Di seguito le domande cruciali per comprendere la filosofia che professi. Rispondo nelle due modalità tra cui mi barcamento: non-naturalismo (Huemer) e naturalismo/strumentalismo. Ma forse la posizione migliore è una terza (**) che potrei chiamare eclettismo o dissaciotivismo o contestualismo (Chalmers?). Richiederebbe di rispondere altro a tutte le domande in modo da far valere le due risposte contemporaeamente a seconda del contesto.
1. A priori knowledge: yes or no?
No. Sono riducibile al funzionamento del cervello, quindi ad un fatto verificabile.
Sì: ci sono evidenze indiscutibili che appaiono vere e assumo come vere.
2. Abstract objects: Platonism or nominalism?
Nominalismo. Le astrazioni sono nomi riducibili a realtà materiche.
Platonismo. Le idee esistono, così come i concetti astratti.
3. Aesthetic value: objective or subjective?
Soggettivo. La bellezza impressiona e questa capacità dipende dal contesto e dai gusti soggettivi, nonché da altri sottili giochi di potere e non solo.
Oggettivo. Così come esiste un'etica oggettiva, esiste anche un'estetica. Simmetria, suggestione...
4. Analytic-synthetic distinction: yes or no?
No. Vedi verità a priori.
Sì. Tutti la colgono.
5. Epistemic justification: internalism or externalism?
Esternalismo. Se le conseguenze sono "fondamento", allora ricadono fuori di noi.
Internalismo. L'evidenza interiore è il giustificatore finale.
6. External world: idealism, skepticism, or non-skeptical realism?
Scetticismo. Indifferente alla questione in quanto metafisica.
Realismo. Intuisco la differenza.
7. Free will: compatibilism, libertarianism, or no free will?
No fre will. La libertà è illusoria in un mondo scientifico. Non abbiamo libertà nei modelli scientifici, perché inserirli parlando di uomo.
Libertarismo.
8. God: theism or atheism?
Ateismo. L'argomento del dio-tappabuchi: tutte le cause animate si sono trasformate in inanimate. Per induzione questa sorte toccherà anche al dio creatore. Ad ogni modo, il problema di dio è inutile da risolvere.
Teismo. Ragioni empiriche (fine tuning), pragmatiche (si vive meglio) e razionali (non è autorimuovente).
9. Knowledge claims: contextualism, relativism, or invariantism?
Relativismo. È vero se funziona e finché funziona.
Invariantismo. Vedi i principi etici, per esempio.
10. Relativismo morale o assolutismo.
Relativismo. È vero se funziona e finché funziona.
Assolutismo.
11. Knowledge: empiricism or rationalism?
Empiricismo. È vero, la scienza ha un metodo (regola di bayes) ma è solo un modo di valutare i fatti in un'ottica di logica induttiva. Lo considererei empirismo. Il razionalista, anche critico (popperiano) non crede nella logica induttiva.
Razionalismo. L'esperienza ha bisogno di essere inquadrata in una cornice razionale.
12. Laws of nature: Humean or non-Humean?
Humean. Per Hume la legge di natura è in realtà una legge statistica che funziona. Anche l'anti-humaniano fa uso della statistica ma la interpreta come il segnale di una presenza ulteriore. La domanda chiave per illuminare sulla distinzione: credi che il concetto di miracolo sia metafisicamente possibile? Hume è scettico, qualsiasi presunto miracolo puo' essere meglio interpretato come la variazione imprevista su una legge statistica che comunque contempla la possibilità di variazioni. Poi c'è la questione della fallacia naturalistica. Per Hume esiste per me no: la morale è un fatto. Un fatto biologico che l'evoluzionismo indaga. Vedi Wilson.
Non Humean. Esistono leggi naturali e la scienza le cerca.
11. Logic: classical or non-classical?
Non classica. Qualsiasi logica è buona se funziona. Vedi meccanica quantistica.
Classica. E' l'unica affidabile refrattaria alle razionalizzazioni.
12. Mental content: internalism or externalism? La credenza è uno stato mentale o una disposizione? Psicologia o comportamentismo?
Esternalismo. Non esite una profondità a cui attingere, solo connessioni superficiali in cui è impossibile distinguere un'interiorità.
Internalismo. L'introspezione è la fonte ultima delle nostra credenze.
13. Meta-ethics: moral realism or moral anti-realism?
Antirealismo. Nell'utilitarismo di reale ci sono le preferenze. Le norme specifiche dipendono da quelle, in sé non esistono. Il fatto che esista un metodo (utilitarismo) impedisce il relativismo etico.
Realismo.
14. Metaphilosophy: naturalism or non-naturalism?
Naturalismo.
Non naturalismo.
15. Mind: physicalism or non-physicalism?
Fisicalismo. La mente è un'illusione.
Non fisicalismo.
16. Moral judgment: cognitivism or non-cognitivism?
Non-Cognitivismo. La morale è un senso. Vedi Wilson. Allontanarsi troppo dalla morale naturale è rischioso. Wilson vs Singer.
Cognitivismo. Parti dai principi e giungi alle conclusioni.
17. Newcomb's problem: one box or two boxes?
Una scatola. In un mondo empirico vale l'utilità attesa, non ci sono leggi di natura.
Due scatole. Il viaggio indietro nel tempo è contraddittorio.
18. Normative ethics: deontology, consequentialism, or virtue ethics?
Virtù. L'evoluzionismo spiega il nostro senso morale. Allontanarsi dal senso morale è rischioso e troppo esigente.
Deontologia. Ci sono dei principi. Per tutto il resto affidati pure all'utilitarismo.
19. Perceptual experience: disjunctivism, qualia theory, representationalism, or sense-datum theory?
Connessionismo. Il cervello ha dei suoi schemi che aggiorna con cui indirizza l'azione del soggetto. Non esiste una dimensione interiore. Esiste invece una Elaborazione distribuita**: l'informazione è processata parallelamente da molteplici nodi nella rete. Un **Apprendimento adattativo**: le reti neurali cambiano la loro struttura (i.e., i pesi sinaptici) in risposta all'esperienza. e una **Generalizzazione**: le reti neurali possono generalizzare da esempi passati per trattare nuovi stimoli. Questo vale sia per l'inconscio che per il conscio. Il connessionismo tende a enfatizzare meccanismi di apprendimento automatici e non simbolici (come il rappresentazionalismo)
Realismo diretto: abbiamo un accesso diretto alla realtà, al di là dei sensi. Il concetto è intuito senza rappresentazione o definizione, ciò che trapela da questa esistenza è solo una disposizione del soggetto che lo conosce (vedi disposizionalismo di Eric switzgebel). Critica al "rappresentazionalismo": se i concetti che conosco fossero rappresentati nella mia mente potrei descriverli analiticamente ma non posso farlo. Posso solo dimostrare che li conosco avendo una predisposizione ad agire in modo pertinente.
https://journals.openedition.org/estetica/2408
20. Personal identity: biological view, psychological view, or further-fact view?
Further fact. È un problema pragmatico.
Further fact: anima+corpo.
21. Politics: communitarianism, egalitarianism, or libertarianism?
Libertarianism.
22. Proper names: Fregean or Millian? Frege: anche il nome proprio deve essere descrivibile. Mill: il nome proprio indica "quello là".
Frege (internalismo). L empirismo, ovvero la scienza, richiede conoscenza analitica e quindi definizioni.
Mill (esternalismo). L'intuizionismo crede che gran parte dei concetti non siano ben definibili. I nomi propri indicano "quella cosa là" senza poterne dare una definizione completa ma solo un riferimento.
23. Science: scientific realism or scientific anti-realism?
Antirealismo. Strumentalismo, convenzionalismo, pragmatista. La realtà è irrilevante. Concezione deflazionistica della realtà.
Realismo. La conoscenza si costruisce su basi reali ed è dunque reale.
24. Teletransporter (new matter): survival or death?
Survival. Siamo software non materia.
Survival. L'anima puo' essere trasportata insieme alla configurazione del cervello.
25. Time: A-theory or B-theory?
B-teory. È più conforme alla relatività ristretta, anche se l'esperienza soggettiva del mio cervello mi dice A. La scienza sfata le illusioni.
A-theory: anche la relatività non richiede necessariamente l' A-theory.
Quarantena: [A-theory. Parmenide a parte, chi si sostiene la B-theory si appoggia ad Einstein sostiene che la relatività ristretta confermerebbe una visione statica del tempo. E' proprio vero? In questo saggio lo nego ( https://fahreunblog.wordpress.com/2017/03/11/einstein-contro-il-libero-arbitrio/ ), da qui la mia posizione.
http://home.sprynet.com/~owl1/qm.htm
http://home.sprynet.com/~owl1/qm3.htm]
26. Trolley problem (five straight ahead, one on side track, turn requires switching, what ought one do?): switch or don't switch?
Switch. Due vite valgono più di una. Ci abitueremo presto all'idea se simili situazioni fossero reali.
Don't switch. La regola del 7
27. Truth: correspondence, deflationary, or epistemic?
Deflazionistica: la verità non esiste come proprietà. In particolare la variante pragmatista o performativa: La teoria pragmatica della verità sostiene che una proposizione è vera se è utile crederci. Peirce e James ne sono stati i principali sostenitori. L'utilità è il segno essenziale della verità.
Corrispondenza: buon senso.
28. Zombies: inconceivable, conceivable but not metaphysically possible, or metaphysically possible?
Inconcepibile. Noi stessi siamo zombi dalla coscienza illusoria.
Concepibile. Poiché la coscienza (e l'anima) esiste, lo zombi è, molto semplicemente un corpo senz'anima, qualcosa di facile da concepire.
29. Motivazione morale: internalismo o esternalismo?
Esternalismo. L'esperimento mentale della macchina di Nozik è decisivo: se accetti per te contano solo le sensazioni esterne. Per chi non si pone il problema della realtà, vedi sopra concezione deflazionistice, entrare nella macchina è la scelta più razionale.
Internalismo. La maggior parte delle persone rifiuta la scelta di Nozik e manifesta un internalismo implicito. Anche per me è così.
sssssssssssssssssssssssss
internalismo mentale: guarda al funzionamento, al meccanismo, all'algoritmo interno come se fosse il sacro graal.
esternalismo mentale: guarda al comportamento esterno disinteressandosi al contenuto della scatola nera.
p.s. Un buon modo per separare i due gruppi in filosofia della mente è verificare i loro criteri per giudicare chi/cosa puo' assurgere a soggetto: considero solo i comportamenti (test di Turing) o anche la struttura di chi devo giudicare? Detta in modo colorito: se apro la testa di mia moglie e non ci trovo nulla dentro, quella resta mia moglie oppure ho appena scoperto uno zombie? Per l'esternalista, che considera solo le disposizioni, resta sua moglie; per l'internalista viene retrocessa a zombie poiché non esiste l'ambiente adatto per ospitare il meccanismo dell'intelligenza.
internalismo linguistico: tutto è ben definibile con le tavole della verità.
esternalismo linguistico: alcune cose (i nomi propri) non sono ben definibili ma bisogna rinviare alla loro realtà esterna con un generico riferimento.
post facebook su mente e credenza, esternalismo e internalismo: Cos'è la credenza?
Per alcuni è un oggetto, per altri una convinzione soggettiva,
Sulla seconda concezione - detta internalista (*) - non vale la pena soffermarsi poiché è quella che abbracciamo tutti grazie al nostro intuito. Vale giusto la pena osservare che, in questo caso, la credenza ha origine nel maelstrom tormentoso della mente umana, reso ancora più impenetrabile quando si entra nelle regioni del subconscio. Proprio per questo è difficile descrivere una credenza in modo compiuto, che resta un compito dello psicologo o dello psicanalista.
La seconda concezione - detta esternalista (*) - è decisamente meno intuitiva ma puo' essere chiarita grazie all'analogia della pietra sagomata dall'acqua del fiume che ci scorre sopra. Il fiume è la nostra esperienza e la pietra è la credenza che emerge dalla nostra esperienza. Per un' analogia alternativa immaginatevi delle tessere del domino variamente sagomate e disposte spazialmente. Urtando la prima cadranno tutte in sequenza producendo uno spettacolo che dipenderà dalla sagomatura e dalla disposizione. Fuor di metafora, il primo colpo è l'evento esterno e il crollo sequenziale è il comportamento innescato dal fatto di possedere una certa credenza. Poichè la sagomatura e la disposizione sono in via di principio descrivibili, la credenza non ha misteri particolari. Non c'è nemmeno la necessità di differenziare le credenze tra loro per ipotizzare funzionamenti diversi, di distinguere tra conscio e subconscio, di ipotizzare profondità in cui il soggetto deve calarsi con l'introspezione o l'esame di coscienza. No, la mente è "piatta", funziona sempre allo stesso modo e tutte le credenze, nella sostanza, emergono in modo simile anche se hanno forma diversa. In casi come questi l'esperto è il neurologo.
(*) Quella tra internalisti e d esternalisti è una distinzione che ricorre in molti ambiti della filosofia, diciamo genericamente che i primi ipotizzano sempre l'esistenza di un meccanismo che genera dei comportamenti mentre i secondi si interessano solo di questi ultimi.
(**) terza posizione (manifesto)*** Per una metafisica quantistica.
Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più? Ci fu un'epoca in cui consideravo solo "brillante" la considerazione di Agostino sul tempo. Oggi tutto è cambiato, la trovo tipica, quasi noiosa: tutte le volte che voglio guardare da vicino qualcosa che già conosco, ecco che svanisce nel nulla. Non vale solo per il tempo o per lo spazio. Quando agisco mi considero libero ma se
rifletto a fondo sulla mia condizione, la libertà sparisce. Quando decido la giustizia mi sembra ovvia, se approfondisco non la vedo più. Nella vita quotidiana il bene e il male sono una bussola impossibile da eludere ma appena studi la questione questi due cardini non ci sono più. Tutti i giorni faccio l'esame di coscienza ma se mi chiedi cosa sia la coscienza arrivo a dubitare della sua esistenza. Dico mille volte "io" ogni giorno ma se fisso la mia identità ecco che si moltiplica all'infinito diventando indistinta. Ogni giorno è tremendamente reale, senonché la realtà evapora non appena la pensi seriamente. Nelle discussioni intrattenute con gli altri i torti e le ragioni sono spesso evidenti ma non esiste nulla che puo' dirsi vero e nulla che puo' dirsi falso. Non c'è nulla di più facile che dividere le persone razionali da quelle irrazionali, poi ti accorgi che la razionalità è solo una forma della retorica particolarmente apprezzata in certi ambiti. Insomma, tutto si dissolve appena lo fissi. La legge quantistica vale per i corpuscoli ma anche per la metafisica. Abbiamo bisogno al più presto di una metafisica quantistica.
Ecco il post con cui chiarisco le ragioni delle mie incertezze ed esprimo un vago supporto al pragmatismo. Al momento in cui scrivo tenderei a ritirare questo supporto per tornare su posizioni che nel post etichetto come PCF:
Ecco uno schema universale che si ripete costantemente nelle nostre vite: a mano a mano che cresciamo l'incanto si trasforma in disincanto. Anche per voi è così? Il sogno muta in qualcosa di più lucido ma anche di più arido. Ciò che era "visione" si degrada a illusione finché ne prendiamo le distanze. Il soggetto assetato di conoscenza oggettiva è quindi alle prese con un cruccio: di fronte alle residue apparenze del presente, deve "credere fino a prova contraria", secondo uno schema della giustizia tribunalizia, o devo invece già prevedere la probabile evoluzione futura? La prima opzione è nota come Principio di Conservatorismo Fenomenico (PCF), la seconda come Principio di Analogia Induttiva (PAI). Entrambe le vie offrono dei pro e dei contro e mantengono uno statuto dignitoso. Entrambe le vie godono del supporto di pensatori acuti e degni di rispetto. Ma al problemone epistemico, vorrei dire, se ne affianca uno più pragmatico: la disillusione incombente ci succhia energie vitali ma ci dona anche maggiore lucidità, il che pone la questione di un equilibrio ottimale tra le due componenti. Come conviene posizionarsi?
Faccio un esempio concreto che riguarda il libero arbitrio. Tutti noi pensiamo, per quanto condizionabili, di possedere un residuo di libertà di scelta. Ma la scienza, nella sua inesorabile marcia, sembra restringere questa quota, sebbene non sia ancora in grado di annullarla. E quindi, tornando al nostro problema: dobbiamo credere alle apparenze, ovvero all'esistenza comunque di un libero arbitrio residuale, almeno finché non verrà confutato; oppure dobbiamo immaginare una scienza che, continuando a marciare nella direzione consueta, finirà per annichilirlo inesorabilmente? PCF o PAI? Inoltre, qual è il punto pragmatico ottimale? I motivi favorevoli e contrari sono ben chiari a tutti. Se non credo alla mia parziale libertà, probabilmente, arriverei a una visione più lucida del contesto ma anche più demoralizzante, potrei abbandonarmi al fatalismo e minare le mie potenzialità. Ripeto che questo è solo un esempio, potrei farne mille altri, tutti su temi cruciali: libertà, giustizia, Dio, coscienza, eccetera.
Nota personale: dopo essere stato un fan del PCF per almeno un decennio, ho avuto un breve flirt con il PAI. Ora trovo quella scelta troppo ostica per un cacadubbi quale sono diventato e mi dedico principalmente alla questione pragmatica, in questo sorretto dalla mia formazione economica e dalla mia familiarità con i "trade-off".
p.s. Questa è la riflessione conclusiva che faccio al termine della lettura di un autore che professa il PAI con una dedizione commovente, oserei dire quasi ingenua. Con una chiarezza che induce "fastidio". Il tema che tratta è proprio quello della libertà umana, sto parlando del buon Robert Sapolsky e del suo ultimo libro: "Determined: Life Without Free Will".