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mercoledì 11 luglio 2018

Authority Steve Randy Waldman HL

Authority
Steve Randy Waldman
Citation (APA): Waldman, S. R. (2018). Authority [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia ( giallo) - Posizione 2
Authority By Steve Randy Waldman
Evidenzia ( giallo) - Posizione 4
the word “authority”
Nota - Posizione 4
CONCETTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 5
to think of authority as a characteristic of information
Nota - Posizione 6
UN ASPETTO TRASCURATO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 7
behave as if it were true, regardless of whether or not the information is in fact true, or even of whether the individuals doing the behaving personally believe it to be true.
Nota - Posizione 7
INFO AUTOREVOLE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 9
When we claim that someone “is an authority”,
Nota - Posizione 9
SIGNIFICA CHE QUEL CHE DICE MUTA I COMPORTAMENTI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 10
relationship between information and behavior in a social context.
Nota - Posizione 11
DECISIVO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 11
Let’s take an example. A judge,
Nota - Posizione 11
NEL PROCESSO TUTTI PRODUCONO INFO MA È L INFO DEL GIUDICE CHE CAMBIA I COMPORTAMENTI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 13
Suppose the bailiff, who was present for the trial, privately came to a different conclusion
Nota - Posizione 13
L FFICIALE GIUD
Evidenzia ( giallo) - Posizione 14
The bailiff will nevertheless behave as if
Nota - Posizione 14
CCCCCC
Evidenzia ( giallo) - Posizione 20
the miracle of authority is that it quells many disputes so thoroughly
Nota - Posizione 21
IL POTERE DELL BAUTORITÀ BOEZIO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 22
is purely a social construction.
Nota - Posizione 22
L AUTORTÀ NN È UN FATTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 24
Our very identities— our names, our credentials, the entity to whom our properties belong— exist as “social fact” by virtue of authority.
Nota - Posizione 25
FORSE PIÙ IMPORTANTE DELLE LEGGI FISICHE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 26
We talk sometimes about “defying authority”,
Nota - Posizione 26
SPESSO È COSA STUPIDA PIÙ CHE EROICA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 35
what makes information authoritative is how a larger community treats it,
Nota - Posizione 35
FONTE DELL AUTORITÀ
Evidenzia ( giallo) - Posizione 41
Let’s call this “soft power”.
Nota - Posizione 42
L AUTORITÀ CHE CONVINCE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 43
Let’s call this “hard power”.
Nota - Posizione 44
L AUTORITÀ CHE FORZA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 44
authority is generated by a combination of hard and soft power.
Nota - Posizione 44
IN TUTTE LE SOCIETÀ
Evidenzia ( giallo) - Posizione 47
In most societies hard power is usually deployed under a fig leaf of soft power
Nota - Posizione 47
FOGLIA DI FICO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 54
It is a mistake— an easy, common, and foolish mistake— to imagine that hard power tells the whole story, that “how many divisions does he have?”
Nota - Posizione 55
HARD POWER...NOT THE WHOLE STORY
Evidenzia ( giallo) - Posizione 55
hard power is expensive.
Nota - Posizione 55
COSTI
Evidenzia ( giallo) - Posizione 60
The law of the jungle selects for “voluntary compliance”.
Nota - Posizione 60
LA LEGGE DEL WEST
Evidenzia ( giallo) - Posizione 63
It’s much better if you can shape social reality
Nota - Posizione 63
MEGLIO DELLA PISTOLA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 65
Communities want authoritative information on which they can coordinate.
Nota - Posizione 65
PERCHÈ BBEDIAM
Evidenzia ( giallo) - Posizione 67
Even flawed authority is better than no authority, and authority has network effects
Nota - Posizione 67
DI FATTO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 68
Nevertheless people dislike the cognitive dissonance associated with acting “as if”
Nota - Posizione 69
DISAGIO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 73
benefits of coordination grow nonlinearly with scale
Nota - Posizione 73
CRESCITA
Evidenzia ( giallo) - Posizione 76
Much of the work of the legal and accounting professions in the private sector, and of courts and the regulatory state in the public sector, is devoted to the production of authority.
Nota - Posizione 77
CONTABILITÀ
Evidenzia ( giallo) - Posizione 82
The production of authority is a socio-technological problem,
Nota - Posizione 83
LA PRODUZIONE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 83
technologies are never neutral).
Nota - Posizione 83
PURTROPPO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 85
lawyers and judges and regulators and bankers don’t come cheap!
Nota - Posizione 85
ANCHE IL SOFT POWER È COSTOSO
Evidenzia ( giallo) - Posizione 95
Authority is an invisible drummer that helps to organize this dance. We construct authority.
Nota - Posizione 95
LA DANZA SOCIALE
Evidenzia ( giallo) - Posizione 97
there is an case to be made that emerging information technology will render practical more pervasive and direct forms of state compulsion.
Nota - Posizione 98
DOMANI IL COORDINAMENTO SARÀ CENTRALIZZATO?
Evidenzia ( giallo) - Posizione 102
authority is not about truth or falsehood in the eyes of God. It is about coordinating
Nota - Posizione 103
CONCETTO CENTRALE

venerdì 9 febbraio 2018

Aguzzini per finta

Il famoso esperimento di Milgram non dimostra, come molti ancora pensano, l'attitudine dell'uomo ad un' obbedienza cieca, quanto piuttosto la disponibilità delle persone a fare cose malvage quando si ritiene di essere al servizio di una causa nobile, come per esempio quella scientifica. Gli aguzzini di Milgram, infatti, erano consapevoli di agire all'interno di un esperimento scientifico con standard di assoluto rigore.
DIGEST.BPS.ORG.UK

sabato 25 giugno 2016

Addomesticare l'uomo

Dopo una bella giornata passata insieme c’è chi paga in contanti la propria amante e c’è invece chi le regala l'anello che ha sempre desiderato.
Nella sostanza non esiste differenza tra i due comportamenti ma voglio proprio vedere chi è disposto ad equipararli. Nessuno.
Perché?
Probabilmente il nostro cervello non ragiona bene: si è formato migliaia di anni fa per risolvere i problemi che avevamo allora, i problemi di oggi sono così diversi che lui arranca, cosicché fa parecchi errori. Il fenomeno ha un nome: “maladaptation”. E’ il brodo dove sguazza lo psicologo evoluzionista.
Oppure chi paga in contanti viola una convenzione sociale. Le due risposte non sono poi così diverse, la "convenzione" non ha nulla di sostanziale ma cio’ non significa che sia irrilevante.
In realtà è talmente importante che noi siamo “nati” per creare, rispettare e punire chi viola le convenzioni sociali.
Provate a mettere davanti a dei bambini di tre anni una persona autorevole che maneggi con maestria un aggeggio misterioso dalle funzioni arcane. Ripetete l’operazione per più volte, magari con i genitori dei bimbi che stupiscono ed applaudono la persona autorevole. Se poi consegnate quello stesso oggetto ai bambini cercheranno di ripetere i gesti che hanno visto. Infine, presentate sulla scena un individuo buffo che maneggi goffamente lo stesso arnese ma in modo alquanto differente; i bambini avranno un soprassalto e protesteranno in modo veemente contro l’uso anomalo. Disprezzo e dissociazione saranno i sentimenti più naturali tra loro.
Il “diverso” è da noi contestato, ostracizzato e in casi estremi soppresso.
I bambini sono tremendi: provano piacere ad imparare e condividere una regola (anche del tutto inutile), ma soprattutto provano piacere a punire chi la viola. Un neuroscienziato vi dirà che nel loro cervello accade la stessa cosa quando imparano e quando castigano.
Prendi il fenomeno del bullismo. E’ chiaro che il primo colpevole delle vessazioni è il bullo stesso. Qualcuno coglie anche delle responsabilità nella vittima debole e con la tendenza ad isolarsi. Di solito però si evita di incolpare il gruppo (quel gruppo in cui la vittima non si è integrata). Eppure, spesso, è il gruppo stesso a spingere il bullo verso la vittima deviante che fatica ad uniformarsi. Oppure ancora è il bullo che intende esibire le sue prodezze avendo il gruppo come spettatore.
Nelle storie i personaggi preferiti sono i castigatori del “mostro” (mostro = deverso). L’eroe che aiuta il mostro messo a malpartito non viene capito molto, lascia un po’ interdetti, anche se un comportamento del genere fa capolino in alcuni libri dell’infanzia contemporanei.
I bambini sono dei veri moralisti: imparano molto meglio se la cosa è spiegata loro in termini di “doveri”! Se dico che il sole “deve” tramontare capiscono al volo il fenomeno. Meglio che se mi limitassi a proporre una mera descrizione del tipo “il sole tramonta”.
Il nostro cervello è una macchinetta in cerca di qualcuno a cui ubbidire, in cerca di doveri da rispettare o da far rispettare. Possiede anche una singolare abilità nello scovare i modelli più appropriati.
I bambini sono nati per essere addomesticati. Mike Tomasello ha studiato a fondo la faccenda: secondo lui la nostra mente ci spinge di default ad selezionare e imitare un modello (qualunque cosa faccia), poi anche a castigare i devianti. I devianti ci disturbano più che se ci pestassero un piede. Abbiamo un pro-social bias che nei bambini è già sviluppatissimo. Il conformismo è la regola aurea.
Mentre la regola si impara, la punizione del diverso no: quella ci viene proprio naturale.
Il modello è decisivo. Occorre una cattedra con tanto di pedana che lo elevi e che lo renda tale. Occorre il rispetto degli altri adulti. Occorre che già condivida con me altre convenzioni come il linguaggio o i gusti. Già a 5/6 mesi noi prestiamo più attenzione a chi ha un accento affine a quello della mamma. Esistono meccanismi raffinati attraverso i quali selezioniamo i modelli.
Viviamo in un mondo di convenzioni, molte delle quali arbitrarie, e ci controlliamo a vicenda circa il loro rispetto. Le sanzioni vanno dal pettegolezzo all’esecuzione sommaria.
Anche la reputazione è una specie di patente a punti. Presso i bimbi il meccanismo della reputazione è già pienamente operativo.
Con la vergogna sto dicendo: “temo le convenzioni e sono pronto a rispettarle”. Dan Fessler è andato ancora più a fondo: la vergogna è un ordinatore sociale, un modo per riconoscere il proprio posto e la dominanza altrui: il bambino ha vergogna della maestra, e lo svergognato è un deviante da punire. Nella punizione dovuta allo svergognato maestra e compagni collaborano.
Il rispetto delle convenzioni è una sorta di giuramento di fedeltà al gruppo e la competizione tra gruppi è decisiva per la razza umana.
Quanto più la convenzione è difficile da onorare, tanto più il giuramento è difficile da falsificare: se infibulo mia figlia o circoncido mio figlio puoi fidarti di me, sono uno dei tuoi, non farei mai una cosa del genere se non per un motivo realmente importante come giurare fedeltà al gruppo.
In questo senso ci si inventa di tutto: crani da deformare, colli da allungare, piedi da accorciare, digiuni da osservare, vacanze improbabili da sopportare… Ogni cultura ha i suoi giuramenti.
I lupi divennero cani eliminando i riottosi. Con l’uomo vale la stessa cosa: solo chi ha un cervello idoneo ad uniformarsi puo’ sopravvivere. Solo chi conosce l’arte del giuramento ha qualche chance. Chi paga in contanti la propria amante non si puo’ certo dire che conosca l’arte del giuramento: verrà lasciato dalla sua amante e disprezzato dagli altri.
I cervelli più affidabili sono quelli che non fanno calcoli e ubbidiscono per principio, un tedesco attende il verde anche nel deserto. In questo senso, è bene che la razionalità ceda alle convenzioni. Per questo chi paga in contanti non è come chi regala una pelliccia, anche se la ragione non vede sostanziali differenze.
Essere acritici ci protegge meglio dalle tentazioni, ci evita carichi cognitivi ma soprattutto ci fa apparire più affidabili. Mia mamma sta dalla mia parte, lo so per certo perché se vede che ho bisogno non si metterà mai a soppesare le  mie colpe eventuali prima di tendermi la mano.
Ci vuole un certo sforzo cognitivo per violare le norme, dal che discende il fatto che le persone più intelligenti siano anche le più infide: vanno bene per interagire con lo straniero a nome del gruppo, potranno ingannarlo traendo profitti per tutti.
cowlitz_baby_kane_42a
Questo intreccio di convenzioni in cui viviamo ha un nome, si chiama “cultura”.
Geni e cultura “coevolvono”. Cio’ non significa che esiste una “cultura naturale”. Cio’ che esiste in natura è un cervello in grado di apprendere, imitare ed escludere gli eccentrici. La norma sociale specifica puo’ esse la qualunque.
Nella nostra cultura se paghi in contanti la tua amante la degradi a prostituta recandole un’offesa imperdonabile: i nostri cervelli hanno interiorizzato questa mera convenzione. In altre culture – per esempio a Samoa - porgere un pacchettino di banconote alla donna per cui spasimi è invece segno di vero amore: i loro cervelli hanno interiorizzato questa convenzione. Ci sono molte somiglianze tra i nostri e i loro cervelli: entrambi sanno interiorizzare delle norme sociali.
« déformation toulousaine » MHNT
La norma sociale ci marchia: nel rispettarla diciamo tante cose e ci rendiamo prevedibili. L’essere prevedibili migliora la vita del gruppo coordinandolo. Se l’incertezza è un male per tutti, la prevedibilità è un bene per tutti.
Lo stereotipo rende la vita vivibile e gli fa aumentare di valore. Siamo degli indefessi costruttori di stereotipi. Grazie agli stereotipi possiamo programmare la nostra esistenza.
Quando facevo il militare a Mondovì la movida era il Giovedì sera, c’era questa usanza arbitraria, si era creato questo stereotipo gratuito. La cosa era però molto utile: se volevi una serata tranquilla evitavi il Giovedì, se volevi una serata eccitante sapevi per certo che il Giovedì era il giorno migliore.
Se posso prevedere che guiderai la destra, a mia volta terrò la destra evitando terribili incidenti. La convenzione è arbitraria ma su roba del genere una comunità prospera. Se sei un tipo tanto originale c’è il rischio che trasgredirai anche la convenzione sulle direzioni di marcia. Questo rende tutto più incerto e mi fa rinunciare alla macchina: è gente come te che manda in malora la nostra comunità!
Tanto più è necessario coordinarsi, quanto più il rispetto delle convenzioni sociali è importante. La guerra è l’atto che richiede il maggior coordinamento sociale (non a caso i  battaglioni devono marciare a ritmo perfetto: un-due, un-due).
Le persone che hanno vissuto la guerra sono le più irrazionalmente altruiste, le più disposte a sacrificare il loro bene per osservare convenzioni arbitrarie. E quanto più la guerra le ha toccate (per esempio con un lutto in famiglia), tanto più sono generose e disposte a “marciare seguendo il ritmo” senza nessun motivo apparente, solo come segno di disponibilità a sacrificarsi per il gruppo.
La pace fomenta la razionalità e l’egoismo. Ogni richiesta avanzata in tempo di pace suscita un “perché?”, un “chi me lo fa fare?”. In tempo di pace la comunità è giusto uno sfondo o “io” sono il protagonista.
La pace porta il progresso e il progresso è un altra fonte di egoismo. Se prima il gruppo era la nostra assicurazione ora – con il progresso - possiamo stipulare una polizza che sostituisca le reti relazionali: meno necessità del gruppo, meno necessità dei giuramenti, meno necessità di altruismo.
A chi rimpiange i bei tempi non resta che sperare in guerre, carestie, siccità e saccheggi.
Kane_Caw_Wacham
Nela battaglia contro il razzismo si dice continuamente che “non esistono razze ma solo etnie”. Lo si dice in buona fede per evitare i conflitti, senza capire che i veri conflitti si hanno tra etnie differenti e non tra razze differenti.
Lasciamo perdere la questione dell’esistenza delle razze, non stiamo parlando di questo. Molto più semplicemente, si definisce “differenza etnica” una differenza culturale e “differenza razziale” una differenza morfologica. Il vero scontro tra gruppi si ha solo nel primo caso.
Se un nero parla in milanese io mi sento rassicurato. Se un bianco parla un dialetto a me incomprensibile io sto sul chi va là.
La natura ci predispone unicamente al conflitto etnico (tra culture), è a livello culturale che si realizza la competizione tra gruppi. Le razze sono irrilevanti se non come segnalatori esterni di possibili differenze culturali.
Ora sappiamo perché le guerre civili sono più crudeli, o perché i conflitti etnici scatenino un vero odio. Spesso non si puo’ nemmeno dire che il razzista odi le razze che reputa inferiori, a volte c’è nei loro confronti una specie di paternalismo, sebbene l’equivoco abbia avuto nella storia esiti tremendi come  la schiavitù.
chinook_flat_head
Chi è interessato ad approfondire questo strano intreccio tra geni-cultura-altruismo-convenzioni-guerra-razzismo, consiglio vivamente il libro di Joseph Henrich: The Secret of Our Success: How Culture Is Driving Human Evolution, Domesticating Our Species, and Making Us Smarter.

CHAPTER 11 SELF-DOMESTICATION

CHAPTER 11 SELF-DOMESTICATIONRead more at location 3634
Note: 11@@@@@@@@@@@@@@INTERNALIZZAZIONE DELLE NORME SOCIALI TRAMITE LA CULTURA. I MARCHI DELLA CULTURA. COORDINAMENTO. MARCHIARE LE XSONE NO FAKE. RAZZA&ETNIA. ALTRUISMO CULTURALE. GUERRA PRO SOCIAL Edit
Finally, Max wakes up, and it’s his turn to have a go at the objects. He uses the unfamiliar objects in perfectly sensible ways, but in ways that are different from how the model used them. This is the key moment in the experiment. The researchers carefully record the child’s reaction to Max as he uses the objects in divergent ways. Most children immediately protested against Max’s “aberrant” actionsRead more at location 3649
Note: BAMBINI E CONVENZIONI SOCIALI Edit
The psychologist Mike Tomasello and his collaborators have performed many experiments like these, all of which tell the same story.1 By observing others, young children spontaneously infer context-specific rules for social life and assume these rules are norms—rules that others should obey.Read more at location 3658
Note: TOMASELLO E LA SOCIALITÀ DEI BIMBI Edit
Deviations and deviants make children angry and motivate them to instill proper behavior in others.Read more at location 3661
Note: I DEVIANTI Edit
The children’s peculiar motivations to reprimand Max’s actions are not imitated from adults in the experiment because no adult ever reprimands MaxRead more at location 3663
Note: NESSUN ADULTO INSEGNA Edit
We live in a world governed by social rules,Read more at location 3666
Note: ESISTENZA DELLE NORME SOCIALI Edit
Many of these rules are arbitrary, or seem arbitraryRead more at location 3668
Note: ARBITRARIETÀ Edit
Others care whether we follow these rules,Read more at location 3669
Note: ALTRUISMO Edit
that fostered success in intergroup competition.Read more at location 3675
Note: COMPETIZIONE FRA GRUPPI Edit
From the gene’s-eye view, survival and reproduction would have increasingly depended on the abilities of one’s bearer (the individual) to acquire and navigate a social landscapeRead more at location 3675
Note: SOPRAVVIVENZA E SOCIALITÀ Edit
Typically, in small-scale societies, as in many communities, the sanctioning of norm violators begins with gossip and public criticism, often through joking by specific relatives (as with Kula), and then intensifies to damage marital prospects and reduce access to trading and exchange partners.Read more at location 3678
Note: PETTEGOLEZZO E PRESA IN GIRO Edit
Note: SFIGATO Edit
matters may escalate to ostracism or physical violenceRead more at location 3680
occasionally culminate in coordinated group executions.Read more at location 3680
wolves were domesticated into dogs by killing those that wouldn’t obey and refused to be trained,Read more at location 3681
Note: IL LUPO ADDOMESTICATO Edit
villages of Yasawa Island,Read more at location 3683
Note: YASAWA Edit
When someone, for example, repeatedly fails to contribute to village feasts or community labor, or violates food or incest taboos, the person’s reputation suffers. A Yasawan’s reputation is like a shield that protects them from exploitation or harm by others,Read more at location 3684
Note: REPUTAZIONE Edit
Norm violators have their property (e.g., plates, matches, tools) stolen and destroyed while they are away fishing or visiting relatives in other villages;Read more at location 3687
Note: IL DIVERSO TORMENTATO Edit
Despite their selfish motivations, these actions sustain social norms, including cooperative ones,Read more at location 3691
Note: SOCIALITÀ DEI VANDALI Edit
Over our evolutionary history, the sanctions for norm violations and the rewards for norm compliance have driven a process of self domestication that has endowed our species with a norm psychology that has several components. First, to more effectively acquire the local norms, humans intuitively assume that the social world is rule governed, even if they don’t yet know the rules. The violation of these rules could and should have negative consequences. This outcome means that the behavior of others can be interpreted as being influenced by social rules.Read more at location 3698
Note: PSICOLOGIA DELLA LEGGE Edit
Note: IN CERCA DI OBBEDIENZA Edit
at a young age, we readily develop cognitive abilities and motivations for spotting norm violations and avoiding or exploiting norm violators, as well as for monitoring and maintaining our own reputations.Read more at location 3702
Note: REPUTAZIONE E UNIFORMITÀ DEL BIMBO Edit
Second, when we learn norms we, at least partially, internalize them as goalsRead more at location 3704
Note: PRINCIPI SENZA CALCOLO Edit
saves the cost of running the mental calculationsRead more at location 3706
These rules aren’t about cooperation or helping others; they are just context-specific rules. Nevertheless, kids automatically infer that they are social norms and get mad when they are violated.Read more at location 3710
Note: NORME DI CONTESTO Edit
studying altruism in children during the 1960s and 1970s.Read more at location 3712
On preset rounds, the model wins some tokens and donates some of these token to the charity jar. Children experience one of three situations: (1) a generous person who puts lots of tokens in the charity jar, (2) a stingy person who puts only a few tokens in the jar, or (3) no demonstration. After the demonstration is complete, the child is left alone to play the bowling game and to donate to charity, if he or she wants. The results of many versions of this experiment demonstrate four key findings. First, children spontaneously imitated the model, becoming either more generous or more selfish depending on which model they saw.Read more at location 3717
Note: ESPERIMENTO SULL ALTRUISMO. FONDAMENTALE IL MODELLO Edit
Second, beyond merely the effects on their donations, children also imitated other aspects of the model’s behavior, including the model’s verbal statements.Read more at location 3723
Note: RETORICA Edit
Third, the effect of exposure to a model—generous or stingy—endures for weeks or months in retests.Read more at location 3725
Note: DURATA INFLUSSO Edit
But the effect does not extend to quite different contexts, those that don’t resembleRead more at location 3726
Note: CONTA ANCHE IL CONTESTO Edit
Finally, children readily imitate standards for self-reward or self-punishment and readily impose those standards on others.Read more at location 3727
Note: REGOLA UNIVERSALE Edit
Overall, children are not culturally learning to be altruistic in some general or dispositional sense; they are acquiring norms about proper behavior in the bowling game context, and those behaviors include proper donation sizes.Read more at location 3731
Note: L ESEMPIO E L EX CATHEDRA Edit
How Altruism Is like a Chili PepperRead more at location 3735
Note: TITOLO Edit
Many valuable insights about social norms and psychology come from the use of economic games. Properly interpreted, economic games are valuable toolsRead more at location 3740
Note: TEORIA DRI GIOCHI Edit
economic games include the Prisoner’s Dilemma, Ultimatum Game, and Dictator Game.Read more at location 3742
Note: I TRE PIÙ FAMOSI Edit
After some preliminaries, the computer screen informs you that your ID has been randomly assigned to interact with another person in the room, but neither you nor this person will ever know the other’s identity.Read more at location 3745
Note: ANONIMITÀ E SOLDI Edit
As the proposer, it’s your job to divide $100 between you and the other person by making an offer between $0 and $100 (in increments of $1) to the responder, who knows everything, except your identity. The responder then has two choices: they can either accept your offer or reject it. If the responder accepts, he or she will receive your offer, and you get the remainder. If the responder rejects, you both get nothing (no money). This means you’ll go home with only your show-up fee.Read more at location 3749
Note: ULTIMATUM Edit
If humans were money-maximizers, Ultimatum Game experiments should reveal many low offers and few rejections of nonzero offers. Not surprisingly, it turns out that this never happens in any human society.Read more at location 3757
Note: RAZIONALITÀ CONFUTATA Edit
By contrast, experiments with primates show little or no evidence of motivations besides narrow self-interest in dealing with strangers. Chimpanzees, for example, never reject in the Ultimatum Game.10Read more at location 3758
Note: SCIMMIE EGOISTE Edit
Interestingly, among people over about the age of 25, this willingness to offer 50% is mostly not driven by concerns about being rejected.Read more at location 3762
Note: TEMI IL RIFIUTO? NO Edit
To explore this, we can turn the Ultimatum Game into a Dictator Game by removing the possibility of rejection.Read more at location 3763
Note: IL GIOCO DEL DITTATORE Edit
If people were strictly self-interested, the proposer would give nothing to the otherRead more at location 3765
Note: DITTATORE RAZIONALE Edit
But, rather than giving $0, most Western adults continue to give half. This outcome suggests that people have an internalized equality norm toward strangers,Read more at location 3765
Note: EQUITÀ INTERNALIZZTA Edit
game play varies dramatically across societies. In modern industrialized societies, these experiments often measure social norms that regulate impersonal exchange and other social interactions, and evolved culturally to facilitate mutually beneficial interactions in large-scale societies with lots of strangers and anonymous interactions.Read more at location 3772
Note: OCCODENTE AVANZATO Edit
By contrast, the smallest-scale human societies tend not to offer very much nor reject low offers because they lack social norms for monetary exchanges with strangers or anonymous others.Read more at location 3775
Note: PICCOLE SOCIETÀ E ANONIMIA Edit
However, when games are played repeatedly in the laboratory, participants begin to develop “lab-specific” social norms as they adapt to a new context.Read more at location 3777
Note: GIOCHI RIPETUTI Edit
It’s AutomaticRead more at location 3780
Note: TITOLO Edit
Internalized social norms help guide us through complex social environments, allowing people to automatically—withoutRead more at location 3780
Note: AUTOMATISMO E PRINCIPI Edit
Public Goods Game.Read more at location 3783
Note: GIOCO DEL BENE PUBBLICO Edit
In this classic cooperative dilemma, individuals are placed into groups with three strangers for a single interaction. Each person gets $4 to start. Without knowing what others will do, they have to contribute between 0 and $4 to a common project. Whatever enters the project is doubled and then distributed equally among all four group members, regardless of what they contributed.Read more at location 3785
Note: CLASSICO ESPERIMENTO Edit
those aiming to maximize their payoff should contribute zero. However, most educated Westerners agree that—if asked—players should contribute all the money to the common project.Read more at location 3793
Note: L OCCIDENTE COOPERA Edit
David Rand and his colleagues examined the relationship between the time people spent making their contribution decisions and the size of their contributions. Figure 11.2 shows one of Dave’s findings: the more rapidly participants made their decision, the higher their contribution wasRead more at location 3798
Note: TEMPI E CONTRIBUTO Edit
Dave ran participants through the same experiment again, but this time rather than letting them take however long they wanted, people were randomly put into one of three different treatments. They were alternatively (1) forced to answer in less than 10 seconds, (2) unconstrained as before, or (3) forced to delay their decision for 10 seconds and asked to reflect on it.Read more at location 3804
Note: VARIANTE Edit
under time pressure, participants were more cooperative.Read more at location 3807
Note: ESITO Edit
Not only do people from some societies get angry when they receive a low offer, but also the participants are quicker when deciding to reject low offers.Read more at location 3812
Note: RABBIA X IL DEVIANTE Edit
The power of norms in economic games first impressed me in 1995 when I was administering the Ultimatum Game among the Matsigenka, in the Peruvian Amazon. Lacking strong social norms specifying equality toward strangers in monetary exchanges, these people were happy to be offered any money in the game, didn’t expect proposers to offer half, and weren’t inclined to punish proposers for low offers.Read more at location 3821
Note: METSIGENKA Edit
these sentiments are common in the smallest-scale human societies.Read more at location 3824
Erik Kimbrough.Read more at location 3825
in Amsterdam, Erik noticed that people waited at the “walk/don’t walk” lights on the street, even at broad intersections when no cars were in sight.Read more at location 3826
Note: SEMAFORO ROSSO NEL DESERTO Edit
After this “rule-following” game, participants played economic games, like the Ultimatum, Dictator, and Public Goods Games. The results confirmed Erik’s suspicions: the amount of time people waited at the lights was associated with making more equal offers in the Dictator Game, contributing more in the Public Goods Game, and punishing low offers more frequently in the Ultimatum Game.Read more at location 3832
Note: GENEROSITÀ DEGLI IRRAZIONALI Edit
As both Adam Smith and Friedrich Hayek argued long before Erik and me, it’s our automatic norm following—not our self-interest or our cool rational calculation of future consequences—that often makes us do the “right thing” and allows our societies to work.Read more at location 3837
Note: HAYEK Edit
And in the BrainRead more at location 3840
Note: TITOLO Edit
The effects of internalizing norms can be seen in our brains when economic games are combined with tools from neuroscience.Read more at location 3841
Note: GIOCHI E NEUROSCIENZE Edit
When people cooperate, give to charity, or punish norm violators in locally prescribed ways, the “rewards circuits” in their brains fire up.Read more at location 3842
Note: IL CIRCUITO DELLA ROCOMPENSA Edit
Neurologically speaking, people “like” to comply with norms and punish norm violators.Read more at location 3844
Note: OBBEDIRE E PUNIRE È UN PIACERE Edit
Neurologically, lying requires most people, though presumably not lawyers or car salesmen (just kidding), to override their automatic or unreflective reactions by engaging those brain regions responsible for cognitive control and abstract reasoning.Read more at location 3847
Note: GLI INTELLIGENTI SONO BUGIARDI Edit
violating a social norm requires mental effort and “higher” cognition.Read more at location 3848
Why would natural selection have built us to be norm internalizers?Read more at location 3853
Note: XCHÈ INTERRNALIZZOIAMO? Edit
helps us to more effectively and efficiently navigate our social world, a world in which some of the most frequent and dangerous pitfalls involve violating norms.Read more at location 3853
avoid short-term temptations, reduce cognitive or attentional loads, or more persuasively communicate our true social commitments to others.Read more at location 3855
Note: TRE MOTIVI Edit
I explained how cultural learning could overcome an innate aversion to chili peppers and other spices in order to reduce the dangers of meat-borne pathogens.Read more at location 3856
Note: CULTIRA GUSTO E PEPERONCINO Edit
Reinterpreting the pain as pleasureRead more at location 3857
Why Spotting Potential Norm Violations Is EasyRead more at location 3860
Note: TITOLO Edit
both children and adults are more skilled at solving logic problems when the latter are contextualized as norm violations.Read more at location 3862
Note: FACILITARE IL PROBLEM SOLVING Edit
In both stories, they are told about some mice that go out to play in the evening. Some of these mice tend to squeak while playing, which attracts the neighborhood cat, who comes and tries to catch them. In one version, the children hear a descriptive claim, which states that all squeaky mice stay in the house in the evening. In the other version, they are told about a social norm prescribing that all squeaky mice must stay in the house. Now for the test. The children are placed in front of the mouse house, with ten yellow rubber mice inside the house. They are also shown that “squeaky” and “quiet” mice can only be distinguished by squeezing the mice and listening for a squeak. Then, evening arrives at the mouse house, and four mice leave the house to play in the backyard. Depending on which version of the story they heard, children were tasked either with (1) checking to see if the descriptive claim was true or (2) locating norm violators. The answer is the same in both cases: you have to check all the mice in the backyard, not in the house. Checking the mice in the house tells you little, since quiet mice might be in the house in either case, and you don’t know how many of each kind of mice there are. When checking for norm violations, most three- and four-year-olds decided to check the mice in the backyard. However, when verifying the descriptive statement, most of the children did not think to check the backyard mice.19 This suggests that setting up the task to cue norm psychology made the children better at solving the logic problem.Read more at location 3867
Note: L ESPERIMENTO: CON DEVE SI CAPISCE MEGLIO CHE CON È Edit
shame and prideRead more at location 3880
Note: VERGOGNA E ORGOGLIO Edit
individuals demonstrate or signal their subordinate status to a dominant group member.Read more at location 3881
Note: PROTO VERGOGNA Edit
However, as the anthropologist Dan Fessler has persuasively argued, shame in humans emerges when someone violates a social normRead more at location 3883
Note: LA VERGOGNA NEGLI UOMINI Edit
Norm violators display shame to their communities for communicative reasons that parallel those that drive subordinates to display shame in the presence of more dominant animals.Read more at location 3885
Note: SEMIOTICA DELLA VERGOGNA Edit
shame display reaf-firms their acceptance of the local social order.Read more at location 3886
Note: VERGOGNA E ORDINE Edit
The same kind of coevolutionary process may have provided some of the basic mental tools for assigning reputations to individuals as well as certain default settings and motivations for judging things like harm, fairness, and status.Read more at location 3889
Note: REPUTAZIONE Edit
babies prefer puppets who hurt previously antisocial persons (those spotted harming other puppets) over those who help antisocial types.Read more at location 3896
Note: PUNIRE IL CATTIVO KILEY MALIN Edit
babies already possess some of the key reputational and motivational elements that sustain social normsRead more at location 3899
Note: BAMBINI E REPUTAZIONE Edit
we became norm learners with prosocial biases, norm adherers internalizing key motivations,Read more at location 3902
Note: NORM LEARNER PRO SOCIAL BIAS Edit
Norms-Created Ethnic StereotypingRead more at location 3903
Note: TITOLO. RAZZISMO Edit
When a group of chimpanzees bumps into a lone individual from a neighboring group, hostility erupts immediatelyRead more at location 3904
Note: SCIMMIE STRANIERE Edit
If the group is large enough, they will likely attack and kill the unlucky traveler.Read more at location 3905
Tribal members, or co-ethnics, share a dialect or language and often many other obvious markers of membership,Read more at location 3908
Note: IL MARCHIO Edit
Less obvious is that co-ethnics tend to share a set of social norms, beliefs, and worldviews that govern their livesRead more at location 3909
Note: CREDENZE Edit
In many human societies past and present, lone travelers could easily find themselves fleeing for their lives because they have encountered a large party of strangers—as I discussed among the Inuit.Read more at location 3912
Note: ESCHIMESI Edit
Here’s the idea: cultural evolution gave rise to a variety of different social norms, so different groups became increasingly characterized by different practices and expectations about such things as marriage, exchange, sharing, and rituals. Then, natural selection acting on genes responded to this world governed by social norms by endowing individuals with the cognitive abilities and motivations to help them better navigate and adaptively learn.Read more at location 3918
Note: COEVOLUZIONE Edit
For example, a boy and girl from different ethnic groups might fall in love and carry on a romance for years only to find out that a marriage is impossible, since his family demands a dowry but her family is looking for a bride priceRead more at location 3926
Note: MATRIMONIO IMPOSSIBILE Edit
However, social norms are tricky because they are often hidden from view until it’s too late.Read more at location 3929
Note: NORME OCCULTE Edit
For example, you might marry a lovely man from the Horn of Africa, only to find out years later that he had your eight-year-old daughter ritually circumcised while visiting his family.Read more at location 3930
Note: INFIBULAZIONE Edit
disgusted by the idea of clitoris-bearing women. In this part of Africa, as well as in the Middle East, female genital cutting is a longstanding tradition and is associated with purity and fertility.Read more at location 3932
Note: PUREZZA E FERTILITÀ Edit
the cultural transmission pathways of social norms are often the same as those for other more observable markers, like language, dialect, or tattooing practices.Read more at location 3935
Note: LINGUA E TRADIZIONI Edit
The best markers are those that are difficult to fake.Read more at location 3938
Note: MARKERS DELL AFFINE..DIFFICILE FINGERE SULL INFIBULAZIONE Edit
For example, a Gentile physician living in Manhattan might place a mezuzah outside her office in hopes of attracting or retaining more (Jewish) patients.Read more at location 3940
Note: ESEMPIO Edit
language and dialect are better markers because they are not easy to get right unless one grows up in a certain place or within a certain social group.Read more at location 3943
Note: LINGUAGGIO COME MARCA Edit
We’ve already seen (in chapter 4) the evidence that infants and young children preferentially learn tool use and food preferences from those who share their language or dialect.Read more at location 3946
Note: DA CHO IMPARARE Edit
At 5 to 6 months of age, infants preferentially watch those who share mom’s accent.Read more at location 3950
Note: I NS SIMILI Edit
my wife, Natalie, was conducting her PhD dissertation research among Chaldeans in Michigan. Chaldean immigrants from Northern Iraq have been gradually clustering in metropolitan Detroit over the last century. By the late 1990s, this ethnic group had come to dominate the small-grocery-store business sector of the city. By forming tight social networks, hiring mostly relatives or fellow Chaldeans, and preferentially using Chaldean doctors, lawyers, and other professionals, this group has consistently prospered in an often-challenging economic environment (it’s Detroit).Read more at location 3954
Note: CALDEI A DETROIT Edit
Speaking Chaldean, the language spoken by Jesus, as any Chaldean will remind you, is very important for establishing one’s Chaldean identity.Read more at location 3959
Note: LINGUA CALDEA Edit
By using a variety of techniques on infants, such as strapping boards to the head, people have created distinctive and beautiful (to them) cranial forms, including flat, round, and conically shaped heads.Read more at location 3966
Note: CRANI PIEDI E COLLI Edit
Because cranial reformation must begin in infancy and requires serious investments by one’s family, it’s nearly impossible to fake this cueRead more at location 3968
In this world, knowing a person’s dialect would have allowed one to predict with some confidence many other aspects of his or her preferences, motivations, and beliefs, because dialects get transmitted along the same learning pathways as social norms, beliefs, and worldviews.Read more at location 3975
Note: PREDIRE Edit
determining their markers, and making generalizations about their members using category-based inductionRead more at location 3977
Note: LA PSICOLOGIA DELLO STEREOTIPO Edit
if you learn something about one member of a group—for example, he doesn’t eat pigs—you tend to assume that this applies to all members.Read more at location 3978
Note: PREVEDIBILITÀ E GENERALIZZAZIONE Edit
Cognitive scientists call these abilities our folksociological capacities.Read more at location 3981
Note: FOLKSOCIOLOGICAL Edit
Max speaks native-accented German, but Henri speaks French-accented German. Young German children protested much more when Max—their co-ethnic as cued by accent—plays the game differently from the model than when Henri did.Read more at location 3984
Note: IL DIVERSO NEL GRUPPO Edit
First, intergroup competition will tend to favor the spread of any tricks for expanding what members of a group perceive as their tribe.Read more at location 3989
Note: ESPANSIONISMO Edit
Second, this approach means that the in-group versus out-group view taken by psychologists misses a key point: not all groups are equally salient or thought about in the same way. Civil wars, for example, strongly trace to ethnically or religiously marked differences, and not to class, income, or political ideology.31 This is so because our minds are prepared to carve the social world into ethnic groups, but not into classes or ideologies.Read more at location 3991
Note: RELIGIONE&ETNIA VS IDEOLOGI&CLASSE Edit
psychological machinery that underpins how we think about “race” actually evolved to parse ethnicity, not race.Read more at location 3996
Note: L ETNIA CONTA PIÙ DELLA RAZZA Edit
Ethnic-group membership is assigned based on culturally transmitted markers, like language or dialect.Read more at location 3997
Note: ETNIA E CULTURA Edit
racial groups are marked and assigned according to perceived morphological traits, like skin color or hair form, which are genetically transmitted.Read more at location 3998
Note: RAZZA: MORFOLOGIA Edit
racial cues can automatically and unconsciously “trick” our psychology into thinking that different ethnic groups exist.Read more at location 4001
Note: L INGANNO DELLA RAZZA Edit
Underlining this point is the fact that racial cues do not have cognitive priority over ethnic cues: when children or adults encounter a situation in which accent or language indicate “same ethnicity” but skin color indicates “different race,” the ethnolinguistic markers trump the racial markers.Read more at location 4003
Note: PRIORITÀ COGNITIVA Edit
children pick as a friend someone of a different race who speaks their dialectRead more at location 4005
Why Kin-Based Altruism and Reciprocity Are So Strong in HumansRead more at location 4014
Note: TITOLO. ALTRUISMO Edit
what’s interesting is how potent kinship and reciprocity are in humans compared to other species.Read more at location 4017
Note: ALTRUISMO DELL UOMO Edit
Humans help more relatives more often than other mammals,Read more at location 4018
For kin-based altruism to emerge, individuals have to be able to identify when and whom to help;Read more at location 4019
Note: CHO E QUANDO Edit
The cultural evolution of social norms can strengthen the power of kin-based altruism by creating social norms that point to specific situations and relatives who need help.Read more at location 4022
Note: NORME SOCIALI E AIUTO Edit
Brothers will be naturally inclined to help each other, but brothers monitored by a community possessing norms about brotherly responsibilities will be even more inclined to help each other.Read more at location 4024
Note: FRATELLI Edit
sanctions for norm violations can then strengthen natural selection’sRead more at location 4025
Note: NN SOLO NATURA Edit
Social norms can galvanize reciprocity in ways that make it more enduring and applicable to more domains.Read more at location 4028
Failure to meet my obligations will impact my reputation broadly. In one well-studied case among the Gebusi, in New Guinea, my failure to meet my sister exchange obligations would increase the chances that I would, at some future date, be found guilty of witchcraft and then executed by the community.Read more at location 4033
Note: SCAMBIO DELLE SORELLE Edit
if I defect on our reciprocity relationship, I risk not only the end of our relationship but possibly my own end.Read more at location 4036
Note: ALTRUISMO LOCALE: DOPPI RISCHI Edit
War, External Threats, and Norm AdherenceRead more at location 4039
Note: TITOLO. GUERRA Edit
People from communities that had experienced more war-related violence, even if their own households had not experienced any violence, property loss, or displacement, were more likely to cooperate with their fellow villagers in the Public Goods Game.Read more at location 4048
Note: GUERRA E COOPERAZIONE Edit
None of the communities unaffected by the war established new local organizations, such as farming cooperatives or women’s groups. By contrast, 40% of those communities affected by the war had subsequently established new organizations.Read more at location 4053
Note: PACE ED EGO Edit
During hundreds of thousands of years, intergroup competition spread an immense diversity of social norms that galvanized groups to defend their communities; created risk-sharing networks to deal with environmental shocks like drought, floods, and famines;Read more at location 4058
Note: ALLUVIONI CARESTIE SACCHEGGI SICCITÀ Edit
the survival of individuals and their groups increasingly depended on adhering to those group-beneficial social norms, especially when war loomed,Read more at location 4060
Note: SOPRAVVIVENZA Edit
intergroup competition favors cultural practices that monitor individuals more closely and sanction norm violatorsRead more at location 4063
Note: INTERGROUP COMPETITION Edit
cues of intergroup competition should promote greater solidarityRead more at location 4067
Note: SOLIDARIETÀ COME ASSICURAZIONE Edit
Though historians have long speculated that war influences our prosocial motivations, several recent studies, including my opening account of the Nepal work, have now rigorously documentedRead more at location 4069
Note: GUERRA PRO SOCIAL Edit
The results reveal that the experience of war has its maximum impact on sociality during a developmental window that opens during middle childhood, at roughly age 7, and remains open into early adulthood (roughly age 20). If war is experienced during this age range, it sharpens people’s motivations to adhere to their egalitarian norms, but only for their in-groups.Read more at location 4090
Note: LA GUERRA A 7 ANNI 20 ANNI Edit
findings suggest that the experience of World War II in their developmental window may have forged America’s Greatest Generation, permanently elevating their national commitment and public spirit.Read more at location 4101
Note: AMERICA GREATEST GENERATION Edit
when disaster threatens and uncertainty reigns, people cling more tightly to their community’s social norms, including their rituals and supernatural beliefs, because it’s these social norms that have long allowed human communities to adhere, cooperate, and survive.Read more at location 4104
Note: DIO E I DISASTRI Edit
This process gives rise to our collective brains.Read more at location 4111
Note: CERVELLO COLLETTIVO Edit