010
Diritto fantasma
Devo dire che, una volta ponderate, queste velate accuse mi convincevano ben poco: certo, in alcuni casi dietro un comportamento rinunciatario puo nascondersi dell' egoismo, lo ammetto, ma dell' egoismo che non danneggia nessuno è veramente malvagio? No, la storia del "soffrire per soffrire" non passa il vaglio del mio setaccio razionale.
Il bambino che non esiste non esiste. Una cosa che non esiste non puo' essere nè bianca, nè rossa, nè larga, nè lunga.
E' il motivo per cui chi maltratta i bambini è un criminale mentre chi non ha bambini pur potendoli avere è in una condizione ben diversa, per quanto il bambino maltrattato preferisca "esserci" che "non esserci".
O no?
Purtroppo mi accorgo ora che ci sono alcuni controesempi inquietanti a questa conclusione che ritenevo pacifica. Mi limito ad enunciarne uno e a lasciarvi con l' inquietudine, visto che non ho soluzioni da proporre.
Giovanni ha un bambino ma questo bambino avrebbe preferito non nascere, la sua vita è grama, tant' è che ora vorrebbe morire. Il bambino cresce nella sofferneza e conferma anche da adulto la sua funesta "preferenza". La conferma finchè riesce a farla finita e a morire, solo sapendo che sta per morire ha un piccolo moto di sollievo.
Per motivi che non c' interessano supponiamo adesso che Giovanni sapeva con precisione come sarebbero andate le cose ben prima che il bambino nascesse.
Il buon senso ci dice che Giovanni, con la conoscenza posseduta, avrebbe dovuto rinunciare a procreare. Oso dire che quello era un "dovere" a tutti gli effetti, un "dovere" morale.
Fila? Mi sembra di sì.
Spiacevole sorpresa: questa conclusione è in clamoroso contrasto con quella che ci impedisce di equiparare chi maltratta i bambini con chi non ne ha. Se davvero le preferenze di chi non esiste sono irrilevanti, allora nulla di nulla si puo' rimproverare al Giovanni che decide consapevolmente di diffondere sofferenza!
Ach! Come uscirne?
Precisazione. Le questioni dell' aborto sono in questo caso irrilevanti: che una persona venuta ad esistenza abbia dei diritti è pacifico, ma qui trattiamo invece di fantasmi puri e dei loro diritti. A quanto pare potrebbero averne e potrebbero pesare più del cemento! Ma allora, come considerarli?
Non ho cambiato opinione rispetto a prima, certo che ora le rotelle del ragionamento non sono più lubrificate come una volta.
Landsburg ha un bel po' di pelo sullo stomaco, se vogliamo l' enunciazione chiara di una verità scomoda è la persona adatta. Eppure nemmeno lui cava un ragno dal buco e resta con il dubbio.
domenica 27 dicembre 2009
La beneficienza razionale è concentrata
Q: You argue that miserliness is equitable to charitable contributions in the net use of resources, while giving more to one single charity is better than giving less to different charities. What is your personal approach to charitable contributions ( i.e., how much do you give, and to whom)?
A: Miserliness is equivalent to charity in the sense that both the miser and the philanthropist forego consumption, which makes more goods available to others. If you give your money away, someone else gets to eat better. If, instead, you squirrel your money under your mattress, it’s still true that someone else gets to eat better, because whatever you’re not eating is available to someone else. There’s a complicated chain of events in between — you hoard money, which drives down the price level, which lowers the price of food, which allows someone somewhere to buy more food — but you don’t have to follow that whole chain to know that if you eat less, there’s more for someone else.
So if you want to be charitable, all you have to do is hoard your money, or for that matter burn it. But that’s not the best way to be charitable, because you can’t control who gets the benefits. Miserliness is like a random act of kindness; effective philanthropy is about directed acts of kindness. And I argue in the book that a philanthropist who really cares about helping others will usually pick a single charity and target his giving to that one charity. If 100 children are dying of rickets and another 100 are dying of scurvy and you have enough funds to save two children, there’s no particular reason to save one of each; you might as well give your entire contribution to either the Rickets Foundation or the Scurvy Foundation. Either way, you’ve saved two children. And if you have even the slightest inkling that one of those charities might be more effective than the other, then that’s where both your dollars should go.
It took me a long time to fully understand that argument, so I’m sympathetic to the fact that readers often find it hard to swallow. In the book, I’ve tried to answer all the objections that I myself raised when I first started thinking about this.
I think I’ll decline to comment on the details of my own giving, for the same reason that I’d decline to comment if you asked me about what I had for breakfast this morning: I have nothing interesting to say about my particular preferences. It’s general principles, not individual eccentricities, that are really important
mercoledì 11 novembre 2009
Agenzia di collocamento
Se davvero se ne stesse tutto il tempo con le mani in mano, sarei seriamente preoccupato.
A questo punto dobbiamo tutti ispirarci alla preghiera di Etty Hillesum: "Dio, prega per me... e se proprio non puoi... fa niente, pregherò io per te...".
Sì perchè, tocca a noi credenti trovargli al più presto un lavoro. Vediamo cosa più si addice al buon Dio.
L' architetto? Oppure il chimico, o il biologo? Perchè non l' artigiano?
Noooo. C' è un' ipotesi più plausibile, una lavoro dove nessuno rende più di lui: il matematico!
Vediamo di dimostrarlo:
- nella nostra conoscenza di Uomini Ragionevoli un ruolo chiave è riservato al Principio di Ragione Sufficiente (mi appello all' autorità di Leibnitz, voglio vedere chi discute);
- tutta la nostra conoscenza dell' universo fisico è formalizzabile matematicamente (mi appello all' autorità di Livio Mario, se vi piacciono i classici scelgo Pitagora);
- anche l' evoluzione biologica sulla terra puo' essere ridotta ad un modello matematico (se non bastasse la teoria dei nodi evocata da Livio Mario allego un esempio tra i tanti);
- conclusione intermedia: tutto cio' che esiste è disegnato secondo regole matematiche;
- ma la matematica, appena supera soglie minime di complessità, perde la capacità di autofondarsi (mi appello nientemeno che all' autorità di Godel);
- eppure, stando al PRS, tutto deve avere un fondamento che giustifica; chiamo Dio il fondamento ultimo della matematica.
p.s. la dimostrazione implica il platonismo matematico; ovvero: gli enti matematici sono reali. Non vedo molti problemi, anzi, le certezze matematiche sono più indubitabili di quelle fattuali.
p.s. bella confutazione di Dawkins a cura di Landsburg che però, pur seguendo questo sentiero, si ferma un passo prima e finisce per sostenere che l' aritmetica fonda l' universo. O non gli piace Godel o non gli piace Leibnitz. A me piacciono entrambi.
add1
martedì 21 luglio 2009
Copyright (e brevetti)
L' inventiva è un bene, e dovrebbe essere premiata. Il monopolio è invece un male, e dovrebbe essere ostacolato. E a cosa serve il copyright? A premiare gli inventori con una licenza di monopolio. Che stupidaggine! Anche fare i gelati è una cosa buona e chi li sa fare dovrebbe essere premiato. Ma nessuno pensa di premiare il mio gelataio concedendogli una patente che permetta di guidare ubriachi...
Qualche proposta? Meglio sarebbe che il governo compri tutti i copyright e li metta a disposizione. Il teorema di Coase soccorre semplificando: potrebbe essere l' autore a comprarsi il suo copyright godendo di una prelazione. Ma il prezzo? Bè, la soluzione ideale è un' asta aperta a tutti, governo compreso. L' incasso al creativo.
lunedì 20 luglio 2009
Calcolare il razzismo
venerdì 10 luglio 2009
Vite di serie B
Ma la distinzione tra una "vita statistica" e una "vita conosciuta" è illogica, moralmente stupida e impossibile da realizzare.