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mercoledì 19 febbraio 2020

hl It’s Not So Only - FACE IN CERCA DI RISSE

IN CERCA DI RISSE
Da "piccolo" mi sono ripromesso: "mai partecipare alle dispute terminologiche". Ero fiero di badare solo alla "sostanza", di occuparmi solo di "fatti".
Tuttavia, giovane focoso e sempre alla ricerca di risse in cui infilarmi, tornavo spesso a casa dal mio giro sui social innocente come un giglio. Mai una macchiolina di sangue sul mio coltello. Non che la comunione mistica trionfasse ovunque, ma ogni scontro alla fine era sempre e solo sulle parole. In me ha cominciato a serpeggiare un dubbio: non è che i nostri disaccordi siano dovuti unicamente al linguaggio? So che in passato alcuni filosofi - oggi piuttosto screditati - credevano proprio questo.
Ma faccio qualche esempio per spiegarmi meglio.
1) Il ludopatico è un tale che ama smisuratamente il gioco o un malato fuori controllo?
2) L'omosessuale è un pervertito o una persona con gusti particolari?
3) Il bambino lento nelle moltiplicazioni è un asino o un discalculico?
Si tratta di temi altamente divisivi che invitano alla rissa, lo so. Ma è una rissa sui fatti o sulle parole?
Chi vuole starne fuori di solito delega tutto all'esperto, che nei casi fatti sopra lo psichiatra: che sia lui a dirmi come rispondere. A guardar bene un simile atteggiamento non sposta di un millimetro le cose, esempio: gli psichiatri che per alzata di mano decidono che l'omosessualità non è più un disturbo ma una preferenza stanno giudicando i fatti o stanno dando un nuovo senso alle parole? No perché mentre il voto cambia i fatti noti sull'omosessualità non sono cambiati di una virgola.
La mia sensazione è che quasi tutti i nostri disaccordi siano sulle parole, e che la scienza goda di buona reputazione perché, definendo bene i termini, limita i litigi.
Ma prendiamo un altro dilemma storico:
4) E' la terra a girare intorno al sole o il sole a girare intorno alla terra?
Qui non sembrano esserci dubbi: si parla e si litiga sui fatti. Calma, direbbe il cardinal Bellarmino, anche questa puo' essere vista come una contrapposizione terminologica. Ovvero, i fatti sono i medesimi in entrambe le versioni ma l'interpretazione per cui la terra gira intorno al sole ci consente di fare un discorso più bello, più semplice, più lineare. Quindi vince. Tutto sommato Galileo, che non era scemo, ha fatto bene ad evitare la pira per una questione terminologica.
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It’s Not So Only
~ John Nerst
Citation (APA): Nerst, ~. J. (2020). It’s Not So Only [Kindle Android version]. Retrieved from Amazon.com

Parte introduttiva
Evidenzia (giallo) - Posizione 2
It’s Not So Only By ~ John Nerst
Nota - Posizione 3
Disaccordi: su fatti su valori su modedlli i primi due riguatdano l evidenza i secondi due riguardano la semplicitá. dietro le dispute terminologiche ci sono dispute sui modelli. Non sono irrilevanti come molti pensano.
Evidenzia (giallo) - Posizione 6
whether most mental illnesses are best thought of as actual illnesses (as a psychiatrist would see it) or as unusual preferences
Nota - Posizione 7
Il problema
Evidenzia (giallo) - Posizione 8
It’s notable how far removed from concrete facts this debate is.
Nota - Posizione 8
Tesi
Evidenzia (giallo) - Posizione 8
how we ought to model mental illness.
Nota - Posizione 9
Cosa riguarda effettivamente
Evidenzia (giallo) - Posizione 11
isn’t simply a matter of facts
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
plain factual
Nota - Posizione 13
Secondo disaccordo
Nota - Posizione 13
Terzo disaccordo..
Evidenzia (giallo) - Posizione 13
value-based
Evidenzia (giallo) - Posizione 14
There’s a tendency to put disagreements in either the factual or value-based bucket:
Nota - Posizione 14
L errore. Trascurare il disaccordo sul modello
Evidenzia (giallo) - Posizione 16
Savage political fights can happen without any factual disagreement or fundamental value difference.
Nota - Posizione 17
Tesi ######
Evidenzia (giallo) - Posizione 23
disagreements about how to represent or make sense of reality.
Nota - Posizione 23
Ma c é un altro disaccordo. Il disaccordo di senso.
Evidenzia (giallo) - Posizione 24
We have to compress (simplify and generalize) aggressively. When we do that we have to make choices, and thus, the result is value-laden.
Nota - Posizione 25
Quando ci costruiamo un senso
Evidenzia (giallo) - Posizione 25
So, it’s really all subjective? No,
Nota - Posizione 26
Il modello nn é arbitrario. La semplicitá dirime
Evidenzia (giallo) - Posizione 28
Not having a perfectly objective answer doesn’t make something arbitrary.
Evidenzia (giallo) - Posizione 32
Our understanding of model type disagreement is severely underdeveloped
Nota - Posizione 32
Rispetto a fatti e valori
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
impression that they’re some kind of illusion.
Evidenzia (giallo) - Posizione 33
David Chalmers’s paper on verbal disputes
Nota - Posizione 34
Caposaldo
Evidenzia (giallo) - Posizione 34
Is there a distinction between questions of fact and questions of language? Many philosophers have said no. But a version of the distinction is ubiquitous,
Nota - Posizione 35
Incipit Di Chalmer
Evidenzia (giallo) - Posizione 36
when the two parties agree on the relevant facts about a domain of concern, and just disagree about the language used
Nota - Posizione 37
Disputa verbale
Evidenzia (giallo) - Posizione 40
I thought from the start of this “disagreement” that there was no disagreement to speak of.
Nota - Posizione 41
L impressione nelle dispute verbali. Un commento a scott caplan
Evidenzia (giallo) - Posizione 43
If a disagreement isn’t about facts, it’s about preferences, which are implied to be arbitrary
Nota - Posizione 43
Dove giungono in molti
Evidenzia (giallo) - Posizione 45
The phrases ‘libertarian free will’ and ‘compatibilist free will’ are abominations. If libertarians and compatibilists aren’t using ‘free will’ to mean the same thing,
Nota - Posizione 46
Esempio di finto disaccordo x il commentatore. O un disaccordo é sui fatti o nn esiste.
Evidenzia (giallo) - Posizione 58
not so bad”). “Only” is reinterpreted as an adjective meaning “insignificant”,
Nota - Posizione 58
e invece le dispute linguistiche pesano
Evidenzia (giallo) - Posizione 59
These disagreements are only about words. Well, that’s not so only, buddy.
Nota - Posizione 60
Tesi
Evidenzia (giallo) - Posizione 64
But sure, pull out a dictionary to settle an argument…
Nota - Posizione 64
Per molti é semplice

mercoledì 16 ottobre 2019

L'UOMO NUOVO

L'UOMO NUOVO
L'uomo-leone è stato scolpito in Germania 37.000 anni fa. E' stato scolpito da un uomo nuovo (UN). Non poteva essere scolpito da un animale (A), e non solo perché gli animali non utilizzano gli attrezzi in modo sofisticato. Non poteva nemmeno essere scolpito da un uomo vecchio (UV), ovvero un uomo nato prima di 70.000 anni fa, anche se l' UV utilizzava attrezzi in modo sofisticato e faceva anche sculture.
Perché? Perché sia A che UV non posseggono il linguaggio di UN, ovvero un linguaggio che consente di immaginare una testa di leone su un corpo di uomo. Una cosa del genere non puo' essere vista e designata dal linguaggio, deve essere immaginata.
Prendiamo queste due frasi:
1) Il mio amico è morso da un cane.
2) Il cane è morso dal mio amico.
Chi puo' cogliere la tragedia della prima e l'umorismo della seconda? Solo UN. UV no, anche se possiede lo stesso vocabolario e lo stesso manuale di grammatica di UN. 1 e 2, infatti, non differiscono quanto a lessico e grammatica. UV comprenderà 1, perché è una situazione comune ed è designata da quella frase. Ma 2 non è una situazione vissuta e designata, va immaginata combinando in astratto elementi presi da 1. UV non sa immaginare con il linguaggio, UN sì.
In cima a questo post c'è scritto Riccardo Mariani, è l'autore del post. Ma io potrei anche prendere quella stringa di lettere e piazzarla nel testo del post tra virgolette, in questo modo renderei "Riccardo Mariani" anche un contenuto del post. UV non possedeva un linguaggio in grado di concepire Riccardo Mariani sia come autore del post che come contenuto del post. Non possedeva un linguaggio in grado di concepire le virgolette. Non possedeva un linguaggio in grado di trasportare delle stringhe da un testo all'altro. Non possedeva un linguaggio cosiddetto ricorsivo.
Il linguaggio ricorsivo consente di immaginare cose combinando elementi diversi: un pezzo del leone con un pezzo di uomo; oppure consente di permutare le posizioni finali e iniziali di 1), oppure prendere una stringa in cima al post e metterla dentro il post. Il linguaggio ricorsivo è infinito poiché quando le combinazioni finiscono si possono combinare le combinazioni stesse e così via all'infinito. Il linguaggio ricorsivo è alla base della cultura umana, è l'arma fondamentale che ci ha consentito di dominare il mondo.
Lo sviluppo del linguaggio ricorsivo è correlato con quello della corteccia pre-frontale. Un bambino che non è esposto per tempo e a lungo a questo linguaggio non lo dominerà più. Per tempo significa entro 5 anni.
Ma cosa è successo 70.000 anni fa? Come è nato UN? Una mutazione genetica ha rallentato lo sviluppo della corteccia pre-frontale allungando il tempo utile di esposizione. Prima lo sviluppo terminava entro i 2 anni, troppo poco perché un linguaggio ricorsivo potesse essere assimilato.
Probabilmente, sono nati due gemelli con questa mutazione e hanno iniziato a parlare fittamente tra loro. Dopodichè l'immaginazione è andata al potere. Per questo che la teoria è stata battezzata "Romolo e Remo", come i i due fratellini allevati da una lupa. Sì, prima dei due gemellini mutanti noi eravamo praticamente dei lupi.
Per approfondire vedi l'articolo che linko nei commenti.
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mercoledì 17 luglio 2019

IL GIORNO CHE DIVENTAI SESSISTA (ma anche razzista)

IL GIORNO CHE DIVENTAI SESSISTA (ma anche razzista)

Fu quando rimbalzando di link in link finii in una discussione Facebook nella quale una Tizia confessava candidamente di aver abusato del proprio fidanzato, non solo, descriveva anche l’evento specifico. Insomma, quel giorno aveva bisogno che lui le facesse un favore, ma lui si mostrava poco disponibile (forse giocava l’Inter), cosicché lei di punto in bianco scoppia a piangere. Si badi bene che non aveva pianto ad arte per manipolarlo, solo perché era triste (lei stessa lo precisava). Tuttavia, questa ragazza che si mostrava alfabetizzata e consapevole, era convinta di aver compiuto un “abuso”, perché la sua definizione di "abuso" era: "fare qualcosa che fa stare male il tuo partner evitando di rispettare certi confini della rispettiva autonomia”. Ecco, piangendo, avrebbe fatto sentire in colpa il suo fidanzato e invaso brutalmente i “confini” della sua autonomia.

Chi esce fregandosi le mani da una storia del genere? Ovvio, chi abusa (realmente) del proprio partner: non esiste più un termine per designarlo ed isolarlo! Voglio dire, un tempo il mondo era diviso in due categorie di persone: che abusava del prossimo e chi no. I primi erano persone da evitare. Oggi, a quanto pare, non è più così. La parola “abusare” ha perduto ogni valore informativo.

Ma sono tante le parole che più o meno recentemente hanno perso ogni valore informativo, penso a: “sessista”, “razzista”, “fascista”, “molestatore”, “omofobico”, “xenofobo”, ma anche “povero”, “svantaggiato”, “autistico”... Provate solo a leggervi certi saggi sui dieci comandamenti riveduti e corretti da “cardinaloni” alla moda, come minimo scoprirete di essere dei ladri omicidi.

Ad ogni modo, così come il povero in canna sfrutta l’iper-inflazione per vedere da vicino come è fatto un bigliettone da 500 euro, io sfrutto l’inflazione parolaia per provare l’ebbrezza di definirmi pubblicamente sessista, razzista, fascista e molestatore di donne inermi. In attesa di diventare pedofilo.

venerdì 5 luglio 2019

GERGO

Molti sono disturbati dall’invasione dei termini inglesi, a me disturba di più l’invasione dei termini scientifici.
Se stai parlando della vita quotidiana, usa i termini della vita quotidiana ed evita di fare lo “scienziato”.
Esempi.
Non IQ ma INTELLIGENZA.
Non ESSERI UMANI ma PERSONE o GENTE.
Non MASCHIO ma UOMO. Non FEMMINA ma DONNA.
Non RAZIONALE ma RAGIONEVOLE.
Non OTTIMALE ma MIGLIORE.
Non UTILITA’ ma FELICITA’.
Non AUTISTICO ma SECCHIONE.
Non STATUS ma REPUTAZIONE.
Non PROBABILITA’ ELEVATA ma PROBABILE.
Non SANO ma CORRETTO.

continua

https://feedly.com/i/entry/ty+AzTYZ3TUuMuPycOdkUNamwQCXNpDbajbdLnbrc5c=_16bc0f1c923:3a9889e:73d34570

martedì 29 gennaio 2019

A CHE SERVE UNA REGOLA GRAMMATICALE?

A CHE SERVE UNA REGOLA GRAMMATICALE?
Per farsi capire?
Per essere insegnata?
Per segnalare qualcosa relativa al parlante?
Per realizzare un'estetica della lingua?

venerdì 2 febbraio 2018

Le virtù della lingua

I linguaggi più ricchi lessicalmente sono più poveri strutturalmente.
Languages with many speakers tend to be structurally simple while small communities sometimes develop languages with great structural complexity. Paradoxically, the opposite pattern appears to be observed for non-structural properties of language such as vocabulary size. These apparently opposite pa...
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venerdì 17 novembre 2017

Ubiquità dell'ambiguo

Ubiquità dell’ambiguo

Seguivo ieri sera alla TV un talk politico.
All’inizio mi sembrava di capire, dopo ho cominciato a dubitare e infine non capivo bene nemmeno cosa dovessi capire. Più urlavano, più ero disorientato.
Ne sono uscito con un’unica certezza: la lingua della politicaè talmente evanescente che ti spiazza di continuo. Decisamente  frustrante!
Ma perché una comunicazione tanto ambivalente? E, per uscire dal particolare, perché il linguaggio ambiguo sembra così ubiquo?
A questo punto forse è meglio fare qualche precisazione per evitare facili equivoci. La mia non è affatto un’invettiva contro i politici ma una curiosità linguistica! Veniamo ora alle tre precisazioni.
SUPERFICIALITÀ
Siccome sono partito dalla politica e dalla Tv, so cosa potrebbe pensare qualcuno. No, non mi interessa l’ambiguità come effetto collaterale dell’imprecisione e della superficialità. Al contrario, mi interessa come forma particolarmente sofisticata dell’interlocuzione.
ABBREVIAZIONI
Non mi interessano nemmeno le ambiguità linguistiche che emergono da esigenze stenografiche. Certo, capita talvolta che per sintetizzare un concetto complicato si ricorra a formule poco esaustive che finiscono poi per risultare vaghe, un sacrificio che talvolta vale la pena di fare.  Ma questo lo capisco e non mi interessa. Mi interessa invece l’utilizzo di formule ambigue quando potremmo senza costi rilevanti essere più precisi.
MANIPOLAZIONE
Non mi interessano neanche  le ambiguità linguistiche utilizzate per manipolare e confondere il prossimo. Il caso che faccio, sia chiaro, è solo quello di persone che, con interessi allineati, ricorrono a discorsi indeterminati.
***
Al momento le soluzioni per me più convincenti all’enigma sono le tre che espongo di seguito.
LA SOLUZIONE DELL’ INCENDIO
Il cinema va a fuoco,  l’assembramento che si crea all’uscita blocca il deflusso e causa una strage. Oltre il 40% del pubblico, quello più lento nel guadagnare l’uscita, non ce l’ha fatta.
Qualora il deflusso fosse stato ordinato, il sacrificio si sarebbe potuto contenere  al 10% del pubblico in sala.
Qualcuno pensa: “ah se solo l’avessero saputo”.
Errato. il fatto di “sapere” non avrebbe cambiato alcunché. Chi corre più veloce si assicura comunque la salvezza, e poco importa se tutti sanno che evitando di correre sia possibile  limitare i danni… uno si dice: “certo potrei camminare ma se poi gli altri si mettono a correre a tradimento per non rischiare di essere nel 10%? Non è che è meglio anticiparli?”. E via che si parte a correre.
Cosa occorre allora per minimizzare i danni? Non la conoscenza semplice ma la cosiddetta conoscenza “comune”, ovvero un’ignoranza specifica nonché una voce autorevole che con formule ambigue inviti a non correre.
Una voce è autorevole non solo quando siamo disposti a crederle ma quando sappiamo che anche gli altri sono disposti a crederle e sappiamo che gli altri sanno che noi siamo disposte a crederle… e via all’infinito. Se non si raggiunge l’infinito la voce non puo’ definirsi “autorevole”.
inoltre è necessario mantenere una certa ignoranza grazie a messaggi ambigui: se la voce autorevole ricorresse ad una formula precisa del tipo “se non correte morirà solo 1/10 di voi e minimizzeremo i danni”, la gente correrebbe, lo abbiamo visti prima.
D’altro canto, se la voce autorevole sparasse una balla clamorosa del tipo “solo se non correte ci salveremo tutti”, perderà ogni autorevolezza restando inservibile per i bisogni futuri della comunità.
E’ la vaghezza e la reticenza del messaggio dato a salvare capra e cavoli.
Esempio: il saggio esclama: “non correte, per dio!”, oppure “ forse meglio per tutti non correre!”.
In questo modo la gente non corre poiché si fida dell’autorità ma soprattutto perché sa che anche gli altri si fidano eccetera.
Allo stesso tempo, in questo modo l’autorità non perde in autorevolezza poiché giocando con parole vaghe nessuno potrà mai accusarla di aver mentito, tutti constateranno che nel complesso aveva ragione “è stato meglio non correre”.
Avere e coltivare una “voce autorevole” è massimamente richiesto a sacerdoti e politici, entrambi svolgono incarichi pastorali. La vaghezza è un prezioso timone quando si pilotano le greggi.
LA SOLUZIONE MAMMA
Mia mamma è curiosa di quel che mi succede sul lavoro ma non ha la minima idea di cosa io faccia esattamente e nemmeno le competenze per capirlo. Io del resto sono un musone e lei sa che di mia iniziativa non contribuirò mai a soddisfarla.
A volte ripete a pappagallo alcuni termini orecchiati, tipo: “spesometro”, “reverse charge”, “esimente”… ma non sa cosa dice.
Vorrebbe domandare per innescare una discussione ma questa sua ignoranza la frena.
La sua curiosità è legittima, io sono la persona più cara che ha al mondo e passo almeno otto ore al giorno in ufficio, le sembra assurdo non saper nulla di quella dimensione della mia vita.
Qual è allora la sua strategia? Butta lì domande “vaghe” a cui io (il rispondente) sono chiamato a dare un contenuto più specifico.
A volte ci prova con un generico “avete da fare? Siete presi? Avete in ballo delle scadenze? E poi quello là che doveva sposarsi che fine ha fatto? Come va con lo “spesometro”?”
Il più delle volte la mia musonaggine mi porta a reazioni violente: il nostro lavoro è tutto una scadenza, una domanda del tipo “siete presi con le scadenze” segnala incomprensione da parte sua e frustrazione da parte mia che non sentendomi capito aumento lamia ansia.
Ma altre volte, quando sono in vena, mi sbottono e comincio a parlare della vita di ufficio in termini a lei comprensibili. Ha ottenuto il suo obbiettivo. Non solo, capita a volte che io mi sbottoni e si finisce per parlare di qualcosa in cui lei – miracolo! – è competente. Non di rado ottengo anch’io a sorpresa info preziose e consigli da mettere a frutto. 
Ma come si realizza tanto “bene”? Grazie ad una richiesta vaga – che nemmeno il richiedente saprebbe precisare – resa possibile da un linguaggio vago.
Il linguaggio vago, allora, puo’ avere anche questa funzione: favorisce la cooperazione nella ricerca della verità specie quando non sappiamo esattamente cosa stiamo cercando.
SOLUZIONE ONDA VERDE
A volte parliamo di fronte ad una platea avendo l’esigenza di far capire una cosa a certe persone e un’altra ad altre.
In questi casi il linguaggio ambiguo aiuta.
Ho in mente i criminali, dovendo sempre vivere al coperto ricorrono di continuo a codici ambigui.
I mafiosi, in particolare. Il loro linguaggio è talmente spettacolare che c’hanno costruito su un intero filone cinematografico.
Ma penso anche all’ “Onda verde viaggiare informati” quando deve segnalare incidenti e indicare vie alternative.
In presenza di un incidente si formano lunghe code ma dirottare tutti su una via alternativa – magari angusta – peggiorerebbe ulteriormente le cose.
Ammettiamo che la soluzione ideale sia questa: indirizzare nella via alternativa il 60% del traffico e lasciarne il 40% sulla via principale dove si è registrato l’incidente. Ebbene, come dare l’informazione al fine di produrre esattamente questo esito?
E’ necessario che, ascoltando le stesse parole, alcuni automobilisti – il 60% – pensino che sia meglio prendere la via alternativa e altri – 40% – che sia meglio restare sulla via dell’incidente. Probabilmente l’obbiettivo non verrà mai centrato in pieno ma se uno padroneggia le ambiguità del linguaggio puo’ andarci vicino
E’ quello che dicevo prima: comunicare cose differenti a persone differenti usando un unico messaggio. Un’esigenza che si soddisfa grazie al linguaggio ambiguo.
CONCLUSIONE
Perché ritengo tanto importante dare un senso positivo al linguaggio ambiguo?
Forse perché rinforza il senso di alcune attività umane particolarmente focalizzate sul linguaggio ambiguo: penso all’arte.
Cosa significa questo? Cosa significa quello? Nell’arte domande del genere ricorrono. Non sono insensate. Purché si sappia che non esistono e non devono esistere risposte univoche.
Nella musica, in particolare. Il significato a cui rinvia un brano è e deve essere altamente ambiguo: tra tutte le arti la musica è la più astratta.
Per questo la musica “a programma” è spesso considerata di serie B (e lo sarebbe sul serio se fosse davvero vincolata al “programma”).
Sara – che insegna musica ai bimbi – mi riferisce che, personalmente, “osa” attribuire un significato preciso alla musica solo se in origine lo ha fatto l’autore, per esempio il Vivaldi de “Le quattro stagioni”.
La capisco in concreto – la deferenza verso l’autore è garanzia di rigore – ma in astratto ha torto. Perché?
Basta porsi una domanda: “Le quattro stagioni” sono una musica riuscita? Sì, allora non sono meno ambigue di altre musiche in cui l’autore non ha specificato affatto alcun significato.
Il che non significa solo che quest’opera deve conservare la sua ambiguità per conservare la sua bellezza ma che noi ascoltatori – per qualsiasi musica – siamo autorizzati a rintracciare significati completamente alieni dagli intenti originari dell’autore. L’importante è non fissarsi, poiché l’ambiguità sopporta bene l’attribuzione di un significato ma non di un significato univoco.
POSTILLA
Ma se ambiguità e socialità convivono in modo felice, sembra che anche ambiguità e stupidità abbiano un canale comunicativo privilegiato.
Sembra infatti esserci un robusto legame tra l’apprezzamento di vaghi aforismi e la scarsa intelligenza del lettore.
Molta gente – io compreso – posta roba del genere su Facebook.
Quanto più la “profonda sentenza” è vaga, tanto piùimpressiona chi ha un quoziente intellettivo sotto la media.
Esiste anche un sito per generare frasi ad effetto: voi date le parole giuste e lui le mette insieme in modo random ma sufficientemente enigmatico.
Bisognerebbe forse distinguere tra aforisma e aforisma, tra sentenza e sentenza. Nonostante questo, mi sembra credibile che esistano personalità più inclini a farsi sedurre dallo stile gnòmico.
Chi attribuisce grande valore a certa saggezza in pillole riesce meno di altri a distinguerla dalla saggezza insensata(espressa in frasi sintatticamente corrette che mischiano le parole a casaccio).
Si tratta di persone poco riflessive, con bassa capacità cognitiva, più inclini a vedere cospirazioni, a credere nella medicina alternativa, a nutrire credenze religiose e paranormali.
Se ambiguità e socialità formano una solida coppia, ambiguità e stupidità non sono da meno. A questo punto credo proprio che troppa intelligenza sia all’origine di un eccesso di individualismo.
ambig