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mercoledì 3 aprile 2019

L’OVVIO DEL TABU’

L’OVVIO DEL TABU’

G.K. Chesterton: “Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
Lo si sente ripetere spesso ripetere nel corso delle “guerre culturali”, specie da chi pensa di difendere l’ovvio.
Senonché, c’è una differenza tra ovvietà e tabù. Sia l’ovvietà che il tabù sono osservati da tutti ma mentre l’ovvietà è osservata perché chiaramente vera, il tabù è osservato perché nessuno lo viola.
Ma cos’è un tabù?
Nella sostanza il tabù è un coordinamento. Il gruppo che sostiene X si coordina per colpire duramente la prima persona che dice non-X. In questo modo nessuno sosterrà non-X perché sarà colpito duramente, questo a prescindere dal fatto che magari sono in molti, magari nel loro intimo, a pensare non-X. Oppure sarà un bambino non imputabile a sostenere non-X, come nel caso de i Vestiti dell’Imperatore.
A volte, però, chi pensa non-X riesce a coordinarsi rompendo il tabù, dopodiché sfrutta il coordinamento che ha realizzato per imporre i suoi tabù.

L'indignazione, per esempio è un modo di schierarsi e al contempo di far leva sul tabù. Schierandomi in modo chiassoso e fastidioso, chi mi vede sa che se lo farà in senso contrario al mio andrà incontro a fastidi.

Esempio: fino a qualche decennio fa era tabù parlare dei diritti dei gay, ora è tabù pronunciarsi contro i diritti dei gay. Il tabù è stato ribaltato (le ovvietà non si ribaltano). Fino a qualche anno fa era tabù mettere in dubbio le differenze tra uomo e donna, oggi è tabù sottolinearne. Oggi è tabù parlare di eugenetica ma il 40% della popolazione, se interrogata in modo anonimo, è favorevole a prendere misure eugenetiche per impedire ai criminali poveri di fare figli.

https://slatestarcodex.com/2019/04/02/social-censorship-the-first-offender-model/

giovedì 21 giugno 2018

INDIGNATI DALL’INDIGNAZIONE

INDIGNATI DALL’INDIGNAZIONE
Gli indignati ci sembrano sempre dei tipi sospetti per il loro doppio standard: oggi si lamentano bei bimbi che Trump separa dai genitori immigrati illegalmente dimenticandosi che Canada e Australia hanno fatto altrettanto. Oppure se la prendono con gli effetti del patriarcato sulle donne dimenticando il tributo maschile a questa cultura. Oppure vanno in fissa con le armi chimiche dimenticando tutte le altre, spesso anche peggiori. Oppure montano una campagna sulle molestie sessuali trascurando le innumerevoli molestie di altro tipo che i capi infliggono quotidianamente ai loro dipendenti. E via dicendo.
A loro difesa vedo due argomenti pragmatici:
1. ARGOMENTO DELLA CONTAMINAZIONE: quando t'imbatti in un’ingiustizia “alla moda” conviene unirsi al coro perché così facendo, oltre a dare il tuo contributo nel merito, dai il tuo contributo alla diffusione contagiosa di un meme benefico.
2. ARGOMENTO DELL’APPLICAZIONE: una fiammata di indignazione/persecuzione concentrata su alcune ingiustizie consente di ottimizzare l'impiego delle risorse destinate all'applicazione della giustizia. Mi spiego meglio con un esempio: se il capo della polizia annuncia in modo credibile tolleranza zero sulle bische clandestine e poi impiega tutte le sue forze nella caccia agli spacciatori agisce in modo razionale ottenendo il massimo di deterrenza. La strategia annuncio+azione è più efficace di una semplice azione, in questo senso la voce dell'indignato - se unita a quella di molti altri - costituisce una sorta di "annuncio" che puo' essere sfruttata dai "giustizieri".

SLATESTARCODEX.COM
Last year, Bryan Caplan wrote about what he called The Unbearable Arbitrariness Of Deploring: Let’s start with the latest scandal. People all over the country – indeed, the world – have recently di…

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