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martedì 20 marzo 2012

L’ “Altro”

La Sinistra italiana ha sempre avuto un problema a relazionarsi e a riconoscere l’ “Altro”. In politica la diversità nasconde qualcosa di orribile che induce irrefrenabile ribrezzo.

Bertjan Pot

L’ antagonista non è un tale che la pensa diversamente ma solo un “servo”. Ora del capitale, ora delle televisioni; ora buffo, ora spregevole ma sempre servo ottenebrato.

Cio’ è molto rassicurante poiché consente di pensarsi come “la parte migliore del paese”.

Questo sentimento, a metà tra spocchia e misantropia, spesso è incosciente, altre volte addirittura formulato e rivendicato a chiare lettere, come nel caso del suo teorizzatore più recente, Umberto Eco:

… secondo cui gli elettori di centro-destra rientrerebbero in due categorie: l’Elettorato Motivato, che vota in base a interessi egoistici e ai propri pregiudizi contro stranieri e meridionali, e l’Elettorato Affascinato «che ha fondato il proprio sistema di valori sull’educazione strisciante
impartita da decenni dalle televisioni, e non solo da quelle di Berlusconi». Due elettorati ai quali non avrebbe neppure senso parlare, visto che non si informano leggendo i giornali seri e «salendo in treno comperano indifferentemente una rivista di destra o di sinistra purché ci sia un sedere in copertina»…

mercoledì 14 marzo 2012

L’ evasione redentrice

Ti è piaciuto il cappuccino?

latte

Hai chiesto lo scontrino da bravo bambino?

Aspetta, prima di tornare indietro a chiederlo ti racconto una storia che ci tocca tutti direttamente.

E’ la storia dell’ evasione fiscale in Italia negli ultimi quindici anni. Te la racconto perché 1. scommetto che non la sai e 2. è meglio di una barzelletta.

L’ Italia degli ultimi 15 anni fornisce l’ esperimento naturale migliore per sostenere la tesi di un’ evasione fiscale che “salva”; mi spiego: l’ autoriduzione delle imposte, almeno per una parte del paese, è stata la chiave dello sviluppo in assenza di riforme. Anzi, dell’ unica riforma che, fuor di retorica, conta: l’ abbassamento delle tasse.

Nel giro di pochi anni – fra il 1985 e il 2003 – le imprese del Centro-Nord… si trovano sulle spalle una pressione fiscale che non riescono più a reggere. E non riescono più a reggerla per due motivi distinti: primo, perché l’Italia… rinuncia alle svalutazioni competitive; secondo, perché l’economia del Centro-Nord è in gran parte regolare, o «emersa», e non può quindi ricorrere all’evasione fiscale per parare il colpo dell’aumento delle tasse.


È curioso come quasi nessuno, negli anni della seconda Repubblica, abbia notato che il rallentamento della crescita dell’Italia, in virtù del quale il Paese nel suo insieme ha cominciato a correre meno degli altri Paesi europei, è coinciso con il sorpasso del Sud nei confronti del Nord: nel passaggio fra prima e seconda Repubblica le regioni del Sud hanno cominciato a crescere più rapidamente di quelle del Nord.

… se guardiamo al reddito per abitante, al tasso di disoccupazione, ai livelli di apprendimento degli studenti, all’occupazione femminile, effettivamente il Nord (a differenza del Sud) se la cava più che bene nel confronto con i maggiori Paesi europei. Ma c’è un punto fondamentale su cui, contrariamente a quanto si crede, il Nord non è affatto in vantaggio sul Sud. Questo
punto è la crescita: dal 1995 a oggi, il prodotto interno lordo (Pil) del Nord non è cresciuto più di quello del Sud, e in termini pro capite è cresciuto decisamente di meno …

Se il Sud cresce più del Nord nonostante tutti gli handicap che lo affliggono, vuol dire che – accanto a questi handicap – ci devono essere anche alcuni vantaggi. E questi vantaggi devono essere così importanti da compensare i moltissimi handicap di cui il Sud soffre; più esattamente, devono avere un impatto (positivo) ancora maggiore di quello (negativo) dei fattori frenanti di cui il Sud è costellato.

Ma quale può essere questa forza misteriosa che spinge il Sud ma non il Nord? La forza misteriosa che stiamo cercando di identificare non è altro che la pressione fiscale sui
produttori.  Questo, a mio parere, è
il solo terreno su cui il Sud gode di un vantaggio
enorme rispetto al resto del Paese, e in particolare nei confronti del Nord. Non tanto a causa di agevolazioni e sgravi, quanto semplicemente per la diversa propensione a pagare le tasse… la graduatoria è sempre la stessa a prescindere dall’ indicatore prescelto: l’intensità dell’evasione fiscale è massima nel Mezzogiorno (intorno al 55% secondo le mie stime), intermedia nel Centro (27%), minima nel Nord (19%).

È come se, di fronte all’incapacità di tutti i governi, di destra e di sinistra, di ridurre in modo apprezzabile le aliquote fiscali che gravano su lavoratori e imprese, una parte del Paese se le fosse autoridotte senza aspettare alcuna riforma. Curioso e sconcertante: la secessione fiscale, che Bossi minaccia da vent’anni di praticare in Padania, è già in atto da molti decenni nelle regioni del Sud.


 Per anni ci siamo raccontati che la crescita è frenata da fattori come la mancanza di infrastrutture, il costo del denaro, la lentezza della giustizia civile, la criminalità organizzata, l’inefficienza della pubblica amministrazione, la bassa qualità delle istituzioni scolastiche. Per anni abbiamo ripetuto che tutti questi handicap sono tipicamente concentrati nel Mezzogiorno. Ma ora scopriamo che, nonostante tutti questi fattori che indubbiamente ostacolano la crescita, il Sud cresce più del Nord. Com’è possibile? Se è vero che il Nord è più attrezzato del Sud per crescere, come mai da 15 anni cresce di meno?


L’aumento delle aliquote nominali ha riguardato tutta l’Italia, ma – grazie al peso dell’economia sommersa – il Sud è riuscito a limitare l’impatto della maggiore pressione fiscale, mentre il Nord, proprio perché la sua economia è in gran parte emersa, non è riuscito ad autoridursi le tasse mediante l’evasione fiscale. L’evidenza econometrica che supporta questa interpretazione è piuttosto robusta… i territori in cui l’evasione è più intensa crescono di più, i territori in cui l’evasione è minore crescono di meno.

La correlazione fra tasso di evasione e crescita è…statisticamente significativa in Italia. Si potrebbe pensare, naturalmente, che si tratti di correlazioni spurie, ma esse resistono all’introduzione di ogni plausibile variabile di controllo, compreso il livello iniziale del reddito
pro capite (che dovrebbe «spingere» i territori meno sviluppati) e vari indicatori di inefficienza della pubblica amministrazione.

Il fatto è che nessun Paese sviluppato ha una pressione fiscale sui produttori alta come la nostra…

Oggi in Italia ci sono aziende in crisi che starebbero tranquillamente sul mercato se il nostro Ttr (Total Tax Rate) fosse quello dei Paesi scandinavi, e simmetricamente ci sono floride aziende scandinave che uscirebbero dal mercato se le aliquote fossero quelle dell’Italia.

Il Ttr dell’Italia è pari al 68.6%, quello della Svezia è più basso di 14 punti, quello della Finlandia di 24, quello della Norvegia di 27, quello della Danimarca addirittura di 40 (29.2%).

La politica ha tutto l’interesse a occultare il ruolo frenante delle tasse, perché non ha il coraggio di ridurle. Le cosiddette forze sociali, d’altro canto, hanno tutto l’interesse a concentrare l’attenzione sugli altri fattori che limitano la crescita, perché ogni singolo fattore di handicap reclama più risorse pubbliche per i soggetti che lo controllano o se ne fanno paladini. Il risultato è che la spesa non diminuisce, la pressione fiscale resta quella che è, il Paese – sia pure molto lentamente, per fortuna – sprofonda nel sottosviluppo…

Hai ascoltato con discernimento? Bene, allora adesso decidi tu cosa fare con il tuo scontrino.

giovedì 21 aprile 2011

Buone notizie: il sud cresce quanto il nord (grazie all’ evasione)

Inutile enumerare le numerose zavorre che appesantiscono da sempre il meridione d’ Italia, tuttavia ora veniamo a sapere che negli anni tra il 1996 e il 2007 la sua crescita economica non ha proprio nulla da invidiare a quella del ricco Nord.

Come si spiega un simile exploit? Semplice, si sono autoridotti le tasse (evasione) traendone un beneficio collettivo notevole, specialmente in anni di pressione fiscale crescente.

A questo punto, come fare ancora meglio ognuno lo capisce da sè, ma lo dico ugualmente: un bel taglio alle tasse darebbe più slancio alla già buona performance comprimendo i notevoli costi che l’ evasore è costretto comunque a sobbarcarsi; pleonastico aggiungere che un simile taglio non intaccherebbe in alcun modo la spesa sociale esistente.

Randall Rosenthal denaro di legno

Per chi vuole approfondire la cosa leggendo: qui.

Per chi vuole approfondire la cosa ascoltando: qui.

Per chi invece è interessato solo ai dollaroni scolpiti nel legno da Randall Rosenthal: qui.

giovedì 25 novembre 2010

A scuola si peggiora

E già a partire dalle elementari, di cui sarebbe bene sfatare il mito.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5043&ID_sezione=&sezione

sabato 9 ottobre 2010

Celebrazioni distratte

L' Italia è unita da 150 anni, intanto il macrosopico divario tra Nord e Sud arrovella da sempre gli intellettuali e li coinvolge in quella che è stata chiamata la "questione meridionale".

In genere si pensa che il divario ci sia sempre stato e che l' Unità d' Italia non sia stata in grado di colmarlo.

Errato.

Paolo Malanima e Vittorio Daniele, con un lavoro certosino di ricostruzione, testimoniano quanto sia scorretto pensare che al momento dell' Unità d' Italia il Sud fosse economicamente più arretrato del Nord. Il divario sarebbe interamente un portato della storia unitaria, qualcosa che non esisteva prima del 1861 e si sarebbe prodotto solo dopo.

Che belle le cerimoniose parole dei "celebranti", il Presidentone da dietro il "muro" delle sue medaglie metaforiche manda in sollucchero militari e patriottardi d' ogni risma.

Eppure anche i fatti mantengono un loro fascino discreto.

O no?

http://www.paolomalanima.it/default_file/Articles/Daniele_%20Malanima.pdf

Ed emergenza fu

"... Quando i mass media s' intestardiscono su un' emergenza non c' è santo che tenga, tutti quanti tendiamo a crederci, nonostante l' evidenza contraria. E' capitato in questi anni a proposito dei morti sul lavoro: il massimo dell' attenzione dei media è coinciso con il minimo storico dei morti sul lavoro. Ed è capitato con il precariato: lo stereotipo del precariato cantato dai media, dai registi, dagli scrittori è il giovane co.co.co occupato in un call center. Ma i giovani occupati con questo genere di contratti sono l' 1% della forza lavoro totale. Anche il numero di contratti di lavoro a tempo determinato è inferiore a quello di Francia e Germania, molto inferiore a quello della Spagna. Il problema vero e drammatico è il cosiddetto "dualismo" del mercato del lavoro: gli iper-protetti e sindacalizzati che godono di tutele spesso eccessive, e gli ipo-protetti che godono di pochissime o nessuna tutela. Questa sì che è la vera anomalia rispetto agli altri paesi europei, altro che "precariato"! Tra le garanzie di cui godono i lavoratori pubblici e quelle di cui godono i lavoratori in nero c' è un abisso, ed è l' esistenza dei secondi a consentire l' esistenza dei primi, è l' esistenza dei primi a richiedere necessariamente l' esistenza dei secondi. Nessun paese ha lavoratori tanto inamovibili come da noi, nessun paese ha tanti lavoratori in nero quanto noi..."
Ricolfi - Illusioni italiche.

Ma Ricolfi e la Redazione di Fahre votano per lo stesso partito?

Certo, capisco, il concetto di "dualismo" si presta malvolentieri al romanzesco, si cala con difficoltà nella docu-fiction.

Ma ve l' immaginate Michela Murgia scrivere un libro sulle ansie indotte dal... "dualismo"? Mezzo libro se ne andrebbe solo per capire cosa cavolo sia questo "dualismo".

No, no... non funzionerebbe. E allora, siccome il dualismo non puo' essere "cantato" da poeti lamentosi, allora non esiste..

Come per magia esiste solo il "precariato"... e Mandrake.

giovedì 7 ottobre 2010

Giochi di parole sulla pelle dei poveri

Con i numeri spesso si esagera. I governi si autoelogiano
parlando del recupero di evasione fiscale, la Polizia elenca con orgoglio la
refurtiva sequestrata... ma a volte i motivi delle esagerazioni sono meno palesi.
E' difficile sentire la Chiesa dire che i poveri stanno diminuendo; o sentire la
Fao dire che le persone scarsamente alimentate stanno calando; o l' Oms
minimizzare i rischi di una pandemia; o l' IPCC rassicurarci sul riscaldamento
climatico... Perchè la Caritas, nella conferenza stampa dell' 11.2.2010,
preferisce denunciare l' esistenza di 8 milioni di poveri piuttosto che dire le
cose come stanno, ovvero che i poveri in Italia non superano i 3 milioni? Una
risposta molto semplice è che le grandi istituzioni benefiche vivono di sussidi;
se vuoi massimizzare i sussidi devi convincere governi e privati dell' urgenza
del problema, amplificare le cifre è innanzitutto una strategia di fund raising.
Una seconda risposta è che spesso chi si sente paladino di una giusta causa
pensa che ingigantirne le dimensioni aiuti a sensibilizzare l' opinione pubblica
suscitando indignazione e rivolta morale... ma questo modo di procedere è molto
rischioso: innanzitutto altera le priorità in campo (le cause nobilissime
abbondano), poi perchè, proprio per "cambiare il mondo", sarebbe meglio darne
una rappresentazione fedele... da ultimo: non è che questa "bolla" del male
anzichè instillare una "rivolta morale" finisce per procurare
rassegnazione?
Luca Ricolfi - Illusioni italiche

Mi raccomando, non pensiate che distorsioni numeriche in tema di povertà si presentino nella candida veste della "bugia".

Il demonio è più sofisticato e in questi casi diventa decisiva la perversione del linguaggio.

Il postgiudizio

Il fatto che il senso comune non sempre funzioni a dovere è una manna per gli scienziati sociali, e in particolare per i sociologi, che a quanto pare hanno maturato una speciale passione per le scoperte sorprendenti... Tuttavia, il caso più interessante è quello in cui succede esattamente l' inverso: lo studioso cerca di smentire le opinioni della gente, ma è lui che si sbaglia... puo' succedere infatti che il senso comune abbia sostanzialmente ragione e chi tenta di smontarne i pregiudizi abbia sostanzialmente torto... Facciamo un esempio: la gente crede che gli immigrati siano più pericolosi degli italiani e che gli immigrati irregolari siano particolarmente pericolosi. Politici e studiosi (non tutti naturalmente) si affannano a combattere questo "pregiudizio", considerato odioso e discriminatorio. Ma come stanno le cose? Il tasso di criminalità presso gli immigrati è tre volte e mezzo quello degli italiani... il tasso di criminalità presso gli irregolari è di 28 volte e mezzo quello degli italiani... A quanto pare non si tratta di "pregiudizi" ma di "postgiudizi".

Luca Ricolfi - Illusioni italiche -

lunedì 4 ottobre 2010

Università in subbuglio

Università: tempo di riforma, tempo di manifestazioni.

Anche stamattina, un po' ovunque, Università in subbuglio.

Da dove partire per capirci qualcosa senza perdere troppo tempo? Avanzo una proposta.

Ma è poi vero che l' Italia mette poche risorse nella sua Università? La spesa per studente sembrerebbe appoggiare quasta recriminazione ma Roberto Perotti ha scritto un libro, - L' Università truccata - che piace tanto alla Destra ma che dovrebbe leggere anche la Sinistra, in cui si fa notare come, considerando solo gli studenti che frequentano, la spesa per singolo studente balza ai primi posti. Se poi vogliamo dare peso alla spesa per laureato, allora le cose peggiorano ulteriormente; notiamo infatti l' estrema improduttività dei fondi stanziati dal nostro paese nell' istruzione superiore. Qualcuno è autorizzato a trarre considerazioni paradossali: l' Italia spende poco per l' Università ma, se operasse oculatamente, dovrebbe spendere ancor meno per evitare di buttare risorse in un pozzo nero. Una conclusione più meditata ci porta a dire invece che l' Italia spende poco ma è bene che lo sforzo prioritario in questo campo sia innanzitutto quello di migliorare l' efficienza della spesa. Le lamentele dei Rettori hanno un senso ma nel nostro Paese non appaiono certo prioritarie prioritarie.

Luca Ricolfi - Illusioni italiche

Estremismo numerico

Con i numeri spesso si esagera. I governi si autoelogiano
parlando del recupero di evasione fiscale, la Polizia elenca con orgoglio la
refurtiva sequestrata... ma a volte i motivi delle esagerazioni sono meno palesi.
E' difficile sentire la Chiesa dire che i poveri stanno diminuendo; o sentire la
Fao dire che le persone scarsamente alimentate stanno calando; o l' Oms
minimizzare i rischi di una pandemia; o l' IPCC rassicurarci sul riscaldamento
climatico... Perchè la Caritas, nella conferenza stampa dell' 11.2.2010,
preferisce denunciare l' esistenza di 8 milioni di poveri piuttosto che dire le
cose come stanno, ovvero che i poveri in Italia non superano i 3 milioni? Una
risposta molto semplice è che le grandi istituzioni benefiche vivono di sussidi;
se vuoi massimizzare i sussidi devi convincere governi e privati dell' urgenza
del problema, amplificare le cifre è innanzitutto una strategia di fund raising.
Una seconda risposta è che spesso chi si sente paladino di una giusta causa
pensa che ingigantirne le dimensioni aiuti a sensibilizzare l' opinione pubblica
suscitando indignazione e rivolta morale... ma questo modo di procedere è molto
rischioso: innanzitutto altera le priorità in campo (le cause nobilissime
abbondano), poi perchè, proprio per "cambiare il mondo", sarebbe meglio darne
una rappresentazione fedele... da ultimo: non è che questa "bolla" del male
anzichè instillare una "rivolta morale" finisce per procurare
rassegnazione?
Luca Ricolfi - Illusioni italiche

Mi raccomando, non pensiate che le rappresentazioni infedeli in tema di povertà si presentino nella candida veste di "bugie".

Il demonio è più sofisticato e in questi casi diventa decisiva la perversione del linguaggio.

martedì 28 settembre 2010

La sorprendente uguaglianza

Il benessere delle regioni meridionali è inferiore o uguale a quello delle più ricche regioni settentrionali?

Guardando ai redditi non c' è storia: se la nostra vita è dura, il sud è di fatto alla fame.

Quando scoppierà la rivolta, mi chiedo?

In realtà basta fare i conti un po' meglio, considerare tre elementi che di solito sfuggono:

1) costo della vita;

2) sussidi ricevuti;

3) tempo libero...

... per accorgersi che il tenore di vita al sud e al nord è praticamente lo stesso.

P.S. il terzo elemento vi lascia perplessi? In realtà noi italiani lo conosciamo bene!

venerdì 27 agosto 2010

La bontà delle favole vale zero

Le gerarchie ecclesiastiche sono costantemente sotto attacco, quando apri il giornale l' articoletto velenoso lo trovi sempre.

Ma quasi sempre si puo' anche girar pagina senza ripensamenti: la firma segnala subito l'avversione ideologica e aprioristica che inquina ogni possibile messaggio; voci del genere si autoestinguono, secernono un veleno che è anche antidoto. Non hanno nessuna voglia di farsi ascoltare dagli "altri" e quindi noi non le ascoltiamo.

Ma Panebianco non ha certo una voce tanto querula, lui puo' e deve essere letto.

Il principe degli editrialisti mette in guardia la Chiesa da minoranze organizzate che agiscono al suo interno.

Si parla di immigrazione.

... a giudicare dalle prese di posizione di una parte almeno dei vertici della Chiesa sembra che, spesso, essi siano più influenzati dall' attivismo delle minoranze cattoliche impegnate nel volontariato pro immigrati che dalle opinioni, se non prevalenti, certo fortemente rappresentate (secondo i sondaggi) fra i fedeli che frequentano le funzioni domenicali...

Non è tanto una questione "democratica", quanto di realismo e onestà.

Abbiamo già visto a più riprese come la Caritas, per esempio, tarocca i dati sulla povertà pompandoli a dismisura. Il problema non è il taroccaggio ma il fatto che lo si reputa lecito se fatto con buone intenzioni.

Qualcuno vorrebbe infatti una Chiesa impegnata nel diffondere solidarietà e fratellanza tra gli uomini; il realismo non ha senso ed è controproducente, la Chiesa ha solo un messaggio e deve urlarlo più forte che puo': amatevi.



A compensare ci penseranno altri, noi della Chiesa siamo solo una rotella dell' ingranaggio e dobbiamo ruotare sempre nel solito senso.

L' immigrato delinque? Fa niente, amalo.

Il rom vive di espedienti? Fa niente, amalo.

Il messaggio non deve valere solo per il singolo cittadino ma anche per il legislatore: amate! perdonate! Fatelo il più possibile, fatelo sempre, fatelo quando scrivete le vostre leggi.

Perchè la Chiesa ritorni alla bontà occorre costruire il paese delle favole, solo lì esiste la Fata buona, e molti si mettono d' impegno e sciolgono le briglie ad una fantasia accorata.

Attenzione Papa Ratz, non lasciarti irretire troppo dai favolieri.

Chi non si fa certo irretire è il Cardinal Biffi. Ricordiamo le sue profetiche parole proprio sull' immigrazione.

Disse che lo Stato sembrava essere stato colto di sorpresa dall’ondata migratoria, mostrando incapacità di “gestire razionalmente la situazione entro le regole irrinunciabili e gli ambiti propri dell’ordinata convivenza civile”.

Ma disse che anche la Chiesa appariva smarrita:

“Sono state colte di sorpresa anche le comunità cristiane, ammirevoli in molti casi nel prodigarsi prontamente ad alleviare disagi e pene, ma sprovviste finora di una visione non astratta. [...] Le generiche esaltazioni della solidarietà e del primato della carità evangelica – che in sé e in linea di principio sono legittime e anzi doverose, quale che sia la razza, la cultura, la religione e la legalità della presenza dell’uomo in difficoltà – si dimostrano più generose e ben intenzionate che utili, se rifuggono dal commisurarsi con la complessità del problema e la ruvidezza della realtà effettuale.

“Anche nella nostra esplicita consapevolezza di pastori [...] abbiamo avuto in merito due estesi documenti. [...] Ambedue sono più che altro (e doverosamente) tesi a costruire e a diffondere nella cristianità una ‘cultura dell’accoglienza’. Manca invece un po’ di realismo nel vaglio delle difficoltà e dei problemi; e soprattutto appare insufficiente il risalto dato alla missione evangelizzatrice della Chiesa nei confronti di tutti gli uomini, e quindi anche di coloro che vengono a dimorare da noi”.

E adesso bisogna scegliere tra la bontà delle favole dei "cristiani adulti" e l' umanità biffiana da calare in un mondo vero.

Finora la Chiesa ha sempre scelto il mondo vero, ora cosa sceglierà?

Finora la Chiesa ha sempre privilegiato il "tutto" alla parte in commedia? Ora accetterà di farsi vaccinare dalle parole di Biffi?

mercoledì 27 gennaio 2010

Case sfasciate che stanno in piedi

Ci sono case periclitanti in grado di troneggia per secoli in modo quasi irrisorio. Un esempio? La Torre di Pisa? Peggio, Casa-Italia tutt' intera.

E parlo di sfasci reali, non illusori come i quelli raffigurati nei murales ingannatori di John Pugh...

La crepa centrale ha un nome, è stata battezzata felicemente: "sacco del Nord". Sacco nel senso di saccheggio, ovviamente.

Le cifre le fa un perito insindacabile, Ricolfi (vicino PD), nel suo ultimo (imperdibile) libro.

Persino peggio di quanto urlano i politici (della Lega) in campagna elettorale.

La Ricetta del sociologo: rassegnatevi o viene giù tutto.

martedì 29 dicembre 2009

Chi ha preso la bastonata?

Ma quali sono stati i gruppi sociali maggiormente colpiti dalla crisi economica in atto? I cittadini del Mezzogiorno o quelli del Nord? I lavoratori dipendenti o quelli indipendenti? Gli stranieri o gli italiani?

Risposta: Nord, indipendenti, italiani.

Secondo voi, ascoltando radio e tv, fahre in particolare, tutto cio' risultava palese?

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sabato 18 ottobre 2008

Emergenza precariato? No, emergenza dualismo

Cosa si cela sotto quella che viene agitata come "emergenza del lavoro precario". Su Fahreunblog sfrutto alcune analisi di Ricolfi.

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