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lunedì 11 novembre 2019

ROGNE

NATI PER LO STRESS
La mia passione sono le rogne, rogne grosse, rogne altrui, per mettermi in moto, per pagarmi il mutuo.
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Chi ha detto che la poesia epica non esiste più?Ha solo cambiato indirizzo: non sta piùnell’antica Grecia o nella penisola italica, ma aSidney in Australia. E non canta più di dame,cavalieri, arme e amori, ma delle atmosferecupe, dei caratteri ambigui e dei personaggi ...

giovedì 7 marzo 2019

NATI PER LO STRESS

NATI PER LO STRESS

Il lavoro ci fa star meglio del tempo libero (si noti il fattore "fuga dalla famiglia").

P.S. qui viene buona una mia personale regola empirica assurta a dogma: i primi tre rilievi del profano ad uno studio con peer review sono cose di cui si è già tenuto conto.

https://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2019/03/work-isnt-so-bad.html

giovedì 15 marzo 2018

Chi non lavora fa danni

 era sospettato di "lavorare" era destinato a passare un brutto quarto d'ora. Scattavano spesso delle retate nei boschi per fermare chi tagliava legna, i malcapitati dovevano poi dimostrare di farlo solo a titolo personale. Un altro obiettivo erano i trasportatori di latte che si riteneva venissero pagati in natura trattenendo un secchio ad ogni carico. Chi suonava l'armonica per strada veniva sospettato di ricevere un compenso, lo stesso dicasi per i ballerini alle feste di paese. Persino la posizione di chi arrotondava chiedendo l'elemosina venne vagliata per l'eventuale sospensione dei sussidi. Il terzo Reich era alle porte, la "generosità" dello stato lo invocava a gran voce.
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La parabola di Marienthal

La parabola di Marienthal

A Marienthal si scatenò un’ossessiva “caccia al lavoratore” capeggiata dalle squadracce del commissario governativo Kurz. Le vedevi spuntare dappertutto, nei locali pubblici, nelle case private, persino nei luoghi d’ intrattenimento. Erano sempre indaffarate, motivate ed eccitate come segugi che hanno fiutato la pista.
Il tempo libero è una gran bella cosa ma alla fine anche il tempo libero ti esaurisce, cosicché, a loro rischio e pericolo, alcuni temerari tentavano la rischiosa avventura del lavoro. Ma il commissario Kurz non dava loro tregua, ne sa qualcosa il povero Willehm colto in flagrante a tagliar legna nei boschi. Subito si giustifico goffamente adducendo che l’inverno era alle porte (vero) e che si limitava a fare scorte per sé, ma l’astuto Kurz ebbe l’accortezza di misurare, in presenza dell’imputato, i volumi dei camini presenti nella sua dimora dimostrando “oltre ogni ragionevole dubbio” che un quantitativo di ciocchi pari a quello sequestrato non poteva trovare lì la sua esclusiva destinazione: Willehm stava evidentemente lavorando! Seguì condanna insindacabile.
Quella volpe di Kurz smantellò anche una pericolosa organizzazione di lavoratori dedita al trasporto del latte, aveva notato fin da subito un sospetto via vai dalle stalle al borgo. I lavoratori trasportavano nottetempo il latte per i contadini trattenendo come compenso in natura un secchio ogni dieci che arrivava a destinazione. La “gang del latte”, come fu ribattezzata dai giornali finì sotto processo (il giudice era lo stesso Kurz) e pagò care le conseguenze di questo gesto.
Ma forse la sorte più singolare toccò al povero Hans. Il malcapitato, ben noto da sempre in paese, fu colto da Kurz a suonare l’armonica per strada. Il commissario, astuto come una volpe, non passò subito alle vie di fatto ma si limitò dapprima a spiarlo finché non raccolse sulla sua preda prove schiaccianti: non poche persone si fermavano ad ascoltare la melodia prima di lasciar scivolare distrattamente nel suo cappello un nichelino: ora era chiaro, Hans lavorava a tutti gli effetti! Non che guadagnasse gran che ma lavorava! E quindi doveva pagare dazio…
Il fatto che a Marienthal non si lavorasse più ormai da un anno era reso ben visibile anche da piccoli segni: gli uomini camminavano più lentamente, sostavano molto più a lungo senza una ragione, talvolta sembrava di essere in un villaggio africano più che in Carinzia! Le mogli – ancora indaffarate per via dei lavori di casa – chiamavano per il pranzo ma i mariti si presentavano in ritardo. Sembra strano ma meno cose hai da fare più ritardi accumuli :-). Non solo, meno cose hai da fare e più ti senti stanco! Ed era così anche a Marienthal: la gente aveva preso a camminare strascicando i piedi, tutti lamentavano una stanchezza spossante. Anche il continuo lamento aveva in sé qualcosa di sfibrante.
La nostra biologia ci chiede sempre di progredire ma la cosa risulta piuttosto problematica per il non-lavoratore, sempre impegnato a ciondolare ritrovandosi sempre al punto di partenza. Un neuroscienziato che avesse scannerizzato quei cervelli avrebbe riscontrato una rallentatissima attività delle cellule grigie, premessa ideale  alla depressione e ad altre malattie mentali.
Purtroppo le malattie mentali si trasformano spesso in malattie sociali. La tristezza del non-lavoratore è ben nota, meno noto il fatto che spessoa si traduce in vizio, o ancora più spesso in rabbia, in ricerca di un nemico, in bisogno di odiare. Insomma, ormai si sarà capito, quell’anno a Marienthal i nazisti fecero il pieno di voti!
P.S. Marienthal non è un luogo inventato, era, negli anni trenta, un prospero paesino austriaco con diversi punti d’incontro, una biblioteca, associazioni culturali e un fervente dibattito politico. Almeno lo era finché ospitava un fabbricone tessile che dava lavoro a metà dei suoi cittadini. Poi la fabbrica fallì lasciando a casa i lavoratori. “Fortunatamente” (a questo punto le virgolette sono d’obbligo) lo stato provvide ad erogare una generosa indennità di disoccupazione, rendendo però quanto mai appetibile l’avventura nel “sommerso”. Anche per questo fu necessario inviare Kurz. Poi, dopo Kurz, arrivò Hitler.
P.S.S. Se ti interessa questa parabola probabilmente ti interesserà anche quella sull’indennità disoccupazione nella banlieu parigina. Prossimamente.   
american gothic

mercoledì 14 marzo 2018

6 Il lavoro rende felici

L’dea base del thread che segue: sarai più felice se lavori, anche quando il lavoro non ti rende felice.
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Commenti
Riccardo Mariani 1. Conosco tanta gente a cui dire “prenditela comoda” sarebbe un’istigazione al suicidio.
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Riccardo Mariani 2. Il lavoro allunga la vita e la rende più felice.
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Riccardo Mariani 3. Già nella Bibbia il lavoro è dipinto come una condanna diabolica, e ancora oggi molti guru della felicità lo associano all’egoismo più gretto e pensano che staremmo tutti meglio con case più piccole, televisori più piccoli e stipendi ridotti.
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Riccardo Mariani 4. Tommaso, l’Ecclesiaste e Confucio propongono una versione alternativa: le mani libere sono strumenti del demonio, l’indolenza ci rende tristi.
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Riccardo Mariani 5. Neuroscienze: l’ambizione e l’intraprendenza fanno scorrere a fiumi serotonina e dopamina procurando un benessere diffuso. Con l’inattività tutto regredisce in una strage di neuroni e cellule grigie. L’attività lavorativa è una convalida: stai spendendo bene il tuo tempo.
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Riccardo Mariani 6. Vuoi rincoglionirti prima? Smetti di lavorare in anticipo. la cosa si tocca con mano nei confronti internazionali tra paesi con sistemi pensionistici differenti. Il lavoro testa e riorienta i nostri circuiti mentali, la pensione vicina annienta la voglia di imparare.
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Riccardo Mariani 7. Guarda ai ricchi che potrebbero risparmiarsi il lavoro: lavorano ugualmente, e spesso in modo molto stressante.
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Riccardo Mariani 8. Anche i lavori più umili possono essere dignitosi e amati da chi li svolge. Sei tu che dài dignità al tuo lavoro, ricordo un bidello della mia vecchia scuola che faceva proprio questo. Ci sono custodi che odiano il proprio lavoro e altri che lo amano sinceramente.
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Riccardo Mariani 9. I lavoratori più contenti in Inghilterra: barbieri, idraulici, maestre d’asilo…
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Riccardo Mariani 10. Donald Hebb minacciava la classe così: chi fa casino mentre si lavora lo sbatto fuori a giocare.
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Riccardo Mariani 11. Tom Sawyer alle prese con la cancellata da ridipingere, chi non ricorda questa leggendaria prima scena del libro? La sua morale: per creare un desiderio sincero rendi le cose più difficili da ottenere, trasformale in “lavoro”.
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Riccardo Mariani 12. Se la depressione economica si chiama così una ragione c’è: chi non lavora si deprime, anche se riceve un sussidio, anche se fa finta di lavorare (lavori forzati, lavori socialmente utili).