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lunedì 27 agosto 2018

IL PROBLEMA DEI PROBLEMI: COME MOTIVARE CHI CI STA A CUORE

What if instead of seeking advice, we asked struggling people to give it,” write Eskreis-Winkler and Fishbach. To answer this question, they conducted a series of experiments that appointed people struggling with self-control to advise others on the very problems they themselves were encountering.
How to motivate the unmotivated http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2018/08/how-to-motivate-the-unmotivated.html

IL PROBLEMA DEI PROBLEMI: COME MOTIVARE CHI CI STA A CUORE
Chi è in difficoltà di solito ci chiede consiglio, tuttavia il modo migliore per aiutare questa gente non è "rispondere" ma anticipare la loro richiesta con una nostra richiesta: chi dà consigli cresce in autostima e risolve meglio i suoi problemi.

giovedì 8 febbraio 2018

Una teoria della motivazione

Una teoria della motivazione

Cosa ci motiva? Cosa ci mette le ali ai piedi?
Difficile dirlo poiché cio’ che ci motiva a farequalcosa, ci demotiva a fare qualcos’altro.
Difficilmente il demotivato è un tale fermo in mezzo alla stanza che non fa nulla. Più spesso è un tipo che guarda la TV, o fuma una sigaretta, o si mangia le unghie. Ad ogni modo bisogna essere motivati anche a star fermi in mezzo alla stanza e non far nulla.
Cio’ che mi demotiva dall’andare ad un’assemblea condominiale che prevedo piena di schiamazzi ottusi quanto bellicosi è cio’ che mi motiva a starmene a casa davanti alla TV a guardare San Remo.
Guardare San Remo è una noia mortale, specie quando non cantano, ci vuole una volontà di ferro per affrontare la prova.
Bene, ora che i  problemi sottostanti al quesito iniziale sono più chiari riformulo la domanda: nel momento in cui scopro la sostanza chimica (dopamina) che “motiva” il cervello delle persone, come devo intendere la sua azione una volta chiarito che cio’ che mi motiva a fare qualcosa mi demotiva a fare altro?
Si possono fare delle ipotesi. Pensiamo a come funziona il nostro cervello: in genere possediamo delle credenze aprioristiche che aggiorniamo via via che ci imbattiamo in fatti nuovi. Tuttavia,questo “aggiornamento” differisce da persona a persona poiché dipende dal peso che diamo al “fatto nuovo”. Certi cervelli conferiscono più peso di altri alle novità.
Per esempio, se noi crediamo che il gender gap negli stipendi dipenda da una discriminazione subita dalle donne, come reagiamo di fronte ad uno studio che nega questa tesi?
Nessuno di noi cambia totalmente idea – uno studio ramingo non è certo in grado di fare questa differenza – ma compie un aggiustamento che dipende dal peso che il suo cervello assegna allo studio in questione.
Ecco l’azione della dopamina consiste nell’indurci – coeteris paribus – ad assegnare un peso maggiore al fatto nuovo intervenuto.
Attenzione, non sto dicendo che la persona motivata è anche più affidabile perché cambia le sue idee al cospetto di fatti nuovi. Tutti i classici bias permangono, sto solo dicendo che la persona motivata è particolarmente sensibile al fatto nuovo, anche se magari lo ha selezionato con un filtro affetto da confirmation bias. Essere sensibili alla novità non ci dice molto sull’intensità del rinforzo ma nulla sulla sua direzione.
E’ la fiducia nel fatto nuovo a motivarci, a disancorarci dallo status quo e a spingerci all’azione.
Se io rinuncio all’assemblea condominiale perdedicarmi alla TV lo faccio perché io guardo tutte le sere la TV, si tratta di un’attività senza imprevisti che padroneggio e a cui mi dedico per inerzia. E’ proprio cio’ che faccio quando nella mia giornata non accade nulla di rilevante, quando ogni novità è assente (magari perché tendo ad azzerare la rilevanza della novità).
Una eventuale “pillola della motivazione” avrebbe sul mio cervello l’effetto di darmi fiducia nell’affrontare il “nuovo”. L’assemblea condominiale tumultuosa cambierebbe la mia routine ma – con una buona pompata di dopamina nel cervello – io sono nelle condizioni ideali per affrontare questo cambiamento, potrei arrivare a dire che lo cerco, ne sento l’esigenza.   
L'immagine può contenere: una o più persone e scarpe

Curioso = Motivato

Cosa ci motiva? La fiducia nell'avvenimento "nuovo". La scarsa attrattiva per lo status quo.
Noi abbiamo delle convinzioni di fondo che aggiustiamo al verificarsi di nuovi eventi. Quanto più le nostre convinzioni di fondo sono sensibili ad aggiustamenti, tanto più siamo persone dotate di forte volontà.
Rereading The Hungry Brain, I notice my review missed one of my favorite parts: the description of the motivational system. It starts with studies of lampreys, horrible little primitive parasitic f…
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domenica 21 giugno 2015

Tomas Transtromer: I ricordi mi riguardano

  1. Il primo ricordo:... ho appena compiuto tre anni e mi hanno detto che è qualcosa di molto importante, che adesso sono diventato grande...
  2. Papà:... i suoi scoppi d’ira non venivano mai presi veramente sul serio... L’aggressività a lungo termine gli era del tutto estranea... Voleva essere in buoni rapporti anche con gli assenti di cui capitava di parlar male in una normale conversazione. “Ma papà, devi almeno essere d’accordo sul fatto che X è un mascalzone!” “Senti, io non ne so proprio niente.”
  3. Il mistero dei vicini: ... le risate omeriche e il saltare di tappi, non sembravano accordarsi a quell’ometto di un pallore spettrale che ogni tanto incontravo in ascensore...
  4. Fasi: ... dopo qualche tempo le visite al museo cessarono. Ero entrato in una fase in cui avevo una paura inaudita degli scheletri...
  5. Maestri: ... intavolammo subito una conversazione sui molluschi. Era così distratto o privo di pregiudizi che mi trattava come un adulto...
  6. A caccia di farfalle: ero sempre fuori in perenni spedizioni. Una vita all’aria aperta senza il minimo interesse salutistico...
  7. La maestra: una signorina nubile e molto curata che cambiava vestito ogni giorno...
  8. Didattica: ... fioccavano spesso tirate di capelli e sberle, anche se mai a me che ero figlio di una maestra.
  9. Scuola fabbrica del conformismo:... Il mio compito principale nel primo trimestre fu di starmene zitto e fermo nel mio banco... Non si dovevano avere difficoltà inattese nell’imparare qualcosa. In generale non si doveva fare niente di inatteso. Una bambina che se la faceva addosso per la paura e la vergogna non poteva aspettarsi nessuna pietà...
  10. Strategie anti-bullismo: Hasse, un ragazzo scuro e alto che era cinque volte più forte di me, aveva l’abitudine di buttarmi a terra a ogni intervallo, il primo anno di scuola. All’inizio opponevo una fiera resistenza, ma non serviva a niente, lui mi atterrava comunque e trionfava. Alla fine trovai il modo di frustrarlo: una totale rilassatezza. Quando si avvicinava, fingevo che il mio io se ne fosse volato via e avesse lasciato soltanto un cadavere, uno straccio senza vita che lui poteva calpestare quanto voleva. Si stufò. Penso a quanto possa avere significato per me, più avanti nella vita, il metodo di trasformarsi in uno straccio senza vita. L’arte di lasciarsi calpestare senza perdere l’autostima. Non l’ho usata troppo spesso? A volte funziona, a volte no.
  11. L'offensiva nazista sui giornali... era raffigurata con frecce nere. Le frecce penetravano nel cuore della Francia e vivevano come parassiti anche nel nostro corpo di nemici di Hitler. Io mi includevo realmente nel numero. Non mi sono mai più impegnato con tanta passione in politica!
  12. Definizione di "comunista": chi teneva per la Russia.
  13. Destra: la si votava se si era ricchi...
  14. I ricchi... possedevano giocattoli di  incredibili dimensioni...
  15. I poveri: dovevano fare pipì in una casseruola di fortuna che la mamma vuotava nell’acquaio in cucina. Era un dettaglio pittoresco.
  16. Inconvenienti della militanza: quando scoprivo che qualcuno che mi piaceva in effetti era «filotedesco», sentivo immediatamente un terribile peso sul petto. Tutto era rovinato.
  17. Radio Londra: ...la voce calma dello speaker, con un lieve accento straniero, si rivolgeva direttamente a me da un mondo di simpatici eroi che continuavano a dedicarsi tranquillamente alle loro occupazioni benché piovessero bombe.
  18. I professori... dei divi collerici che potevano dedicare la maggior parte della lezione a costruire una torre di indignazione isterica soltanto per poter sfogare la loro rabbia... Facevano sempre un’entrata drammatica in classe, gettavano la cartella sulla cattedra e già dopo qualche secondo era chiaro se l’umore era buono o cattivo.
  19. Il Preside: è possibile che le sue grandi esplosioni non si verificassero più di tre o quattro volte al mese. Ma era soprattutto su quei momenti che si fondava la sua grande autorità... il fulmine si muoveva avanti e indietro sopra il paesaggio. Si sapeva che doveva cadere, ma non dove.
  20. Cooperazione genitori-insegnanti?... per tutto il mio periodo scolastico mi sforzai di tenere separati il mondo della scuola e il mondo di casa. Se i due mondi cominciavano a filtrare uno nell’altro, la casa sarebbe stata contaminata. Non avrei più avuto un vero rifugio.
  21. Extramoenia: non sapevamo quasi nulla della vita privata dei nostri insegnanti, sebbene la maggior parte di loro abitasse nei dintorni della scuola... Un giorno d’autunno Målle era arrivato in classe con una rossola in mano. Mise il fungo sulla cattedra. Liberatorio e scioccante – si era intravisto uno scorcio della sua vita privata! Målle dunque raccoglieva funghi...
  22. L'allegria dei vent'anni: ... allora la dimensione più importante dell’esistenza era la Malattia. Il mondo era un immenso ospedale... Vedevo davanti a me persone sfigurate nel corpo e nell’anima. La lampada era accesa e cercava di tenere lontani quei volti spaventosi, ma ogni tanto mi assopivo, le palpebre si abbassavano e i volti spaventosi mi erano improvvisamente addosso... ogni tanto il silenzio era rotto da uno schiocco nelle pareti. Provocato da cosa? Da me? Le pareti risuonavano perché lo volevano i miei pensieri malati!
  23. La scoperta della poesia nelle parafrasi dei somari interrogati dal prof. di  latino:... questa alternanzatra una sgangherata banalità e un icastico sublime mi insegnò molto. Erano i presupposti della poesia. Attraverso la forma (la Forma!) si poteva elevare qualcosa. Le zampette del bruco erano sparite, si aprivano le ali.


venerdì 9 gennaio 2015

Yawn gender gap

Perchè a scuola i maschietti si annoiano più delle femminucce (e rendono meno)? È lo "yawn gender gap". La ricetta della Sommers:
"... più competizione, più gare, più giochi, più tecnologia, più laboratori, meno classi miste,  più scuole professionali...".
Per la studiosa noi abbiamo imposto le classi miste ma poi alle classi miste abbiamo imposto metodologie d'insegnamento tipicamente femminili.

lunedì 4 aprile 2011

Gli amari frutti del mito Deweyano

... nell' affrontare il mondo contemporaneo la scuola si dimostra disorientata e inadeguata: sta fallendo in molti paesi europei sul piano didattico, sul piano della mobilità sociale, sul piano della crescita produttiva... la modestia dei risultati a fronte delle cospicue risorse investite salta agli occhi... così pure le carenze nella formazione di atteggiamenti socialmente utili e criticamente etici... il rischio è quello di porre la scuola al centro di tutto quando da sola non puo' molto... un rischio a cui è particolarmente esposto chi, dopo il crollo delle ideologie e la scarsa tenuta della famiglia, guarda alla scuola come ultimo presidio capace di promuovere valori comuni... Lo stesso concetto di valore ha per le nuove generazioni, cresciute nella prospettiva di un "pensiero debole", un sapore formale, retorico ed è percepito come privo di fondamenta... è difficile per un ragazzo ricondurre a senso unitario un sapere sempre più frammentato, tanto più quando questo sapere è inservibile professionalmente... un malinteso senso di tolleranza, un limitato concetto di laicità, conducono inevitabilmente ad una "società senza", senza quei fondamenti ideali, culturali, religiosi e pedagogici sui quali i valori della convivenza possono poggiare... questo sterile sbocco lo si deve innanzitutto alla diffusione del mito deweyano della neutralità educativa... che corrisponde ad una visione indiscriminatamente negativa verso cio' che è esterno ... una "scuola contro" il mondo e "contro" la persona intesa come individuo destinato ad entrare nel mondo...

Giacomo Zagardo - La punta di diamante - ISFOL

Illuminante e dettagliata analisi della scuola europea da parte di uno studioso che mette al centro il ruolo chiave delle "motivazioni".

Per "motivare" è necessario affiancare l' "educazione" all' "istruzione". L' educazione rende meno arido l' insegnamento e gli conferisce un senso unitario (Big Ideas).

Ma la scuola di Stato non puo' divenire realmente "educatrice" senza farsi sempre più dottrinaria. Ecco allora la necessità di rompere il pernicioso monopolio.

A "motivare", è facile capirlo, sono innanzitutto "libertà" e "responsabilità"; chiunque constata che se scelgo la mia via sono motivato a percorrerla in modo onesto e senza sotterfugi, il mio fallimento non avrebbe scusanti.

Morale: favoriamo un sistema in cui i genitori possano scegliere la scuola per i figli, un sistema in cui il ventaglio dell' offerta sia variegato, un sistema in cui l' insegnante possa scegliere il piano educativo da privilegiare lavorando a fianco e con coloro che lo condividono.

I migliori hanno già iniziato a muoversi in questo senso, non perdiamo altro tempo.

***

Don Giussani parla spesso di "rischio educativo" riferendosi alla necessità che l' insegnante metta tutto se stesso nello sforzo di trasmissione del sapere. Ma questa esigenza è frustrata da John Dewey che richiama di continuo ad unsegnamento asettico e imparziale.

Sebbene la moderna scienza dell' apprendimento sia più vicina all' impostazione di Giussani, in molti difendono ancora Dewey, non tanto perchè credano nella sua visione, quanto perchè le vedono, e a ragione, come l' unica compatibile con la scuola di stato, come l' unica in gradi di evitare processi di de-scolarizzazione.