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mercoledì 1 febbraio 2023

 Come cambia idea la Chiesa?


Cambiando il senso delle parole.

Il problema esiste: la Chiesa, perlopiù, non puo' contraddirsi o fare "marcia indietro" sui molti pareri espressi, come puo' quindi cambiare idea? Cambiare idea su una questione, in fondo, implica contraddirsi.

Immagina che la Chiesa bolli come usura il prestito a interesse, salvo poi constatare nel tempo che si tratta di una pratica fondamentale per lo sviluppo economico di un sistema. Potrebbe introdurre una distinzione tra il termine interesse e usura aggiungendo che solo il secondo schiaccia il debitore riducendolo a un livello di dipendenza. Questa distinzione, prima non applicata, è stata resa disponibile da un contesto mutato nel quale è sorto un sistema bancario concorrenziale.

Immagina che la Chiesa, coltivando una certa idea di famiglia, ritenga che la donna debba stare sottomessa al marito. Quando in contesti differenti gli schemi familiari mutano mutando la sensibilità sociale potrebbe dire, come fa Costanza Miriano, che "stare sottomessi", in realtà, significa essere chiamati a fornire un fondamento unitario alla famiglia. Sottomissione come ipostatizzazione.

Il contesto, in effetti, cambia il significato delle parole e giocando con questi cambiamenti anche un soggetto "rigido" come la Chiesa puo' aggiornare le sue posizioni senza di fatto contraddirsi in modo plateale.

lunedì 28 gennaio 2019

QUANDO IL PAPA INFALLIBILE?

QUANDO IL PAPA INFALLIBILE?

Quando si pronuncia in modo autorevole su materie di fede e morale.
E quando, allora, non è infallibile?
1) Quando non si pronuncia in modo autorevole. Per esempio quando fa quattro chiacchiere con i giornalisti sull’aereo che lo riporta in Vaticano.
2) Quando si pronuncia sulla prassi anziché sui valori. Per esempio quando condanna il prestito a interesse o dice che i poveri vanno aiutati ridistribuendo le ricchezze.

3) Quando contraddice l’insegnamento precedente della chiesa cattolica. Per esempio quando sostiene che un peccato non è più peccato (vedi “comunione ai divorziati”) oppure che una pratica talvolta ritenuta lecita non è mai stata tale (vedi “pena di morte”).

martedì 19 luglio 2016

L'infallibilità del Papa

Forse il tratto più liberale della Chiesa Cattolica è la dottrina dell’infallibilità papale.
I liberali e il Papa hanno una cosa in comune, entrambi sono ossessionati dalla “certezza del diritto”. Senza “certezza del diritto” una società non prospera, questa la convinzione di base.
I liberali la perseguono grazie al concetto di “rule of law”, il Papa grazie al concetto di “infallibilità”.
Per entrambi la democrazia è un bersaglio facile: un mondo dove un capo di governo puo’ cambiare la legge se solo scende dal letto con il piede sbagliato è un mondo che non conoscerà mai la certezza del diritto e la sua civiltà. In democrazia una legge puo’ essere emendata o revocata dall’oggi al domani, basta un voto. Inconcepibile.
Tu, povero cittadino, organizzi la tua vita e quella della tua famiglia fidando su regole che hanno i giorni contati: ecco l’essenza della schiavitù! Lo pensano e lo gridano all’unisono sia i liberali che il Papa.
Nonostante questo, c’è chi non coglie immediatamente il parallelo tra “rule of law” e “infallibilità”. Vediamo allora di chiarire i punti essenziali della dottrina cattolica, per molti versi misconosciuta.
Quando il Papa è infallibile? Tre requisiti:
1) quando parla in modo formale e solenne appellandosi alla sua autorità in materie di morale e di fede.
2) Quando espone una dottrina sistematica (e non quindi quando si pronuncia su casi specifici).
3) Quando non contraddice l’insegnamento precedente che deriva dalla scrittura, dai Padri e dai suoi predecessori.
Avete notato il punto 3? Vi piace? No perché è il punto decisivo, ma soprattutto è da lì che nasce la “certezza del diritto”, ovvero il fulcro di una società ben governata. D’altronde, come non cogliere il nesso con il culto del “precedente” che negli ordinamenti anglosassoni è alla base della “rule of law”.
Il Papa è infallibile SOLO SE non contraddice i “precedenti”. In questo senso puo’ SOLO “interpretare”, “aggiornare”, “inverare”, “chiarificare”, “adeguare”, “formalizzare”… l’insegnamento pregresso. Sì perché l’insegnamento in sé è immutabile. E’ il contesto che cambia e che richiede sempre nuove specifiche.
Difficile considerare chi si limita a “interpretare”, “aggiornare”, “inverare”, “chiarificare”, “adeguare”, “formalizzare”… un monarca assoluto. Molto più facile considerarlo un umile servitore della legge. Esattamente come un giudice della common law è tenuto a scovare il diritto laddove si annida e non ad inventarselo.
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Del resto, anche l’obbedienza che i credenti debbono al Papa è talvolta equivocata dai denigratori della Chiesa. In merito si possono fare almeno 5 casi.
1) Quando il Papa espone una verità dogmatica – come la dottrina della Trinità o quella cristologica - l’obbedienza è richiesta.
2) L’obbedienza è dovuta anche quando si pronuncia su verità morali – come aborto, eutanasia e sacerdozio maschile - di diretta derivazione dalle dottrine dogmatiche.
3) Ci sono poi molti pronunciamenti in fieri, non definitivi ma obbligatori. Il Vaticano II ne è zeppo. Qui l'obbedienza è dovuta di default con permesso di evolvere in modo critico ma rispettoso.
4) Molti pronunciamenti hanno natura prudenziale. Esempio: il rifiuto dell’ eliocentrismo nel ‘600. Qui l'obbedienza puo’ essere anche solo esteriore e di facciata.
5) Poi ci sono le cose asserite dal Papa a titolo personale, come i giudizi sulla teoria economica della “ricaduta”. In questi casi il dissenso è sempre concesso.
Da quanto detto la dottrina dell’infallibilità papale richiede un’azione umile e di servizio al Pontefice, ovvero strettamente vincolata dai precedenti; non solo, è anche compatibile con un Papa che sbaglia e a cui non dobbiamo necessariamente ubbidire.

venerdì 29 aprile 2016

Come cambia la dottrina Cattolica

http://www.lastampa.it/2016/04/28/vaticaninsider/ita/vaticano/levoluzione-della-dottrina-spiegata-da-civilt-cattolica-Dv7ptylhYjlJE5xJR9DwoO/pagina.html
L’evoluzione della dottrina By Andrea Tornielli

  • Rausch riporta esempi di come l’insegnamento dottrinale si sia sviluppato e abbia subito correzioni e contestualizzazioni «guidate dalla fedeltà al kerygma essenziale e ai princìpi che esprimono l’aspetto duraturo del messaggio cristiano»
  • L’autore parte dalla domanda che si pose nel V secolo san Vincenzo di Lerino: «Un progresso della religione ci può essere nella Chiesa di Cristo?».
  • Il santo rispondeva affermativamente, proponendo l’esempio delle membra del corpo umano, che sono certamente diverse dal bambino all’adulto e poi nella persona anziana, pur rimanendo sempre le stesse.
  • un progresso nella fede e non di un cambiamento.... il cambiamento implica il passaggio di una data cosa a qualcos’altro di diverso».
  • Pensiamo a quando la schiavitù era ammessa o la pena di morte era ammessa senza alcun problema. Dunque si cresce nella comprensione della verità.
  • Paoa Francesco. Gli esegeti e i teologi aiutano la Chiesa a maturare il proprio giudizio. Anche le altre scienze e la loro evoluzione aiutano la Chiesa in questa crescita nella comprensione.
  • è da considerare «opportuna una riformulazione dell’enunciazione del deposito della fede, ossia della verità della dottrina, chiarendone il significato e dandogli nuova veste espressiva affinché sia efficace sotto il profilo pastorale».
  • «Occorre che questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita ed esposta secondo quanto è richiesto dai nostri tempi.
  • L’approfondimento e la riesposizione della dottrina devono dunque tener conto del «nesso vitale tra la dottrina e l’annuncio (kerygma) al cuore del Vangelo»,
  • «Chi respinge un dogma si pone al di fuori della comunità di fede - ricorda padre Rausch - Ma i dogmi possono essere reinterpretati da successive azioni magisteriali,
  • Concilio Vaticano II ha sviluppato e chiarito la definizione del Concilio Vaticano I riguardo a quella che viene comunemente chiamata “infallibilità pontificia”». Il concilio Vaticano II ha infatti ampliato la definizione del Vaticano I, comprendendovi i vescovi in unione con il Papa
  • Il Vaticano II ha insegnato che anche i fedeli prendono parte all’infallibilità della Chiesa: «La totalità dei fedeli che hanno l’unzione ricevuta dal Santo non può sbagliarsi nel credere... i fedeli «non sono soltanto i destinatari passivi di ciò che la gerarchia insegna e che i teologi esplicitano: essi sono al contrario soggetti viventi e attivi in seno alla Chiesa». E svolgono un ruolo nello sviluppo della dottrina,
  • La regola della fede nella sua essenza non cambia, ma le espressioni della dottrina e la sua comprensione spontanea segnata dalla cultura cambiano, e per questo il Magistero e i Concili devono assicurare la giusta formulazione della fede».
  • Passando dall’enciclica «Mirari vos» di Gregorio XVI (1832) che definiva «assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza», e dal Sillabo del beato Pio IX (1864), all’affermazione della libertà religiosa tra i diritti fondamentali di ogni essere umano.
  • Un altro esempio citato riguarda l’affermazione «fuori della Chiesa non c’è salvezza», che è stata notevolmente approfondita e per la quale, ha affermato il Papa emerito Benedetto XVI si è verificata «una profonda evoluzione del dogma».
  • Un ulteriore esempio riguarda la schiavitù.
  • «la dottrina della Chiesa non va ridotta a qualcosa di meramente regolativo e informativo, espungendone il carattere vissuto e trasformativo proprio del dinamismo
  • Giovanni XXIII, il quale desiderava un magistero di carattere fondamentalmente pastorale, piuttosto che soltanto dedito a ripetere precedenti formulazioni dottrinali.
  • “pastoralità della dottrina”. La dottrina va dunque interpretata in relazione al cuore del kerygma cristiano e alla luce del contesto pastorale in cui verrà applicata,
continua

La dottrina ballerina

La Chiesa Cattolica è relativista?
Sulla pena di morte ha cambiato idea.
Sulla schiavitù ha cambiato idea.
Sull'usura ha cambiato idea.
Sulla libertà religiosa ha cambiato idea.
Su Galileo ha cambiato idea.
Sulla sottomissione della donna all'uomo ha cambiato idea.
Sulla guerra ha cambiato idea.
Sull' "extra ecclesiam..." ha cambiato idea.
Ha cambiato idea quasi su tutto. Poi ha ricambiato idea.
Ma come può un soggetto infallibile essere relativista?
Bè, anche sull'infallibilità ha cambiato idea :-)
Una dottrina piuttosto ballerina.
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Ma attenzione, non si può dire che c'è "cambiamento", bisogna dire che c'è "progresso".
Se ci fosse davvero "cambiamento"  una (consistente) scissione conservatrice erediterebbe il titolo di legittima "Chiesa di Cristo": la continuità si sposa meglio con la conservazione che con il cambiamento.
Lo stesso concetto di infallibilità rafforza il rompicapo: condizione necessaria affinchè il Papa possa dirsi infallibile è che non "cambi" l'insegnamento passato. Può aggiornarlo, reinterpretarlo, contestualizzarlo, evolverlo, ampliarlo, incasinarlo, chiosarlo, orientarlo... ma non può "cambiarlo".
Giochi di parole? Viene il dubbio di fronte a rivolgimenti oggettivi.
Devo ammettere che la filosofia relativista è più schietta: poiché tutto è interpretazione, cambiare idea equivale a cambiare interpretazione. Se la Chiesa fosse davvero relativista sarebbe in una botte di ferro.
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Ma le affinità tra relativisti e cattolici vanno oltre.
Il relativista adora il "contesto". Tuttavia, anche il Cattolico lo tira sempre in ballo: nelle parole di un Papa (non ricordo chi) "... la dottrina va rinnovata nelle sue espressioni... alla luce del contesto pastorale in cui verrà applicata...".
Il relativista va matto per concetti come quello di "esistenza",  tant'è che a lungo lo abbiamo chiamato "esistenzialista".
Ma il cattolico non è da meno. Papa Francesco: "... la dottrina della Chiesa non va ridotta a qualcosa di meramente regolativo e informativo, espungendone il carattere vissuto e trasformativo...".
Il relativista non crede alla verità, per cui, a suo parere, il linguaggio ha una funzione meramente performativa: un'affermazione è "giusta" sulla base delle conseguenze che produce.
L' "opzione pastorale" del cattolico assomiglia molto al "linguaggio performativo": quel che dici è giudicato dal bene che sviluppa presso il tuo prossimo.
Non lasciatevi ingannare: anche chi proclama di avere dei dogmi immutabili può essere un relativista di fatto, basta non dare loro alcun contenuto concreto.
Se affermo che mi preme "la dignità umana" e poi decido di volta in volta cosa intendo con con quella espressione sono di fatto un relativista.
Poi ci sono i dogmi “irrilevanti”: se un relativista nei fatti mi dice poi di credere fermamente nella “triangolarità dei quadrati” devo forse cessare di crederlo un relativista?
Ma come si può essere relativisti e allo stesso tempo infallibili?
In teoria si puo’: chi è infallibile non è onnisciente, può sempre dire di aver cambiato idea a causa di nuovi saperi venuti alla luce, oppure grazie ad un approfondimento che prima aveva trascurato. Senza contare che ogni  ripensamento può essere contrabbandato come "evoluzione interpretativa".
Oltretutto, il cattolicesimo si ritiene la religione dell'Uomo non della Regola, in questo senso puo’ permettersi di essere "relativista" sulle regole.
Eppure, il cattolico ostenta valori forti, addirittura "non negoziabili".
Bè, secondo me il relativista non gli ostenta quanto il cattolico ma, parlando francamente, se proprio dovessi "negoziare" preferirei farlo con quest'ultimo. Il "relativista" (... animalista, liberista, ambientalista, comunista, decostruttivista...) spesso mi si presenta nelle vesti dell' invasato incazzoso, sembra decisamente risoluto nelle posizioni che prende.
Eppure il cattolico crede ad un Dio con tanto di maiuscola!
Mi chiedo cosa impedirebbe al relativista di fare altrettanto. Nietzsche, il padre di tutti i relativisti, per esempio, credeva al superomismo, qualcosa di molto vicino alla divinità. Dio e Io, sotto certe condizioni, sono parenti stretti. Provate a chiedere a Scalfari che ci ha scritto un librone!
Ma, al di là della retorica, allora, cosa differenzia  il cattolico dal relativista?
I tradizionalisti dicono appunto la tradizione: l' onere della prova spetta a chi vuole cambiare, nulla del genere presso i relativisti.
Vero ma... alt, calma... "onere della prova"?! Ma allora l'ultimo tribunale è la ragione!
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Ecco allora cosa differenzia il cattolico dal relativista: la fede nella ragione.
Non c'è solo la militanza, c'è anche e soprattutto la riflessione imparziale. E soprattutto: la militanza è innanzitutto discussione e riflessione in compagnia di chi la pensa diversamente.
I cambiamenti di cui sopra sono legittimi purché frutto di una riflessione razionale che l’uomo aggiorna in base a cio’ che vede, ed ogni giorno vede cose nuove.
Discutere sulla verità con pretese oggettive è sempre sensato. Piano allora a condannare le astrazioni perché ragione e astrazione si implicano necessariamente.
Ricordiamocelo allora, detronizzata la ragione ci resta in mano solo un relativismo mascherato sotto formule ambigue .

Riccardo Mariani Perchè mai un relativista dovrebbe dire "secondo me è così ma tu fai come vuoi"? Confondi il relativismo con la tolleranza. Potrebbe dire tranquillamente "per me è così ma tu fai come dico io". Il relativismo nn è mica necessariamente pacifismo o tolleranza! Nietsche ti sembrava un tipo pacifico e tollerante? Se Hitler lo adorava ci sarà un motivo. Leggi allora i pensieri finali del post per capire chi è il relativista.

Riccardo Mariani Ripeto allora alcuni concetti esposti nell'articolo, magari dedicandoci qualche rigo in più. Faccio allora l’esempio degli anni 50/60 quando i relativisti si chiamavano “esistenzialisti”. Indovina chi ha inventato la categoria dell’”impegno”, della “lotta”, della “militanza” dura e pura? Loro; Sartre, che era il boss dell’esistenzialismo francese. Sartre chiedeva agli intellettuali di “immergersi” nella realtà senza perdere tempo in astratte speculazioni "sulla" realtà (la ragione è un inganno): ognuno porta nel suo cuore la sua causa che ritiene degna e si batte per servirla al meglio. L’unica speculazione sensata riguarda al limite la prassi: qual è la via migliore per arrivare alla meta? Non ha alcun senso invece voler giustificare la bontà della meta con una “dottrina”, perché le dottrine sono insensate, solo l’azione è sensata. Sartre era comunista pieno ma non ha mai tentato di giustificare il comunismo con una dottrina, semmai ha pianificato il modo migliore per tentare di affermarlo anche in occidente. Ma ci sono anche dei "liberisti" esistenzialisti, mi viene in mente il nome di William Irwin. Ci sono anche molti religiosi esistenzialisti. CL per esempio ha sempre flirtato con l'esistenzialismo (e quindi con il relativismo). Vedi bene il parallelo con chi è ossessionato dalla "pastorale" e solo da quella. Non basta gridare "basta aborto" per non essere relativisti. Anzi, sono proprio i relativisti che confidano nell'urlo, nel "gridare".

Altro esempio di relativismo etico contemporaneo: il neo-darwiniano duro e puro. Secondo lui siamo dei robottoni programmati per perseguire certi obiettivi. Che senso ha in queste condizioni giustificare quegli obiettivi? Se mi piace il gusto pistacchio e sono programmato per imporlo anche a te che senso voler giustificare questa mia voglia? Io sono così! Chiamalo dio, chiamalo caso, chiamala natura, chiamalo come diavolo vuoi per me è da scemi anche solo il parlarne, e quindi non perdo tempo a farlo: ingoia sto pistacchio e stop. La ragione, per il relativista, è, al limite, solo un’arma retorica (un abracadabra che in sè non esiste) per confondere l’avversario ed ottenere i propri obbiettivi in combutta con altre armi. In sè non ha nessun senso, come non ha senso il concetto di verità

martedì 24 novembre 2015

Papal fallibility


Papal fallibility - sull'infallibilità papale - di edward freser
  • minimalismo: dobbiamo obbedire solo agli insegnamenti che si presentano col crisma dell'infallibilità
  • massimalismo: dobbiamo obbedire a tutto
  • min e max sono errati
  • la dottrina è esposta nel vaticano i
  • il papa è infallibile nel magistero straordinario (no omelie o encicliche)
  • requisito1: formale e solenne dichiarazione fatta appellandosi alla sua autorità su materie di fede e morale.
  • requisito2: esposizione di una dottrina, non di soluzioni a casi contingenti o locali
  • requisito3: non puo' contraddire scrittura, tradizione o insegnamenti precedenti. puo' solo confermare, preservare, interpretare, chiarificare, adeguare alle nuove circostanze e rendere formale cio' che è informale.
  • ergo: il papa non è un monarca. il papa benedice, conferma, formalizza cio' che di fatto già esiste ed è cresciuto più o meno spontaneamente nella chiesa con i vincoli precedenti. assomiglia ad un legislatore liberale che scopre la legge anzichè crearla. non è al di sopra ma al servizio della comunità.
  • ergo: l'insegnamento infallibile non potrà mai contenere novità o cambi di rotta
  • quando il pronunciamento è infallibile l obbedienza deve essere assoluta. ma quando non lo è? ci sono almeno 5 casi
  • 1 pronunciamento dogmi rivelati senso stretto. es. dottrina della trinità, dottrina cristologica ecc. l'obbedienza qui è dovuta, del resto qs genere di pron è sempre infallibile
  • 2  pronunciamento verità connesse a rivelazioni. esempio verità morali come aborto e eutanasia o sacerdozio maschile. l' obbedienza è dovuta
  • 3 pronunciamenti in fieri, non definitivi ma obbligatori su verità rivelate. esempio: il vaticano II. l'obbedienza è dovuta di default con permesso di evolvere in modo critico ma rispettoso.
  • 4 pronunciamenti prudenziali. esempio: il rifiuto dell eliocentrismo nel 600. l'obbedienza deve essere esteriore anche se non interiore
  • 5 pronunciamenti prudenziali che ammettono dissenso. es: contro la pena capitale o una certa guerra. per definizione il dissenso qui è ammesso.
  • poi ci sono le cose dette dal papa a titolo personale. in qs caso il dissenso è sempre concesso. oppure le ipotesi fatte anche in veste ufficiale, oppure quando non sonono affrontate questioni di fede o morale.
  • da quanto detto si evince una cosa: il papa puo' sbagliare.
  • è possibile fare una lista corposa di errori papali.
continua Papal fallibility http://edwardfeser.blogspot.com/2015/11/papal-fallibility.html





mercoledì 5 novembre 2014

Un problema per l' assolutismo etico

To illustrate the problem, suppose one holds, with Anscombe, that it is always
wrong to knowingly punish the innocent, regardless of the consequences. If so,
what level of certainty of guilt ought we to require before the defendant in a
criminal trial may be convicted and punished? If we require absolute certainty,
then we have the implausible result that accused criminals should never be
punished. If we require something less than certainty, such that criminals may
periodically be punished, then it is virtually certain that the system will also punish
some innocent people. If it is always wrong to knowingly punish an innocent
person, then it would seem also to be wrong to institute a system that one knows
will punish a number of innocent people. Anscombe’s absolutist view of criminal
justice thus threatens to generate a prohibition on any meaningful criminal justice
2system. Other absolutist proscriptions are likely to lead to similar problems.

martedì 30 novembre 2010

Capire la mente cattolica IV

Quando ELV giunge a discutere dell' "infallibilità papale" sembra davvero avere tutta la sensibilità contemporanea dalla sua parte. L' accusa rivolta alla Chiesa cattolica non fa sconti:

Nessuno non sbaglia mai, e infatti il papa vuol farci credere di non sbagliare solo quando si pronuncia "ex cathedra", ma poi definisce in modo vago questa condizione. Ad ogni modo, se l' infallibilità riguarda verità verificabili, allora è inutile, se riguarda verità inverificabili, allora anch' io potrei ritenermi "infallibile".

[...e infatti puoi farlo. Devi solo chiederti perchè in questo caso nessuno si prende la briga di contestare una simile attribuzione...]

Dopo di che ELV passa in rassegna alcuni "errori" storici della Chiesa. Si parla dell' appoggio al fenomeno della schiavitù, della discriminazione prodotta tra i sessi, dell' attacco alla scienza con il processo a Galileo...

Una lista insoddisfacente, per usare un eufemismo. E per sfiorare il merito a proposito dei destini della Chiesa Cattolica... mi si dica solo quale istituzione nella storia ha fatto di più per far sparire la "schiavitù" dalla faccia della terra. Mi si dica soltanto quale istituzione nella storia ha fatto di più per le donne. Mi si dica soltanto quale filosofo contemporaneo starebbe oggi dalla parte di Galileo, mi si dica soltanto quale scienziato contemporaneo acceterebbe le prove portate da Galileo a sostegno delle sue tesi.

Presto, occorrono altri esempi, perchè siamo rimasti decisamente a corto.

Ma torniamo all' accusa di fondo.

Notiamo innanzitutto che il Cattolico non è un relativista, pensa che la Verità esista, che ci sia una "bocca" che la pronuncia e delle "orecchie" che la ascoltano. Se la verità esiste e possiamo coglierla, esiste necessariamente anche una fonte "infallibile" da cui promana. La fallibilità della condizione terrena non è estromessa da questa visione, bensì relegata alle "orecchie".

Cristo è la fonte individuata dalle orecchie Cattoliche e la Chiesa, con il Papa suo portavoce, prolunga la presenza di Cristo sulla terra. Proclamare l' infallibilità di questa parola è abbastanza conseguenziale. Cosa si pretende dalla Chiesa? Forse una contraddizione?

ELV si lamenta poi della vaghezza con cui vengono individuati i pronunciamenti "ex cathedra".

Strano, finora, e proprio su questi stessi temi, si era lagnato dell' eccesso di "particolari" e definizioni perentorie. Ora si dedica invece ad una lamentazione di segno opposto.

Passiamo all' ultima parte dell' accusa.

Posso capisco ELV quando asserisce l' inutilità di autoproclamarsi infallibili allorchè si pronuncino verità verificabili. E infatti la Chiesa non lo fa.

Tuttavia la Chiesa ha pronunciato (e testimoniato, e vissuto) nel corso della Storia alcune verità etiche fondamentali intorno alla dignità dell' uomo. Tutto cio' non è stato "inutile", ha dato lustro, credibilità e Tradizione all' istituzione.

Questo modo di attraversare la storia rende la Chiesa qualcosa di fondamentalmente diverso da "me" o da "te" presi come monadi isolate. Per questo che "io" o "te" possiamo pure dichiaraci "infallibili" ma una dichiarazione del genere suonerebbe poco credibile se non ridicola.

Nel linguaggio del mondo il termine "infallibile" è ripudiato. Ma esistono valide "traduzioni" che faciliterebbero la comunicazione tra i due fronti.

La teoria dei giochi teorizza un accordo necessario tra le parti che decidono di discutere ad oltranza (Teorema di Aumann). Chi non è relativista puo' chiamare questo accordo "verità" e la discussione comunitaria che precede la sua individuazione "avanzamento infallibile verso la verità". La Chiesa Cattolica (universale!!) va pensata allora come "comunità" in discussione (in cammino) e la parola del Papa come tappa progressiva di questo avanzamento infallibile. Tutto cio' che appariva arrogante acquisterebbe nuovo senso anche per la mente secolarizzata.

sabato 23 ottobre 2010

Accordarsi nel disaccordo

La gente ama discutere ma quasi sempre non va d' accordo, magari persino su questioni dove pensa siano implicate delle verità oggettive.

Non solo, capita spesso che più discuta più profondi divengano i disaccordi.

Sono infiniti gli argomenti problematici: Dio, la morale, il calcio, l' influenza dei media sul voto alle elezioni, la meccanica quantistica, l' altezza dell' uomo che è appena passato, la bellezza di Isabelle Huppert...

La gente non va d' accordo, e magari, dopo aver constatato il disaccordo, non è nemmeno imbarazzata; stranamente non stupisce. Si è abituata ad avere opinioni divergenti.

E' del parere che il disaccordo sia un esito del tutto naturale, anche tra "specialisti". La gente trova un suo "equilibrio" nel disaccodo; in altre parole: concorda nel fatto di non concordare.

Ci si stringe cavallerescamente la mano nel rispetto reciproco: si concorda nel disaccordo e si vive appagati.

Eppure, chi ha approfondito la questione trova stravagante che una discussione possa concludersi così.

Di più, la teoria ci dice chiaramente che un equilibrio del genere è impossibile (Teorema dell' impossibilità di Aumann).

Si puo' solo essere d' accordo di essere d' accordo, ma non si puo' essere d' accordo di non essere d' accordo.

[.. Inutile riprendere la teoria ufficiale (avevo già dedicato un post al tema), per capire in modo intuitivo come procede basti considerare come in una comunità di persone ragionevoli lo sport delle scommesse fatichi a prendere piede: se c' è qualcuno che accetta la scommessa che propongo, allora c' è qualcosa che non va nelle credenze che stanno alla base della mia proposta...]

Per capire poi dove risieda la fonte dei disaccordi, basta verificare l' ipotesi violata tra quelle che Aumann pone a base del suo teorema.

Due persone, Giovanni e Giuseppe, disputano su un argomento. Se:

H1. G&G sono bayesiani... se:

H2. G&G sono honest-truth-seeking... se:

H3. G&G hanno "conoscenza comune" (sanno esattamente cosa pensa l' altro)... se:

H4. G&G hanno "principi comuni" (credono la stessa cosa se informati nello stesso modo)...

... allora G&G devono per forza di cose giungere nel merito ad un accordo su tutta la linea. E lo stesso quando passano alla questione successiva. E via così all' infinito, finchè non saranno d' accordo su tutto.

Perchè allora nel mondo reale, nonstante la logica, la gente non concorda e sembra pacificata nel rispettivo dissentire? Evidentemente qualche ipotesi non tiene.

H1 stabilisce semplicemente che i due disputanti siano ragionevoli. Se Giuseppe ammettesse di non esserlo, saremmo a cavallo, la spiegazione è bell' e pronta. Ma penso che tra i contendenti, pochi siano disposti a tanto.

Di H2 avevo già accennato dicendo che puo' avere un peso. Ma, in genere, chi non è un "honest-truth-seeking" finisce in qualche modo per ammetterlo, anzi, per rivendicarlo, e le cose si chiariscono. Certo, magari si evita la definizione di "disonesto" per ripiegare verso una terminologia più edulcorata.

Ad ogni modo H2 puo' essere sempre una pista da battere per trovare l' accordo pieno: nella discussione che precedeva Davide ha detto di essere ben felice di fare da custode al "tabù" dello schiavismo (ha ragione è una funzione sociale preziosissima), e questo è stato estremamente illuminante.

Neanche H3 presenta grandi problemi: due honest-truth-seeking, nel corso della discussione, arriveranno presto a condividere la propria conoscenza. A meno che qualcuno sia reticente, se non bugiardo. Ma se G&G sono honest-truth-seeking, difficilmente saranno reticenti.

Inoltre, due honest-truth-seeking, se discutono intimamente, realizzeranno prima o poi quella che i logici chiamano "conoscenza profonda": io so cio' che tu sai che io so che tu sai che io so... Una conoscenza essenziale per il teorema.

H4 sembra davvero essere l' ipotesi cruciale. Ma decifrare H4 è meno semplice di quanto si pensi.

G&G possono avere "principi diversi" ed essere entrambi ragionevoli?

Ponete il caso di due giudici che con le stesse identiche informazioni a disposizione sono chiamati a giudicare lo stesso caso. Ammettiamo poi che le loro sentenze finali divergano in modo antitetico.

Se rispondiamo di "sì" alla domanda appena posta dobbiamo anche tollerare il fatto che entrambe le sentenze possano essere sia conclusive che perfettamente valide.

Una concessione che turberebbe chiunque.

Eppurre per molti - chiamiamoli "discrezionalisti" - avere punti di partenza differenti è lecito, in sè non viola alcuna norma razionale.

In un certo senso la posizione dei "discrezionalisti" ci sembra di comprenderla: chi parte da premesse differenti giungerà a conclusioni differenti. Attenzione però a non lasciarsi sedurre da una simile cosiderazione, significherebbe travisare H4, ovvero non aver compreso cosa intendiamo per "principio".

Ogni "principio" responsabile del dissidio tra Giovanni e Giuseppe puo' essere a sua volta messo in discussione e cessare così di essere un "principio" che differenzia le posizioni dei due.

Dopo la discussione, infatti, per effetto ancora una volta del teorema di Aumann, non esisterà più un disaccordo sulla validità di quello che prima Giovanni e Giuseppe consideravano un "principio" divisorio.

Per questo dicevo che l' interpretazione di H4 (comunemente nota come CPA = common priors assumption) non è immediata.

Alla fine della fiera c' è solo un principio che mette tutti "d' accordo sul disaccordo" esistente, ed è il principio: "Io sono infallibile".

Da notare che da un principio del genere si puo' coerentemente costruire un florilegio di verità del tipo: "Io sono infallibile e io dico X".

Se Giovanni sostine il principio per cui "Giovanni è infallibile" e Giuseppe sostiene il principio per cui "Giuseppe è infallibile", i due probabilmente non andranno d' accordo su una certa questione ma potranno stringersi la mano perchè sono d' accordo sulla fonte del proprio disaccordo.

[E' lo stesso motivo per cui se Giovanni si sente infallibile troverà il modo di scommettere con il Giuseppe che si sente infallibile, anche se entrambi sono e si riconoscono individui razionali]

In effetti se Giovanni e Giuseppe si ritengono infallibili, eludono il teorema di Aumann e si presentano al pubblico come due persone perfettamente razionali che hanno concluso una discussione mantenendo il proprio disaccordo.

Possiamo considerare due persone del genere piuttosto "presuntuose"? Beh, direi di sì.

Mi sembra di poter chiudere affermando che la maggior parte dei disaccordi deriva da insincerità e da presunzione.

Sai che scoperta.

E la cura?

L' introspezione è l' unica che mi viene in mente.

POSTILLA

La Chiesa Cattolica nel postulare l' infallibilità papale è presuntuosa?

Sembrerebbe proprio di sì.

Ma faccio notare solo un elemento a discarico: il teorema di Aumann è eluso da chi postula la propria infallibilità ma non per questo disdegna l' infallibilità in quanto tale.

Anzi, il terema di Auman ci dice che una volta concluse le discussioni avremo a disposizione una verità determinata in modo infallibile.

O meglio, ci si è avvicinati alla verità il più possibile, il che lo possiamo questa volta affermare in modo infallibile e concordemente. Non è certo presuntuoso usare qui quell' aggettivo!

Certo, occorre avere un briciolo di fede nel fatto che la ragione umana, se correttamente esercitata, possa avvicinarsi alla verità.

Certo, bisogna che si chiuda la "Discussione Universale" e che convergano, come necessariamente devono convergere, tutte le opinioni degli uomini ragionevoli.

Ma il Papa non è a capo del "cattolicesimo"? Ma "Cattolico" non significa proprio "universale"?

Bene, spero che questi siano indizi che ci consentano di elaborare un' interpretazione feconda del termine "infallibile", sarebbe un' interpretazione facilmente comprensibile alla ragione ma soprattutto alternativa ad un' interpretazione ben più problematica.

Un link con link interessanti: http://www.overcomingbias.com/2006/12/agreeing_to_agr.html