Come ve lo immaginereste un film horror girato da Olmi?
Nel suo "La casa dalle finestre che ridono" (1976) il cattolico Avati provò a scrostare le fastidiose patine di Argento in modo che emergesse quella familiarità e quell' empatia con l' ambiente che servono per poi far esplodere lo shock. Con la nebbiolina padana cercò di rendere le tinte pastello in modo che risaltasse meglio il rosso del sangue.
L' orrore si annida impensabile tra i ruspanti paesaggi dell' amata Bassa e la calda giovialità emiliana, parente forse di quell' orrore innocuo evocato nei giochi dell' infanzia e che faceva correre nelle vene lo stesso infantile e perverso piacere con cui Lidio spaventa la maestrina.
Il film è vecchio e si sente, il genere non mi piace e in più la storia ammassa tutti gli stereotipi del genere, eppure 1) certi scorci sembrano delle foto di Ghirri, 2) fa davvero paura. Quindi, da vedere.
Per un bel po' potete scaricarvelo qui per poi vederlo sul pc o alla tele.
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lunedì 7 giugno 2010
martedì 29 dicembre 2009
Lo sguardo dell' uovo
O il "Canto di Natale" dickensiano o il "Natale in casa Cupiello" defilippiano. O uno o l' altro, non si scappa; durante le feste, almeno una delle due opere andava affrontata. Così prescriveva la tradizione famigliare.
Ma ora la famiglia è nuova e le tradizioni possono essere rinnovate, cosicchè quest' anno è stata la volta di "Regalo di Natale", il magistrale film di Pupi Avati con Abatantuono. I nomi tirati in ballo sono altisonanti, eppure, prima sorpresa, nel cambio azzardato la qualità non soffre.
Lo spiazzante finale ti costringe a riproiettare mentalmente tutto quello che hai visto per rivederlo da una diversa (spesso opposta) angolazione. Un vero colpo da maestro.
Scorrono titoli di coda e ricostruisci il puzzle sorprendendoti della cura con cui sono state intagliate le tessere. Sei in bagno a lavarti i denti e ancora le "illuminazioni" ti bombardano. L' indomani sul lavoro scopri che le scoperte non sono finite. Il giorno dopo revisioni scene sospette alla ricerca di bluper che non troverai mai
L' autentico prodigio sta nel fatto che entrambe le "storie" funzionano alla grande, anche quella falsa. Un vero mondo parallelo dalle facoltà ingannatrici di prim' ordine.
Che figura di merda, mi sono commosso quasi fino alle lacrime per cio' che scopro essere un simulacro di cartapesta. Sembravano volti ed erano sguardi d' uova. Grande Pupi, maestro delle ombre, mi hai fregato, 1 a 0 per te. Ma al cinema è così che si fa. Traggo piacere dalla mia allucinazione squilibrante, godo della mia fessaggine. Qualcuno ci vedrebbe l' essenza del cinema: ingannati e contenti.
Forse a fregarmi è stato l' ascendente cattolico del regista, non pensavo che la passione per la fabula la sopravanzasse così largamente. Nella notte di Natale qualcosa sembrava nascere, delle contrazioni erano in atto, chi se non lui poteva raccontare il travagliato parto. Ma la stella che viene fatta balenare imponente è solo uno specchietto. Nulla nasce, si versa invece l' ultima badilata di terra per seppellire un cadavere in decomposizione.
Film che si fa ricordare ma che non si fa rivedere. Peccato, avrebbe fornito il materiale idoneo per inaugurare una degnissima tradizione.
Ma ora la famiglia è nuova e le tradizioni possono essere rinnovate, cosicchè quest' anno è stata la volta di "Regalo di Natale", il magistrale film di Pupi Avati con Abatantuono. I nomi tirati in ballo sono altisonanti, eppure, prima sorpresa, nel cambio azzardato la qualità non soffre.
Lo spiazzante finale ti costringe a riproiettare mentalmente tutto quello che hai visto per rivederlo da una diversa (spesso opposta) angolazione. Un vero colpo da maestro.
Scorrono titoli di coda e ricostruisci il puzzle sorprendendoti della cura con cui sono state intagliate le tessere. Sei in bagno a lavarti i denti e ancora le "illuminazioni" ti bombardano. L' indomani sul lavoro scopri che le scoperte non sono finite. Il giorno dopo revisioni scene sospette alla ricerca di bluper che non troverai mai
L' autentico prodigio sta nel fatto che entrambe le "storie" funzionano alla grande, anche quella falsa. Un vero mondo parallelo dalle facoltà ingannatrici di prim' ordine.
Che figura di merda, mi sono commosso quasi fino alle lacrime per cio' che scopro essere un simulacro di cartapesta. Sembravano volti ed erano sguardi d' uova. Grande Pupi, maestro delle ombre, mi hai fregato, 1 a 0 per te. Ma al cinema è così che si fa. Traggo piacere dalla mia allucinazione squilibrante, godo della mia fessaggine. Qualcuno ci vedrebbe l' essenza del cinema: ingannati e contenti.
Forse a fregarmi è stato l' ascendente cattolico del regista, non pensavo che la passione per la fabula la sopravanzasse così largamente. Nella notte di Natale qualcosa sembrava nascere, delle contrazioni erano in atto, chi se non lui poteva raccontare il travagliato parto. Ma la stella che viene fatta balenare imponente è solo uno specchietto. Nulla nasce, si versa invece l' ultima badilata di terra per seppellire un cadavere in decomposizione.
Film che si fa ricordare ma che non si fa rivedere. Peccato, avrebbe fornito il materiale idoneo per inaugurare una degnissima tradizione.
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