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venerdì 14 giugno 2019

QUOTE ROSA E PRESTIGIO SOCIALE

QUOTE ROSA E PRESTIGIO SOCIALE

Che differenza c'è in termini di prestigio tra vincere la medaglia d'oro o quella d'argento?

Ipotesi 1: il prestigio si misura contando le persone che hai battuto.

Ipotesi 2: il prestigio è pari al reciproco delle persone che ti battono.

Se a gareggiare siamo in cento, secondo l'ipotesi 1 la perdita di prestigio tra oro e argento è minima: anziché batterne 99 ne batto solo 98: una perdita inferiore all' 1%. Secondo l'ipotesi 2 invece è iperbolica: passo da 0 a 1!

Rimanendo in ambito sportivo mi convince di più l'ipotesi 2: tra medaglia d'oro e medaglia d'argento c'è una bella differenza. Molti sportivi sono addirittura scherniti come "eterni secondi". In effetti lo sport è un prolungamento della guerra, un'attività dove il primo vince e ammazza tutti gli altri. In questi casi essere secondi o ultimi non fa una grande differenza.

Anche la psicologia evoluzionista, forse, privilegia l'ipotesi 2: il maschio vincente è in grado di fecondare tutte le femmine, tra alfa e beta c'è una bella differenza, essere secondi non conta granché.

Tornando alle quote rosa, un inconveniente spesso mezionato sta nel fatto che le donne assurte al vertice con questo ascensore pagano in termini di prestigio. Si risponde: non pagano poi così tanto. Ne siamo sicuri? La risposta dipende dal genere di ipotesi che privilegiate: 1 o 2?

giovedì 4 agosto 2016

La politica delle quote fomenta gli stereotipi

Non si puo’ lottare contro gli stereotipi di genere e contemporaneamente per le quote rosa perché la seconda battaglia neutralizza necessariamente la prima.
E’ una conclusione che conoscono bene negli USA dove da decenni si tenta inutilmente l’integrazione razziale nei college agendo su entrambi i fronti: linguaggio politically correct e affirmative action.
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Bastano pochi passaggi (ciascuno dei quali confermati da una caterva di studi) per portare a galla la ferrea logica sottostante.
1) La psicologia vede lo stereotipo come uno strumento conoscitivo per lo più accurato che prende in considerazione solo le informazioni rilevanti per gli scopi della persona che lo coltiva, tanto è vero che la razza viene esclusa nei contesti in cui non dà alcuna informazione utile.
2) Tendiamo naturalmente a separare i diversi e a dividerci tra “noi” e “loro” ma questo sempre su una base fattuale di fondo che ci renda utile la separazione introdotta. La divisione si dissolve poi qualora esista un problema comune che si affronta meglio collaborando.
3) Le quote razziali nelle Università americane si ottengono di solito abbassando la difficoltà dei test d’ingresso per i neri (se lo standard fosse unico il SAT medio di un asiatico sarebbe di 80 punti superiore a quello di un bianco medio e di 200 punti superiore a quello di un nero medio, una differenza che si fa sentire).
4) E’ dimostrato che nelle università i legami sono più intensi tra studenti di pari profitto.
5) Considerato quanto detto, in particolare il tipo di selezione all’ingresso, è naturale che tenda a formarsi un gruppo di studenti neri marchiato da stereotipi negativi potenti (anche se silenziati). Il problema è che si tratterebbe di stereotipi giustificati razionalmente proprio dalla politica del doppio standard.
Un meccanismo perverso come questo è chiaramente all’opera anche da noi dove non abbiamo problemi con la razza ma piuttosto con il genere. Presentarsi come “la presidenta” o “la sindaca” implica in chi giudica uno scetticismo  di partenza più o meno conscio, non a caso le quote rosa in politica si stanno affermando anche da noi. Ma anche laddove le quote derivino da una pressione sociale più che da una legge, l’allarme suona forte. Come non pensare al mondo del giornalismo?

martedì 21 luglio 2015

Un argomento contro le quote rosa

Scatenerebbero l'opportunismo.

Dacché, dopo la recente sentenza di Cassazione, è possibile dichiarare il proprio sesso senza alcun riscontro oggettivo sarebbe facile per i maschietti farsi passare per femminucce: basta una dichiarazione (ritrattabile alla bisogna quando lo si desidera).

mercoledì 8 luglio 2015

Un buon argomento per le quote rosa


Un buon argomento sessista in favore delle quote rosa:
  1. E' giusto aiutare i più sfortunati;
  2. Nascere donna è una sfortuna (talento, abilità, motivazioni...);
  3. Dire che "nascere donna è una sfortuna" alimenta gli stereotipi per cui non è possibile una ridistribuzione esplicita del reddito dagli uomini alle donne;
  4. Non restano che ricorrere a trasferimenti mascherati come, per esempio, le quote rosa.

giovedì 16 aprile 2015

L' importanza del Patriarcato

Perché le femministe insistono tanto sulla teoria del Patriarcato? Eppure, per molte loro istanze, non sembrerebbe necessario supportare una teoria a prima vista tanto lacunosa!

In genere la "teoria del Patriarcato" serve come argomento a sostegno della politica delle "quote rosa".

A chi obietta che le "quota rosa" siano una discriminazione al contrario si puo' rispondere che, in ogni caso, non è una discriminazione oppressiva. Solo le discriminazioni inserite in un sistema oppressivo che tende a subordinare un gruppo sociale sono condannabili.

La cosa salta agli occhi quando notiamo che in fondo noi discriminiamo ogni giorno i soggetti con cui ci relazioniamo senza commettere alcun obbrobrio morale.

Per le femministe le discriminazioni subite dalle donne in passato, contrariamente alla discriminazione perpetrata attraverso le quote rosa, avevano natura oppressiva ma è chiaro per poter sostenere una cosa del genere è necessario una teoria come quella del Patriarcato.

giovedì 20 novembre 2014

Quote

Il miglior argomento a favore: sono un risarcimento per i danni ricevuti dalla storia.

Problema 1: come giudicare l' esistenza del danno?

Problema 2: come accertare il colpevole e la vittima?

1. L' azione di governo impegna a risarcire? Spesso sì, ma solo quando il governo viola la legge che era tenuto ad osservare all' epoca. Anche la legge di un governo schiavista era pur sempre una legge.

2. L' azione di risarcimento è un' azione civile: vanno esattamente individuati vittime e carnefici. Risarcendo con le quopte questo genere di accertamenti viene completamente trascurato.

Puo' darsi che le quote siano un risarcimento morale. Ma lo stato è un soggetto morale? In questo caso potremmo parlare di stato etico.

mercoledì 20 febbraio 2013