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giovedì 5 maggio 2011

Le “buone ragioni” del Cardinale

C’ è un famoso libro di Bertrand Russell che ha convertito frotte di gente alla moda. Ma per entrare nell’ eletta schiera era necessario girare al largo dall’ arci-nemico di quel testo: John Henry Newman. Io, che non nutro questa ambizione, posso abbeverarmi compiaciuto alle parole del Cardinale:

… la ragione per cui Bertrand Russell, ad esempio, era ateo non era che egli avesse provato per via logica o stabilito con indagine scientifica che il cristianesimo fosse falso, ma piuttosto il fatto che il suo atteggiamento nei confronti della vita e del mondo indicava o imponeva che non ci fosse la necessità di postulare un Dio… per Russell chiedere quale significato ultimo abbia la vita, era in se stessa una domanda ingiustificata, se non priva di senso… ma, mentre l’ ateismo era un risultato naturale e ragionevole dei suoi personali presupposti e principi, la sua negazione della fede è altrettanto indimostrabile e percio’ irrazionale quanto la fede dei cristiani… Per Newman non era concepibile una rigida separazione tra uomo e pensatore… riguardo all’ esistenza di Dio, Newman preferisce personalizzare il problema sottolineando l’ unicità della coscienza… riteneva che il pensiero umano, diversamente dal linguaggio, fosse un’ attività preminentemente personale: io posso pensare solo i miei pensieri, non quelli di un’ altra persona… per lui la certezza, lungi dall’ essere una verità accettata passivamente, era un’ attività di riconoscimento attivo…

Ian Ker – L’ originalità filosofica di John Henry Newman – Jaca Book

Secondo Newman, la fede in Dio riposa su un ragionamento che non è né deduttivo né induttivo. Niente di originale, solo un “ragionamento probabilistico”.

Ma per capire di cosa si tratta giova avere una concezione “soggettiva” delle probabilità e vederle così le “buone ragioni” sulla base delle quali la nostra libertà “scommette”.

De Finetti, il più grande matematico applicato nell’ Italia del secolo scorso, difende, contro la scuola “frequentista”, la definizione di probabilità come scommessa.

La probabilità soggettiva si forma dentro di noi in conformità al nostro vissuto pregresso, soppesando una miriade di avvenimenti e di feedback talmente densa e variegata da non poter essere ridotta a calcolo formale.

Noi non ci limitiamo a ragionare ma “siamo” la nostra ragione, siamo il sedimento che si arricchisce giorno dopo giorno, scoperta dopo scoperta, avventura dopo avventura. Siamo il cumulo di esperienze che si aggiorna comprimendosi in emozioni e intuizioni che giungono fino all’ evidenza immediata e che ci forniscono le “buone ragioni” affinchè la Libertà possa scegliere la Speranza.

Caio_Fern_05

In questo senso la Ragione si lega inestricabilmente alla Persona, la vita proba al lucido pensiero; in questo senso un giudizio sulla persona è già un giudizio sui ragionamenti pratici che svolge.

In questo senso verificare che il cristiano è persona più felice e più generosa dell’ ateo e del meta-ateo, è già un punto a favore dei ragionamenti con cui “dimostra” l’ esistenza di Dio.