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martedì 22 novembre 2022

 COME (NON) HA FUNZIONATO LA FILOSOFIA


La filosofia vuole "conoscere" ma, da quando è in preda all'ossessione di definire i concetti, le è venuta la malsana idea di definire con precisione anche il concetto di "conoscenza". Sembra facile: "conoscere è credere in modo giustificato qualcosa di vero". Fine? No. Salta su un tal Edmund Gettier a dire: "se sono le sette e io, guardando un orologio rotto che segna casualmente le sette, dico che "sono le sette" ho una credenza vera e giustificata ma non ho una reale conoscenza di che ore sono poiché tutto il mio sapere è casualmente casuale". Ha ragione, cazzo. Comincia una crisi di settore da cui non ci si è più ripresi. Si cercano definizioni alternative del concetto di "conoscenza" ma Gettier, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra e, cacciato dalla finestra, rientra dalla porta. Oggi il meglio che possiamo dire è la versione astrusa di una banalità del tipo: "è conoscenza una credenza vera e giustificata che non rientra nei casi di Gettier" (*). Più che una definizione assomiglia una tautologia inservibile.

Morale: decenni di fosforo dilapidato, con le intelligenze migliori della generazione applicate a definire - senza riuscirci - concetti che, intuitivamente, tutti conoscono già. Un lavoraccio di cui nessuno sentiva l'esigenza. Non arrivo alla conclusione populista per cui si tratta di mani rubate all'agricoltura ma lasciate che le consideri per lo meno menti rubate ai problemi che contano, tipo "esiste Dio?", "Dobbiamo pagare le tasse?", "Posso uccidere un uomo per salvarne quattro?", eccetera. Tutti temi consegnati ai genetisti, ai biologi o ai commentatori social.

E dall'altra parte non andava molto meglio, al rigore sprecato si sotituiva l'arbitrio sfrenato, con i vari "Severino" che, dopo quattro pensierucci sulla reversibilità del tempo, si ritenevano autorizzati a pontificare sui destini dell'Occidente.

#filosofiaincrisi

(*) Toppa 5. Il soggetto crede anche a una degiustificazione ( = ragione per dubitare della sua giustificazione).

Critica: la degiustificazione ha una sua degiustificazione che la invalida e così via all'infinito. Quindi non sapremo mai se parlare di conoscenza poichè non riusciamo a definire un degiustificatore genuino.

Il soggetto crede a degiustificatori in modo giustificato. Ok, ma queste giustificazioni sono a loro volta soggette a giustificatori. E' una catena infinita e noi non potremo mai sapere qual è il primo membro.