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giovedì 16 novembre 2017

3 Segretissimo SAGGIO


Segretissimo


Paradosso: viviamo in un mondo sempre più a bassa privacyeppure mai come oggi esistono mezzi per secretare la comunicazione.
Tutti noi sappiamo che un messaggio è codificabile e per conoscerlo occorre possedere una chiave che lo decripti.
Da sempre esiste un problema: come faccio a mandarti un messaggio personale attraverso canali con parecchie falle se insieme ad esso devo fornirti anche la chiave che lo decripti?
Mi sembra evidente che nelle falle finirà anche la chiave segreta.
Il problema è stato risolto 25 anni fa utilizzando la cosiddetta tecnica della chiave pubblica.
Con questa tecnica ogni persona può generare una coppia di chiavi (A e B): una pubblica e nota a tutti e una privata.
La coppia ha una caratteristica peculiare: i messaggi criptati con A saranno decriptabili solo con B e viceversa.
Se voglio mandarti un messaggio segreto lo cripterò con B rendendoti disponibile A.
Tu mi risponderai criptando il tuo messaggio con A, e io lo decripterò con B (la chiave privata che possiedo solo io).
Un infiltrato può sfruttare le falle postali impossessandosi di A ma non saprà mai che cosa scrive il tuo amico poiché non potrà mai intercettare B. In altri termini, non potrà mai seguire la vostra conversazione.
Ma come può un soggetto avere la chiave per criptare un messaggio e non avere quella per decriptarlo?
Ma com’è possibile produrre due chiavi in chiara relazione tra loro ma poi non poter derivare l’una dall’altra?
La risposta sta nel fatto che esistono processi matematici facili da svolgere in una direzione ma non nell’altra.
Se io e te vogliamo avere una conversazione privata mi basterà contattarti criptando il messaggio con la tua chiave pubblica (disponibile sulla guida del telefono) e tu farai altrettanto. Il vicino di casa ficcanaso o l’FBI potranno anche intercettare la nostra linea ma non capiranno mai nulla di quel che ci stiamo dicendo!
Anche se possono sapere con chi parlo, e la cosa non è irrilevante. Ma anche questo problema puo’ essere aggirato scrivendo ad un anonimo “re-mailer”, ovvero un sito che – sfruttando la tecnologia della doppia chiave – inoltra le nostre mail facendo perdere le tracce dei soggetti che conversano.
La sicurezza della doppia chiave è tale che viene utilizzata perfirmare la moneta elettronica. Se trasferite ad una banca virtuale un euro riceverete in cambio X bitcoin (sono file) firmati in modo autentico (per evitare contraffazioni). La banca li firma con una chiave privata e abbina il file alla chiave pubblica disponibile a tutti (come il suo numero di telefono). A chi li riceve in pagamento basta verificare in modo istantaneo la decriptabilità con la chiave pubblica e la convertibilità con l’ok della banca.
Esempio: chiunque di noi dotato di carta e penna può calcolare 293×751. La cosa è relativamente facile. Ma, per contro, si fa una gran fatica a risalire ai due fattori partendo dal numero 220043.
Avvertenza: quando dico che la nostra privacy nelle comunicazioni è virtualmente fortissima, intendo dire che i costi in tempo e sforzi per romperla sono troppo elevati. In teoria posso ricavare 293 e 751 partendo da 220043!
Risultati immagini per www.thisiscolossal.com privacy

6-La virtù del contante SAGGIO



La virtù del contante


Il contante ha parecchi pregi: innanzitutto la fiducia.
Non devo conoscere nulla di chi mi paga in contanti, non ne ho bisogno. E questo è un gran vantaggio quando tratti con persone anonime.
Poi ti fa risparmiare sulle commissioni. In questo senso è l’ideale per le piccole transazioni.
Ma il vantaggio maggiore consiste nel fatto che protegge la privacy. Il contante non lascia traccia. Questo è positivo non solo per criminali ed evasori ma per chiunque non voglia far sapere quello che fa.
Si tratta di tre pregi fondamentali che vengono amplificati nello spazio virtuale della rete, una dimensione dove incontriamo molti anonimi, dove facciamo molte piccole transazioni e dove la privacy è sempre più al centro.
Inoltre, nel mondo virtuale, possedere contante elettronico  non richiede nemmeno di munirsi di cassaforte, che è un punto debole del contante fisico.
Il contante elettronico risolverebbe molte cose che oggi sulla rete non vanno.
Prendete il problema delle spam, sarebbe azzerato all’istante. Basterebbe far pagare una piccola commissione a chi ci invia una mail (tipo un francobollo). Si selezionano gli amici con accesso gratuito alla nostra mail e gli altri pagano 10 centesimi. Fine delle spam.
Ma perché un soggetto dovrebbe mettere in piedi una moneta elettronica?
Innanzitutto avrebbe delle entrate legate al signoraggio: ovvero gli interessi guadagnati sui depositi nella sua banca virtuale.
Poi ci sarebbero le entrate pubblicitarie: una moneta di successo avrebbe come riferimento siti molto frequentati.
E il problema della falsificazione?
Esiste ormai da un quarto di secolo una tecnologia idonea a superarlo: forse non ci rendiamo conto ma nell’epoca della mancanza di privacy possediamo tecniche di privacy a prova di NASA. Un privato puo’ essere più riservato del ministero delle finanze, volendo.
C’è però un altro problema: la banconota elettronica non è altro che un file. Se io ti invio un file in pagamento, copia di quel file resta comunque anche sul mio pc e, in teoria, potrei spenderlo di nuovo. Si chiama “problema della doppia spesa”. Come aggirarlo?
Potrei numerare le banconote elettroniche facendo in modo che scatti l’allarme nel momento in cui la stessa banconota è in possesso di più soggetti, ma questo le renderebbe tracciabili pregiudicando la privacy, uno dei meriti maggiori dell’ e-cash.
La soluzione migliore è stata escogitata da David Chaum e si chiama “firma cieca”.
La tecnologia impedisce di tracciare le banconote ma non rinuncia alla verifica di doppioni con pseudo-numeri di serie.
Sostanzialmente, grazie alla firma cieca, la banca puo’ firmare un file senza sapere cosa contiene e rinviarlo al cliente, il che significa che puo’ firmare, per esempio, una banconota senza conoscerne il numero abbinato che il cliente gli attribuisce arbitrariamente.
Chi poi riceverà quella banconota in pagamento la sottoporrà alla banca che, a quel punto, sarà in grado di decriptare il numero abbinato provvedendo ad eliminare qualsiasi doppione presente sui conti in rete.
In questo modo la banca firma una banconota a Tizio e ne riceve poi una da Caio procedendo ad eliminare eventuali doppioni tramite codice abbinato, ma non sa che è la stessa, e quindi non sa che Tizio ha comprato da Caio.
Forse non tutti capiranno il funzionamento del contante elettronico, ma già ora utilizziamo moltissime cose senza conoscerne bene il funzionamento!
Pensate che guadagno in privacy se la tecnologia della firma cieca sostituisse il telepass!
La firma cieca consentirebbe anche di avere carte di credito su conti elettronici in modo da conservare la privacy per qualsiasi spesa.
Un conto elettronico potrebbe essere in euro… ma anche no.
Potrebbe essere in Bitcoin, o in qualsiasi altra moneta privata.
Chi ci garantisce la stabilità del cambio Bitcoin? La reputazione dell’emittente.
Alcuni economisti, nel rigettare la moneta privata, segnalano il pericolo di inflazione. A rassicurarci è nientemeno che Adam Smith quando commenta la  moneta privata dei suoi tempi lodandone la stabilità.
L’obbligo del gestore di garantire la convertibilità lo trattiene dal creare inflazione.
D’altronde, il pericolo di svalutazione riguarda anche la moneta governativa. Chi avesse acquistato 100 dollari di Bitcoin nel 2011 avrebbe visto incrementare il suo investimento del 37.735.29%!! Ma anche recentemente il guadagno è a tripla cifra.
Il contante elettronico poi è universale: la moneta di un paese, al contrario, di solito è usata solo in quel paese.
La quantità di contante elettronico in circolazione dipende dal gestore, in caso di solida reputazione la cosa ci garantisce ancor più dell’oro il cui valore dipende anche dal caso: in presenza di una nuova tecnologia per estrarlo il suo valore collassa.
Alcuni teorici della moneta elettronica raccomandano di ancorarla ad un paniere di beni sufficientemente complesso in modo da diversificare i rischi e superare la volatilitàdell’oro, per non dire delle monete governative.
Anche il problema delle conversioni sembra obsoleto: con i pc la conversione è istantanea e a costo zero.
Un tempo anche convertire era costoso. In questo senso misuriamo bene la beffa dell’euro: una moneta unica che nasce quando la moneta unica non serve più.
Se i pregi dell’ e-cash sono così tanti, perché il contante elettronico ancora latita?
Innanzitutto, non è facile far partire i cosiddetti “beni di rete”: io non voglio avere Bitcoin se nessuno li ha o li accetta in pagamento.
Ma il vero bastone tra le ruote è un altro: la riluttanza dei governi, ostili da sempre.
I governi temono la moneta elettronica: chi non ricorda la parabola di Paypal? Una banca virtuale stroncata sul nascere dai governi e consegnata alla più ricattabile Ebay.
Immaginatevi se la nostra ricchezza fosse accumulata su server che stanno chissà dove. Magari su una piattaforma oceanica.
Evasione e riciclaggio sarebbero facilitati e per il fisco nazionale sarebbero guai.
Purtroppo il fisco non è un interesse qualsiasi del governo, è praticamente l’unico vero interesse, quello da cui dipendono tutti gli altri (sebbene leggendo i giornali la cosa non si colga).
In condizioni del genere è legittimo essere più che pessimistisul futuro della moneta elettronica.
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