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giovedì 7 novembre 2024

caleidoscopio delle metafore - nell'antirealismo tutto è metafora

 Siamo pesci inclini a dimenticare l'acqua dove sono immersi. Viviamo la nostra vita agitandoci in un caleidoscopio di metafore, è un universo senza gravità dove oggi il cuore è una "pompa" ma domani nulla impedirebbe che la pompa fosse un "cuore". Non c'è un' àncora da gettare in nessun luogo. Ci proviamo imponendoci dei dogmi che presto si sgretolano. Ci proviamo con la Ragione ma la metafora di mestiere divide l'universo in almeno due livelli originando così i ben noti paradossi dell'autoreferenzialità, cio' pregiudica il fondamento razionale di qualsiasi metafisica. Il loop delle metafore contamina tutto, contamina la matematica (Goedel), contamina l'arte (Escher), contamina la musica (Bach), contamina i cervelli (Hofstadter)... Eppure alla metafora non possiamo rinunciare, ci serve per muoverci, ci serve per avere una mappa, per memorizzare e identificare un "meccanismo complesso" trasformandolo in una "storia" o in una "filastrocca". "Riccardo" è un'ottima metafora di "r" + "i" + "c" + "c" + "a" + "r" + "d" + "o". Grazie ad essa ricordo il mio nome, senza di essa si trasformerebbe in un codice fiscale. Questo compito lo assolve bene, purché la si cambi all'occorrenza: ora utilizzi la metafora scientifica per buttarla al momento opportuno sostituendola con quella religiosa. C'è una mappa per tutte le occasioni. Francamente, vedo poco spazio per infondere "realismo" nella religione ma ce n'è molto per infondere anti-realismo nella scienza.

mercoledì 17 luglio 2024

verità è naturalismo

Il naturalista si ammutolisce quasi subito, non riesce nemmeno a dire di aver ragione!

Il monista, per esempio il naturalista, puo' muoversi solo in una dimensione, rinunciando a concetti come "realtà" e "verità". Forse il naturalista, non disponendo delle virgolette, non dispone nemmeno di una semantica compiuta. Se questo è vero, non riesce nemmeno a dire di aver ragione:

1) Tutti i fatti completamente riducibili alla prima dimensione (per esempio alla fisica) sono fatti del primo ordine.

2) I fatti sulla nostra affidabilità epistemica sono fatti sulla verità.

3) I fatti sulla verità non sono mai completamente riducibili a fatti del primo ordine.

4) Pertanto, nessuna spiegazione completa della nostra affidabilità epistemica è completamente riducibile alla fisica.

La terza premessa deriva dal Teorema dell'Indefinibilità della Verità di Tarski, quello per cui "la neve è bianca" è vero se la neve è bianca.

La verità non sembra una proprietà naturale, quindi il naturalista si preclude di parlarne: Tutte le proprietà naturali sono di primo ordine. La verità non è una proprietà di primo ordine. Quindi la verità non è una proprietà naturale. Quindi il naturalismo semantico non è vero. Ma forse esistono verità di primo ordine ma sono modeste, forse non si puo' parlare nemmeno di "menti": le menti rappresentano il mondo, ecc., e parlare di rappresentazione è almeno a prima vista non di primo ordine.

Con questo non voglio criticare il naturalismo o altri monismi, dico solo che abbracciare queste posizioni è un po' come dire addio alla filosofia, al realismo e ai discorsi sulla verità. Conta solo cio' che "funziona", che "conviene", che "serve", ovvero cio' che appare come evidenza che non richiede parole. E' bene che si sappia e che lo sappia visto che ho imboccato questa strada.

https://alexanderpruss.blogspot.com/2024/07/the-explanation-of-our-reliability-is.html

Tutti i fatti completamente riducibili alla fisica sono fatti del primo ordine.

Tutti i fatti completamente spiegati da fatti del primo ordine sono essi stessi completamente riducibili a fatti del primo ordine.

I fatti sulla nostra affidabilità epistemica sono fatti sulla verità.

I fatti sulla verità non sono completamente riducibili a fatti del primo ordine.

Pertanto, nessuna spiegazione completa della nostra affidabilità epistemica è completamente riducibile alla fisica.

Questa è una variante dell'argomento evolutivo di Plantinga contro il naturalismo.

La premessa (4) deriva dal Teorema dell'Indefinibilità della Verità di Tarski.

L'unica premessa dell'argomento di cui non sono sicuro (2). Ma sembra corretta.

*************

http://alexanderpruss.blogspot.com/2024/07/first-order-naturalism.html

In un bel paper , Leon Porter dimostra che il naturalismo semantico è falso. Un modo per esprimere l'argomento è il seguente:

  1. Se il naturalismo semantico è vero, la verità è una proprietà naturale.

  2. Tutte le proprietà naturali sono di primo ordine.

  3. La verità non è una proprietà di primo ordine.

  4. Quindi la verità non è una proprietà naturale.

  5. Quindi il naturalismo semantico non è vero.

Si può dimostrare (3) utilizzando il paradosso del bugiardo o semplicemente prenderlo come il risultato del teorema di indefinibilità della verità di Tarski.

Naturalmente il naturalismo implica il naturalismo semantico, quindi l'argomento confuta il naturalismo.

Ma oggi, parlando con Bryan Reece, mi è venuto in mente che forse si potrebbe avere una versione più debole del naturalismo, che potremmo chiamare naturalismo di primo ordine, secondo il quale tutte le verità di primo ordine sono verità naturali.

Il naturalismo di primo ordine sfugge all'argomentazione di Porter. È un naturalismo piuttosto limitato, ma ha una certa forza. Implica, ad esempio, che Zeus non esista. Perché se Zeus esiste, allora che Zeus esista è una verità di primo ordine che non è naturale.

Il naturalismo di primo ordine è una tesi naturalistica curiosamente modesta. È interessante riflettere sui suoi limiti. Uno che mi viene in mente è che non sembra includere il naturalismo sulle menti, poiché non sembra possibile caratterizzare le menti nel linguaggio di primo ordine (le menti rappresentano il mondo, ecc., e parlare di rappresentazione è almeno a prima vista non di primo ordine).

mercoledì 5 giugno 2024

perché non sono oggettivista huemer Why I Am Not an Objectivist

https://spot.colorado.edu/~huemer/papers/rand.htm


la parola "Giocasta" e la frase "madre di Edipo" si riferiscono entrambe alla stessa persona. Pertanto, se il significato di una parola è semplicemente ciò a cui si riferisce, allora "Giocasta" e "madre di Edipo" significano la stessa cosa.Come poteva Edipo non sapere che Giocasta era sua madre, quando certamente non ignorava che Giocasta era Giocasta, se significa la stessa cosa? Naturalmente non significano la stessa cosa.Ciò a cui si riferiscono le idee - la persona, esistente nello spazio fisico - lo chiamo il 'riferimento' delle idee. Il riferimento di una parola è lo stesso del riferimento dell'idea che la parola esprime. Il senso di una parola, invece, lo identifica con l'idea che la parola esprime.Un'affermazione analitica è definita vera in virtù del significato delle parole coinvolte.(A) Tutti gli scapoli sono alti meno di 8 piedi. e supponiamo che sia vero. Allora, poiché il significato di "scapoli" comprende tutti gli scapoli del mondo, comprese tutte le loro caratteristiche, comprese le loro varie altezze, compreso (per ipotesi) il fatto che siano tutti inferiori a 8 piedi, dire che esiste uno scapolo alto più di 8 piedi contraddirebbe il significato di "scapolo". Quindi (A) è analiticamente vera.Avendo fatto la distinzione senso/riferimento, però, vediamo che ciò è sbagliato. (A) è analitico solo se è vero in virtù del senso delle parole coinvolte (non del loro riferimento).Ogni filosofo è in grado di classificare in modo affidabile alcuni esemplari di ciascuna categoria e di produrre indefinitamente molti altri esempi di proposizioni 'analitiche' e 'sintetiche' che non sono mai state discusse esplicitamente da nessun altro filosofo prima d'ora ("Ogni dodecaedro ha 12 facce"). Non è questa una forte prova che esiste una distinzione?La conoscenza a priori è quella che non è empirica - cioè un elemento di conoscenza che non è un'osservazione e che non è giustificato dalle osservazioni.Si noti la parola "giustificata". Non dico che la conoscenza a priori non dipenda causalmente dalle osservazioni.La domanda se le nostre esperienze giustificano una proposizione è, quindi, diversa dalla domanda se le nostre esperienze ci permettono di capirla.Io dico che abbiamo molte conoscenze a priori, per esempio:LA LOGICA È A PRIORILA MATEMATICA È UN PRIORI Consideriamo la proposta (B) 1 + 1 = 2, che so essere vera. Questa proposta si basa su qualche osservazione? Se sì, quali osservazioni?

Anche se le mie esperienze con le arance, le dita, eccetera, comprese tutte le esperienze che mi hanno aiutato a formare i concetti di '1', '2' e 'addizione', fossero tutte una lunga serie di allucinazioni, saprei comunque che 1+1=2.La mia conoscenza dell'aritmetica non è messa in pericolo dall'ipotesi che tutte le mie osservazioni precedenti fossero false (sopravvive all'ipotesi del cervello nel bicchiere, per esempio, o all'ipotesi del sogno di Cartesio).Pertanto, la mia conoscenza dell'aritmetica è a priori.3.3. L'ETICA È A PRIORI Che la conoscenza dei principi morali sia anche a priori deriva dalle due tesi seguenti: (1) I principi morali non sono osservazioni. Il contenuto di ogni osservazione è descrittivo.in tutti gli altri casi di esperienza sensoriale di un tipo di fenomeno (ad esempio, la percezione/sensazione del calore, di un'auto rossa, di un rumore), il verificarsi delle sensazioni/ esperienze percettive è spiegato dall'esistenza del fenomeno di cui si tratta. Per esempio, quando vedo un'auto rossa, è impossibile spiegare perché ho l'esperienza sensoriale che sto vivendo senza menzionare l'auto rossa.(2) I principi morali non possono essere dedotti da premesse descrittive. Questo principio è solo un'istanza del fatto generale che non si può derivare una conclusione all'interno di una materia dalle premesse di una materia diversa.(Questa è la 'Legge di Hume').

questo punto non sorprende che io ritenga che esistano molte altre conoscenze a priori. Ecco alcuni esempi: Una causa non può verificarsi dopo il suo effetto. Il tempo è unidimensionale. Se A e B hanno altezze diverse, allora A è più alto di B oppure B è più alto di A. "Interno" è una relazione transitoria. Non è possibile che qualcosa nasca da nulla.Abbiamo quattro facoltà cognitive: i sensi, l'introspezione, la memoria e la ragione. I sensi ci forniscono la consapevolezza diretta delle cose concrete (particolari) del mondo esterno. L'introspezione fornisce la consapevolezza diretta di particolari fenomeni nella nostra mente. La memoria ci fornisce la consapevolezza di tutto ciò di cui eravamo precedentemente consapevoli attraverso un'altra facoltà. E di cosa ci dà consapevolezza la ragione?Nella visione empirista (condivisa dagli oggettivisti) della ragione, la ragione non ci fornisce la consapevolezza diretta di nulla come fanno le prime due facoltà.Dico che la ragione non opera solo in base agli input che le vengono forniti da altre facoltà, ma è anche una facoltà di consapevolezza diretta di alcune cose, ossia tutte quelle sopra elencate. Questa conoscenza che ha origine nella ragione è diretta nello stesso senso in cui le percezioni sono una conoscenza diretta.

Io e gli empiristi saremo d'accordo sul fatto che la facoltà della ragione è quella che esegue le inferenze. Tuttavia, essi affermano che tutti gli input provengono dai sensi + l'introspezione. Io dico che una parte dell'input proviene anche dalla ragione stessa, quindi la ragione ha due funzioni.All'inizio di questa sezione (sezione 3), ho definito la 'conoscenza a priori' solo negativamente, come ciò che non è empirico. Ora è possibile fornire la caratterizzazione positiva: La conoscenza a priori è la conoscenza della ragione pura; cioè, è la conoscenza la cui fonte è esclusivamente la facoltà della ragione. La conoscenza empirica, invece, è la conoscenza la cui fonte è l'osservazione.Quali sono, quindi, gli oggetti della ragione pura? La conoscenza fondamentale della ragione è la consapevolezza dei fatti sugli universali.UNIVERSALI 4.1. COSA SONO? Ho qui due pezzi di carta bianchi. Non sono lo stesso pezzo di carta, ma hanno qualcosa in comune: sono entrambi bianchi. Ciò che sono due si chiama 'particolare' - i pezzi di carta sono particolari. Ciò che è o può essere comune a più particolari si chiama 'universale' - la bianchezza è un universale.la ragione ci dà una consapevolezza diretta dei fatti sugli universali: In altre parole, la conoscenza della ragione pura è quella in cui non solo il predicato ma anche il soggetto è un universale. Le osservazioni, al contrario, sono definite come una conoscenza diretta in cui il soggetto è un particolare (ad esempio, "Questo foglio è bianco" esprime un'osservazione)."1 + 1 = 2" e tutte le proposizioni della matematica riguardano gli universali: In questo caso, i soggetti sono due (l'universale) e 1+1 (l'universale) e il predicato è l'identità. ("1+1" indica la quantità che risulta dal raggruppamento di un gruppo di 1 con un altro gruppo di 1). Il fatto che questi siano universali è dimostrato dal fatto che possono avere istanze multiple: una coppia di arance è un'istanza di due; è anche un'istanza di 1 e 1, ovviamente, dato che sono identici.Le domande filosofiche sugli universali sono (1) Gli universali (come definiti sopra) esistono? (2) Se non esistono, perché sembra che esistano (cioè, perché abbiamo tutte queste parole e idee che apparentemente si riferiscono ad essi e una conoscenza apparentemente su di essi)? (3) Se è così, la loro esistenza dipende dall'esistenza di particolari?persone che rispondono al punto #1 "Sì" sono chiamate "realiste", mentre quelle che rispondono al punto #1 "No" sono chiamate "nominaliste". I nominalisti devono poi rispondere al punto #2. Il modo in cui rispondono determina che tipo di nominalisti sono. I realisti devono rispondere al punto #3. Coloro che rispondono al punto #3 "Sì" sono chiamati "realisti immanenti" (Rand: "realisti moderati"), mentre coloro che rispondono al punto #3 "No" sono chiamati "realisti platonici" o "realisti trascendenti".Non cercherò di confutare il nominalismo in questa sede, perché è ovviamente falso. È ovvio che esiste una cosa come la bianchezza, e questo è tutto ciò che ho da dire al riguardo. (David Armstrong fa un buon lavoro al riguardo in Nominalismo e Realismo).Mi sembra anche chiaro che gli universali esistono nei particolari, e quindi il realismo immanente è vero.

Ci sono due test per un universale: (1) Può essere predicato da oggetti concreti. (2) Più cose possono possederlo.

sabato 2 marzo 2019

HL The Virtues of Direct Realism michael huemer

The Virtues of Direct Realism
michael huemer
Citation (APA): huemer, m. (2019). The Virtues of Direct Realism [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
The Virtues of Direct Realism By michael huemer
Evidenzia (giallo) - Posizione 7
1. Epistemological DR versus IR
Nota - Posizione 7
Tttttttttttttt
Nota - Posizione 7
Tttttttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 9
Direct Realism (DR) holds that normal perception gives us non-inferential justification
Nota - Posizione 9
DEFINIZ EPISTEMOLOGICAL
Nota - Posizione 9
DEFINIZ EPISTEMOLOGICAL
Evidenzia (giallo) - Posizione 11
only inferential justification, for external-world propositions.
Nota - Posizione 11
X IR INVECE
Nota - Posizione 11
X IR INVECE
Evidenzia (giallo) - Posizione 11
skepticism and idealism are false,
Nota - Posizione 11
ASSUNZIONE DI PARTENZA...SIA CHIARO
Nota - Posizione 11
ASSUNZIONE DI PARTENZA...SIA CHIARO
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
IR is a universal generalization, but DR is not:
Nota - Posizione 13
NESSUNO DICE CHE TUTTO CI È RIVELATO...ESISTONO LE ALLUCINAZIONI
Nota - Posizione 13
NESSUNO DICE CHE TUTTO CI È RIVELATO...ESISTONO LE ALLUCINAZIONI
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
2. A Version of DR
Nota - Posizione 15
Ntttt TTt
Nota - Posizione 15
Ntttt TTt
Evidenzia (giallo) - Posizione 15
“Phenomenal Conservatism”
Nota - Posizione 15
UNA BUONA TEORIA DELLA GIUSTIFICAZIONE
Nota - Posizione 15
UNA BUONA TEORIA DELLA GIUSTIFICAZIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 16
P has at least some justification, provided (i) that it seems to you that P, and (ii) you have no reason to doubt this appearance.
Nota - Posizione 16
ESPOSIZIONE
Nota - Posizione 16
ESPOSIZIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 20
What appears to be the case is not some mental proposition.
Nota - Posizione 20
NEL REGNO DELLA XCEZIONE
Nota - Posizione 20
NEL REGNO DELLA XCEZIONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 21
there’s a table in front of me; it doesn’t appear that there’s a table-like mental image.
Nota - Posizione 21
ESEMPIO
Nota - Posizione 21
ESEMPIO
Evidenzia (giallo) - Posizione 25
3. The Basing Problem
Nota - Posizione 25
Tttttttttttttttt
Nota - Posizione 25
Tttttttttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 26
I am having a table-like sense-datum (or mental image, etc.).
Nota - Posizione 27
X IR...LA PRESENZA REALE VIENE GIUSTIFICATA DA DA QS BASE
Nota - Posizione 27
X IR...LA PRESENZA REALE VIENE GIUSTIFICATA DA DA QS BASE
Evidenzia (giallo) - Posizione 29
Therefore, probably there is a real table.
Nota - Posizione 29
Cccccccccccc
Nota - Posizione 29
Cccccccccccc
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
We do not in fact base our external-world beliefs on anything like the inference A-C above.
Nota - Posizione 34
PROBLEMA....NESSUNO COMPIE QS INFERENZE LOGICHE ....NESSUNO HA LO SCETTICISMO DI IR...DR SEMBRA PIÙ CONFORME AL NS ATTEGGIAMENTO
Nota - Posizione 34
PROBLEMA....NESSUNO COMPIE QS INFERENZE LOGICHE ....NESSUNO HA LO SCETTICISMO DI IR...DR SEMBRA PIÙ CONFORME AL NS ATTEGGIAMENTO
Evidenzia (giallo) - Posizione 35
On DR (as defended by me), appearances are an adequate source of justification
Nota - Posizione 36
DR NN HA DI QS PROBLEMI
Nota - Posizione 36
DR NN HA DI QS PROBLEMI
Evidenzia (giallo) - Posizione 37
4. The Asymmetry Problem
Nota - Posizione 37
ttttttttttttt
Nota - Posizione 37
ttttttttttttt
Evidenzia (giallo) - Posizione 38
perceptual appearance isn’t enough for justification,
Nota - Posizione 38
LA POSIZIONE DI IR
Nota - Posizione 38
LA POSIZIONE DI IR
Evidenzia (giallo) - Posizione 39
(introspection, intuition, memory, reasoning).
Nota - Posizione 39
ALTRE FACOLTÀ A CUI APPELLARSI
Nota - Posizione 39
ALTRE FACOLTÀ A CUI APPELLARSI
Evidenzia (giallo) - Posizione 39
These other faculties could not themselves be treated in the same way; otherwise, there would be an infinite regress.
Nota - Posizione 40
MA QUI SORGE UN PROBLEMONE
Nota - Posizione 40
MA QUI SORGE UN PROBLEMONE
Evidenzia (giallo) - Posizione 42
to be justified in believing there’s a table in front of me, I have to use introspection
Nota - Posizione 42
ESEMPIO
Nota - Posizione 42
ESEMPIO
Evidenzia (giallo) - Posizione 47
IRist posits an epistemological asymmetry between perception and our other cognitive faculties.
Nota - Posizione 47
X USCIRE DALL IMPASSE
Nota - Posizione 47
X USCIRE DALL IMPASSE
Evidenzia (giallo) - Posizione 51
DR doesn’t postulate an unmotivated asymmetry:
Nota - Posizione 52
UN BEL VANTAGGIO
Nota - Posizione 52
UN BEL VANTAGGIO
Evidenzia (giallo) - Posizione 53
5. Summary
Nota - Posizione 53
Tttttttttttt
Nota - Posizione 53
Tttttttttttt

H2O

H2O

Un robot intelligente inventa storie: “l’hobbit schizzò con dell’acqua un nano che si ritrasse tutto fradicio brontolando…”.

BAMBINO/BAMBINONE (in ascolto del robot): cavolo, il nostro robot intelligente sa anche cos’è l’acqua. Figo!

BAMBINO/SECCHIONE (in ascolto del robot e del suo amichetto): no, stupido, mette solo in congruente relazione statistica delle parole, non sa minimamente cosa sia l’acqua in realtà.

SCIENZIATO INGENUO (in ascolto dei bambini): cavolo, il bambino secchione ha sgamato le illusioni dell’intelligenza artificiale. Figo!

SCIENZIATO FILOSOFO (in ascolto dei bambini e del suo collega): calma, anche lui si limita a mettere solo in congruente relazione statistica alcuni dati sensoriali, in realtà nemmeno lui sa cosa sia veramente l’acqua, ovvero H2O.

DIO (in ascolto degli scienziati): ma i due scienziati non capiscono che anche loro stanno solo mettendo in congruente relazione statistica alcune osservazioni empiriche di laboratorio e che quindi nemmeno loro sanno minimamente cosa sia l’acqua?, ovvero…

Chi ha ragione? Il robot, i bambini, gli scienziati o Dio?

P.S. ho scelto l’acqua ma avrei potuto scegliere anche un quartetto di Beethoven, eh? 😜

http://fakenous.net/?p=248

lo stacco chiave è dal robot ai bambini, ma occorre adottare una filosofia di realismo diretto. al link due motivi per farlo. segui anche la tag

mercoledì 28 febbraio 2018

Tiffany

Si chiama "problema di Tiffany". Quando troppo realismo rende il tutto poco credibile.
Tiffany, per esempio, è un nome "talmente medievale" che se lo utilizzi in una storia ambientata nell'anno mille si capisce subito che è una fiction.
In effetti, nel mettere a punto le "macchine della verità" l' accuratezza nelle risposte fornite è considerata con sospetto.

martedì 18 luglio 2017

Realismi

Realismi

Skepticism and the Veil of Perception – Michael Huemer
***
Introduction: The Problem of Perceptual Knowledge
Hold a finger in front of your face. Focus your eyes on the finger, but attend to a distant object in the background. If you’re doing this right, the background object should appear double and blurry. If you now bring the background object into focus, you will see the finger in your visual field split into two, blurry fingers. There is, of course, a scientific explanation for why this happens. It has to do with the fact that each of your eyes has a different vantage point on the room; one of the finger-images is produced by your left eye, and the other by your right eye. But the scientific explanation is not our concern here.
Note:ESPERIMENTO
the relationship between perception and reality. Obviously, there are not really two fingers in the physical world. Nevertheless, you are “seeing” two of something. Therefore, we ask: What is it that there are two of?
Note:IL PROBLEMA FILOSOFICO
A number of philosophers have put forward the following answer: There are two images of the finger in your mind. It is these images—rather than the actual, physical finger—that you are directly aware of; that is why there appear to be two fingers.
Note:OGGETTO E IMMAGINE MENTALE
if the blurry “fingers” that you see are really only images in the mind, it seems that the in-focus “finger” is also an image in the mind.
Note:TUTTO È IMMAGINE
There are similar arguments for the rest of the five senses, to show that what we directly perceive is always an image or “representation” in our minds.
Note:VALE PER TUTTI I SENSI
All of this is leading up to the question: How do you know that you aren’t, right now, a brain in a vat?
Note:CERVELLI IN UN VASCA
Direct realists maintain—contrary to the argument given above—that we are directly aware of real, physical objects in perception and that this explains how we know about the nature of those objects.
Note:REALISMO DIRETTO
Indirect realists hold, instead, that our awareness of the real world is indirect. They accept arguments like the one given above, which says that what we are immediately aware of in perception is only mental images; however, they say that we can infer the existence of real objects corresponding to our images, because that is the best explanation for why we have the sort of mental images we do.
Note:REALISMO INDIRETTO
Idealists hold that there is no objective world; there is only the mind and the images, thoughts, feelings, and so on in the mind. (This is called “idealism” because the mental images used to be called “ideas.”)
Note:IDEALISMO
Skeptics hold that we cannot know that there is an objective world nor, if there is one, what it is like.
Note:SCETTICISMO
In the subsequent chapters, I will defend direct realism against all comers.
Note:TESI
When a person first hears about the brain-in-a-vat scenario, he is apt to have one of three reactions. Reaction #1: “That’s stupid. I refuse to talk about that.” Reaction #2: “Gosh, maybe I am a brain in a vat. How would I know?” Reaction #3: “What is wrong with this argument? And what can I learn from that about the nature of knowledge?” I would like to encourage you to cultivate reaction #3.
Note:REAZIONE ALLO SCETTICISMO
Objections to Direct Realism
I have just defended two traditional “direct realist” theses: first, that in perception, the things of which we are directly aware are the real, physical objects, and second, that as a result of perception, we know noninferentially that there are external objects having certain observable properties. I think this is the view of common sense, on both counts.
Note:DIFESA DEL SENSO COMUNE
I call it “direct realism,” but it is also often called “naive realism,”
Note:INGENUO?
Critiche al realismo diretto: The Argument from Perspective
But this universal and primary opinion of all men is soon destroyed by the slightest philosophy, which teaches us that nothing can ever be present to the mind but an image or perception…. The table which we see seems to diminish as we remove farther from it; but the real table, which exists independent of us, suffers no alteration; it was, therefore, nothing but its image which was present to the mind.
Note:CRITICA DI HUME
It is sometimes called “the argument from illusion,” but I beg leave to change its name, since the example to which Hume here appeals is an example of the phenomenon of perspective, not an example of an illusion.
Note:L’ILLUSINE
Now, says the indirect realist, since the character (specifically, the content) of our experiences depends on factors that have nothing to do with the character of the physical objects we’re supposedly (that is, according to direct realists) perceiving, we have to conclude that our experiences do not really count as awareness of those objects after all.
Note:CAMBIA LA PERCEZIONE MA NON L’OGGETTO
direct realists need not challenge the general premise about the nature of awareness. We can instead find properties of the external object that do vary alongside the variations in our experience to which the indirect realist is calling attention.
Note:IL COMPITO DEL REALISTA
What the sense of sight makes one aware of, directly and in the primary sense, is the angular sizes of objects, relative to the point at which the observer is located. Obviously, the angular size of an object will vary (assuming the object keeps the same linear size) depending on how far away from it one is. Given this, that the table will look smaller as you move away from it is precisely what we should expect if we are seeing the real table. This change marks no illusion; in fact, as Thomas Reid pointed out in his response to Hume, it is evidence in favor of our seeing the real object.
Note:LA VISIONE DELL’OGGETTO
it is essential to keep clearly in mind what is the issue between direct and indirect realists. The issue is whether the immediate objects of awareness in perception are subjective or objective—whether they are mental phenomena or physical phenomena. What I have done is to concede the relational character of these objects, but not their subjective character.
Note:L’OGGETTO DELLA CONTESA
In my view, then, the argument from perspective rests on a confounding of two distinctions: the objective versus subjective distinction and the intrinsic versus relational distinction. Perspectival variation shows that what we are directly, visually aware of is not an intrinsic property of the external object, since it depends on our position.
Note:CONFUSIONE COMUNE
Suppose you keep one hand in a bowl of ice-cold water for a minute, while at the same time the other hand is immersed in hot water. Then you simultaneously plunge both hands into a third container full of lukewarm water. What you would find is that the same water feels warm to the first hand and cool to the second hand. Traditionally, opponents of direct realism try to use this phenomenon to show that we do not really perceive the actual temperature of the water, for one and the same tub of water cannot simultaneously be both warm and cool.
Note:ACQUA CALDA
How should a direct realist explain what goes on in this experiment with the three tubs of water? One might try saying that you are aware of the temperature difference between the water and your hand. But there is a better answer: your sensations make you aware of the heat transfer between your hand and the water. The water “feels cool” to the one hand because heat is flowing from the hand to the water.
Note:SPIEGAZIONE REALISTA
Notice the strategy of this response: I concede that the property we are aware of in the example, the property we detect, is not an intrinsic property of the water (temperature). But nor is it something subjective (a sensation). Instead, I propose that it is objective but relational (heat transfer).
Note:LA STRATEGIA
I am not saying, here, that all the properties we detect through perception are relational; some of them, at least, are intrinsic. For instance, by the sense of touch, one can be aware of the ordinary, three-dimensional shapes of objects.
Note:NON TUTTO È RELAZIONALE
The Argument from Illusion
we make one more use of the optical illusion involving the stick half-submerged in water. The stick looks bent but is in fact straight. Can this phenomenon be used to show that we are not directly aware of the stick?
Note:LA RIFRAZIONE CHE CONFUTA IL REALISMO
The argument from illusion needs two stages. First, the indirect realist wants to argue that in this case, what one is immediately aware of cannot be the actual stick, and that it must be, instead, a sense datum. Second, the indirect realist wants to argue that if we are aware of a sense datum in this case, then we are also aware of sense data in normal cases, even when there is no illusion.
Note:L’ARGOMENTO DEL REALISTA INDIRETTO
I don’t think that, because the stick appears bent when it really is not, it follows that you are not directly aware of the stick. … Here is a logically sound argument: When you look at the stick, you are directly aware of something that is bent. No (relevant) physical object is bent at this time. Therefore, the thing you are directly aware of is something nonphysical. If (3) is true, then it would seem that we must posit a sense datum as being the thing that is bent.
Note:L’ARGOMENTO DEL REALISTA DIRETTO
first premise is false. When you look at the stick, you are directly aware of something (namely, the stick) that looks bent, but it is not in fact bent.
Note:ESSERE E SEMBRARE
When you look at the stick, you are directly aware of something that appears bent. No (relevant) physical object is bent at this time. Therefore, the thing you are directly aware of is something nonphysical.
Note:ARGOMENTO MODIFICATO DAL REALISTA DIRETTO
we could always say that we are aware of something that appears bent but isn’t.
Note:APPARENZA
My claims (a) that we are aware of objective, relational properties of physical objects in perception, (b) that in the case of illusions, we are also aware of physical objects, though they are not quite the way they appear, and (c) that hallucination is not awareness of anything,
Note:RIEPILOGO
The Argument from Hallucination
He asks us to compare a case in which a person sees a table with a case in which a person has a perfectly vivid and realistic hallucination of a table. Assume that the hallucination is qualitatively just like a perception,
Note:ESPERIMENTO RICHARD FUMERTON
The person with the hallucination has the same justification for believing there is a table as does the person who is seeing the table. In the case of the hallucination, the person’s justification for believing there is a table does not consist in his being directly acquainted with a table. Therefore, in the case of normal perception, the person’s justification for believing there is a table does not consist in his being directly acquainted with a table.
Note:ARGOMENTO FUMERTON CONTRO IL REALISMO DIRETTO
it is not an argument against my version of direct realism, because I do not say that our justification for believing in external objects consists in our being directly acquainted with them. I say that our justification for believing in external objects consists in the fact that, when we have perceptual experiences, external objects seem to us to be present, and there is no evidence in general against this. The person with the perfectly vivid hallucination also has an experience such that a table seems to him to be present and also (we assume) has no evidence against this; therefore, on my account, he has the same kind and degree of justification for believing in the table as we normally do when we see tables.
Note:NON CONFUTA IL REALISMO PRIMA FACIE
The Argument from Double Vision
If you look at your finger while it is out of focus, you will seem to see two fingers; alternately, you can induce double vision by pushing on one eyeball. Recall that the argument went, essentially, like this: In the case of double vision, you see two of something. There are not two (relevant) physical objects that you’re seeing. Therefore, what you see is something nonphysical.
Note:ARGOMENTO DOPPIA VISIONE
One possibility is to treat double vision as a kind of hallucination. We could then say: “You are not seeing two of something; you merely seem to be seeing two things.
Note:NON VEDO MA MI SEMBRA DI VEDERE
the correct description of the case is this: There is a single, physical object that you are seeing; however, that object seems to be in two places. That is, your visual experience incorrectly represents the finger in two different places.8 This is a case of a visual illusion.
Note:RICONDURRE ALL’ILLUSIONE
The Time-Gap Argument
Suppose you are looking at a star, up in the sky. Suppose the star is (or was) one thousand light-years away. That means that it takes 1000 years for light to travel from the star to where you are. Now, suppose that the star was actually destroyed 300 years ago. You would still be “seeing” it, because light it emitted before it was destroyed is still traveling towards Earth. People on Earth will continue to “see” this star for another 700 years. But wait—how can you be seeing something that doesn’t (now) exist?
Note:ESEMPIO DELLA STELLA
So what is it that you’re really seeing? Indirect realists have a ready answer, of course: a sense datum of a star.
Note:RISPOSTA INDIRETTA
Perhaps what you are really seeing is simply the light emitted by the star, rather than either the star itself or a sense datum. The light from the star continues to exist at the time you have the visual experience, so there’s no problem, right?
Note:LUCE
Here is another example. You’re in a large baseball stadium. You watch the batter hit the ball. A second after you see this, you hear the crack of the bat striking the ball, due to the fact that sound travels slower than light. Should we say that you are not really hearing the bat striking the ball, since that event no longer exists? Wouldn’t it be more natural to say simply that you hear the event a second after it happened?
Note:BASEBALL
The Causal Argument
It is well known that an object does not directly cause a perceptual experience in an observer—that there are intermediary processes that must take place in order for one to perceive a thing. In order for me to see the cup on the table, for instance, light rays have to travel the distance between the cup and my eye. Then electrical signals have to travel down my optic nerve. Then my brain has to process the information.
Note:INTERMEDIARI DELLA VISIONE
must we not conclude that I am not “directly aware” of the object?
Note:INTERMEDIARI=INDIRETTO?
if being directly aware of a thing means having awareness of it not based upon one’s awareness of anything else, then these considerations are irrelevant, for the aforementioned processes intervening between the cup and my experience of a cup do not include any states of awareness.
Note:NO
Brain processes cause my visual experience, but I am not seeing brain processes; I am seeing the cup.
Note:PROCESSI MENTALI
The Illusoriness of Secondary Qualities
According to this next objection, the physical objects around you are really colorless. The colors you think you are seeing on the surfaces of physical objects either do not exist, or exist only in the mind, as properties of sense data.
Note:I COLORI NON ESISTONO
It seems that any answer one gives to the question Which of the colors we seem to see under various lighting conditions is the true color of the object? will have to be merely stipulative.
Note:IL VERO COLORE
Put this another way: assume that color is really an objective property of the surfaces of physical objects. Then a physical object can have one and only one color (in a given place at a given time).
Note:UN OGGETTO=>UN COLORE
if we can never know the true color of anything, then why believe things have any true colors at all? Ockham’s razor would seem to dictate the elimination of such unknowable and explanatorily useless properties.
Note:RASOIO
Without even considering colorblind people, it is common to have two people disagree about the color of an object—for example, A says the shirt is red, B says it is orange.
Note:DALTONICI
If colors are really out there in the objects, this raises the question Whose color perceptions are right?
Note:CHI HA RAGIONE?
Third, we can make almost the same argument again by appealing to the more radical differences in color perception among species. Some animals can only perceive differences of light and dark, and not differences of hue.
Note:PERCEZIONE E SPECIE ANIMALI
Such are the arguments for the illusoriness of color. These arguments leave two alternatives open—if one accepts that physical objects aren’t colored, one might thence conclude that nothing has color, or one might conclude that colors are properties of sense data, rather than being properties of physical objects.
Note:O I COLORI NON ESISTONO O SONO NEI SENSE DATA
I believe that similar arguments can be given for tastes, smells, and sounds, to the effect that they are not in the objective, physical world either. Be that as it may, for the sake of brevity we focus only on colors.
Note:SUONI ODORI ECCETERA
let’s say that Bob has a pair of severely green-tinted glasses. When he puts on the glasses, everything looks green or black, regardless of what is (as we would ordinarily say) its true color. So now Bob has a red tomato in front of him. He puts on the glasses, and the tomato looks a very dark green or black. In this case, Bob is not seeing the color of the tomato,
Note:CAMBIO DI LENTI
There have been a number of philosophical theories about the nature of color, including: (a) There is no such thing as color. (b) Colors are properties of sense data. © Colors are dispositions that physical objects have to cause experiences of certain sorts in us. (d)Colors are dispositions that physical objects have to reflect light in certain ways. (e) Colors are complex properties of the surfaces of objects, including perhaps their textures and the electron structures of the molecules they contain, that explain the dispositions spoken of in (c) and (d). (f)Colors are undefinable and irreducible properties of the surfaces of physical objects. By calling them “irreducible” I mean they are not identical with any of the things spoken of in (c), (d), or (e), nor with anything else along those general lines.
Note:TEORIE DEL COLORE
All I need to do is show that (a) and (b) are not the most plausible alternatives. Alternatives (c), (d), and (e) all allow that physical objects are colored and so present no problem for direct realism as far as the present argument is concerned. It will suffice, then, to show that something along the lines of (c), (d), or (e) is more plausible than (a) or (b).
Note:INCOMPATIBILITÀ
I think (a) is implausible because it just seems obvious that I’m seeing a brown thing now.
Note:SENSO COMUNE
I propose to elaborate position (d), as perhaps the most natural and widely held sort of view.
Note:LA TEORIA PIÙ PLAUSIBILE
The main philosophical objection to such a view derives from the problem of metamers. Metamers are different spectral reflectance patterns that nevertheless look the same to the human eye … In other words, it is possible to have two surfaces that have very different spectral reflectance distributions, but that nevertheless look the same to us, so that we would classify them as the same color. 
Note:METAMERONE
we can say that there are two different systems for classifying colors. The scientific classification of spectral reflectance distributions (which are, in fact, colors) makes finer discriminations than the ordinary, everyday classification, but this does not make the latter wrong in an intrinsic sense; it simply answers to different interests.
Note:SISTEMI DI CLASSIFICAZIONE
We turn, now, to the first argument for the illusoriness of color: the apparent colors of things vary depending on the lighting conditions, so what are the conditions under which we perceive the true colors of objects? The obvious answer is: normal lighting conditions. That means reasonably (but not blindingly) bright, white light. So the pink look of objects under red light is just an illusion,
Note:NORMALITÀ
The vagueness of words in ordinary language provides an example of the same sort of indeterminacy; for example, there is no objective fact of the matter as to exactly how many seconds a person must have been alive in order for him to count as “old,” so the content of “old” is indeterminate.
Note:VAGHEZZA
The second argument for the illusoriness of color appealed to the variations in color experiences among normal humans, while the third appealed to the variations among species.
Note:DALTONICI E API
My response to these two arguments is the same. I say that these differences are differences in the qualia of the visual experiences, not in their contents. As a result, it need not be the case that one person, or one species, is “wrong.”
Note:QUALIA E CONTENUTO. L’INTERMEDIARIO NON INPLICA SENSE DATA
I have two major objections to indirect realism. One is epistemological: indirect realists make much easier targets for skeptics than direct realists do,
Note:IL REALISMO INDIRETTO FACILE PREDA DEGLI SCETTICI
The other major objection, which I will focus on in this chapter, is metaphysical. The indirect realist says that in perception, we are directly aware (only) of some sort of mental phenomena, which we’re calling “sense data.” The problem I want to raise for the indirect realist centers around the question Where are sense data located?
Note:OBIEZIONE AI SENSE DATA: DOVE SONO?
My argument against sense data, in brief, is this: In perception, the things I am directly aware of (at least sometimes) have locations. Only physical things have locations. Therefore, the things I am directly aware of in perception (at least sometimes) are physical things.
UNA LOCALIZZAZIONE DEVE ESISTERE
COMMENTO PERSONALE
La teoria difesa del realismo diretto resta poco convincente. E’ nella questione dei colori che appaiono tutte le sue debolezze. Per dire che i colori sono negli oggetti è costretta a ridurre il colore al suo spettro luminoso anche se a tutti noi è chiaro che quando diciamo “rosso” non ci riferiamo certo allo spettro luminoso di questo colore. Lo spettro è solo la premessa per realizzare il colore rosso. Riprova ne è che un cieco il quale padroneggia  teoria dei colori nella versione del realista diretto non sa ha alcuna idea di cosa sia il colore rosso. Questo, evidentemente, perché la teoria dei colori che il realista diretto è costretto ad abbracciare è decisamente incompleta privata com’è del suo aspetto fenomenico.
C’è poi la questione dello scetticismo: il realista diretto teme che il realista indiretto sia facile preda degli scettici, per questo respinge la sua teoria così adatta a dar conto delle illusioni e delle allucinazioni. Lui, per contro, si ritiene tutelato dal principio di credulità: cio’ che appare è cio’ che è fino a prova contraria. Ma questo principio è adottabile anche dal realista indiretto: il messaggio dei sense data è prima facie fedele alla realtà esterna. Una volta posto il principio di credulità, perché mai il realista indiretto dovrebbe essere più esposto agli attacchi dello scettico? Lo scettico puo’ dire al realista indiretto che i sense data non sono affidabili così come puo’ dire al realista diretto che è in contatto solo con delle apparenze. Entrambi si difenderanno con il principio di credulità: stessa difesa, stessa attaccabilità.
Quanto alla seconda obiezione posta nei confronti del realismo indiretto: dove risiedono i sense data? Risposta: nella coscienza (o nell’anima). Il realista indiretto, in questo senso,  è un dualista. E’ questo un grave inconveniente? No, al contrario, negare l’esistenza di questo “spazio” è impresa disperata: non c’è niente che conosciamo più intimamente dell’esperienza cosciente, anche se non c’è niente che sia più difficile da spiegare.