Visualizzazione post con etichetta religione celibato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta religione celibato. Mostra tutti i post

giovedì 20 giugno 2019

IN ARRIVO I PRETI SPOSATI

IN ARRIVO I PRETI SPOSATI

Paragrafo 129 del nuovo documento:

“Affermando che il celibato è un dono per la Chiesa, si chiede che, per le zone più remote della regione, si studi la possibilità di ordinazione sacerdotale di anziani, preferibilmente indigeni, rispettati e accettati dalla loro comunità, sebbene possano avere già una famiglia costituita e stabile, al fine di assicurare i sacramenti che accompagnano e sostengono la vita cristiana”.

martedì 26 febbraio 2019

L’ ELITE CELIBE

L’ ELITE CELIBE
L’azione di Francesco sembra tutta tesa a privilegiare la pastorale sulla dottrina, la prassi sulla teoria. In questi casi consentire ai preti di metter su famiglia sarebbe la riforma delle riforme.
La famiglia ci cala nella realtà e ci “modera”, il celibato ci cala nelle profondità del pensiero e ci radicalizza.
Cattolici e buddisti non si sposano, forse per questo ci hanno regalato le riflessioni contorte (al limite del nonsense) degli apologhi zen e l’ astruso iper-razionalismo tomista.
L’ossessione per la ragione è tipica dei cattolici, te la puoi permettere se nella tua casa non girano poppanti chiassosi. Un pastore protestante si concede il lusso intellettuale di liquidare tutto con la “grazia” e il “sola fide”, dopodiché puo’ dedicarsi alla spesa settimanale. Il prete spostato è tutto dedito alla prosaica organizzazione della vita quotidiana, in lui l’ortoprassi prende il sopravvento sull’ortodossia (una buona gita conta più di una buona liturgia).
Guardate le vostre colleghe sul lavoro: quando arrivano i figli tirano i remi in barca, non rischiano più, non intraprendono più. Chi prima massimizzava la conoscenza ora massimizza la fattibilità, con loro non puoi più intraprendere un discorso astratto… si distraggono subito.
Aristotele si sposò ed ebbe figli, Platone no: si vede di brutto leggendo i loro libri.

Oggi ci si sposa e si hanno molti meno figli. Sono le premesse per un nuovo radicalismo tecnocratico?

sabato 25 agosto 2018

La religione per gli atei SAGGIO

La religione per gli atei

Al fine di chiarire come ci vedono gli atei (almeno quelli che più rispetto) rispolvero gli appunti presi nel corso della lettura di “The Elephant in the Brain: Hidden Motives in Everyday Life” scritto da Kevin Simler e Robin Hanson
  • All’ateo ingenuo la religione appare a prima vista un enorme sprecodi risorse, anche se compiuto in buona fede. Gran parte dei rituali tipici – mutilazioni, auto-flagellazioni, circoncisioni, sacrifici, martirio – appaiono controproducenti in termini di salute, ricchezza e fertilità: Darwin ne resterebbe sbigottito.
  • Ma c’è un altro mistero che va oltre i comportamenti: gli affiliati sembrano credere cose piuttosto strane (dio, angeli, fantasmi, demoni, animali parlanti, vergini che partoriscono, profezie, esorcismi, reincarnazione, inferni, paradisi, rivelazioni magiche, transustanziazioni, passeggiate sull’acqua…). Come mai persone ragionevoli arrivano a tanto?
  • La spiegazione tradizionale fornita dagli interessati è chiara: crediamo a Dio quindi andiamo in Chiesa. Crediamo nell’Inferno quindi preghiamo. Potremmo chiamare questo modello “credenza innanzitutto” CI. D’altronde, le nostre credenze determinano i nostri comportamenti in molti campi.
  • Il tipico dibattito tra religiosi e atei verte sulla ragionevolezza della fede ma molti atei (più saggi) valutano come fondamentalmente superflua una simile discussione poiché non credono nel modello CI. Per loro la fede non è infatti qualcosa che riguarda la credenza.
  • Ecco allora il loro modello alternativo: noi aderiamo a una religione perché siamo creature sociali. Potremmo definire questo modello come “religione strategia sociale” RSS. E’ chiaro che se si crede in RSS il dibattito sulla ragionevolezza della credenza è superfluo e va sostituito con il dibattito sulla funzionalità della credenza.
  • Primo indizio a favore del modello RSS: molte religioni non mettono grande enfasi sulla dottrina, si interessano poco a cio’ che realmente crede il fedele nel suo privato. In questo senso il Cristianesimo e l’ Islam sono eccezioni, Greci e Romani non avevano certo un atteggiamento simile. Induismo, Ebraismo e Shintoismo sono tradizioni culturali più che credenze in un essere soprannaturale. Tra gli ebrei, per esempio, sono molti gli atei che continuano ad osservare i rituali.
  • Altro indizio: molte attività non religiose che anche gli atei accettano come “normali” sono in realtà molto affini a quelle religiose. Quando alle Olimpiadi si suona l’Inno nazionale sembra di assistere ad una cerimonia religiosa, anziché di “fede” parliamo però di “patriottismo” ma cambia poco. Pensiamo poi al comunismo dei bei tempi o alla Nord Corea di oggi: lì tutto è liturgia. Ma i “culti” abbondano ovunque. Dai brand commerciali (Apple) all’ideologia politica, dai gruppi musicali al tifo calcistico… Ci sono poi religioni considerate unanimamente tali che non contemplano alcuna credenza in esseri soprannaturali.
  • Il fatto che la religione sia un’illusione non significa che sia dannosa, come ritengono i nuovi-atei (NA). In genere le persone sanno cosa è bene per loro cosicché le prediche dei NA suonano particolarmente fuori luogo. Oltretutto, la gran parte delle persone che va in Chiesa è socialmente ben inserita, rispettata, responsabile e ottiene risultati sopra la media in molti campi cruciali: fumano meno, fanno più volontariato, sono più generosi, hanno relazioni sociali più solide, vivono di più, si sposano di più e divorziano meno, hanno più bambini, guadagnano di più, sono meno depressi, sono più felici e realizzate. Insomma, se la religione è illusione, sembrerebbe un’illusione particolarmente proficua.
  • A che serve allora la religione? Risposta atea: a creare comunità. La religione “fa squadra”. Una comunità ordinata fa bene a tutti ma la si puo’ erigere solo rinunciando a parte del nostro egoismo, cooperare infatti è difficile perché la tentazione di “tradire” è sempre in agguato. Ma come si minimizzano i tradimenti? Scovandoli e punendoli, ma la religione ha altri assi nella sua manica, dei trucchi particolarmente utili quando scovare e punire è particolarmente difficile. Il fatto che in passato questa operazione fosse praticamente impossibile spiegherebbe l’universalità della credenza religiosa e come essa s’indebolisca solo nelle società tecnologicamente più avanzate.
  • Ma come si “crea comunità” attraverso la religione? Come si crea il cemento comunitario, ovvero la fiducia? Innanzitutto, la religione esalta e richiede dei sacrifici a prima vista insensati. A guardar bene però il sacrificio ha sempre un valore comunitario: chi consideriamo come nostro migliore alleato? Chi è leale e si sacrificherà per noi nel momento del bisogno. Ebbene, la religione ci chiede dei sacrifici rituali pubblici da compiere “in nome” del gruppo. Tali sacrifici hanno un costo (non sono facilmente falsificabili) e segnalano quindi a tutti in modo attendibile il proprio impegno per comunitario. Lo scambio sotteso è questo: ci si sacrifica personalmente in un certo ambito personale (tempo, denaro, salute…) per ottenere benefici in termini di capitale sociale in altri (fiducia). Questi ultimi ha un’utilità generale oltre che personale! Se per essere musulmano e incassare la fiducia dei correligionari bastasse dire “sono musulmano” il segnale fornito sarebbe facilmente falsificabile e quindi senza valore. Un sacrificio costoso invece non è falsificabile e puo’ riguardare il cibo (sacrificio di animali), il denaro (la decima), il tempo (la Messa), la salute (flagellazione), il piacere (castità), lo status (prostrazione), la fertilità (celibato). I sacrifici sono ovunque (mia moglie non  ha fatto l’epidurale in nome di…) Esempio, se il Papa avesse dei figli la sua lealtà sarebbe divisa tra la comunità che guida e la sua famiglia, sacrificare la seconda aumenta il capitale personale investito sulla prima e quindi l’affidabilità del soggetto. Il personaggio più affidabile della Bibbia probabilmente è Abramo. Perché lo sappiamo? Semplice, perché sappiamo che era pronto a sacrificare suo figlio in nome di Dio. Per l’ateo “dio” è un sinonimo di “comunità”.  Non a caso Abramo fu un grande leader politico. La funzione sociale assolta oggi dalle agenzie di rating e dagli speculatori era assolta ieri dal sacrificio pubblico: chi accumula punti (reputazionali) a caro prezzo difficilmente li sprecherà poi con un gesto sconsiderato, il che fornisce una garanzia di affidabilità con un chiaro risparmio sociale in termini di monitoraggio dei comportamenti personali. Ancora oggi in paesi come gli USA, tanto per dire, difficilmente verrà mai eletto un Presidente ateo.
  • Molti comandamenti religiosi hanno un contenuto sociale evidente. Alcune proibizioni, per esempio, riguardano il furto, l’assassinio, la violenza, la disonestà. Vengono per contro celebrate la generosità, la magnanimità e la compassione. Oggi per far rispettare queste condotte ci limitiamo a scovare i trasgressori e a punirli, nelle comunità religiose la deterrenza era garantita per lo più dalla minaccia di scomunica. In questo senso la partecipazione a riti costosi è ancora una volta cruciale: chi per anni è stato solerte ai riti, si è ben inserito nella comunità e ha così accumulato un ingente capitale sociale vedrà nella scomunica uno spauracchio tutt’altro che banale. Gli altri lo sanno e si fideranno quindi di lui, il che è vantaggioso per tutti! E teniamo ben presente che ci riferiamo ad epoche storiche in cui “scovare e punire” non era un’alternativa praticabile poiché praticamente impossibile causa limitatissimo controllo del territorio.
  • Altre norme riguardavano sesso e famiglia. Nel modello tradizionale cattolico ci si sposa presto, si mette (almeno in teoria) l’amore al centro, si osserva la monogamia e si hanno molti figli. Un simile modello è particolarmente funzionale alle società piccole e senza stato, i vantaggi sono evidenti: 1) tanti familiari tanta fiducia, 2) pochi scapoli giovani più sicurezza 3) matrimonio amicale paternità certa. I nemici che interferiscono con questo modello sono noti: contraccezione, aborto, divorzio, adulterio.
  • La sincronia crea comunità – la marcia militare rafforza il cameratismo, per esempio. Non chiedetemi perché ma è così, i curiosi si leggano l’abbondante letteratura in materia. All’IBM nel XX secolo e in molte corporation giapponesi ancora oggi si canta per iniziare la giornata di lavoro. Ebbene, nelle religioni la sincronia abbonda, gli Hare Krishna sono un caso estremo. I cristiani non danzano più come un tempo ma canti e preghiere recitate all’unisono sono usuali durante la Messa.
  • Nei sermoni il predicatore chiarisce ai fedeli i valori della religione. Ma il sermone ha un significato che va ben oltre a questa trasmissione di informazioni, non a caso viene tenuto nel corso del rito (la Messa). La nostra presenza pubblica sui banchi dice a tutti che stiamo ascoltando, che approviamo, e che riteniamo un’autorità chi lo pronuncia: il sermone non è l’intervento di un conferenziere a cui segue dibattito. I banchi della Chiesa non servono solo per ascoltare ma anche per farsi vedere da tutti che si sta ascoltando e per vedere chi ascolta. Fare tutto questo “insieme” è fondamentale. I teorici dei giochi direbbero che il sermone crea “conoscenza comune”, una risorsa comunitaria inestimabile. Paradosso: tutto cio’ ha valore persino se non si condivide il messaggio fondamentale e persino se tutti non condividono sapendo che tutti non condividono: l’importante, infatti, è sapere che tutti si comporteranno “come se” tutto sia “Parola di Dio” da condividere.
  • La religione fornisce anche una divisa (o un badge) in modo da distinguere chiaramente “chi è dentro” da “chi è fuori”, una funzione importante quando la società si allarga e i membri diventano anonimi. Il brand è importante anche oggi: quando Gucci mette il suo marchio su una borsa noi abbiamo una garanzia di qualità. Un cristiano che giura sulla Bibbia è più affidabile di un ateo che non ha nulla su cui giurare.
  • Ora sappiamo che Dio non è una mera superstizione ma qualcosa in qualche modo di utile: l’utilità non deriva tanto dalla credenza in sé ma dal fatto che gli altri credano che noi crediamo. Chi pensa di essere punito da Dio diventa affidabile agli occhi di chi pensa che lui pensi davvero ad una punizione divina. Questa fiducia è sia un bene pubblico che un bene privato cosicché è conveniente per noi far credere che crediamo, e il miglior modo per adempiere questa missione è… credere realmente. Ecco l’origine della fede in buona fede in un essere soprannaturale.
  • In questo resoconto restano fuori i grandi scontri sulle minuzie teologiche come per esempio la tansustanziazione o l’esatta natura della Trinità. Come possono essere spiegate adottando un modello per cui la credenza non sta al centro della fede? Ipotesi: potrebbero essere visti anch’essi come un badge, ovvero un impegno di lealtà per una confessione piuttosto che per un’altra. Poiché, come dicevo, è importante stabilire chi è dentro e chi è fuori marcare i confini è fondamentale e giustifica discussioni all’apparenza sofistiche. L’ortodossia adempie a questa funzione e lo farebbe quand’anche fosse arbitraria. Proprio quando non esistono particolari motivi per tifare Juve piuttosto che Inter la scelta di campo testimonia un impegno affidabile. Quand’anche la tua squadra non avesse nulla in più delle altre rimarrebbe pur sempre “la tua squadra”. Talvolta, più la credenza è stravagante più diventa affidabile chi vi aderisce pagando un prezzo elevato come il sacrificio del buon senso. Pensate a quanto sia affidabile un mormone che si comporta da mormone e a quanto questo sia prezioso per la comunità a cui aderisce.
  • Detto questo restano ancora da spiegare talune condotte religiose decisamente anti-darwiniane: il celibato e il martirio. Di certo si tratta di pratiche che arrecano prestigio nella comunità, è quindi comprensibile che esista un istinto in questo senso. Potremmo parlare allora di una “deriva”, ovvero di un istinto perfettamente spiegabile che in taluni soggetti si presenta in forma estrema al punto da arrecare un danno personale. La cosa è osservabile in molti contesti: lo zucchero (utile) induce anche obesità, la droga (piacevole) porta all’ overdose, senza il prezioso zelo militare non ci sarebbero i kamikaze, l’alpinismo serve a chi vive in montagna scatena anche passioni che mettono a rischio la vita umana. Adattamento e deriva evoluzionistica si presentano spesso in coppia senza contraddirsi.

sabato 6 aprile 2013

Homo Hypocritus

Negare, negare sempre, anche l’ evidenza, anche a se stessi. Guarda e impara:
Divertente, ma ci dobbiamo preoccupare per lui?
Macché, tutt’ altro. Semplicemente un Homo Hypocritus in erba che cresce forte e sano. Tutto bene, quindi.
Ragiona: che c’ è di male? Il cucciolo comincia in modo grezzo a sperimentare la fondamentale arte dell’ inganno. E’ nella sua come nella nostra natura. Se i primi tentativi sembrano un po’ ingenui è perché deve ancora imparare che re Inganno richiede una corte di Mezze Verità per regnare. Tuttavia il piccolo ha forse già scoperto l’ arma più micidiale per ingannare il prossimo, ovvero l’ arte di ingannare se stessi. E se ancora non l’ ha scoperta, è sulla giusta strada.
Diamogli tempo e sarà dei nostri.
***
Secondo Robert Trivers i tempi sono maturi…
… ormai è possibile formulare una teoria generale dell’ autoinganno basata sulla logica evoluzionista…
L’ argomento prescelto per il suo ultimo libro è piuttosto deprimente: il trionfo dell’ ipocrisia.
Talmente deprimente che un credente potrebbe pensarlo come un libro di scienze naturali sul Peccato Originale.
Non a caso RT dedica un capitoletto alla preveggenza del Padre Nostro.
Perché mentiamo agli altri e a noi stessi? Perché proiettiamo istintivamente sugli altri i nostri difetti? Perché reprimiamo le memorie dolorose? Perché ne costruiamo di completamente false? Perché ci sovrastimiamo? Insomma, perché degradiamo la realtà? Ma soprattutto, perché la selezione naturale favorisce queste deprecabili pratiche?
La nostra personalità ha un lato oscuro che fatichiamo a considerare perché ci inquieta…
… ma è anche fonte di umorismo e feconde sorprese intellettuali…
La cosa riguarda da vicino quella particolare scimmia che è l’ uomo:
il linguaggio, ovvero il dono più prezioso che abbiamo ricevuto… non solo ci consente di dire bugie ma anche di essere particolarmente creativi… abbiamo poi in dotazione organi meravigliosi in grado di valutare l’ informazione giunta fino a noi e di modificarla opportunamente prima di inviarla alla coscienza…
Ma perché mentiamo a noi stessi?
… essenzialmente per mentire meglio agli altri… lo sforzo cognitivo è inferiore se il cervello non è consapevole delle contraddizioni in cui incorre… non pensate alle bugie autoinflitte come a forme consolatorie e difensive… le motivazioni fondamentali sono offensive…
Ma cosa significa spiegare un comportamento in termini di “logica evolutiva”?
… significa spiegarlo in termini di vantaggio biologico… dove il vantaggio è misurato come effetto positivo sulle chance di sopravvivenza e riproduzione…
E non confondiamo “vantaggio biologico” e “vantaggio psicologico”…
… l’ autoinganno ci fa sentire bene ma non spiega il radicamento della pratica poiché non dimostra affatto che i benefici siano superiori ai costi… esistono infatti “costi biologici” notevoli nel perdere il contatto con la realtà… il depresso potrebbe alleviare le sue sofferenze mediante forme artefatte di deresponsabilizzazione ma non aumenta per questo le sue probabilità di riproduzione…
Prendiamo un problema qualsiasi: perché esistono due sessi?:
… ogni uomo può avere migliaia di figli, ogni donna puo’ averne al massimo una dozzina…  la legge evolutiva seleziona fenomeni naturali che massimizzano numero e cura della prole… il fatto che esistano due sessi (donna e uomo) si spiega allora perché un giusto mix garantisca sia la numerosità della prole (uomo), sia la cura della stessa (donna)…
Ecco spiegato un fatto naturale (esistenza di due sessi differenti) in termini evolutivi.
Veniamo ora al “problema sociale”. Come schematizzarlo?
… due individui si incontrano ed entrano in relazione… se entrambi sono ben disposti e collaborano verranno ripagati da questa scelta ma se confliggono subiranno entrambi un costo… Purtroppo tradire chi è in buona fede è il comportamento che ripaga di più in termini evolutivi… così come fidarsi di un traditore è il comportamento più penalizzante…
Le regole del gioco sono semplici ma le strategie implementate per vincere possono essere anche molto complesse.
L’ Homo Hypocritus non è poi così strano:
… le strategie di bluff e auto-bluff non dovrebbero sorprendere perché si presentano anche in altre specie…
Per qualcuno l’ intelligenza sarebbe l’ antidoto. Ma…
… è l’ intelligenza stessa ad essere un sottoprodotto dell’ ipocrisia. E non consola molto il fatto che la direzione del nesso di causalità tra queste due variabili sia incerto…
Puntare sulla valutazione coscienziosa delle circostanze non è una buona idea:
… di solito attiviamo la coscienza dopo aver agito, prima ci affidiamo ad altre facoltà… per lo più con la coscienza non ragioniamo, con la coscienza razionalizziamo la realtà a seconda delle nostre esigenze…
Ma  autoingannarsi è davvero una pratica tanto demoniaca?
… dipende… per esempio fa bene alla salute… specie al sistema immunitario…
ingannoo
A questo punto RT affronta diversi settori della vita quotidiana in cui si ricorre comunemente all’ ipocrisia. Io mi limiterò a considerare famiglia e religione, due ambiti in cui più fissiamo la realtà e più ci appare in movimento anche quando è immobile.
inganno
L’ inganno e l’ autoinganno sono due formidabili armi evolutive ma contro i nostri nemici dichiarati (gli estranei) non sono poi così “formidabili” visto che divengono prevedibili.
A volte diventa più cruciale far capire al nostro nemico che non lo stiamo ingannando. E’ per questo che Cesare brucia le navi quando sbarca nelle terre straniere che intende invadere: i nemici sapranno che fa sul serio e si arrenderanno senza simulare una bellicosità che non appartiene loro.
In famiglia le cose vanno diversamente: le aspettative dell’ altro sono più sfumate e quindi le simulazioni più efficaci.
La famiglia è un gruppo di individui geneticamente connessi e nei rapporti infra-gruppo vale la regola di Hamilton:
…se due individui hanno un fattore di connessione genetica pari a un mezzo (esempio due fratelli)… pur aspettandoci che il primo individuo tenterà di ottenere dei vantaggi a scapito del secondo, a questo comportamento porrà un limite evitando che le sofferenze della “vittima” siano più che doppie rispetto al godimento del “carnefice”…
Si tratta di sfumature che creano un ambiente favorevole all’ ipocrisia.
Il gioco familiare è altrettanto semplice quanto il gioco sociale:
… i genitori devono decidere come e quanti sforzi investire nella prole… quest’ ultima deve tentare di sfruttare al massimo i genitori indirizzando su di sè gli sforzi… queste spinte egoistiche sono temperate dalla regola di Hamilton…
L’ inganno serve ai figli per esagerare i loro bisogni e serve ai genitori per apparire più deboli e quindi dare meno a chi ritengono abbia meno bisogni.
In alcuni casi perversi i genitori vogliono dare meno indipendentemente dai bisogni. In questo caso l’ autoinganno è una buona strategia per figli che non hanno accesso a una exit-strategy:
… la convivenza forzata condiziona la strategia dei figli abusati per i quali diventa conveniente autoingannarsi attraverso una dissociazione che minimizzi gli abusi ricevuti… resistere o denunciare renderebbe le cose anche peggiori…
I genitori hanno interessi differenti poiché trasferiscono in modo differente il loro patrimonio genetico ai figli…
… per comprendere le dinamiche familiari è buona cosa immaginare la prole come portatrice di un’ identità scissa che persegue interessi multipli e divergenti… le due principali identità saranno quella materna e quella paterna…
I figli “preferiti” di un genitore saranno quelli che ricevono da lui la parte più cospicua di eredità genetica. La preferenza è sempre accompagnata dal classico autoinganno per cui “i figli preferiti” non esistono per definizione.
Geni differenti hanno regole ereditarie differenti e a volte sono isolabili delle regolarità. Per esempio, il cromosoma Y viene trasmesso da padre in figlio mentre il cromosoma X viene trasmesso dal padre alla figlia. Ora, quest’ ultimo è 10 volte più “ricco” da un punto di vista genetico…
… in realtà non ci sono chiari segni di una preferenza del padre verso le bambine anche se esistono evidenze di una predilezione nei confronti delle nipotine da parte delle nonne paterne
Ci sono alcuni insegnamenti ricorrenti che i genitori impartiscono ai figli:
… la connessione genetica tra genitori e figli è più potente rispetto a quella tra fratelli… è quindi normale che i primi spingano i secondi verso comportamenti reciproci più improntati all’ equità rispetto a quelli istintivi…
D’ altro canto padre e madre, in ambito familiare, avranno anche messaggi conflittuali da trasmettere. Tanto per restare in tema di reciprocità:
… il patrimonio del padre spingerà i figli verso comportamenti più egoistici per la possibile presenza di fratellastri mentre il patrimonio della madre sarà improntato alla condivisione in modo da realizzare una ripartizione equa… e questo è ovvio visto che la madre è certa…
Ho detto “in ambito familiare” non a caso. In ambito sociale, infatti, il messaggio si ribalta:
… l’ eredità materna spinge a comportamenti più gretti e improntati al familismo… l’ eredità paterna spinge a comportamenti più equi… questo perché l’ uomo dissemina la sua numerosa prole nel gruppo allargato mentre la donna concentra la sua esigua prole nella famiglia…
I geni paterni agiscono con la logica di cui sopra già nella vita uterina del feto:
… un eccesso di ifg2 (gene paterno) moltiplica il fattore di crescita fetale assorbendo risorse sottratte a eventuali competitori… il gene materno ifg3 ha invece l’ effetto contrario…
L’ identità scissa della prole è messa a dura prova quando i genitori litigano:
… quando i genitori litigano è un po’ come se dentro di lui litigassero le sue due identità… puo’ essere una sofferenza lacerante… alla base della quale sta la minaccia di un fratellastro…
A 2/3 anni il bambino comincia a mentire sistematicamente:
… finti pianti per invocare cure… riconoscibili dal fatto che spesso si interrompono per dar modo al piccolo di capire se qualcuno sta ascoltando… Finte risate per dimostrare che si partecipa alla vita familiare… già a questa età l’ inganno varia ed è modulato sulla potenziale vittima… Uno studio recente rivela che a due anni e mezzo si mente una volta ogni due ore… le “bugie bianche” subentrano a 5/6 anni… L’ intelligenza del bambino è correlata in modo potente con l’ inclinazione a mentire e l’ inclinazione a mentire è correlata con l’ inclinazione a mentire a se stessi…
Vorrei soffermarmi su questa realtà sperimentale:
… sebbene manchi una chiara evidenza per l’ uomo adulto sembra ormai assodato che nelle scimmie superiori e nei bambini le capacità e l’ intelligenza crescono al crescere della disonestà [intellettuale]…
Certo che sarebbe interessante capire come far tesoro di questo dato. Pensiamo solo alla politica.
Si potrebbe provare così: le istituzioni contano più della moralizzazione, ovvero, privilegiando l’ etica sacrifichiamo le capacità mentre rendendola conveniente tramite istituzioni ben concepite salviamo capra e cavoli.
A proposito di politica:
… i soggetti carismatici con particolare attitudine alla leadership presentano… una maggiore propensione all’ inganno e all’ autoinganno… nonché una più debole capacità di smascherare i comportamenti ipocriti di chi li circonda (in genere i sottoposto)…
Anche in ambito accademico
… i soggetti intellettualmente più dotati sono più propensi a ricorrere a manipolazioni su di sé e sugli altri…
Poiché il gioco è propedeutico alla vita in società, non sorprende che gran parte dei giochi esaltino la capacità di bluff:
… nei giochi si bluffa senza sensi di colpa… è il viatico ideale per poi tessere quella rete di piccoli inganni e reticenze che ci sarà tanto utile in società…
L’ autoinganno è favorito dalla selezione naturale, perché dovremmo disinnescarlo nella nostra opera educativa?
… per me la risposta è semplice: non credo in una vita, in una relazione, in una società costruita sull’ inganno…
C’ è un problema: più riusciamo a costruire una vita, una relazione, una società senza ricorrere all' inganno e all’ autoinganno, più inganno e autoinganno diventano efficaci.
Chi s’ impegna per la verità conferisce valore all’ inganno, chi è tollerante svaluta l’ inganno. Se contano le intenzioni, poco male, ma se contano i fatti…
In famiglia la retorica della trasparenza rende l’ ipocrisia inconscia un’ arma quasi irrinunciabile.
Quando una società diventa completamente “trasparente”, le parole scambiate dietro le quinte sono poche ma dal peso decisivo. La società dello streaming è storia di oggi: http://www.corriere.it/politica/13_marzo_27/battista-al-vertice-come-al-grande-fratello_b1807690-96c9-11e2-b7d6-c608a71e3eb8.shtml#.UVLk6mFlvzk.twitter
Ad ogni modo penso sia giusto, almeno a parole, combattere l’ ipocrisia.
Ma come possono i genitori combattere l’ ipocrisia dei figli (qualora lo si ritenga cosa buona e giusta)?:
… la punizione funziona poco… perché la si puo’ evitare ingannando… e quindi finisce paradossalmente per diventare un incentivo a raffinare gli espedienti…
Altro errore da evitare:
contraddirsi… essere incoerenti… ricorrere a bugie in presenza dei bimbi… sono molto sensibili a questi comportamenti…
Qualcuno pone al bimbo le domande cruciali “guardandolo fisso negli occhi”:
… puo’ funzionare perché mentire è difficile e farlo guardandosi negli occhi lo è ancora di più… detto questo è possibile che si sviluppino tecniche sofisticate come l’ autoinganno…
La cosa migliore da fare è dare il buon esempio evitando la reticenza. Anche su questioni cruciali come la separazione o la morte di un genitore:
… creare un ambiente improntato alla fiducia è la cosa migliore per la crescita dei nostri figli…
ingannoooo
La religione è un ambito dove gli autoinganni abbondano, non si puo’ negarlo.
… qualcuno si è spinto a dire che è la religione in sé a costituire un immenso autoinganno… un grande nonsense con effetti dannosi sull’ umanità, compresa quella fetta di umanità che la professa… una grande illusione perpetratasi grazie all’ inganno… Le cose potrebbero anche stare così ma chi lo sostiene non ha una teoria seria e si limita a proporre una metafora… la religione sarebbe come un virus che si diffonde nel corpo dell’ umanità… un virus che viaggia contagiando le menti degli uomini più deboli… un meme che ci minaccia… Ora, non si puo’ dire che una metafora, per quanto suggestiva, possa costituire un serio fondamento per una teoria evolutiva plausibile… Quando questi crociati dell’ ateismo sostengono con sicumera che tra venticinque anni le religioni saranno sparite mi viene da sorridere e pagherei per parlare con qualcuno di loro tra venticinque anni… semmai ci sarà ancora qualcuno in circolazione…
Darwin o Gesù?
… la verità probabilmente sta nel mezzo… la religione fa ampio ricorso all’ autoinganno, penso alle preghiere per l’ intercessione, al ripudio della razionalità e al conferimento di uno status speciale all’ adepto… ma c’ è pur sempre nelle religioni un nucleo irriducibile che punta sulla verità delle cose… per esempio, sembra un paradosso, in quelle religioni che insistono molto nel denunciare il rischio di autoingannarsi… la cosa migliore consiste nell’ analizzarle pazientemente separando le credenze fallaci da quelle benefiche…
***
Ma perché non ci basta una fede probabilistica e riteniamo di doverla rafforzare per autoingannarci?
Innanzitutto perché una fede piena fa bene alla salute:
… salute e religiosità sono positivamente correlate… forse perché la persona religiosa è inserita in un gruppo di mutuo supporto… forse perché stabilire relazioni forti aiuta… forse perché molte religioni consentono al fedele di confessare in privato i propri traumi sfogandosi…
Fin qui la religione potrebbe essere facilmente sostituita da pratiche alternative. Ma c’ è anche qualcosa che è più specifico:
… il possedere una forte credenza  è positivo di per sè per la nostra salute mentale… anche avere a disposizione una struttura di significati attraverso la quale comprendere e agire nel mondo conferisce benefici psicologici non indifferenti…
***
Il celibato richiesto ai preti è facilmente giustificabile in termini teorici: obbliga alla dedizione completa.
Ma lo è anche in termini pratici: limita la corruzione azzerando il nepotismo:
… nella Chiesa Cattolica le dinastie sono molto rare… almeno se la confrontiamo con Nord Corea, Siria, Egitto, Giordania, India, Haiti, sette americane…
Forse dovremmo imporlo ai politici.
Ma perché il celibato è maschile?
… perché è più facile… nel maschio l’ attaccamento alla famiglia è più tenue…
Detto questo, alcune dichiarazioni della CC in tema di celibato appaiono quantomeno bizzarre:
… il celibato non contribuirebbe alla pedofilia dei preti mentre l’ omosessualità sì…
E’ chiaro invece che, a parità di tutto il resto, sia il gruppo dei celibi che il gruppo degli omosessuali sono più esposti a fenomeni di pedofilia. Per comprimere il fenomeno è normale si chieda loro standard morali più elevati.
***
Le religioni più promettenti sono quelle aperte, universali e che puntano sull’ evangelizzazione (conversione dell’ infedele). Insomma, il cattolicesimo sembra più funzionale dell’ ebraismo:
… spesso i precetti religiosi richiedono o consigliano in modo pressante matrimoni tra correligionari, il che favorisce la congiunzione tra consanguinei con i noti inconvenienti che questo comporta in termini di diversificazione di rischio epidemico… solo le conversioni frequenti e l’ apertura a tutti i gruppi sociali possono neutralizzare il fenomeno…
***
Molte religioni ci mettono in guardia dall’ autoinganno:
… Matteo 7: 1-5 è un invito a non giudicare il prossimo… la pagliuzza e la trave… chi è senza macchia scagli la prima pietra… la parabola del buon Samaritano…
Per non dire del Padre Nostro. “Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà”:
… una professione di umiltà del soggetto di fronte alla realtà e al suo piano più ampio… ci si impegna di fronte al reale e al rischio di auto-suggestione…
“non indurci in tentazione”:
… un’ ammissione di debolezza volta a mettere in guardia il fedele arrogante…
Forse il cattolicesimo dovrebbe puntare su questa peculiarità. Già Gide affermava:
… Gesù non ha detto nulla di sconvolgente sull’ amore… si è limitato a ripetere verità già diffuse da secoli… il vero messaggio rivoluzionario del cristianesimo è un altro: non giudicare
***
L’ autonganno si manifesta con le preghiere d’ intercessione. Esperimenti multimilionari sono stati approntati per misurarne l’ effetto. Risultato:
… nessun effetto… anzi, i soggetti informati che si pregava per loro hanno avuto mediamente una degenza post operatoria peggiore…
Nell’ esperimento Benson, quello a cui fa cenno RT, i gruppi di preghiera non conoscevano i destinatari delle loro richieste d’ intercessione. Secondo Richard Swinburne cio’ invaliderebbe l’ esperimento poiché la dottrina teologica sottesa alla preghiera d’ intercessione parla chiaro. C’ è una metafora che rende bene i dubbi del professore oxoniense: 
… what I have written… can be seen by an analogy. Suppose that I am a rich man who  sometimes gives sums of  money to worthy causes, and that I am very well informed and I know just how useful (or not) different gifts would be. I receive many letters asking me to give such gifts. Some foundation wants to know if there is any point in people writing such letters to me - do they make any difference to whether know if there is any point in people writing such letters to me - do they make any difference to whether  I give money to this cause or that? So the foundation commissions a study. Many people are enrolled to write letters to me on behalf of several causes rather than others in order to see whether subsequently I give more to those causes rather than to the other causes. In fact, let us suppose, I am normally moved by such letters; I think that the fact that many people take the trouble to write to me on behalf of some cause about which they care a lot is a reason for giving to that cause. But I now discover why I am suddenly bombarded with a stream of letters on behalf of certain causes; and I realise that on this
occasion, unlike on other occasions, the letter writers have no deep concern for the causes for which they write. So of course on this occasion I pay no attention to the letters…