Visualizzazione post con etichetta neo-liberismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta neo-liberismo. Mostra tutti i post

martedì 29 gennaio 2019

L'INSIDIOSA PROPAGANDA NEOLIBERISTA

L'INSIDIOSA PROPAGANDA NEOLIBERISTA

Si tratta di una propaganda molto efficace, per lo più portata avanti dai suoi critici.

Perché dico questo?

Perché il neoliberista tipico è un po’ strano, sponsorizza politiche molto particolari, faccio qualche esempio:

1) Libera immigrazione.

2) Libera droga.

3) Deregolamentazione in campo immobiliare.

4) Taglio della spesa pubblica, specie scuola e sanità.

5) Tassazione dell’inquinamento anziché regolamentazione.

Eccetera.

Detto questo, molto spesso, al suo core business aggiunge credenze più convenzionali, del tipo:

1) Il cielo è azzurro.

2) I debiti si ripagano.

3) Inanellare una lunga serie di deficit pubblici non è il massimo.

4) Le politiche ridistributive presentano una serie di inconvenienti.

Eccetera.

Chi si lamenta del neoliberismo, di solito, si lamenta delle politiche “convenzionali”, non delle politiche neoliberiste.

Perché? Ma perché praticamente nessun governo ha mai applicato le impopolari politiche neoliberiste. Ve lo vedete un politico che propone un taglio del 50% della sanità?

Insomma, i critici del libero mercato indirettamente glorificano il neoliberismo pensando che chi lo sostiene abbia ottenuto il monopolio del buon senso convertendo tutti al suo vangelo. Troppa grazia!

https://feedly.com/i/entry/B7jw4LCucCLXhd0mcd9EmMn+sbxtNLGOdNAs60PDOTo=_16895c2d579:50a5b06:3a104d3b

sabato 6 agosto 2016

Liberali, liberal e neo-liberisti

Si tratta di tre correnti di pensiero della modernità spesso confuse tra loro, anche a causa della denominazione ambigua. Forse vale la pena chiarire adottando un punto di vista cronologico:
1) i liberali si collocano in principio rivendicando la libertà religiosa, ma poi anche quella di espressione e i diritti individuali in generale. Vedono con favore l’associazionismo e l’autogoverno, fosse anche solo per il loro portato educativo (in questo senso i Padri Fondatori americani ne sono l’epitome). Nascono per contestare i privilegi di talune classi (nobili, proprietari terrieri, clero). Credono nelle virtù dell’ordine spontaneo dal basso in opposizione al piano socialista, hanno un approccio empirico “trial and error” che contrasta con il razionalismo dall’alto dei lumi alla francese. Mantengono una distinzione capitale tra giusto/buono e ingiusto/cattivo: una disgrazia è malvagia ma non ingiusta poiché l’ingiustizia implica un colpevole da punire che nel caso della disgrazia non c’è; l’aiuto a chi sta peggio è dovuto ma costituisce un precetto morale che si esplica nella filantropia. La loro concezione di libertà è negativa: libertà come non-interferenza. Sono essenzialmente ossessionati dalle intromissioni dello stato e l’eguaglianza che predicano è meramente formale: pari diritti (creati uguali).
2) I liberal provengono storicamente dalle file dei liberali, ma cio’ che non sopportavano, più che i privilegi di alcune classi, erano le diseguaglianze che da essi derivavano. Una volta constatato che anche la società liberale produceva diseguaglianze sostanziali non molto dissimili, si sono prontamente smarcati cercando di introdurre una serie di correttivi sociali attraverso forme di interventismo (redistribuzione del reddito e regolamentazione) in grado di rimediare ai difetti della società liberale. Procedevano spesso pragmaticamente valutando caso per caso e ponendo qua e là pezze di circostanza. Lo stato per loro è lo strumento essenziale col quale realizzare il progetto egalitario (che chiamano di pari opportunità per distinguersi dai socialisti). La concezione della libertà che sostengono è eminentemente positiva: un uomo è libero quando puo’ fare certe cose, e lo stato ha lo scopo di spianargli la strada quando non ce la fa da solo (“rimuovere gli ostacoli” dice la nostra Costituzione): se si decide che libertà è poter mangiare lo stato deve garantire cibo a tutti, se si decide che libertà è poter volare lo stato deve fornire ali a tutti.
3) I neo-liberisti nascono allorché la società liberal palesa delle chiare inefficienze (alta spesa pubblica, alta tassazione, burocrazia invasiva). I neo-liberisti chiedono meno regole e meno tasse a chi investe (i ricchi) ma, diversamente dai liberali classici, accolgono il principio di una rete di sicurezza purché sia uguale per tutti (tipo reddito minimo di cittadinanza). A volte questa rete è molto elevata, il che implica un’alta tassazione. Tanto per capirsi, un paese neo-liberista potrebbe essere la Danimarca: poche regole, privatizzazione diffusa dei servizi, economia estremamente aperta ma una rete di garanzie elevate per chi cade, il che implica tasse elevate (anche se non penalizzanti per i ricchi o le imprese: la progressività è inferiore anche rispetto agli USA e il carico fiscale per le imprese è minimo). Il neo-liberista è un razionalista e vede lo stato come uno strumento per realizzare il piano di una società improntata al mercato (ovvero all’efficienza economica), anche per questo l’eccessivo frazionamento dell’autorità politica (federalismo, associazionismo e corpi sociali intermedi) non è incoraggiato, il che lo espone all’accusa di “atomismo”.
lib

sabato 31 dicembre 2011

Le meraviglie del neoliberismo

Esce un film su Margaret Thatcher, la più grande statista del dopo guerra (secondo me), protagonista indiscussa della svolta neoliberista (secondo tutti).

margaret

Una rivoluzione talmente contagiosa che parlare di destra e sinistra ormai non ha più molto senso:

…Although the dispute over neoliberalism is often characterized in left/right terms, that characterization is misleading…

L’ unico idealismo che sdegna le utopie:

… Yet, the neoliberal revolution has been widespread and highly successful. And the motives of neoliberal reforms are much purer than one would imagine after reading left-wing criticisms of free-market reforms…

Molti al solo sentire la parola smettono di pensare e esternano il loro astio senza nemmeno avere una definizione di neoliberismo:

… the neolibberal revolution combines the free markets of classical liberalism with the income transfers of modern liberalism…

Altri negano che esista, ma forse non si rendono conto che, sebbene…

… there was no significant reduction in government spending: In most countries, the government's share of GDP has been fairly stable in recent decades…

… non si puo’ negare che un po’ in tutti i paesi…

… Markets in almost every country are much freer than in 1980; the government owns a smaller share of industry; and the top MTRs on personal and corporate income are sharply lower…

I campioni del neoliberismo sono forse i paesi nordici, Danimarca in testa: ferrovie, aereoporti, torri di controllo, autostrade, posta, scuole… il privato è ovunque, anche in settori che gli USA si sognano. Basti un solo termine di paragone: mentre da noi una campagna da terzo modo demonizza le scuole libere, lì si incentivano scuole e ospedali a esplicito fine di lucro!

Ma, contro certi resoconti che disdegnano i fatti, l’ esito positivo delle politiche neoliberiste è palpabile anche in Sudamerica, repubbliche ex sovietiche, per non parlare del continente asiatico: più apertura dei mercati, più ricchezza. Ovunque

Una certa narrazione, poi, descrive il neoliberismo come il far west, una nuova barbarie dove regnano aggressività e sopraffazione: chi ha le unghie più lunghe e taglienti vince:

fingernailguns-550x412-500x374

… niente di più falso, specie se pensiamo che…

… few years ago, I researched9 the relationship between cultural attitudes and neoliberal reforms among the developed countries. It turns out that, between 1980 and 2005, those countries with more idealistic or civic-minded cultures (as indicated by surveys on attitudes toward the common good and by indices of corruption10) tended to reform their economies much more rapidly than countries with less civic-minded attitudes.11 Interestingly, Denmark has by far the most civic-minded culture in the group of 32 developed countries, and, as noted above, ended up with the least statist economic system in the Heritage's 2008 rankings (excluding the two size-of-government categories). Greece has the least civic-minded attitudes and ended up with the most statist economy in 2008… leggi tutto.

martedì 30 marzo 2010

La nostra piccola rivoluzione

Sono contrario alla mentalità rivoluzionaria e alla rivoluzione, benchè l' unica sperimentata sulla pelle, quella neo-liberista, mi abbia segnato ed esaltato al contemo.

Ma come descriverla?

La parola a Scott Sumner:

The Economist magazine, which I’ve read for 35 years, was my guide to the neoliberal revolution. By the end of the 1980s I understood that it was a global phenomenon and that it was bi-partisan. This inoculated me against Krugman’s conspiracy theories that the Reagan revolution was all a right-wing Republican plot to grab Southern whites by playing the race card. Even if true of the US, it doesn’t explain why the same policy trends occurred in 200 out of 204 countries. And then there is Krugman’s argument that economies often did not do better after the free market reforms. From The Economist I learned that you have to look at things cross-sectionally. Almost everywhere in the world economic growth slowed after 1973. The important point is that growth slowed much more in countries that did little reform, and much less in the more free market economies. It doesn’t matter whether Chile grew faster or slower after 1973, what matters is that after 1973 Chile became the most successful economy in Latin America.