mercoledì 30 aprile 2008

Siamo in tanti a mangiare

Non che le persone e le bocche siano aumentate. Il fatto è che adesso mangiano anche i motori. Posner ne è sicuro, e di solito un guru non si espone tanto chiaramente se...

"The demand for agricultural products has grown, though not as a result of population growth; instead as a result of increased demand for ethanol and other biofuels, and for food that requires more agricultural acreage to produce. Today, besides people and pigs eating corn, our motor vehicles "eat" corn that has been converted into ethanol"

I numeri dell' aborto

Tiriamo un sospiro di sollievo: il trend degli aborti realizzati è in calo un po' dovunque, perlomeno osservando il lungo periodo.

Certo, sarebbe interessante valutare l' andamento pre e post legislazione, ovviamente stornando i vari fattori che possono incidere sulla scelta abortiva.

Chi contribuisce di più ad accumulare aborti: in termini assoluti Asia e Africa. Ma in termini percentuali l' Europa.

"...certamente è in Europa che il tasso - numero di aborti per mille donne in età feconda - è più alto. Nel 1995 era pari a 48 in Europa, 37 nell’America Centro-Meridionale, 33 in Asia e Africa, 22 in America del Nord e Oceania..."

Sembra strano che paesi con il welfare più avanzato siano anche quelli dove si abortisce di più in percentuale.

Da questo punto di vista però l' Italia sembra un paese particolarmente virtuoso.

Da non dimenticare il fatto che l' aborto resta pur sempre di gran lunga la prima causa di infortunio mortale.

Gli incidenti stradali vengono molto dopo. Quelli sul lavoro, in rapporto, sono addirittura insignificanti.

martedì 29 aprile 2008

La vita dopo aver sparato - 49 racconti







Mettono a disgio i dialoghi ellittici con cui Hemingway inaugura almeno una ventina dei suoi 49 racconti.

Sembra si diverta a tirare in lungo le ambiguità. Nei casi limite, quelle lacune tanto fastidiose allo sprovveduto, non verranno mai colmate.

Pur in presenza di una scrittura semplice, l' economia tirannica di certi passaggi emargina i non-iniziati. C' è una voglia di castigare il dilettante, di escluderlo grazie al gergo. L' inesperto "non ha vissuto", questa è la sua colpa, che brancoli nel vuoto pneumatico delle verginelle.

Se in molti scrittori l' utilizzo di un gergo serve per "sporcare" la pagina, per abbassare il tono, per renderlo poplaresco, per volare basso, in H il gergo è un marchio elitario, è funzionale all' emarginazione del curioso che passa.

Se in molti scrittori la semplicità serve per rendere modulare il racconto al fine di giocare con le strutture, ad H serve per ridurlo ad una laconicità petrosa e sempre più inaccessibile.

Lo stile è la mia passione, ho sempre la speranza di ricavare informazioni utili dedicandomi al linguaggio. Mi deprimo quindi quando gran parte della mia attenzione va persa per consultare la bussola del plot, per comprendere lo scenario, l' ambiente, la trama.

H gioca scherzi del genere, figuriamoci, alcune precisazioni giungono all' ultimo rigo, quando è tardi per rilassarsi; i suoi protagonisti hanno sempre una vena criptica. La loro gergalità è al limite del mafioso: se vuoi sfangarla e partecipare ad una vera emozione, devi penetrare quel mondo e decifrarlo alla svelta. Ma il biglietto d' ingresso costa caro.

Mi vengono in mente le facce interrogative di certa gente dopo l' ascolto di una canzone da lacrime di Paolo Conte. Realizzo solo molto dopo che per loro non possono esserci sussulti: sono prive delle altre mille canzoni che lastricano la strada per giungere fino a quelle lacrime. Non hanno mai pagato un biglietto d' ingresso, hanno ascoltato "da fuori". Non sono mai entrati "nel mondo", manca l' esperienza.

Questa passione per il professionismo rinvia ad una voglia di stare nel mondo.

Il fine principale è quello di "stancarsi". La morte "da stanchi" non ci fa più paura.

"... da quando la cancrena gli aveva attaccato la gamba non sentiva più dolore, era sparito anche l' orrore, provava solo una gran stanchezza. Per cio' che stava per piombargli addosso provava pochissima curiosità. Per anni lo aveva ossessionato; ma ora non significava nulla, in sè. Strano come la stanchezza rendesse tutto così facile...".

Fare, fare, fare...cose, cose, cose. Anche l' iteriorità è fatta di cose.

Dalla veranda africana il nostro eroe divorato dalle infezioni, al calar della sera, quando non c' è più luce per sparare, sente (orecchi, occhi, naso) la solita iena maleodorante passare al limite della proprietà. Perchè ci viene fatto sapere questo particolare? Perchè poi H si propone di dirci in due righe cos' è la morte. Per farlo gli servono "cose".

"...sua moglie era una brava donna e lui quel pomeriggio era stato crudele... nel preciso momento in cui pensava questo sentì che stava morendo; non era nè un' ondata nè una raffica di vento ma un vuoto improvviso e puzzolente, e la cosa più strana è che sull' orlo di quel vuoto scivolava con passo furtivo la iena..."

Ivan Ilic + una iena.

L' Uomo Stanco è un Uomo che ha Sparato, entra in un' elite speciale, un' elite senza donne (la proverbiale misogenia di H, altra comunanza con Conte). La donna vedentodoti così assorto e sfiancato ti chiede... ma poi si distrae. L' Uomo Stanco vuole una ragazza, ma non vuole dover faticare per averla. Gli piacerebbe una pupa, purchè non perda troppo tempo a conquistarla. Non vuole complicazioni, è stanchissimo; magari non è mai uscito di casa, eppure è stanchissimo; non apre la bocca, eppure ha il fiatone. Gli si addice ormai solo una vita tranquilla, senza rogne. In fondo, a pensarci bene, di una ragazza non ha nemmeno bisogno. Avere una ragazza è ok, purchè prenda lei l' iniziativa e poi stia zitta. Purchè non turbi la tranquilla agonia in corso. Ma questa speranza è pretenziosa, appena le cose si avviano, da ogni dove sorgono maledette complicazioni che turbano il bene più prezioso: la sua inoperosità. Intanto, intorno a lui gli altri procedono, coltivano i loro affari e "si sistemano". Uno alla volta "si sistemano". Se provi a scuoterlo lui comincia a fissare qualcosa, tipo il grasso della pancetta che si rassoda. Chi gli sta accanto ogni tanto si dispera, non è da escludere che l' Uomo Stanco, preso dal panico, si lasci scappare parole di conforto, parole rassicuranti. Gli vengono anche perchè è sorpreso che ci sia della gente ancora in grado di fare caso a lui. Tornata la calma, l' Uomo che ha Sparato noterà quanto sia sciocco aver pronunciato quelle parole. Comunque ormai è fatta, speriamo non ci siano altri intoppi.

Uhm... forse un giorno ci spiegheremo meglio...

... intanto provaci tu, avvocato...

Tutti giù per terra: il girotondo di educazione e tecnologia

Ormai dobbiamo prendere contezza del fatto che, in questa fase storica, una società libera come puo' essere quella statunitense, accresce al suo interno le diseguaglianze.

La cosa puo' essere spiacevole.

Senz' altro è un prezzo alto ma per cosa lo si paga? Non si capisce il motivo ma qualcuno ama trascurare questa domanda preferendo emanare subito le sentenze.

Il fenomeno sembra essere originato dalla rivoluzione telematica e dalla recente globalizzazione.

La globalizzazione, con la mobilità dei fattori che induce, sposta altrove molte attività a basso contenuto tecnologico lasciando spiazzate intere categorie di lavoratori. Questi ultimi devono ricorrere ad una riqualificazione non sempre facile. Se la cavano meglio i lavoratori con alte skills più facilmente riconvertibili.

Ma negli ultimi anni lo spiacevole fenomeno ha interessato un numero crescente di categorie professionali e soprattutto non si è contenuto a quelle categorie a "bassa specializzazione".

Due interi paragrafi per dire una banalità: il legame assodato tra diseguaglianza, tecnologia e istruzione.

Negli anni passati la crescita tecnologica è stata accompagnata da una crescita dell' istruzione di massa, cio' ha consentito anche una maggiore compattezza in termini di redditi.

Più recentemente l' innovazione tecnica ha assunto una velocità rapsodica. I livelli di formazione erano già schiacciati verso l' alto rispetto all' offerta universitaria, le due variabili hanno cessato di viaggiare insieme.

Ma l' elemento nuovo è ancora un altro: mentre prima l' individuo che iniziava un percorso doveva semplicemente decidere il proprio LIVELLO di formazione, ora è posto di fronte ad una gamma di opzioni più complessa. Deve decidere COME formarsi. La scelta formativa è diventata una vera scelta imprenditoriale legata all' intuito speculativo. Si rischia di arrivare al doppio Master senza che ci si possa giovare in alcun modo dello sforzo compiuto. Più ancora che la scelta di affinare la propria preparazione, ha peso la direzione che si intende intraprendere, l' istituto a cui si dà fiducia, la classe dove ci si forma, i professori frequentati, i luoghi dello stage e così via.

Fintanto chè i modi di formazione del capitale umano erano scoperti, anche un benevolo Pianificatore centrale poteva agevolarli mediante incentivi e propaganda.

Ma ora il percorso formativo richiede vere scelte imprenditoriali e su questo terreno,lo sappiamo benissimo, il Pianificatore statale è goffo e fallisce puntualmente. Pochi intuiscono, pochi ce la fanno, pochi prendono il largo, pochi si staccano. E la diseguaglianza cresce.

Ecco un articolo che tesse questo stesso filo ed ecco invece un lavoro tecnico da cui presto uscirà un libro (Claudia Goldin/Lawrence F. Katz: "The Race Between Education and Technology").

lunedì 28 aprile 2008

Destra e criminalità percepita

Si dice che nella recente tornata elettorale la Destra, per i suoi successi, abbia fatto leva su un diffuso senso di insicurezza. Non sarebbe la prima volta, direi che è un "classico".

Dati alla mano, poi, si fa notare anche come tale senso d' insicurezza sia solo "percepito" e non anche "effettivo".

Tutto ciò serve per concludere come questa rendita elettorale sia ingiustificata e pompata ad arte nel tentativo di ingannare l' elettorato.

Ma alcune cose andrebbero chiarite.


C' è crimine e crimine. I conti poi bisogna farli bene.

Quando si fa notare che l' aumento di stranieri (anche clandestini) non comporta aumento di criminalità, si dà una notizia importante e spesso vera. Ma non si può chiudere qui la discussione.

Bisognerebbe anche vedere la percentuale di crimini commessi dagli stranieri (specie clandestini). Overossia, la probabilità che a commettere un crimine sia un clandestino.

Ho paura che si farebbero brutte scoperte, almeno per quanto riguarda i clandestini.

Ho paura che ne uscirebbero giustificati alcuni pregiudizi e che la distinzione tra "percepito" ed "effettivo" verrebbe meno. Ne ho già parlato e non ho tempo per i link.

In secondo luogo, è importante anche distinguere la tipologia dei crimini.

Alcuni crimini vengono definiti "victimless". Sono crimini, anche molto dannosi, ma non hanno una vera vittima, non sono particolarmente idonei a diffondere paure.

Facciamo qualche esempio e notiamo come crimini del genere siano perlo più riconducibili alle cosiddette "mafie".

Se la delinquenza organizzata mette in piedi una bisca nel mio quartiere, si assiste ad un incremento dell' attività criminale, ma io non mi sento fondamentalmente "minacciato". Se sono un po' ingenuo o distratto, manco mi accorgo di quel che succede.

La criminalità di stampo mafiosa è un cancro inoperabile, eppure spesso è "victimless": droga, prostituzione, gioco d' azzardo, spartizione sussidi.

Arrivo a dire che anche l' attività estorsiva (il cosiddetto "pizzo") non aumenta la percezione di criminalità.

Uno si presenta nel tuo negozio a chiedere la percentuale minacciandoti. E' una turbativa devastante ma incide sulla nostra percezione criminale? Altri fanno lo stesso (es. il fisco) e noi siamo stati abituati a non percepire questo fatto come un crimine. Così come molti considerano il fisco un "inconveniente", lo stesso sentimento riservano a Don Rafaè. Niente sindrome d' insicurezza, dunque.

Si dirà, c' è però anche un crimine indotto dal crimine organizzato! Se il consumo di droga si diffonde capita che il consumatore sia indotto a delinquere. E qui c' è il paradosso: i quartieri più sicuri sono proprio quelli controllati dalle mafie, quelli soggetti ad estorsione, quelli dove le mafie concentrano la loro attività. Osare un microcrimine in queste "zone" puo' costare carissimo.

Il "giocatore" puo' ricorrere allo strozzino. Forse che l' usura non è il classico crimine "victimless"?

Bisogna far notare che la grande criminalità produce eccome i suoi morti ammazzati. Percezione: si ammazzano su tra di loro. E' una percezione per lo più corretta.

Spesso è vero infatti, e la percezione che chi ha scelto quella vita ha scelto anche i rischi che comporta, prevale.

Dove c' è prostituzione o spaccio o gioco d' azzardo, io sono sottoposto a tentazioni. Ma il rischio di cadere in tentazione è molto diverso e meno inquietante rispetto al rischio di cadere vittima di uno stupro se esco a passeggiare la sera. Nel primo caso vengo rassicurato dal mio self control, nel secondo sono in balia del caso


ADD1. Altri elementi che incidono sulla: 1) l' impunità (pochi crimini ma impuniti...) 2) il confronto con i vicini (in america la criminalità è crollata, da noi si mantiene inalterata).

domenica 27 aprile 2008

Più pirati meno riscaldamento globale.

Sembra proprio che la materia ci dia grandi soddisfazioni.

La Somalia ha il più alto numero di pirati E le più basse emissioni di carbonio di qualsiasi altro paese. Coincidenza?

Co2
http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_carbon_dioxide_emissions_per_capita

Pirates
http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/africa/4584878.stm

Le evidenze del rapporto tra pirati e temperatura globale continuano ad aumentare.

Secondo la CNN, “L'International Maritime Bureau, che cura il monitoraggio della pirateria, ha dichiarato che nell'ultimo anno gli attacchi dei pirati sono aumentati del 10 per cento, segnando il primo aumento da tre anni a questa parte

BBC News titola: "Temperature globali in calo".

Eppure, i media continuano a ignorare il collegamento pirati-temperatura, che i pastafariani segnalano da anni. Ben presto, comunque, le evidenze diverrano così schiaccianti che sarà impossibile ignorare la Verità.

Una sezione italiana di pastafariani liberisti - sì, perché?, non c'è alcuna contraddizione fra liberismo e culto pastafriani, anzi - sta studiando in particolare gli effetti dei pirati-consumisti sulla temperatura globale. Non stupisce che i pirati-consumisti siano i più attivi (No Martini, no party), e i più ricchi (ovvia conseguenza), e neanche che siano i più felici (ça va sans dire). Può stupire, se mai, che siano i più collaborativi e generosi con il pianeta, che proprio grazie a loro sta vincendo la sua battaglia per la sopravvivenza.

Un piccolissimo gruppo di Teologi Pastafariani liberisti di Varese, poi, da qualche tempo studia il contributo del pirata-consumista-SUVvista alla riduzione di emissioni di CO2 e all'aumento della felicità globale; segnalando al tempo stesso un fenomeno in preoccupante aumento in tutti i paesi avanzati: quello dello zelante proprietario di cane che semina per il pianeta i suoi sacchetti non-biodegradabili per escrementi. Una autentica bomba a orologeria con cui prima o poi gli ambientalisti dovranno fare i conti.

Ma i padroni di cani sono solo la punta dell'iceberg di quelle forze oscurantiste e anti-liberali che remano contro le legittime aspirazioni umane alla felicità.
Un nuovo spettro si aggira per il pianeta, quello dei possessori di figli, che - incuranti di statistiche e tecnologie ormai in grado di comprovare scientificamente il loro autolesionismo - continuano colpevolmente a fare proseliti.

Ma un poblema alla volta.

saluti
diana

giovedì 24 aprile 2008

Tesi ce la fa

Quando la cover supera l' orifinale, gridiamo all' impresa...

Ma quando l' originale è De Andrè, che si fa?

Calma, se l' originale è di un certo tipo, forse l' impresa è ancora più fattibile?

Comunque, Riccardino Tesi, armato di buona volontà, di compagnia degna, nonchè del suo organetto, ci prova.

Io dico che ce l' ha fatta.

Più consumisti, più generosi

Non mi sorprende certo il fatto che la nazione più consumista (USA) sia anche quella in cui le persone sono più ricche mediamente.


Non mi sorprende neanche che sia felice. Ho potuto constatare ripetutamente come i beni materiali aiutino ad essere felici.

Mi sorprende che sia la più generosa.

O meglio, che ospiti persone mediamente più generose che altrove.

"...No developed country approaches American giving. For example, in 1995 (the most recent year for which data are available), Americans gave, per capita, three and a half times as much to causes and charities as the French, seven times as much as the Germans, and 14 times as much as the Italians. Similarly, in 1998, Americans were 15 percent more likely to volunteer their time than the Dutch, 21 percent more likely than the Swiss, and 32 percent more likely than the Germans. These differences are not attributable to demographic characteristics such as education, income, age, sex, or marital status. On the contrary, if we look at two people who are identical in all these ways except that one is European and the other American, the probability is still far lower that the European will volunteer than the American..."

Mi sorprende che sia un Paese a religiosità diffusa e, si sa, le persone religiose sono anche le più generose.

"...in the year 2000, “religious” people (the 33 percent of the population who attend their houses of worship at least once per week) were 25 percentage points more likely to give charitably than “secularists”..."

E' anche un Paese con forti diseguaglianze. Ma questo non frena la generosità. Anzi, i più poveri sono anche, in percentuale, i più generosi.

"...Low-income working families are the most generous group in America, giving away about 4.5 percent of their income on average..."

Stiano parlando della Right Nation. E i "conservatori" sono mediamente più generosi dei "liberal". Facendo 2+2...

"...the fact is that self-described “conservatives” in America are more likely to give—and give more money—than self-described “liberals.” In the year 2000, households headed by a conservative gave, on average, 30 percent more dollars to charity than households headed by a liberal..."

Un Paese pragmatico, in cui l' investimento deve avere un ritorno. E infatti la generosità ha una buona resa sociale.

"...In America, $1 given privately tends to increase GDP by about $15—an excellent rate of return by any standard..."
***
Ma come mai?

Forse tutto cio' dipende dalla presenza di ampie libertà economiche.

Il consumismo è una implicazione evidente.

Ma l' ambiente rischioso nel quale ci si muove, puo' darsi che funga da stimolo ad una maggiore religiosirà e ad una maggiore generosità. In situazioni di rischio diventa importante costruire attorno a sè una rete sociale che funaga da assicurazione.



ADD1. Oggi 27.4.2008 il sole 24 ore dedica la pagina del supplemento vultura all' articolo oggetto di questo post. Titolo: e vissero ricchi e contenti. Le reazioni delle vittime più illustri confutate: Kahneman: "molto stimolante". Easterline: "apprezzo, anche se l' analisi dei dati è ancora in una fase preliminare...".

mercoledì 23 aprile 2008

Juno tirata per la giacchetta

Durante la battaglia elettorale il buon Ferrara alzava come suo vessillo il film Juno.

Sosteneva trattarsi di una storia che con la dovuta leggerezza narrava una metamorfosi: la notizia drammatica che un figlio non pianificato fosse in arrivo poteva ben trasformarsi in accetazione allegra con soluzioni ben lontane dalla tragedia. Il buon umore è destinato sempre a trionfare nelle anime ben fatte.

Rispondeva la Aspesi che l' argomento non era certo la sdrammatizzazione del non-aborto. La difesa della vita non interessa in alcun modo i protagonisti. La trama non conta.

Ora fa capolino una terza posizione: Ferrara ha ragione...ma anche torto.

La trama non puo' non contare. La scelta di far nascere il figlio è centrale nel film. I toni da commedia sono sia una scelta di vita che una scelta estetica. Ma tutto ciò deporrebbe a sfavore dell' opera visto che, nella realtà, storie del genere, storie di figli nati fuori dal matrimonio, sono la base di un dramma. Altrochè buon umore!

"...But perhaps in our desire not to make moral judgments about personal choices, young women wholly unprepared to be mothers are not getting the message that there are dire consequences of having (unprotected) sex with guys too lame to be fathers. There is a scene in the teen pregnancy movie Juno in which the title character, a 16-year-old who has decided not to abort her unplanned baby but to give it up for adoption, is having an ultrasound. The technician, thinking she has on the examining table another knocked-up teenager planning to raise her child, makes disparaging remarks about children born into those circumstances. We are supposed to loathe this character and cheer when Juno's stepmother puts her in her place. But I found myself sympathetic to the technician. Why is it verboten to express the truth that growing up with a lonely, overwhelmed mother and a missing father is a recipe for childhood pain?..."

Vita d' un uomo


Tiro il fiato adagiandomi nella pagina decongestionata delle prime poesie, quella con gli immacolati ed estesi margini bianchi, quella con i versi esauriti da una raminga parola. Parola facile.

Lascio invece volentieri all' esegeta gli avventurosi incastri sintattici della maturità. Non ho voglia di tuffarmi in quel "gomitolo di strade vocalizzate" che non asseconda la nevrastenia serale del lavoratore/lettore.

Preferisco la compagnia dell' Ungaretti in divisa, quello che declamava "attaccato alla vita" avendo per spettatori i freschi cadaveri dalla "bocca digrignata", amici toccati dall' ultima mina.

Quello che, quando la guerra crivellava di schioppettate un' aria sufficientemente distante, ne approfitta tentando, con parole tremule, una minuscola rivolta affinchè l' anima fosse messa allo scoperto e preparata a ricevere le ghiacciate benedizioni del Carso.

Quello che "tira su le sue quattro ossa" e ha voglia di "ricominciare", dopo aver riposato "come una reliquia" sulla pietra dell' Isonzo.

Quello che riesce a cullarsi nella crosta di una divisa inamidata da soldato semplice, magari rinvigorito dal ricordo delle "quattro capriole di fumo" prodotte dai caminetti goduti in licenza.

Quello che nel silenzio dei poeti cercava con il lanternino una parola scavata, che fungesse da emolliente per la folla sterminata di fanghi da cui era circondato.

Forse lo stesso silenzio in cui, 50 e rotti anni dopo, la Mastrocola la rileggeva, barricata nella sua cameretta mentre a sua insaputa mancava l' appuntamento con quelle furie del sessantotto che fuori imperversavano. Questo accenno è dovuto poichè proprio una sua rievocazione a "Damasco" mi ha spinto a comprare il libro.

Il libro di un Poeta Italico letto solo a scuola e mai sentito veramente affine causa l' eccesso di languore e la sofferenze ostentate senza dovute mediazioni.

Altre fregole furono sollecitate da questi essudati ghirigori di nostalgie. La fatica di questi mondi interiori e il culto per le opache profondità, fece esplodere nei nostri insofferenti sessanta comprensibili voglie. Per esempio di scrivere instupiditi versi premendo il bottoncino di un computer che li avrebbe rigurgitati in lunghezze e numero arbitrario: belli aridi e, se possibile, ancor più petrosi dell' Isonzo. Ma di una pietra mai lucidata da nessun pianto. Chi seppe comprendere la noia e il fallimento di un simile azzardo seppe anche collocarsi nella giusta via di mezzo.

martedì 22 aprile 2008

Redditi e felicità

Sembra proprio che la materia ci dia delle grandi soddisfazioni.

Un welfare fertile

Figli, donne e lavoro.

Questo libro è molto aggiornato per chi è interessato a come si legano le variabili di cui sopra.

Tra fertilità e lavoro c' è sempre stato un legame negativo. La tendenza è stata invertita da Svezia e Francia. Come? Attraverso due vie: 1) sussidi 2) flessibilità sul mercato del lavoro.

Pensando al nostro Paese ci si pongono alcune domande.

  1. E' auspicabile incentivare la fertilità? Ci sono problemi più urgenti?
  2. Siamo disposti ad accettare crescenti flessibilità nel mondo del lavoro? Non mi sembra che da noi riforme di questo tipo riscuotano molte simpatie.
  3. La copertura dei sussidi si ottiene con maggiori tasse. La Svezia ha una elevata pressione fiscale. Siamo disposti a sopportare qualcosa di questo genere?
  4. Il nostro welfare è imperniato sulle pensioni. In Svezia le pensioni sono private. Ciò non significa molto semplicemente che abbiamo fatto scelte diverse e dobbiamo sopportarne le conseguenze?
  5. Oltre agli incentivi potrebbe influire un fattore culturale. Le medesime tendenze si osservano negli USA dove il gruppo etnito mediterraneo e quello nordico sono sottoposti agli stessi incentivi.

Per una sintesi vedi sole p.39 20.4.2008

Happiness is a warm gun

Arthur Brooks ha fatto la ricerchina.

"...34% of American homes have guns in them...

..Who are all these gun owners? Are they the uneducated poor, left behind? It turns out they have the same level of formal education as nongun owners, on average. Furthermore, they earn 32% more per year than nonowners. Americans with guns are neither a small nor downtrodden group...

..in 2006, 36% of gun owners said they were "very happy," while 9% were "not too happy." Meanwhile, only 30% of people without guns were very happy, and 16% were not too happy...


...In 1996, gun owners spent about 15% less of their time than nonowners feeling "outraged at something somebody had done." It's easy enough in certain precincts to caricature armed Americans as an angry and miserable fringe group. But it just isn't true. The data say that the people in the approximately 40 million American households with guns are generally happier than those people in households that don't have guns...

...The gun-owning happiness gap exists on both sides of the political aisle. Gun-owning Republicans are more likely than nonowning Republicans to be very happy (46% to 37%). Democrats with guns are slightly likelier than Democrats without guns to be very happy as well (32% to 29%). Similarly, holding income constant, one still finds that gun owners are happiest...


...Why are gun owners so happy? One plausible reason is a sense of self-reliance, in terms of self-defense or even in terms of the ability to hunt their own dinner...

...Many studies over the years have shown that a belief in one's control over the environment dramatically adds to happiness..."


Ma allora, Happiness is a warm gun?

La scommessa della scienza

Ho trovato proficuo descrivere la scienza come un' attività legata alle scommesse.

Un simile parallelo ci dice anche quanto sia necessaria la presenza dell' "altro".

Mi sembra chiaro, che senso ha scommettere con se stessi? Un' attività del genere non puo' essere esercitata in assenza di una controparte. Aggiungo, di una controparte con interessi e opinioni divergenti rispetto alle mie.

Detto questo, l' obiezione è facile: "in ambito scientifico le cose non vanno così. Il singolo scienziato puo' compiere da sè tutte le verifiche che ritiene opportune".

Calma, la cosiddetta "verifica" è una garanzia a supporto del sapere. Affinchè un "sapere" possa dirsi scientifico è necessario sia supportato da talune garanzie.

E' di questo che stiamo parlando, delle "garanzie" e non del contenuto. Un pensiero puo' avere un contenuto di verità ma se non è accompagnato da certe garanzie non puo' dirsi scientifico.

Ecco allora cosa volevo dire: non basta una verifica solitaria, non basta nemmeno una mancata falsificazione solitaria, per avere scienza. Occorre che l' idea (la teoria) sia immessa in un agone pubblico in cui i sostenitori e gli avversatori possano "scommettere".

L' elemento agonistico diventa indispensabile, l' "altro" è imprescindibile.

Lo scettico dirà: " a me sembra che, per capire cosa sia un sapere scientifico, il ruolo dei FATTI prevalga di gran lunga sul ruolo dell' ALTRO".

Vero, senonchè anche l' empirismo più radicale ha rinunciato da tempo ad una definizione rigorosa del concetto di "fatto".

Se un concetto come quello di "fatto" sparisce su cosa dobbiamo ripegare per definire il sapere scientifico?

Se i fatti sono spariti, cosa resta? Restano solo teorie da accordare (coerenza): resta una "teoria osservativa" (cio' che chiamiamo "fatti") e una teoria da verificare.

La prima è una teoria indipendente dalla seconda, ovvero una teoria originata da un percorso di verifiche e confutazioni alternativo.

In altri termini, anche l' empirismo alla Quine sembra giunto alla conclusione che il sapere scientifico è un sapere per il quale sia imprescindibile il "confronto".

La scienza orfana dei fatti

In un leggendario articolo, il filosofo empirista Willard Van Ormand Quine, dava un duro colpo all' utilizzo spregiudicato di concetti quali quello di "fatto".

Era un bel colpo per chi ancora tentava di definire i confini di un' attività come quella scientifica.

In realtà l' americano si limitava a considerare insensata la discriminazione tra enunciati enalitici ed enunciati sintetici.

Poichè comunenmente si ritiene che gli enunciati analitici siano veri per definizione mentre gli enunciati sintetici necessitano di verifica fattuale, capiamo bene come la cosa abbia ripercussioni su chi puntava proprio su questo discrimine al fine di demarcare le competenze scientifiche.


La dimostrazione era di questo tipo: 1) l' enunciato analitico è vero per definizione 2) affinchè 1 abbia senso è necessario che esista una relazione di sinonimia tra alcuni enunciati 3) ma tale relazione non esiste, la cosa è dimostrabile (neanche X=X puo' indicare sinonimia poichè il primo X sta a destra dell' uguale mentre il secondo a sinistra, quindi i due X sono spazialmente differenti tra loro).

La scienza va dunque pensata in altro modo e non semplicemente come qualcosa "legato ai fatti". Cio' discende dal fatto che, dopo una "naturalizzazione" del genere, tutto è "legato ai fatti".

lunedì 21 aprile 2008

Non chiederti cosa lo Stato potrebbe fare per te. Chiediti cosa ti sta già facendo.


Per capire cosa sia la tanto sbandierata "questione settentrionale" basterbbe dare un' occhiata a questa tabella tratta da questo studio.





Sono elencati i cosiddetti residui fiscali: cosa paga un "piemontese medio" allo Stato e cosa riceve dallo Stato. E via con tutte le Regioni.

Si tratta di uno studio un po' datato. Ha qualche annetto sulle spalle.

D' altro canto la cosa è poco rilevante visto che la situazione non è mutata, se non in peggio. E, se è per questo, non era diversa nemmeno prima.

E poi non si tratta di elaborazioni molto sofisticate, ciascuno di noi, sapendosi districare con la base dati della Banca d' Italia, potrebbe ricavare qualcosa di analogo.

Anche la tesi è piuttosto semplice: tre regioni (Lombardia, Veneto, Emilia) mantengono l' intero Paese.

Da decenni (almeno per quanto riguarda la Lombardia).

Tre regioni mantengono il Paese da decenni. Spesso sotto una granaiola d' insulti.

Insulti che piovono puntualmente non appena si alza la testa: gretti, egoisti, avidi...

Studi del genere erano diffusi negli anni novanta, oggi non sta più molto bene pubblicarli, non vanno più di moda, non tirano più. La stampa è restia ad esporsi. Parlo di quella stampa che infatti ha preannunciato con tanta puntualità l' esito delle elezioni.

Mi chiedo, è forse questa una condizione che potremmo dire d' equilibrio? E' una condizione sostenibile?

Nei fatti sì, visto che è stata sostenuta con variazioni poco rilevanti per mezzo secolo.

Ma quale cultura rende possibile che un simile spettacolo si perpetui?

Naturalmente la cultura comunista non esiste più, e su questo siamo tutti d' accordo, ci mancherebbe altro.

Però forse esiste una cultura (della solidarietà irresponsabile) per cui una situazione del genere non scandalizza e puo' proseguire senza gravi intoppi.

Spero invece in una sinistra scandalizzata da questo fatto. In una sinistra che trovi tutto questo assurdo e intollerabile.

Se poi penso al lombardo tipico mi spiego tutto.

Il "lombardo" delle tabelle mi evoca la figura stereotipata del "Lombardo Coglione". Quello magistralmente incarnato dal Giannini di "Film d' Amore e d' Anarchia". Indimenticabile.

Un vero coglione. Di quella coglioneria che sta alla base della fiducia reciproca. Quella fiducia reciproca che sta alla base della ricchezza materiale lombarda.

Timido, afasico: avendo zappato una vita a bocca chiusa, quando parla, le due parole che conosce s' incagliano regolarmente e il Giannini è spettacolare nel riprodurre con maestria la salivazione azzerata dell' umile che fallisce nel rivendicare quei diritti a cui anche lui, visto che non riesce a dirli, crede sempre meno. Un tipo del genere, tanto produttivo nel lavoro quanto improduttivo nelle obiezioni, è il compagno ideale per il Fascista impegnato ad autodecantare le proprie gesta. E infatti il Fascista lo vuole al suo fianco quale pubblico plaudente e non pensante.

Il Fascista fa di lui cio' che vuole per l' intero pomeriggio. Se lo porta a spasso come un cagnolino senza lesinare sui calcioni, reali e metaforici.

Solo al tramonto, dopo una giornata di ridanciane vessazioni perpetrate in pubblico, oltrepassati limiti inimmaginabili per molti altri, comincia a far roteare la pulilla, a sbavare, a uggiolare, a ringhiare, ad esplodere e a menare dominato da rabbie scoordinate e quanto mai ineleganti...dando di sè uno spettacolo osceno che fa storcere tutte le boccucce a culo di gallina.

Persino il fascista acculturato, di fronte a tanta crassa e inconcludente ribellione, esce con una nuova dignità e con la solidarietà dei civilizzati.

E puo' filare a raggiungere la sua squadraccia, impaurito da tanta idrofobia, battendo il ditino sulla tempia, e mugugnando tra sè e sè: "che grettezza, che squallore animale, dio ci scampi e liberi da simili razze".

Troppa generosità verso i bisognosi. Pagano tutti: i poveri, i generosi e chi non c' entra nulla

La finanza stritola i più deboli e presta soldi solo a chi già ce li ha.

Non è infrequente ascoltare questo ritornello.

Se riuscite nella facile impresa di bloccare qualcuno che lo sta riptendo, non mancate di fargli notare questo documento in cui il governo invitava il sistema bancario a supportare con prestiti ipotecari le aree più povere.

Oggi gran parte di quei prestiti sono saltati in aria generando la crisi finanziaria che ci affligge in questi mesi.

L' avida finanza è stata TROPPO GENEROSA con chi non poteva permettersi certi trattamenti. E magari lo è stata per farsi benvolere dalla politica.

Perlando delle turbolenze in corso non dimentichiamoci di mettere anche questa tra le cause.

sabato 19 aprile 2008

Capricci frikkettoni di un sabato qualunque

Levitiamo insieme e poi facciamoci una passeggiatina sull' acqua prima che termini il sogno. Il rosolio secondo Akron.

venerdì 18 aprile 2008

Acque senza pesci




Me ne sto lì, appostato con il mio lapis tra le dita in paziente attesa di parole illuminanti intorno alle quali tracciare il mio circoletto.

Me ne sto aquattato con l' occhio vigile sulle righe che scorrono in attesa che abbocchi un simbolo, un' epifania, un alef. Ma non abbocca nulla. Quest' acqua non è abitata da pesci, ho temperato invano la mia matitina, oggi non arpionerò alcunchè.

Scorrono quindi intonsi i racconti di Raymond Carver.

Omaggiano molta letteratura americana facendoci capire che non ci si cura troppo di noi, che non si farà "accadere" nulla per noi, a nostro uso e consumo.

Ci accorgiamo subito che siamo in ritardo o in anticipo sugli eventi: tutto è già successo, tutto deve ancora accadere. E a chi ha mancato l' appuntamento tocca essere ricevuto da Mr. Carver.

Anche gli strumenti dell' archeologo possono essere deposti, non c' è un' assenza da ricostruire, da riempire con ipotesi e congetture. Dobbiamo solo sentire l' eco di cio' che abbiamo mancato, l' evento vibra ancora tra le minutaglie insignificanti che sporcano i silenzi.

Stiamo sempre nella testa del protagonista solo per scoprire che anche lì, nel suo luogo più intimo, lui è reticente, lui è in difesa, lui non osa e non sbroglierà mai la matassa, non getterà luce.

Intanto, alimentato da questa impotenza, l' eco disarticolato del "fatto grave" che l' ha messo ko si fa assordante.

Per fortuna che ogni tanto, un isolato "evento nuovo", fresco, naturale, completamente indifferente ai drammi umani, si presenta e "accade" ripulendo molta sporcizia accumulata.

E' la scossa di terremoto di America oggi, è il colibrì che appare dietro il vetro, è la marmitta che casca e viene trascinata dall' auto fra le scintille, è il generatore che smette di funzionare dopo mesi, sono i cavalli in fuga che appaiono nella nebbia mentre pascolano nel giardino della coppia che si sta lasciando (ehi cara, vieni a vedere...).

Questo evento "accade" disancorato e privo di nessi. E' un colpo di silenzio che depura e risveglia. Al suo apparire tutte le eco esistenziali cessano di marcire, le paludi si prosciugano, le tensioni si allentano.

Ci viene voglia di ricominciare ad amare, ad abbracciare... forse siamo inciampati in un po' di speranza. Ma non caveremo mai una parola in merito da quei personaggi. Il loro mutismo carico di brusii è impaurito da tutto, è destinato ad affrontare tutto diagonalmente. Siamo lieti per loro se possono rifugiarsi e rigenerarsi in un lavoro lungo, duro e monotono come lo spaccar legna per l' inverno.

Ci voleva un mezzo cow-boy semi alcolizzato per spiegarci senza parole la bellezza di "ricominciare".

Quella prosa, spogliata dal lavorio a cui è stata sottoposta, suona come una musica da camera per piccolo organico, una musica con un tema che non si chiuderebbe mai. I finali non sono funzionali al contenuto bensì al modus operandi: quando ci si sorprende a cancellare cio' che si è appana aggiunto, allora è bene mettere il punto.

How To Win An Argument

HOW TO WIN AN ARGUMENT
by Dave Barry (?)

I argue very well. Ask any of my remaining friends. I can win an argument on any topic, against any opponent. People know this, and steer clear of me at parties. Often, as a sign of their great respect, they don't even invite me. You too can win arguments. Simply follow these rules:

· Drink Liquor.

Suppose you're at a party and some hotshot intellectual is expounding on the economy of Peru, a subject you know nothing about. If you're drinking some health-fanatic drink like grapefruit juice, you'll hang back, afraid to display your ignorance, while the hotshot enthralls your date. But if you drink several large martinis, you'll discover you have STRONG VIEWS about the Peruvian economy. You'll be a WEALTH of information. You'll argue forcefully, offering searing insights and possibly upsetting furniture. People will be impressed. Some may leave the room.

· Make things up.

Suppose, in the Peruvian economy argument, you are trying to prove Peruvians are underpaid, a position you base solely on the fact that YOU are underpaid, and you're damned if you're going to let a bunch of Peruvians be better off. DON'T say: "I think Peruvians are underpaid." Say: "The average Peruvian's salary in 1981 dollars adjusted for the revised tax base is $1,452.81 per annum, which is $836.07 before the mean gross poverty level."

NOTE: Always make up exact figures.

If an opponent asks you where you got your information, make THAT up, too. Say: "This information comes from Dr. Hovel T. Moon's study for the Buford Commission published May 9, 1982. Didn't you read it?" Say this in the same tone of voice you would use to say "You left your soiled underwear in my bath house."

· Use meaningless but weightly-sounding words and phrases.

Memorize this list:

    • Let me put it this way
    • In terms of
    • Vis-a-vis
    • Per se
    • As it were
    • Qua
    • So to speak

You should also memorize some Latin abbreviations such as "Q.E.D.," "e.g.," and "i.e." These are all short for "I speak Latin, and you do not."

Here's how to use these words and phrases. Suppose you want to say: "Peruvians would like to order appetizers more often, but they don't have enough money."

You never win arguments talking like that. But you WILL win if you say: "Let me put it this way. In terms of appetizers vis-a-vis Peruvians qua Peruvians, they would like to order them more often, so to speak, but they do not have enough money per se, as it were. Q.E.D."

Only a fool would challenge that statement.

· Use snappy and irrelevant comebacks.

You need an arsenal of all-purpose irrelevent phrases to fire back at your opponents when they make valid points. The best are:

    • You're begging the question.
    • You're being defensive.
    • Don't compare apples and oranges.
    • What are your parameters?

This last one is especially valuable. Nobody, other than mathematicians, has the vaguest idea what "parameters" means.

Here's how to use your comebacks:

You say

As Abraham Lincoln said in 1873...

Your opponent says

Lincoln died in 1865.

You say

You're begging the question.

OR

You say

Liberians, like most Asians...

Your opponent says

Liberia is in Africa.

You say

You're being defensive.

· Compare your opponent to Adolf Hitler.

This is your heavy artillery, for when your opponent is obviously right and you are spectacularly wrong. Bring Hitler up subtly. Say: "That sounds suspiciously like something Adolf Hitler might say" or "You certainly do remind me of Adolf Hitler."

So that's it: you now know how to out-argue anybody. Do not try to pull any of this on people who generally carry weapons.

Guerra tra infelici

Ormai sembra assodato, il matrimonio giova alla nostra felicità mentre i bambini la deprimono. La cosa è stata già detta altrove.

Mi sono solo dimenticato di aggiungere che per toccare le depressioni di un single senza prole occorre avere 19 figli.



p.s. posologia: evitate di sventolare statistiche del genere, specie la seconda che è una regressione lineare. Al limite accennatene in presenza di chi dà per assodate tesi diametralmente opposte.



p.s. Caplan non si arrende e corre ai ripari teorizzando sull' utilità marginale dei marmocchi:

"...Happiness research hits a lot of nerves, but the finding that kids don't make people happier may be the unkindest cut of all. As a proponent of "having more kids", I could make methodological objections, but the truth is, I do notice a lot of people who don't seem to enjoy being parents. My view, however, is that to a fair degree, these parents just aren't doing it right! Fortunately, basic economics is here to lend a helping hand.

My main observation about parental unhappiness is this: The last 10% of parenting hours causes half of all the parental unhappiness. First two hours with your kids: a joy. Second two hours: pretty good. Hours 5-8: Tolerable. Hours nine and ten: Pain. Remaining hours: Anguish. There are few better illustrations of the law of diminishing marginal utility.

Once you see this clearly, there are some obvious solutions..."

Maschi e Signore

Nell' ispirata teoria dei generi berlusconiana, al Maschio si contrappone la Signora.

Quest' ultima disdegna un po' schifata i posti di potere. Il logorio e le bassezze di quell' esercizio respingono infatti ogni vera Signora.

Tanto più che saprebbe come influire a distanza dedicandosi alla "creazione di vite" con relativo imprinting stampato nella corteccia cerebrale dei suoi futuri emissari.

La prova che un meccanismo del genere è all' opera non l' avremo mai. Però forse avremo la controprova. Basta indagare se esista o meno un senso di appagamento in chi ha dismesso i panni della Signora per diventare "donna di potere" riuscendo nei suoi intenti.

Puo' aiutare questo libro: Creating a Life: Professional Women and the Quest for Children.

La donna di successo ha meno possibilità di avere figli e questo è per lei un macigno. Spesso vive accompagnata dal rimpianto. In aggiunta si accorge che in realtà lei non ha mai fatto una scelta del genere. Questa "scoperta" acuisce il dispiacere.

Interviste e statistiche cercano di supportare (anche) questa tesi berlusconiana.

Caplan commenta e allega i link critici.

giovedì 17 aprile 2008

Ancora tre parole

Ho già dato sul tema, eppure non riesco a trattenere le ultime tre parole sul libro di Imre Kertesz e sulla sua Buchenwald. Poi mi taccio.

PRIMA PAROLA. Siamo venuti a sapere che quando un dolore s' intensifica, scioglie i suoi legami con la sgradevolezza e la repulsione per imparentarsi all' allucinazione. Ci sono momenti di vita vissuta dietro il reticolato che ricordano certe descrizioni acidule della letteratura beat.

SECONDA PAROLA. Il bambino vessato tende a considerare giuste e di buon senso le raccomandazioni del carnefice. "Legate le scarpe con le stringhe se non volete perderle", "è inutile agitarsi, mettetevi in fila indiana", "non vi conviene opporre resistenza". Scorgere il proprio carnefice in una divisa curata, vedere la sua guancia ben rasata e la sua fronte pensante, ravvisare un progetto nelle sue intenzioni, sono forme di contatto con il mondo esterno, simulacri di salubrità a cui ci si aggrappa proprio mentre è l' isolamento assurdo che ci opprime affondandoci.

TERZA PAROLA. Il bambino curioso tende l' orecchio e correda il suo resoconto riportando tra virgolette le espressioni degli adulti che stanno intorno a lui. Sono formule tipiche, sintagmi stereotipati, tratti dal linguaggio del lavoro, dai gerghi funzionali. Ed è commovente sentire da una voce inconsapevole l' eco dell' efficienza, intenerisce la preoccupazione inutile volta ad agire per il meglio in persone che noi sappiamo condannate. E' come ascoltare una madre sul letto di morte sincerarsi che la minestra sul fuoco non bruci. Ci viene un istinto di protezione per chi è "poco", ci viene un brivido estetico per la maestria con cui il "sublime" si mimetizza nel "poco". Eri tutto ed eri solo una "guardiana di minestre".

Consumista e felice

In uno dei precedenti post segnalavo come dal fatto che i beni materiali non ci garantiscano la felicità non consegua che siano inutili per raggiungerla.



Ora, visto questo nuovo studio, possiamo andare anche oltre: la ricchezza è uno degli elementi più importanti per essere felici. E così il paradosso di Easterlin riceve un altro brutto colpo.


add1 Justin Wolfers, in una serie di eleganti post, divulga i suoi risultati su freakonomics

Chi ha paura delle neuroscienze? La libertà scannerizzata (2)

L' ottimo Uomo del Monte ha fatto notare come la possibilità futura di "leggere" oggettivamente nel cervello umano potrebbe indebolire il concetto di "intenzionalità".

Questo è vero, una "naturalizzazione" dell' uomo non lascia spazio a concetti metafisici come quello di "intenzione".

Come potrebbe adeguarsi il diritto in un' evenienza di questo tipo?

Dal punto di vista dell' imputazione, la cosa non rappresenterebbe un grave problema. Come già anticipato assumerebbe sempre maggior peso il concetto di "responsabilità oggettiva".

Se Tizio danneggerà Caio, sarà tenuto a risarcirlo indipendentemente dalle sue intenzioni di danneggiarlo.

La libertà individuale non viene colpita da una simile soluzione, al limite si presentano inconvenienti relativi alla concentrazione dei rischi che per ora accantono.

Il vero problema riguarda la deterrenza delle pene. Alcuni soggetti potrebbero rispondere in maniera differente all' unica pena prevista per un certo illecito.

L' unica soluzione consiste nel differenziare le pene. Dopo aver sottoposto la popolazione ad un esame standardizzato si procederà a classificarla in individui di tipo A, B e C. Per ciascuna tipologia l' entità delle pene previste dal codice dovrebbe variare a seconda della sensibilità all' incentivo deterrente.

Inoltre, poichè sappiamo che a volte la pena ex ante è la più efficiente di quella ex-post, non si puo' escludere che si arrivi ad interdire a certi individui (esempio "A") l' accesso a certi ambienti.

Tutto cio' è abbastanza preoccupante anche in termini di pacifica convivenza. Infatti le classificazioni di cui sopra potrebbero corrispondere alle etnie. Qualcuno finirebbe per parlare di razzismo.

In conclusione, per quanto visto, il crescente successo delle neuroscienze, facendo guadagnare efficienza alle pene ex ante, potrebbe anche incidere sulle nostre libertà.


P.S. viste le obiezioni ricevute vorrei solo aggiungere che svolgo queste considerazioni escludendo una naturalizzazione completa dell' uomo. In quel caso non avrebbe a priori più senso parlare di libertà. Mi interesso solo ad un crescente peso delle neuroscienze sempre mantenendomi entro una visione relativa.

Appello al cielo

Chi lo ha proclamato e difeso con sistematicità.


Henry David Thoreau
Lev Tolstoj
Ghandi
Martin Luther King
Confucio
Mencio
Lao-Tse
monarcomachi calvinisti
Joan de la Mariana
Francisco Suarez
Tommaso d' Aquino
Johannes Althesius
John Locke
Benjamin Constant
Thomas Jefferson
Etienne de la Boetie
Guglielmo Ferrero
Gianfranco Miglio


...


Il diritto a resistere contro il potere politico è stato teorizzato da moltissimi studiosi, a cominciare dagli antichi. E' un concetto cardine che ha come sua premessa l' esistenza di un diritto naturale. Sarebbe bene sia posto al centro del programma di educazione civica affinchè la persona prevalga sul cittadino.

mercoledì 16 aprile 2008

Nascondere la Costituzione. Almeno durante l' ora di Educazione Civica.

E' doveroso che nelle scuole di un Paese civile i bambini ricevano un' infarinatura delle nozioni fondamentali su cui si regge la comunità.

Dobbiamo fare di loro dei cittadini consapevoli. E dobbiamo agire presto, quando l' argilla è ancora plasmabile.

Trovo doveroso che a loro venga spiegata l' esistenza e la funzione dell' imposta, l' architrave della convivenza civile.

Trovo anche accettabile che ci si riferisca ad un "bene pubblico" da realizzare attraverso l' esazione coercitiva di un tributo.

Noi governati siamo tenuti a pagare qualcosa ed in cambio riceveremo una compensazione in termini di beni pubblici.

In questo scambio, è d' uopo sottolinearlo, tutti facciamo un affare.

E del resto, andrebbe anche detto, non esistono vie alternative: un "bene pubblico", proprio per le sue caratteristiche, non puo' essere prodotto se non attraverso una raccolta particolare dei fondi con cui viene pagato.

Il cittadino partecipa alle scelte (rappresentanza), paga (tasse) e riceve (beni pubblici).

Il circolo di una democrazia funzionante è di questo tipo. Alzi la mano chi ha obiezioni sensate. Nessuno? Bene, procediamo.

Avete notato quanto mi prema che venga enfatizzata questa correlazione tra cio' che si dà (tasse) e cio' che si prende (beni pubblici)?

Mi preme perchè trattasi nientemeno che del famoso "scambio sociale". Siamo al cuore del "contratto sociale". Ogni contratto, va da sè, ha una partita ed una contropartita.

E' importante che questo messaggio passi nelle tenere menti dei nostri figli. e' importante che venga assimilato e rigurgitato con naturalezza ogni volta che questioni di tal fatta verranno da loro affrontate nella vite che li attende.

Per farlo passare meglio, mi raccomando, vedete d' imboscare con cura la Costituzione Italiana. Fate in modo che non circoli sui banchi, se compare di straforo, sequestratela.

La presenza in aula della Costituzione potrebbe essere ostacolo insormontabile e motivo di confusioni.

Il messaggio centrale che esponevo uscirebbe depotenziato una volta entrato in contatto con la nostra magna charta. Il discente vi fisserebbe con occhi disorientati e l' avrete definitivamente perduto.

Se proprio non potete fa sparire l' intero documento, vedete perlomeno di distogliere l' attenzione dall' articolo 53, ovvero dalla norma che stabilisce i criteri con cui attuare il prelievo fiscale. Leggendolo le nozioni centrali accennate più sopra vacillano:

"...tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributica..."

C' è il richiamo a "concorrere" (a pagare), e va bene. Ma non in ragione di cio' che si riceve bensì in ragione della nostra "capacità contributiva".

Ma allora prima abbiamo parlato a vanvera?

Ultima avvertenza: non ci si imbarchi poi nel tentativo di spiegare cosa sia la "capacità contributiva", si potrebbe scoprire che uno, finchè non crepa, possiede una sua "capacità contributiva".

Salvo poi scoprire, pensandoci meglio, che in fondo nemmeno i morti difettano di una loro "capacità contributiva".



I non sequitur di Saviano

Nel post precedente mi sono servito del mitico Saviano come epitome della mentalità anti-economica.

Mi piacerebbe illustrare un' ulteriore via attraverso cui gli antimaterialisti/anticonsumisti/antiavidi, pronunciano le loro condanne.

Innanzitutto viene posta una premessa: i beni materiali non fanno la felicità; sono le relazioni umane a costruirla con saldezza; è la nostra crescita spirituale a consolidarla.

E voglio ben vedere chi oserebbe contestare. In genere una persona già si sente migliore anche solo aderendo in via di principio a simili verità.

Seconda premessa: nei suoi uffici, nei suoi laboratori, nelle sue fabbriche, la scoetà capitalista (SC) produce, produce, produce.

bè sì,in effetti produce un casino.

Ma se produce tanto dovrà pur vendere?

Ecco allora la condizione imprescindibile che consente a SC di durare nel tempo: vendere. Se non vende i suoi beni materiali collassa. in qualche modo dovrà piazzare la mercanzia.

Se questo è vero, qual è il bene più prezioso per SC, qual è il bene che deve assolutamente procurarsi per prolungare la propria esistenza e accelerare la sua crescita? Semplice, un "uomo" ben formato, un "uomo" in grado di assorbire la produzione, un uomo che desideri ardentemente i beni prodotti. Un materialista.

Ecco allora SC impegnata nella costruzione dell' uomo materialista, dell' uomo desiderante, dell' uomo avido di beni materiali.

Affinchè SC possa durare e perpetuarsi deve inculcare valori materialistici nella popolazione, magari mettendosi all' opera sin da subito sulla coscienza malleabile dei bambini.

Saviano va oltre: il desiderio materiale generato nel modo che abbiamo visto per coltivare interessi ben specifici, finisce per produrre i mostri tipici della delinquenza e della malavita che lui riesce a descrivere con tanta vividezza. Gli eroi del crimine non sono altro che "uomini avidi" sfuggiti alle regole. Se sfuggisse alle regole un Budda non farebbe tanto danno.

Che dire? La vividezza del racconto c' è ma la logica un po' meno.

Il buco logico si produce grazie al modo equivoco con cui si maneggia un termine come "materialismo".

Attenzione.

Nel tentativo di coltivare le mie relazioni umane, invito la mia fidanzata al cinema. Ho fatto proprio bene, ci siamo parlati con parole sincere e mi sono arricchito. Oserei addirittura dire che ho sentito una felicità che ancora si prolunga qui ed ora. Eppure il cinema l' ho dovuto pagare e non c' era neanche la riduzione (maledetti). Ma non mi pento.

L' altro giorno ho buttato giù le riflessioni ispiratemi dal libro di Walcott. E' stato un bel momento, ho fatto delle scoperte che ora fanno parte della mia persona e mi inorgogliscono. Il libro veniva 32 euro, ladri!



Nel tentativo di allargare i miei orizzonti e toccare con mano vite, popoli e usanze differenti dalle mie, ho intrapreso un viaggio in giro per il mondo. Ora mi sento un uomo diverso e più adulto e appagato. Anche il mio conto in banca sembra aver cambiato aspetto.

Volete sapere quanto costa un corso Yoga completo e di qualità? Meglio che non ve lo dica. Vi invito invece ad iscrivervi e a frequentare. I benefici e la crescita interiore sono notevole e ne vale senz' altro la pena.

Insomma, ormai si sarà capito: il materialista è colui che vede un bene materiale come fine in cui si esaurire il proprio desiderio. Il non-materialista è colui che lo vede come un mezzo.

SC fa i suoi più grossi affari con il non-materialista.

Basterebbe dare un occhio alla pubblicità per accorgersene. Beni materialmente di scarsa consistenza raggiungono valori elevati per l' aura esclusiva e la promessa identitaria che offrono. Chi li desidera non è in cerca solo di beni materiali ma di quell' aurea. Se no non spendevo tutti quei soldi per una Smemoranda.

Per concludere, il ragionamento che condanna SC come produttrice di materialismo è lacunoso.

Lacune del genere si perdonano facilmente in scrittori talentuosi come Saviano, Scrittori che non sono tenuti a ragionare con rigore ma piuttosto ad intrattenerci prima di prendere sonno.

Si perdonano un po' meno quegli scienziati sociali che inciampano nel medesimo sasso. Ecco ben illustrato l' esempio di Kasser.


martedì 15 aprile 2008

ID

Diana, con le canzoncine di Bush mi hai fatto venire in mente questa lezione al MIT in cui si illustra la relatività...forse trattasi di ID



L' economia ovunque

Diana ha sganciato un siluro in testa agli econimisti.

Poco male, sono una sparuta minoranza di cui possiamo disinteressaci.

Peccato che diverse schegge rischino di raggiungere anche altri poveri innocenti.

Diciamolo chiaramente: l' attacco diventa stimolante e meritevole di reazione se il bersaglio non fossero gli economisti in senso stretto ma coloro che guardano al mondo con un cervello "da economisti". Parlo dunque di barbieri, camionisti, professori di estetica, sacerdoti, disoccupati... una folla eterogenea che adotta una certa ottica.

Un' ottica da noi poco apprezzata, al punto che qualcuno si è spinto ad affermare che i popoli nordici, rispetto a noi, "hanno un cervello naturalmente predisposto per l' economia". Il link non lo trovo, mi sia consentito di procedere oltre.

Non so se si possa azzardare tanto. Adesso però mi viene da fare un esempio un po' forte. Speriamo che nessuno si offenda.

Lo conoscete voi il mitico Saviano? Con il suo best seller di qualche anno fa ci meravigliava e c' impauriva tutti mettendo in scena lo spettacolo della malavita meridionale: avida, calcolatrice e sfruttatrice. Un mondo caricaturale e violento, deformato dalla voglia sfrenata di massimizzare i profitti. Un mondo governato da perfide "logiche capitaliste" che viveva a suo agio nella contiguità con altri e all' apparenza meno inquietanti aspetti del capitalismo ufficiale.

Il mitico Saviano, descrivendo le cose in questo modo, non sembra particolarmente vicino alla sensibilità dell' economista. Altrimenti quella che per spaventarci meglio chiamava "logica capitalista", la chiamerebbe molto più semplicemente..."logica". Al limite se proprio non resistesse alle tentazioni di aggettivare potrebbe aggiungere... "umana".

Ora, anche altri popoli hanno i loro "Saviano".

Interessante vedere i "saviano" di quei popoli etichettati come "economisti naturali".

Si chiamano, per esempio, Sudhir Venkatesh e scrivono libri come: Gang Leader for a Day: A Rogue Sociologist Takes to the Streets.

Infiltratosi nelle gang giovanili, il Saviano a stelle e strisce, scopre i meccanismi con cui la gang giovanile risponde razionalmente all' ambiente circostante. I metodi organizzativi assomigliano a quelli di una corporation e, poichè mancano praticamente tutti i mezzi della corporation, si creano delle ingegnose procedure sostitutive.

Lo stesso fa Peter Moskos nel suo: Cop in the Hood: My Year Policing Baltimore's Eastern District. Questa volta vengono indagate le dinamiche della corruzione e dello scarso rendimento di un dipartimento di polizia. Siamo di fronte a demoni e lazzaroni? No, siamo di fronte a gente che risponde in modi perfettamente spiegabili a delle sollecitazioni esistenti.

Saviano direbbe che i Gang leader e i poliziotti corrotti adottano "logiche capitaliste". Agitando ad arte queste parole potrebbe evocare fantasmi terribili a cui le menti dei non-economisti sono particolarmente sensibili. Sembra quasi pensare che un ridimensionamento del capitalismo ufficiale possa guarire le perversioni della malavita. Al delinquente verrebbe a mancare un prezioso serbatoio di idee.

Al contrario, Moskos e Venkatesh descrivono cose non troppo dissimili per concludere che sia i gang leader che i poliziotti corrotti tengono una condotta "spiegabile", ovvero ragionevole.

Con una conclusione del genere i due autori finiscono per rassicurarci, non siamo di fronte a mostri ma a persone poco distanti da noi che rispondono ad incentivi. Visto che non siamo degli "economisti naturali" potremmo dire che rispondono a tentazioni che a noi vengono risparmiate.

Non dobbiamo operarle al cervello, dobbiamo mettere in piedi un ambiente con i giusti incentivi. In altre parole: anche qui ci vuole un economista!

Attenzione, non che Saviano sia colpevolista. In fondo le colpe del delinquente non spiccano neanche nel suo reportage. Con i cattivi esempi che esibisce la società ufficiale, è difficile aspettarsi dal criminale qualcosa di diverso. Se invece saprà rinunciare ai propri egoismi e diventare buono, per lui si spianerà la strada della santità. Operazione facilitata se intorno a lui fiorisce l' esempio di una bontà diffusa. Quello che ci vuole è un esempio di generosità e magnanimità e non un ambiente che premia certi comportamenti. Premia? Non siamo mica economisti noi!

Morale: da una parte abbiamo il cantastorie moralista, dall' altra gli scienziati sociali, ovvero gli "economisti".
***
Indossando gli occhiali dell' economista vediamo subito alcune cose:
  1. gli incentivi funzionano;
  2. le persone sono mediamente ragionevoli;
  3. le persone sono mediamente egoiste;
  4. le persone hanno mediamente la medesima moralità;
  5. le persone hanno mediamente i medesimi gusti;
  6. le persone tendono, mediamente, a non variare troppo i loro gusti nel tempo;

Sulla base di queste premesse l' economista comincia a darsi ragione di cio' che osserva.

Non potrà liquidare nessun argomento tirando in ballo "i gusti", nemmeno la moralità puo' essere messa al centro delle sue spiefazioni, i comportamenti bizzarri sono banditi e così via.

Anche per questi vincoli il barbiere "economista" ha una spiegazione di buon senso.

***

Molti guardano al barbiere "economista" come ad un tipo da imitare. In effetti alcune ragioni che portano acqua al suo mulino ci sono. Il suo approccio e fuoriero di stimoli e sviluppi. magari non è quello giusto ma riesce più di altri a lanciare provocazioni che difficilmente cadono nel vuoto.

Toglieno ogni limite all' arroganza, svolgerò qualche congettura circa le motivazioni per cui l' economia ha in mano buone carte per candidarsi a disciplina intellettualmente dominante nell' ambito delle scienze.






  1. Il suo individualismo metodologico le consente una riduzione congeniale al modo di pensare dell' uomo moderno (diritti individuali...).
  2. L' economia fa eleggere i Presidenti.

  3. Il suo individualismo metodologico consente facili connessioni con l' etica.
  4. La marginalizzazione dell' etica lo preserva da posizioni fondamentaliste.
  5. Sapere mettere le mani nella cassetta degli attrezzi economici rende interessante la lettura di almeno due articoli di giornale su tre. Non ti annoi mai!
  6. L' economista immagina spesso individui con medesimi diritti e gusti non troppo dissimili. Questa visione viene avvolta facilmente in un' aurea di universalismo.
  7. Mettendo l' accento sulla razionalità dell' agente consente di privilegiare la spiegazione della realtà rispetto alla sua descrizione. Questo è un vantaggio decisivo rispetto alle scienze naturali.
  8. Postulare la razionalità dell' agente è un modo di pensare una solida base naturale che accomuna l' umanità. L' uomo moderno trae conforto da una simile petizione.

  9. Mettendo al centro l' individuo e le sue intenzioni costruisce facili agganci con filosofia e religione.

  10. L' allungamento costante dei periodi con dati a disposizione, rende meno vulnerabile l' economista all' accusa che da sempre lo smonta: quello di essere uno scienziato "senza laboratorio".

  11. La disponibilità crescente di macchine macina-numeri consente elaborazioni prima impensabili, soprattutto in tema di scenari simulati.

  12. Ci sono i dati di fatto: l' economia si è intrufolata con successo in ambito giuridico, sociologico, politico.
  13. Se le condizioni affinche possa applicarsi il ragionamento economico sono quelle di cui sopra, allora l' economia è ovunque e dove non c' è presto arriverà.

  14. L' economia ha saputo metabolizzare al meglio gli attacchi subiti dalla psicologia. Lo psicologo mette sul suo banchetto varie ipotesi cognitive, l' economista si serve a seconda delle sue intenzioni e costruisce i suoi modelli esattamente come faceva nel caso di operatori razionali. Il paradigma non è stato sconvolto. Inoltre la sostituzione dei modelli con le simulazioni (più adatte a intelligenze multiple) è stata un' innovazione degli economisti. Diversi economisti si sono guadagnati il loro Nobel per lavori nell' ambito delle scienze cognitive (penso a Herbert Simon), evidentemente non si sono limitati a ricevere passivamente approcci differenti.

  15. Gli economisti litigano un casino. Questo fa scrollare la testa agli scettici che pensano: "...questa scienza non sa cosa dirci...". Ma sull' 80% delle questioni anche Krugman o Stiglitz concordano con Mankiw o Cowen. E' che sul restante 20% si monta sempre una cagnara tale da oscurare tutto il resto.

  16. E poi c' è una motivazione che basterebbe da sola: l' economista ordina il lavoro di tutti gli altri scienziati. Non è colpa sua, è semplicemente l' oggetto dei suoi studi.

Aborto e crimini

Argomento troppo delicato per giungere ad una conclusione. E mi pareva.

La nota tesi di Levitt per cui la legalizzazione dell' aborto avrebbe un ruolo centrale nella lotta al crimine, ha i suoi oppositori.

Lott, pur riconoscendo che sul figlio non voluto si investe meno, ha anche notato che molti studi abbinavano la legalizzazione dell' aborto ad un aumento del sesso pre matrimoniale e delle nascite fuori dal matrimonio. Siccome anche i figli nati fuori dal matrimonio godono mediamente di scarsi investimenti in capitale umano si produrrebbe un effetto contrario.

Qual è l' effetto netto? Secondo i calcoli di Lott la legalizzazione dell' aborto ha aumentato il crimine. Qui il suo studio.

Postilla: Lott e Levitt... primo, sono ottimi statistici; secondo, si odiano. L' effetto combinato è devastante quanto noioso. Hanno l' ufficio a fianco nella stessa Università (Chicago). Ma condividono anche molte altre cose, soprttutto parecchi processi per diffamazione in cui occupano le sedie dell' attore e dell' accusato.

Steve Sailer compendia qui con abbondanza di link le critiche sulla qualità statistica del lavoro di Levitt.

lunedì 14 aprile 2008

Assoluti naturali

Relativisti o Assolutisti?

Voi non lo so, il vostro cervello, a quanto pare, non puo' che essere assolutista.

In realtà a me non è ben chiaro quanto il programma della grammatica generativa tocchi l' annosa querelle.

La GG si limita a dirci che ci sono criteri naturali per formare frasi corrette.

Forse è poco per un assolutista DOC.

Un assolutista DOC necessita che venga tirato in ballo un concetto come quello di "verità".

Necessita quindi che esista un metodo attraverso cui spostare correttamente la verità da una proposizione all' altra. Necessita di una logica. Sì, affianco della sintassi occorre anche di una logica.

E fin qui poco male. In fondo alcuni elementarissimi principi logici possiamo ben immaginarceli come naturali.

Ma ancora non basta. Gestire il concetto di "verità" non basta. Bisogna trovare il modo più corretto per introdurlo nel discorso.

Il polacco Tarski ha tentato di formalizzare l' introduzione del concetto di Verità nel linguaggio.

Dovrebbe esistere qualcosa che chiamiamo realtà, in più dovrebbe esistere nella realtà qualcosa che "corrisponde" ad almeno una delle proposizioni del linguaggio.

Questa cosa che chiamiamo "realtà" funzionerebbe un po' come un linguaggio di grado zero mentre il linguaggio che utilizziamo per comuncare è di frado uno. Adottando un' altra termonilogia diremmo: linguaggio oggetto e metalinguaggio.

Se di fronte alla neve bianca dico che "la neve è bianca" allora dico una cosa vera.

Ecco che la "verità" entra nel linguaggio e puo' così essere correttamente, irradiata ovunque dalle regole "naturali" della logica ed espressa correttamente dalla sintassi.

Le condizioni di Tarski non semprerebbero proibitive, e men che meno "innaturali", tutti noi le sperimentiamo, eppure si sono beccate diverse critiche: cosa intende chi dice "la neve è bianca"? Per quanto semplice, non sembra che questa espressione sia priva di ambiguità.

La neve bianca è qualcosa di difficilmente isolabile, mettersi "di fronte" alla neve bianca è impresa improba, si sbaglia sempre angolazione e si finisce che ciascuno di noi si mette "di fronte" a qualcosa di diverso.

In queste condizioni, per raggiungere il nostro scopo, dobbiamo un po' accontentarci consolandoci con i difetti degli approcci alternativi.

Volendo quindi riassumere le condizioni che l' assolutista deve far sue:

  1. Là fuori deve esistere una realtà oggettiva. Il realista garantisce di questa esistenza.
  2. La realtà deve poter essere elaborata con correttezza oggettiva. Su questo punto garantisce il logico. Le logiche sono parecchie ma a noi basta un nucleo minimo.
  3. La realtà deve poter essere espressa con una correttezza oggettiva. E' un punto che sempre più linguisti (vedi link) cominciano ad adottare.

Chi ha paura delle neuroscienze? La libertà scannerizzata

La scienza avanza... e ci guarda nel cervello con strani aggeggi.

Piacere, dolore, felicità, sofferenza presto potrebbero avere una definizione oggettiva, almeno in gran parte.

Il nostro "come stai?" cesserà di presentarsi come una domanda per trasformarsi in un' osservazione.

Il grado di felicità non lo chiederemo più all' intervistato ma lo osserveremo su uno schermo.

Un cambiamento del genere è destinato a ripercuotersi in molti ambiti. Pensiamo solo alla neuroetica. Mi domando se per gli amanti della libertà le prospettive siano più rosee o comincino invece tempi duri.

Alcuni motivi per sperare ci sono.

Uno dei concetti destinati a subire cambiamenti è quello di "violenza".

Quando un atto puo' definirsi violento e meritevole di interdizione?

Il libertario risponde prontamente che è necessario un contatto fisico. Per lui chi dà inizio ad un' aggressione fisica è censurabile. Il libertario opta per una soglia molto bassa che ha il pregio di essere facilmente individuabile.

Bisogna ammettere che la maggior parte delle persone non sopporta soglie tanto basse. Attraverso una convenzione individua perciò gli atti da considerare violenti e da proibire.

L' assunto è che esista una nozione forte di violenza, una nozione che ha senso estendere a tutti senza gravi inconvenienti.

Domani le cose potrebbero cambiare. La retorica della violenza universale potrebbe indebolirsi.

Poniamo il caso che una macchina sia in grado di stabilire oggettivamente il nostro dolore.

Alla convenzione sociale resterà il compito residuo di fissare una soglia oltre la quale si sconfina nella "violenza".

Ed eccoci armoniosamente approdati ad una versione personalizzata di "violenza". Esempio: taluni atti esercitati contro di me saranno considerati violenti, tu invece sarai tenuto a sopportarli.

Passare da un concetto universalistico di violenza ad un concetto pluralistico consente di valorizzare meglio quel particolare bene che è il "confine", la "barriera".

Meglio isolati dietro opportune barriere, individui simili potranno coltivare fruttuosamente la loro felicità preservando il prossimo.

Un concetto pluralista della violenza costruisce ragioni sempre più forti per frazionare la comunità. In fondo è l' ideale libertario.

Rendere più evidenti le nostre diversità esalterà l' esigenza di differenziarci e di veder garantito questo diritto.

Esistono poi problematiche più complesse: posso soffrire anche solo perchè esisti e fai certe cose, posso soffrire d' invidia, poichè le soglie di sensibilità sono variabili, posso voler sottopormi a variazioni...

sabato 12 aprile 2008

Addio al vecchio leone

Ah, che dispiacere ridursi a linkare il pezzo più breve dell' intero disco.

Significa che qualcosa non va, che nei vecchi leoni il ruggito non annuncia più la strage.

Ah, che tristezza quando in una formazione di superstars, l' unico assolo che attendi con ansia è quello del pivellino. Un pivellino di cui non ricordi neanche il nome e devi rileggerlo... ma chi è questo Orphy Robinson? Niente male però.

Eppure le altre cariatidi fanno il loro. Hopper e Hayward spianano bene la strada ad un improvvisazione che non decolla, che procede beccheggiando. Tutti guardiamo un po' infastiditi chi dovrebbe accendere i motori.

Ma a te, caro Lol, serve ancora decollare? No. In fondo fai bene, fai bene a suonare sempre la stessa cosa, siamo stanchi dei nostri corpaccioni ma non li scambieremo mai per niente al mondo. Ti hanno detto di venire allo studio, ti hanno convocato...forse, mentre soffiavi, nemmeno sapevi con precisione di suonare nei Clear Frame.

Ecco l' unico breve guizzo con cui mi sento di occupare preziosa memoria.

Piccola dichiarazione di voto in attesa di ratifica

Sto pensando a un disgiunto: pdl/lega al senato; pd alla camera.

Il senato significa governo e, in fondo, non me la sento ancora di tradire le mie radici e le mie vecchie speranze. Ma alla camera questa volta PD: 1) per premiare il Veltroni che con coraggio si è scrollato di dosso gli impresentabili e 2) per avvisare la mia compagine nella speranza che frenino le degenerazioni anti liberali ormai all' ordine del giorno nel centro destra.


Però devo ancora sentire la mamma.

Scavalcando il cancello di Baldini

Siamo cacciatori di mummie e l' istinto necrofilo che ci spinge inevitabilmente verso questi cultori di lingue morte, verso questi dominatori del certame vaticano. Scavalchiamo i loro arrugginiti cancelli, irrompiamo nel sepolcro dei loro studioli per auscultare il lentissimo bioritmo agonico che ci incanta.

Sul far della sera si esce insieme nella campagna vicentina dove le sonorità più tranquille coabitano con quelle più noise...

"...dove incrociano i cervi volanti..."...e nella macchia s' infrasca oscura l' ombra di una grand' ala..."

Tra questi bei "niente", colombe annunciano lo smorire del conflitto vitale...

"...e il ferro dell' arma si fa sempre più freddo tra le dita..."

Il ricordo si agita remoto ed è preservato dalla "...brina di fredde lune...".

Laddove senti che anche solo questi appena accennati atti cognitivi "...infangano di passi nevi incontaminate...".


Poi, con un guizzo di saturnini nervi, il Poeta torna all' attualità pronunciandosi nientemeno che sulla globalizzazione:
"...adesso il mondo non è remoto
sta tutto addosso a noi,
tutto pigiato nelle
stanze sgomente delle nostre case..."
vaghiamo in cerca d' ispirazione...

"...stoltamente pensando che una grazia celeste mi rimanga impigliata tra le dita..."

ma scatta un soprassalto di vigliaccherie...
"...e risprofondo nel mio cieco letargo, dentro un nero
inerte che cancella i sogni e le parole..."
come sono lontani le estati con i loro gesti d' altri tempi...

"...facendomi solecchio contro il barbaglio..."

ora resta solo la fatica e l' inseguimento trafelato di una parola misurata...

"...come il cane da caccia sull' usta della lepre che si snerva..."

neanche l' appoggio della donna, della...

"...mia proterva e dolcissima Virago..."

mentre si assaggiano tutte le sfumatore della precarietà...

"sì. anch' io sono stato nel mio secolo
una gracile lanternina appesa a un picciolo del tempo che mi nutriva ed era
il mio nodo scorsoio..."
ingannati da una psichedelia fatta in casa...
"...come quando si abbassano le palpebre
e ancora dentro agli occhi
in effimere spire brulicano i fosfeni..."
con i corpi a scrivere sul palinsesto del giorno...

"...il segno di un sorriso tra ombre catafratte..."

con l' invocazione alla madre viva da sempre trapassata...
"...forse mi osservi trepidante... come
questo tenero infante cominciava a tentare
i primi passi
correndo barcollando verso di te
finchè cadevo nel tuo grembo
madre, come allora anche adesso all' adulto che arriva
le braccia apri..."
raggomitolati attorno ad un ricordo, per toglierli l' aria e appassire con lui
"...il tempo filando una bava sottile
ha avvolto nel suo bozzolo il bambino di ieri.
Là tu sopravvivi come una crisalide della memoria..."
s' interrogano i suicidi per saperne di più...

"...che sgomento ha fiaccato il tuo cuore, tu che eri così lieto e protervo?..."

ma in fondo confidiamo nell' atteso soprassalto...

"...ma tu non rassegnarti, batticuore, all' angusta gabbia delle mie costole..."

piccoli segnali di soccorso lanciati dalla campagna vicentina...

"...il merlo alza il suo introibo...un angelo si apparta satollo di bontà...in cerca di felicità ci è bastato sognarla per coglierla...rincasiamo sotto un carico di enormi e rimandati paradisi..."

ci specchiamo nel codirosso...

"...nel suo nervoso zig zag da camino a camino, povera bestia incalzata da segnali..."

questa giornata è..."un libro che spinge gli occhi..." ora siamo stanchi...

un ultimo palpito amoroso rende incantevole persino la "...vasta pianura di autostrade..."

"...rotola un tuono sul tetto...andiamo a mangiare...".

Concentrati sul dolore

Grande pezzo di Cash. E qui c' è pure la traduzione di Diana.