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venerdì 9 luglio 2010

Il fisco ideale in due mosse

Come costruirlo tenendo sotto controllo iniquità, inefficienza e sopraffazione?

Primo, l' imposta cardine dovrebbe essere sui consumi, cio' garantisce equità ed efficienza: comprime l' odioso arbitrio delle aliquote progressive e non colpisce la voglia di investire.

Purchè ci si ricordi sempre che IGE o IVA non sono imposte sui consumi.

Secondo, per ridurre l' incivile spionaggio fiscale (vera piaga del mondo moderno) ci si affidi a tributi indiretti. Il reddito sarebbe derivato presuntivamente da stime ed indici.

Oggi già esiste un redditometro (tiene conto di casa, auto, assicurazioni...) che viene calcolato a nostra insaputa. Ma si possono introdurre nuovi indici sempre più sofisticati: statura, IQ... purchè lo si faccia senza disturbare il contribuente.

Praticamente ho già finito.

Ricordo solo che i Consumi, ovvero l' imponibile, sono dati da Reddito meno Investimenti. Il Reddito è presuntivo e gli investimenti effettuati nell' anno devono essere documentati dal contribuente.

Accenno solo ad una conseguenza della riforma: sparirebbero d' incanto commercialisti, tributaristi e Agenzia delle Entrate. Basterebbero pochi catasti e un pugno di burocrati.

Le imprese nemmeno sarebbero tenute ad un bilancio fiscale.

C' è poi la questione delle aliquote: per non ricadere in pratiche estorsive direi che non si puo' andare oltre il 10% sul reddito. Penso che tutti pagherebbero volentieri lasciando la mancia.

Utopia? No, solo doverosa segnaletica per chi è in cammino e non sa che direzione prendere.

giovedì 8 luglio 2010

La dinamica dei bilanci pubblici

Un' assurdità comunemente sostenuta è che l' evasione obbliga il contribuente onesto a pagare di più. Ma non è così. Gli oneri fiscali che vengono evasi o elusi non vengono assunti da altre persone. Se il mio vicino lavora in nero, le mie aliquote fiscali non aumentano.

Charles Adams

Da un punto di vista statico Adams è inappuntabile, ma da un punto di vista dinamico?

Anche.

Questo per la buona ragione che qualsiasi aumento di entrate viene inevitabilmente speso dalla politica, persino prima che si sia realizzato. Volete qualche esempio?

Se siamo arrivati a far spendere dal burocrate il 50% delle ricchezze prodotte quando un tempo non si azzardava oltre la soglia del 10%, un motivo ci sarà. Magari la retorica della "lotta all' evasione" un ruolo nello sfacelo ce l' ha.

mercoledì 30 giugno 2010

Due o tre cose da sapere sull' evasione fiscale

1. Nelle democrazie è un fenomeno recente. Ancora negli anno quaranta il giudice Jackson diceva che il sistema fiscale americano era per lo più basato sull' onore, i controlli erano pochi e l' evasione praticamente sconosciuta. Il giudice Holmes diceva: "pago volentieri le tasse, con esse compro la civiltà". P.S.: la pressione fiscale era all' 8%. Estorsiva era considerata qualsiasi tassa pagata senza il consenso del pagatore. Alle nostre orecchie tutto cio' sembra paradossale, per noi è quasi ovvio che una tassa venga pagata senza consenso.

2. Praticamente ovunque nel mondo la frode fiscale è proporzionale alle opportunità. Si evince che nessuno considera "giusto" pasgare le tasse.

3. La common law distingue tra "comportamenti criminali" e "comportamenti non criminali", l' evasione rientrava tra i secondi. Per essa fu inventato il termine di "reato positivo": comportamento non criminale ma da trattare come tale per ragioni di forza maggiore.

martedì 29 giugno 2010

La struttura portante del saccheggio

Solo un' imposta "per capitazione" è conforme al principio "la legge è uguale per tutti".

Una simile imposta equivale ad un' iscrizione: paghi 100 euro ed entri nel club.

Già un' imposta proporzionale, ovvero calcolata applicando un' aliquota, devia dal principio ma perlomeno garantisce che tutti coloro che la votano ne saranno colpiti (chi più, chi meno).

La vera struttura portante del saccheggio è l' imposta progressiva.

Puo' essere immaginata, tanto per capirsi, some una soprattassa riservata a pochi.

Con l' imposta progressiva i molti possono tassare i pochi. E' la tirannia democratica.

Svanisce infatti anche quella parvenza di consenso garantito dalla democrazia, quello per cui una classe di cittadini deve approvare l' imposta che la colpirà, per quanto colpisca ciascun membro in modo diverso. Da ora una classe di cittadini potrà randellare la classe rivale rimanendo esente anche dai colpi più lievi.

Un tempo si tassavano gli ebrei con un' aliquota quattro volte maggiore. Forse per pudore e in modo leggermente minaccioso si chiese il loro consenso, che non vi fu. Furono i cristiani ad acconsentire per loro.

L' imposta progressiva funziona un po' nel medesimo modo. Tizio dà il suo democratico consenso affinchè Caio venga spremuto.

Sapete che quando negli Stati Uniti l' imposta progressiva fu introdotta e contestata come incostituzionale, la sua difesa s' imperniò sul noto principio a baluardo della segregazione razziale: "uguali ma separati"?

La difesa fu vincente, la struttura portante installata e il saccheggio potè dilagare: dal 2% al 90% in un secolo.

E la battaglia costituzionale da noi? Ma da noi l' imposta progressiva è esplicitamente prevista dalla Costituzione. Ne dubitavate?

martedì 15 giugno 2010

Nel bene e nel male

Studiare il ruolo giocato dalle tasse nella storia dell' umanità è molto istruttivo. stringendo all' osso s' impara che:

1. aumenti delle tasse hanno portato spesso a veri e propri collassi sociali (rivoluzione francese, rivoluzione americana, rivoluzione inglese, guerra di secessione americana...).

2. nulla del genere è mai accaduto in seguito ad una diminuzione della pressione fiscale (quasi sempre benefica in termini di ricchezza complessiva prodotta).

3. i collassi di cui al punto 1 sono puntualmente preannunciati da evasione diffusa.

4. non esiste civiltà senza tasse.

Dal punto di vista empirico direi che se ne ricava un chiaro insegnamento: ovunque viviate (nel tempo e nello spazio) reclamare una diminuzione delle tasse vi garantisce di stare dalla parte della Storia, specie quando l' evasione è alta.

E il punto 4? Faccio solo notare che non si dice: niente tasse, nioente civiltà. Più probabilmente: la convivenza prolungata porta necessariamente a forme di sopraffazione.

Il miglior modo d' interpretarlo forse è questo: non è mai esistita una civiltà di uomini perfetti, cio' non toglie che alla perfezione si debba tendere.

P.S. forse la migliore "storia della tassazione" su cui condurre le proprie riflessioni è quella scritta da Charles Adams: "Nel bene e nel mala. L' influsso della tassazione nella storia dell' umanità".