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lunedì 25 novembre 2019

sovranismo e nazionalismo

Oggi trattiamo i sovranismi come un relitto del passato ma il sentimento nazionalista è un' "invenzione" relativamente nuova, un prodotto della prima modernità, che sboccia con la Rivoluzione francese.

Eppure qualcosa non convince, lo stato-nazione concepito tra la Pace di Vestfalia e il Congresso di Vienna è un fatto, ma i sentimenti sollecitati per rendere lo stato-nazione un potente fenomeno culturale sono piuttosto vecchi. Il tribalismo esiste da sempre e in una certa misura parliamo di qualcosa di estensibile e scalabile.

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lunedì 11 novembre 2019

PARLARE DI POLITICA

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PARLARE DI POLITICA
E chi ha più voglia di parlare di politica nel 2019? La qualità del discorso politico è in uno stato pietoso, dovrebbe essere vietato ai minori come i porno. I nostri ragazzi dovrebbero girare al largo da certe arene, e invece ci sono dentro in pieno. Dominano insulti igniominosi e offese sanguinose. Lo splatter costituisce lo standard.
Polarizzazione e il tribalismo coprono tutto il resto, niente si salva. Ci piace demonizzare più che persuadere. Chi vuole persuadere avvicina il suo prossimo con rispetto e lo ascolta curioso, ma parliamo di una razza estinta. Chi demonizza invece considera l'altro come una pessima persona, uno da evitare, sentina di tutti i vizi e causa di tutti i mali.
Pur di stare al calduccio, ognuno di noi si fa il suo schemino e da lì non esce. I tre schemini base ruotano intorno a tre concetti cardine: oppressione/barbarie/coercizione.
La sinistra si ritiene impegnata in una battaglia morale contro l'oppressione. La destra è perennemente in trincea per difendere la civiltà. I liberali si ritengono l'ultimo baluardo contro l'onnipresente coercizione statalista.
Le tre opposizioni (oppresso/oppressore, civiltà/barbarie e libertà/coercizione) possono essere utilizzate in alternativa tra loro per descrivere i fatti ed esprimere la propria opinione. Naturalmente, a seconda della prospettiva privilegiata certe idee si impongono sulle altre.
Insistere sul nostro asse preferito ci consente di demonizzare gli altri ma in questo modo si perde l'occasione per persuaderli. Poco male, avere una mente chiusa ci protegge dai pericoli tipici a cui la mente aperta e curiosa ci espone. Avere un disaccordo politico con qualcuno, infatti, è vissuto con ansia, la stessa che un atavico istinto ci fa provare quando vediamo un serpente o una tigre nella vegetazione. Nasce un'esigenza di incolumità, ed ecco che indossiamo la corazza.
Nei casi critici la nostra mente va subito alla ricerca spasmodica di conferme (bias della conferma). Esempio: se ci si imbatte in uno studio sostiene che il salario minimo comporta benefici sociali, il liberale cercherà con il lanternino eventuali errori metodologici. Se invece ci imbattiamo in uno studio che sostiene il contrario non ci si preoccuperà affatto di indagare oltre, lo studio entrerà a far parte dell'arsenale.
Un'altra tipica reazione è quella di imputare ai portatori di idee contrarie alle nostre intenzioni malevole (bias dell'attribuzione). Avere a che fare con persone malvagie ci risparmia ogni faticoso approfondimento della loro posizione: una persona cattiva non puo' che sostenere cattive idee.
Ricordiamoci sempre che la cosa più temuta dai nostri antenati era di essere "scomunicati" ed esclusi dalla tribù per ritrovarsi poi soli nella foresta selvaggia. Era una condanna a morte. D'altra parte, sapevano che sarebbero stati ricompensati dalla comunità dimostrando la loro lealtà al gruppo.
Per questo oggi una persona di destra che si ritrovi intruppata in un gruppo di sinistra - magari sul lavoro - tende ad auto silenziarsi, mentre se si trova nel suo elemento la spara grossa contro il nemico in modo da essere ancora più apprezzato.
Queste dinamiche operano da sempre ma oggi sembrano esacerbate. Come mai?
L'autore vede all'opera due meccanismi, il primo è una tendenza alla segregazione culturale, ovvero quel fenomeno per cui ci associamo sempre meno alle persone con un differente background. Il motore di tutto è probabilmente l'istruzione - mai come oggi legata alla ricchezza. Sia come sia le persone con un'istruzione superiore orbitano quasi esclusivamente su altre persone con istruzione di pari livello mentre un tempo era molto più comune che, per esempio, un "lui" laureato sposasse una "lei" diplomata, o un ricco sposasse una povera (matrimonio Cenerentola). Oggi persone con educazione differente vivono in enclaves differenti. Una donna bianca laureata difficilmente mostrerà interesse per un uomo bianco non laureato, cerca di meglio e per evitare perdite di tempo si tiene ben lontana dai posti dove sa che rischierebbe di incontrarlo.
Un altro fattore che inasprisce il confronto politico è il web, e i social media in particolare. Sui social le nostre reazioni sono rapide e concise quindi anche molto emotive, poco inclini alla riflessione; queste modalità favoriscono di gran lunga la demonizzazione rispetto alla persuasione. Quest'ultima richiede una sua simbolica per segnalare il proprio rispetto, il dissenso deve essere attutito da una sequela di premesse che ne ammorbidiscano l'impatto, ma sui social non c'è spazio per simili cerimoniali. In secondo luogo i social favoriscono l'incontro tra simili, ovvero la formazione di compagnie omogenee dove siamo più a nostro agio e autorizzati a "perdere il controllo" radicalizzandoci. Inoltre i social media e il web in generale creano quell' inflazione informativa che svaluta l'autorità dei media tradizionali impedendo loro di formare e spostare la pubblica opinione in modo omogeneo come hanno sempre fatto in passato.
Il risultato qual è? Che mentre gli avversari politici si differenziano sempre meno nelle politiche concrete, il sentimento ostile scava un fossato incolmabile tra le fazioni. Lo sappiamo bene in Italia dove chi fino a ieri se le suonava di santa ragione il giorno dopo governa a braccetto.
È probabile che alle tre prospettive descritte da Kling oggi se ne debba aggiungere una terza, quella che viaggia sull'asse élite cosmopolita/popolo sovranista. Sarebbe un'asse ben strano perché, mentre nei precedenti il "male" è chiaramente isolabile (oppressore, barbaro, despota), qui no. Inoltre, i populisti esprimono un generico sentimento "contro" senza avere in testa nulla di preciso (voi riuscite a capire cosa ha in testa un grillino?). In molti casi queste presenze sono decisamente spiazzanti, pensate solo ai poveri libertari che dovrebbero essere felici di vedere un movimento che si oppone alla potente élite politica ma poi constata tutti i giorni - ammaestrato anche dalla storia sudamericana - come questa anti-politica sia pronta in un amen a diventare iper-politica seguendo la fascinazione del primo demagogo carismatico che passa di lì.
Rimedi. Mah, sempre gli stessi alla fine. Per stemperare il discorso politico e renderlo di nuovo fruttuoso occorrerebbe avere rispetto per l'altro. La mancanza di rispetto genera l'odio, e l'odio le odiosissime crociate anti-odio, tutti fenomeni che sono uno peggio dell'altro. Evitare la personalizzazione delle idee altrui è il minimo, quando le idee sono disincarnate vengono ascoltate con più pazienza e le reazioni sono più moderate. L'obiettivo della discussione politica non è quella di sconfiggere o umiliare chi non è d'accordo con noi ma quello di comprendere l'origine di certe idee incondivisibile che stanno nella sua testa.
Un principio guida potrebbe essere questo: "chi sa di più faccia di più". Per questo mi sento di mettere sul banco degli imputati il disprezzo e le crociate anti-odio, perché chi disprezza e poi si batte contro l'odio di solito è più appassionato di politica, spesso ne "sa di più", ed è quindi anche più responsabile della degenerazione in atto.

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The Three Languages of Politics is a profoundly illuminating exploration of communication in America's political landscape. Progressives, conservatives, and libertarians are like tribes speaking different languages. Political discussions do not lead to agreement. Instead, most political commentar...

mercoledì 10 aprile 2019

BUSSOLA IDEOLOGICA

BUSSOLA IDEOLOGICA SOSPESA

Liberali, libertari, liberal, liberisti, anarco-capitalisti, anarchici, statalisti, socialisti, socialdemocratici, lieberal-socialisti, comunisti, fascisti, sovranisti, populisti, radicali, moderati, progressisti, conservatori, di destra, di sinistra… che gran casino, io non ci capisco più niente.

Alla fine per orientarmi faccio solo una domanda: “tu che ne pensi dell’aborto.

mercoledì 6 febbraio 2019

POLITICA COME TRIBALISMO

POLITICA COME TRIBALISMO

FARE politica non significa FARE il bene della società ma FARE gruppo. Si cerca una famiglia a cui appartenere e con cui gridare in coro le stesse parole d’ordine. In questo modo ci sentiamo “realizzati”.

Perché esistono gli attivisti anti-AIDS e non quelli anti-NEFRITE? Perché nel primo caso puoi dichiararti vicino ai gay e opporti a quei bigotti di conservatori sciorinando tutto un repertorio di slogan che ti danno vibrazioni positive. Un rene malato non dà nessuna vibrazione.

http://www.arnoldkling.com/blog/11280/

venerdì 27 luglio 2018

DIO, PATRIA E FAMIGLIA vs DIO E FAMIGLIA.

DIO, PATRIA E FAMIGLIA vs DIO E FAMIGLIA.
Ammetto di sentire il valore della famiglia anche se mi manca quello della patria. La cosa ha conseguenze: viene subito meno la tentazione autarchica. La famiglia è talmente piccola che se ti chiudi sei morto in un amen. Devi aprirti, devi dipendere, devi connetterti, devi comprometterti, devi contrattare, devi rischiare se vuoi sopravvivere. La famiglia nucleare e il Dio universale si sposano al meglio.

https://www.econlib.org/archives/2011/12/patria_parenti.html?highlight=%5B%22dio%22,%22patria+famiglia%22%5D

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Notizie

venerdì 23 febbraio 2018

TRIBALISMI IDEOLOGICI

Gun control/global warming/aborto...
Chi conosce la posizione di un soggetto su uno solo di questi argomenti è in grado di prevedere con affidabile certezza la sua posizione sugli altri, eppure si tratta di questioni completamente distinte tra loro!
Il motivo di questo singolare fenomeno? Il tribalismo!
Noi non prendiamo posizione nel merito ma aderiamo a un gruppo. Conoscere una preferenza ci fa capire il gruppo di appartenenza.

Most people believe democracy is a uniquely just form of government. They believe people have the right to an equal share of political power. And they believe that political participation is good for us―it empowers us, helps us get what we want, and tends to…
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venerdì 8 luglio 2016

Cosmopolitismo e tribalismo

Supponi che il Veneto, una regione del tuo paese ma in cui non vivi e che non visiterai mai, decida con una legge democraticamente approvata  di mettere in orfanatrofio i figli delle coppie non sposate.
Parlo di strutture dove siano previste anche pene corporali per i ragazzi.
Gente cresciuta con traumi del genere potrebbe darsi al crimine e venire a disturbare anche te, questo è vero.
Ma supponiamo anche che uno spiacevole effetto collaterale di questo genere si possa escludere, scommetto che la cosa in sé non basterebbe a tranquillizzarti.
Il solo sapere che in Veneto si dà corso a certe pratiche sarebbe per te “inaccettabile”. Una mera sensazione di disgusto ti farebbe dissentire. Eppure tu non sei coinvolto in alcuna maniera?
Lo stesso potrebbe valere se il Veneto – con una legge che riflette la volontà popolare – consentisse o rendesse obbligatoria l’ infibulazione delle figlie femmine.
Anche qui c’ è qualcosa di fortemente disturbante, anche se non parliamo delle nostre figlie, anche se quelle figlie saranno donne che accetteranno questa pratica e la riperpetueranno sulle loro figlie.
Ma cosa ci disturba?
Tesi: il nostro istinto tribale.
Un istinto tribale che scatena la nostra voglia di  proselitismo. Vogliamo “esportare” i nostri valori (siano essi di libertà, di democrazia ecc.). Vogliamo conquistare e indottrinare il nostro prossimo. Salvarlo. E’ più forte di noi, più forte del nostro egoismo.
C’è qualcosa di irrazionale (il disgusto) che ci lega indissolubilmente alla nostra comunità, anche a quella più ampia. E’ un residuo di tribalismo che ci fa condannare le impurità, anche quando non ci toccano direttamente.
Puo’ darsi infatti che in noi ci sia qualcosa di innato che ci lega al gruppo di appartenenza. D’altronde tutte le organizzazioni umane di un qualche successo condividono ideali astratti che vanno al di là dei singoli egoismi, fanno appello ad un’identificazione irrazionale nella missione del gruppo.
Ecco, la coesione sociale è l’amalgama di questo istinto, l’aspettativa che certe credenze siano condivise da tutti, anche se qualora non fosse così la cosa non mi toccherebbe più di tanto.
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Riconoscere questo aspetto della personalità umana ci fa comprendere meglio gli altri.
Ci fa capire concetti come “disgusto”, “proselitismo”, “purezza”, “rito”, “conquista”. Si tratta di concetti che talvolta noi annettiamo ad una mentalità arretrata e tribale. Non è vero, sono concetti che appartengono alla natura umana, e quindi anche a noi.
Anche nel “cosmopolita” la tribù fa sentire il suo richiamo. Anzi, poiché il cosmopolita si crede inserito in una tribù particolarmente estesa, i danni che puo’ fare sono ingenti. Molto maggiori di quelli che potrebbe fare una famiglia o un clan.

sabato 22 dicembre 2012

Dio, Patria e Famiglia. SAGGIO

Di solito la triade va a braccetto, non nel mio caso.
Andrei nel fuoco per la Famiglia, mi inginocchio al cospetto di Dio, ritiro le mie idee una volta ammaestrato dal Magistero della Chiesa ma francamente nulla mi lega alla Patria: resto alieno a qualsiasi forma di nazionalismo, nonché sordo ai richiami di Mussolini e Ciampi.
Sono forse incoerente?
patria
Spero di no: innanzitutto il sentimento che mi lega alla Famiglia è iscritto nei miei geni come in quelli di ogni uomo; e anche per la fede probabilmente vale qualcosa del genere visto che persino gli atei militanti riconoscono che, per un fatto legato alla nostra evoluzione, siamo “nati per credere”.
Al contrario, il concetto di Patria è molto più artefatto, qualcosa di scritto a tavolino e propagandato con il megafono stridulo della retorica.
D’ altronde l’ attaccamento alla Famiglia è spontaneo, i Carabinieri difficilmente si ritrovano nei fogli di servizio ordini del tipo “costringere le madri ad allattare i figli”. Lo stesso dicasi per la fede, l’ adesione è libera, nessuno si reca in Chiesa con la scorta armata e le mani in alto.
Al centro del culto per la Patria c’ è invece la coercizione. Ma guarda caso!
Detto questo, si riscontra un’ altra differenza spesso sottovalutata: sia il valore della Famiglia che quello della Divinità convivono meglio con il rispetto dei diritti altrui.
Io posso “tifare” per mio figlio, favorirlo in tutti i modi ma non ammazzerei mai nessuno per spianargli la strada, non giustificherei una sua affermazione scorretta, questo perché trovo giusto e compatibile con il valore della Famiglia che le regole del gioco siano le stesse per tutti. E scommetto che questo atteggiamento è comune a tutti i padri di famiglia. Chi agisce diversamente lo fa nella vergogna.
Allo stesso modo, il Dio che adoro manda il suo popolo in Paradiso e gli infedeli all’ Inferno ma finché stiamo quaggiù non esistono distinzioni pregiudiziali. Chiunque, anche il peccatore più immondo, puo’ pentirsi divenendo “il favorito” segreto di Dio; chiunque, anche il più alacre devoto, puo’ nascondere dietro la sua puntigliosa osservanza un vuoto fariseismo che lo danna.
In nome della Nazione invece impazza la discriminazione dei senza-vergogna, faccio solo tre esempi. 1. Le misure protezionistiche tutelano il venditore nazionale penalizzando i diritti dello straniero. 2. Parlando di Fiat il lavoratore italiano e quello serbo non sembrano affatto essere messi sullo stesso piano. 3. In guerra l’ omicidio di civili stranieri innocenti è un “effetto collaterale” non punibile.
Mi fermo qui per carità di Patria.
Ho parlato delle asimmetrie implicite nel protezionismo, nell’ outsourcing e nella guerra solo perché non vengono affatto vissute come scorrettezze etiche; in altri termini, il valore della Nazione, diversamente da quello della Famiglia e di Dio, è perfettamente compatibile con la discriminazione del prossimo.
Concludo con una riflessione personale: se nel coltivare i valori personali proprio non riuscite a considerare un orizzonte infinito (Dio), meglio per tutti se considerate l’ orizzonte più ristretto possibile (Famiglia o Individuo).