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domenica 10 febbraio 2019

CULTURA SUSSIDIATA

CULTURA SUSSIDIATA

Leggevo che da noi il cinema si becca dalla politica un sussidio di circa 200 milioni di euro. Sono soldi che per lo più vanno a produttori, registi e attori. In Francia e GB è anche superiore, d'accordo.

Ma da noi l’industria del settore è molto più piccola, di conseguenza in Italia, per ogni euro di investimento in produzioni cinematografiche, oltre 50 centesimi vengono dallo stato; in Francia e Gran Bretagna, circa 30 centesimi.

Si tratta di un contributo straordinario, siamo quasi al livello di ippica e lirica. Probabilmente è il cinema più sussidiato al mondo.

Io sinceramente non capisco bene il motivo di questa condizione, il mondo del cinema in fondo sposta pochi voti. Forse perché i cinematografari sono tutti concentrati a roma. Forse al ministro di turno piace solcare il red carpet sapendo di essere il dominus, oppure sogna di essere il fulcro di una grande riscossa culturale del paese. Forse il cinema deve la sua fortuna alla loquacità di chi lo incarna, i monumenti italiani, noti in tutto il mondo e che si stanno sbriciolando, invece non parlano. Un'ipotesi più plausibile è che la gente, politici compresi, non ha tempo di occuparsi della faccenda e i beneficiati cavalcano questa inerzia guardandosi bene dal sollevare la questione. Io stesso me ne occupo qui ma sento di aver speso già troppe energie, mi sono già stufato dell'argomento e non vedo l'ora di passare ad altro.

Comunque sia non è vero che con la cultura sussidiata non si mangia, si mangia eccome, in genere mangiano i ricchi facendosi fare la spesa dai poveri (IRAP e IVA sono le fonti di finanziamento del cinema), con lo stato nei panni che più gli si attagliano, quelli del Robin Hood alla rovescia.

martedì 20 giugno 2017

Il buco nero dei beni culturali

Beni culturali – di Filippo Cavazzoni - I beni comuni oltre i luoghi comuni (Policy) (Italian Edition) di Eugenio Somaini
1. Cosa sono i beni culturali?
Una casa di cartone può essere ritenuta un “bene culturale”? La domanda può apparire stravagante, ma in realtà le autorità pubbliche francesi hanno dovuto prenderla in seria considerazione. Un clochard, infatti, «che considerava la propria casa di cartone degna del massimo rispetto e interesse dal punto di vista architettonico, un giorno ha presentato una richiesta per far includere la sua abitazione nel Registro dei Monumenti storici».
Note:LA CASA DI CARTONE
Già oggi la nozione di bene culturale è alquanto inclusiva e dai contorni sfumati. Nel nostro paese il legislatore non ne ha dato una definizione chiara
Note:DEFINIZIONE PASTICCIATA
il Codice del 2004 ha disposto una abnorme dilatazione oggettiva della categoria, la quale oggi ricomprende, fra l’altro, matrici fotografiche, piazze, vie, spazi urbani, siti minerari, navi, galleggianti, architetture rurali».{346}
Note:ABNORME DILATAZIONE
Il termine “bene culturale” è entrato nella legislazione italiana in tempi relativamente recenti. È stata la cosiddetta Commissione Franceschini (1964) a introdurre nel dibattito tale termine. Ma già la Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto (L’Aja, 1954) aveva utilizzato questa locuzione. Il suo uso è andato da allora a sostituirne altri (“antichità e belle arti”, “cose d’arte” e “cose di interesse artistico e storico”) fino al suo approdo normativo nel decreto del 1974 che istituì il Ministero per i beni culturali e ambientali.
Note:STORIA DEL TERMINE
Appartengono al patrimonio culturale della Nazione tutti i beni aventi riferimento alla storia della civiltà. Sono assoggettati alla legge i beni di interesse archeologico, storico, artistico, ambientale e paesistico, archivistico e librario, ed ogni altro bene che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà.{348}
Note:DEFINIZIONE DELLA COMMISSIONE FRANCESCHINI
ne doveva discendere una riforma della normativa, nella quale il criterio estetizzante, fino ad allora prevalentemente in uso per l’individuazione del bene protetto, fosse sostituito da un criterio storicistico.
Note:PIÙ STORIA MENO ESTETICA
sono stati inseriti fra i cosiddetti beni demoetnoantropologici: «legati alle culture locali ed alla vita della gente comune, nei suoi più diversi aspetti, dai dialetti alla gastronomia, dall’artigianato agli stili di vita familiare, dagli oggetti di vita quotidiana alle pratiche simboliche, fino a giungere alle musiche, alle danze, ai giochi, alle mitologie, ai riti, alle abitudini e alle credenze popolari».{349}
Note:LA LISTA SI ALLUNGA
«[…] beni culturali, binomio malefico funzionante come un buco nero, capace di inghiottire tutto, e tutto nullificare in vuote forme verbali […].
Note:IL BUCO NERO SECONDO GIOVANNI URBANI
Per la nostra legislazione le opere di Goldoni sono da incasellare sotto la categoria di “bene immateriale”, in quanto indiscutibile espressione letteraria. I manoscritti dei suoi testi, cioè gli originali su cui Goldoni impresse la sua scrittura, rappresentano un “bene culturale” vero e proprio, così come rappresenta un “bene culturale” la sua casa-museo a Venezia. Mentre una eventuale mostra  delle prime edizioni a stampa delle opere di Goldoni è da classificarsi come “attività culturale”, e la messa in scena in teatro delle singole opere è da considerarsi come “attività di spettacolo”.{352} Ma se Goldoni è un “bene culturale”, o meglio, per essere più precisi, se lo sono la sua casa-museo e i suoi manoscritti originali, questi sono anche un “bene comune”?
Note:BENI CULTURALI = BENI COMUNI? IL CASO GOLDONI
2. Cosa sono i beni comuni?
I beni comuni o commons di cui si è occupata il premio Nobel per l’economia Elinor Ostrom sarebbero risorse naturali o artificiali sfruttate insieme da più utilizzatori e i cui processi di esclusione dall’uso sono difficili e/o costosi ma non impossibili.
Note:DEFINZIONE DI BENE COMUNE
i beni comuni sarebbero «delle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona»… aggiungeva che «i beni archeologici, culturali, ambientali e le altre zone paesaggistiche tutelate» sono beni comuni.
Note:DEFINIZIONE DELLA COMMISSIONE RODOTÀ
beni culturali sarebbero anche “comuni”, non in quanto dotati di caratteristiche specifiche: oggettive e proprie (in base alla loro escludibilità e/o rivalità), ma perché necessari all’esercizio dei diritti fondamentali e allo sviluppo della persona: beni quindi “funzionali” a raggiungere determinati obiettivi.
Note:I BENI COMUNI COMPRENDONO ANCHE I BENI CULTURALI
«I beni comuni sono resi tali non da presunte caratteristiche ontologiche, oggettive o meccaniche che li caratterizzerebbero, ma da contesti in cui essi divengono rilevanti in quanto tali. Di qui l’estrema ampiezza e flessibilità della nozione…. Per Mattei, quindi, un bene culturale non sarebbe automaticamente anche “comune”, ma lo diverrebbe se intorno ad esso si creassero dei rapporti sociali e delle situazioni non precisamente definite, ma in ogni caso di tipo “partecipativo”, dal momento che «i beni comuni sono la base della democrazia partecipativa autentica»….
Note:UGO MATTEI
la possibilità di avere un elenco dei beni comuni derivanti da caratteristiche fisiche e oggettive diventa pressoché impossibile
Note:ELENCO IMPOSSIBILE
3. Beni culturali e beni comuni: una sovrapposizione davvero impossibile?
se pensiamo ad esempio a un museo risulta però difficile credere che vi sia l’impossibilità a escludere potenziali free riders. Qualche problema in più può presentare un parco archeologico di vaste dimensioni, nel quale i costi di esclusione sono sicuramente più elevati: tuttavia grazie alle tecniche moderne di sorveglianza e di controllo degli accessi i parchi archeologici sono sicuramente nelle condizioni di poter fare pagare un biglietto per accedervi
Note:UN MUSEO ESCLUDE. DIFFICILE CONSIDERARLO BENE COMUNE
L’esclusione è invece impossibile o quasi per le facciate di edifici storici, oppure per i monumenti posti al centro di piazze o luoghi aperti. Ma, in questi casi, non ci troviamo più al cospetto di un consumo “rivale”
Note:FACCIATA DI UN PALAZZO STORICO: NON ESCLUDIBILE MA ANCHE NON RIVALE
La tesi del fallimento del mercato considera le persone come individui isolati, che vivono in un ambiente etereo anziché in uno spazio tridimensionale con un contesto di istituzioni e storia. Una tale astrazione priva di materialità, basata su premesse mai verificatesi in nessuna società reale, produce una teoria che può essere sì validamente dedotta da tali premesse, ma che non è in sintonia con l’esistenza umana nel mondo reale.{358} Ostrom ha proprio dimostrato come la cooperazione fra individui si sia attuata in contesti che avrebbero invece dovuto portare a fallimenti di mercato
Note:GESTIONE PRIVATA DEI BENI PUBBLICI
i beni culturali vengono ritenuti “comuni” proprio perché necessari all’esercizio dei diritti fondamentali delle persone: questo modo di intenderli rimanda alla caratteristica dei beni culturali di veicolare conoscenza… allora non dobbiamo più chiederci se i beni culturali siano anche “comuni”, ma piuttosto se la conoscenza stessa sia un bene comune
Note:VEICOLARE CONOSCENZA
Il “merito” dei beni culturali starebbe «nell’incoraggiare alla cultura e nel diffondere il senso del bello e della qualità estetica».{362} La loro tutela e valorizzazione andrebbe pertanto promossa per le “esternalità” positive che produce: andando ad accrescere il capitale culturale e umano delle persone.
Note:ESTERNALITÀ DEL BENE CULTURALE
«Il bene comune non è dato, si manifesta attraverso l’agire condiviso, è il frutto di relazioni sociali tra pari. […] Il bene comune nasce dal basso e dalla partecipazione attiva e diretta della cittadinanza. Il bene comune si autorganizza».
Note:FONDAZIONE TEATRO VALLE BENE COMUNE
la cooperazione sarebbe un valore in sé, da anteporre o quasi a tutto il resto. Ma tale modello incentrato sulla proprietà collettiva, storicamente, ha avuto più spazio proprio quando le dimensioni dello Stato erano più contenute: più si è allargato il perimetro dell’intervento pubblico, più si sono ridotti gli spazi di autorganizzazione… Anche nel settore dei beni culturali, l’intervento dello Stato, sia al fine di tutelarli sia al fine di gestirli direttamente, ha limitato i diritti di proprietà privata su di essi e ha inoltre allontanato i cittadini dal prendersi cura direttamente del patrimonio culturale:
Note:COOPERATIVE E STATO
4. Quali forme di gestione?
Come scriveva Massimo Severo Giannini, «il bene culturale è pubblico non in quanto bene di appartenenza, ma in quanto bene di fruizione».{371} Se le premesse sono queste, la gestione dovrebbe allora andare a chi meglio può garantirne la fruizione: una gestione economicamente sostenibile capace di soddisfare nel migliore dei modi i consumatori.
Note:FRUIZIONE PUBBLICA.... NON GESTIONE PUBBLICA
si aggiunge la difficoltà nella individuazione della comunità di riferimento a cui idealmente ricondurre il bene (per eventualmente realizzare una gestione “partecipata” dello stesso). Qual è infatti la comunità di riferimento di un museo o di un bene culturale in generale? Come la si identifica? A chi dovrebbe appartenere e da chi dovrebbe essere gestita, ad esempio, la casa-museo di Goldoni… Pensiamo ad esempio alla categoria di Patrimonio mondiale (dell’umanità) sancita dall’Unesco, oppure a una piccola pieve che ha un preciso valore solo per un limitato numero di persone che risiede nelle sue vicinanze….
Note:COMUNITÀ DI RIFERIMENTO
5. Conclusioni
i beni culturali racchiudono al proprio interno una varietà di beni che è praticamente impossibile considerare in maniera unitaria
Note:TROPPA DIVERSITÀ
La stessa Costituzione, già oggi fornisce un quadro all’interno del quale la “riappropriazione” del patrimonio culturale è incentivata. Come stabilisce l’articolo 118, comma 4: «Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà».
BASTA IL CONCETTO DI SUSSIDIARIETÀ GIÀ PRESENTE IN COSTITUZIONE

lunedì 30 gennaio 2017

Contro Settis

Cosa significa dire che una chiesa antica costituisce un “bene comune” per tutti noi e che quindi va protetta dal degrado?
Salvatore Settis ha dato una risposta ineccepibile, una risposta che rappresenta oggi l'ortodossia intoccabile… ma che fa parecchie vittime innocenti se portata alle estreme conseguenze.
Luca Nannipieri, nel libro "Salvatore Settis e la bellezza ingabbiata", si augura che una simile ortodossia tramonti al più presto... Ma vediamo di che si tratta…
... Settis afferma che il nostro patrimonio artistico, le vedute, gli scorci, i colori dominanti di una città, i piccoli borghi, le loro decorazioni, le pale d'altare, i palazzi storici, il loro disporsi armonico o convulso... costituiscono il grande bene comune che dà autocoscienza e identità al nostro essere italiani...
Per chi vede le cose in questo modo l'articolo 9 della Costituzione è un amuleto... Che dice?
... la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione...
Si noti: della Nazione, non degli italiani.
Per Settis, difendendo una pieve di campagna, difendiamo il senso di appartenenza alla nazione...
... è proprio l'Italia il paese in cui è nata l'idea che la protezione dei beni culturali non debba essere affidata solo alla buona volontà dei cittadini...
L'art. 9 è il legittimo erede della legge Bottai del 1939. Una legge emanata quando, in effetti, sulla coesione sociale si puntava parecchio.
Ora, al di là di tutto, considerando la mentalità alla Settis, si capisce meglio perché il patrimonio deve essere e restare pubblico, costi quel che costi...
... se è il codice genetico di tutti noi come potrebbe mai sopportare una privatizzazione?... i valori civili, culturali e morali degli italiani non possono essere sacrificati al profitto... la tutela del patrimonio deve rieducarci ad una solida cultura sociale e civile... solo uno Stato garante trasmette il lascito delle generazioni passate...
Ciò che latita in questo resoconto, infatti, è la "persona"...
... per Settis il lato della struttura e dell'organizzazione è tutto... la legislazione e le regole svolgono una funzione primaria...
Per Settis e quelli come lui, la struttura determina la persona, dunque è sulla struttura che bisogna agire...
... ciò che non va a comporre la struttura ufficiale è a margine... viene ascoltato ma non è rilevante...
Quali le conseguenze di una simile visione?...
... il culto dell'ufficialità si rivela presto un culto per lo statico, il museale, l'ingessato, l'autoreferenziale... aperitivi, inaugurazioni, brochure in filigrana... e mentre le istituzioni “celebrano” e si auto-celebrano, è spesso il parroco, il laureato precario, un gruppo di maestre elementari… a salvare di fatto la pieve romanica...
Conservare per conservare non serve a molto se l'opera perde di senso per i più, se non vive in modo dinamico in un contesto che la sente sua e la adotta di fatto...
... negli scritti di Salvatore Settis si dà dignità solo al ruolo dello Stato protettore e delle sue leggi, la persona, sia nella veste di "protetto" che di “co-protettore” resta marginale…
Settis ha un problema nel momento in cui passa all’azione: è difficile “proteggere” chi non ti ha chiesto protezione e non vuole “farsi proteggere”. Difficile dare un'identità a chi ne desidera un'altra. Difficile farsi riconoscere da chi non abbiamo riconosciuto come persona autonoma. Per questo una visione alternativa diventa allettante, una visione per la quale non esiste il "bene in sè"... 
... ciò che ci occorre è un uomo... scriveva Carlo Betocchi... il Duomo di Pisa non ha un valore in sè, e nemmeno la Cappella Sistina... il valore viene solo dagli occhi ammirati che la guardano... Michelangelo non valorizza la tua vita, sei tu che lo fai attraverso di lui... tutto parte e finisce con te...
Prendiamo un grande tema scottante, quello dell'unità di un popolo, dell' Unità d'Italia...
... per Settis siamo uniti perchè abbiamo una lingua comune, una cultura comune, un passato comune. Solo il passato è il collante della nostra unità... un'unità che prescinde da noi...
Ma questa posizione uccide l'unicità di ogni persona. Cos'è la mia identità se si forma solo fuori da me stesso?...
... senza dare centralità a ciò che suscita in noi la bellezza... le costituzioni sono dichiarazioni di principio verso le quali i cittadini non provano senso di condivisione... ... come diceva Thomas Eliot la tradizione è sempre da reinventare nel covo della propria presente esperienza...
Ma questa “reinvenzione” è proprio ciò che trascura del tutto l’impostazione di Salvatore Settis.
... la parola stessa Patrimonio invita il singolo all'azione... esige che non sia solo una Struttura di competenti a dargli senso... il Patrimonio non è un semplice lascito di beni ma un lascito spirituale, un processo educativo in cui una civiltà interroga le ragioni di se stessa...
L'importante, allora, non sono i beni ma le attenzioni che suscitano spontaneamente...
... il limite del pensiero di Settis... è che esso dà linfa vitale ai peggiori sistemi burocratici...
Davvero il passato e solo il passato ci unisce? No. Basta l'esperienza personale di ciascuno a rispondere.
... un sistema burocratico che non riconosce che se stesso non unisce ma rischia di dividere... la mancanza di riconoscimento è un atto di ostilità che genera risentimento e guerra strisciante... Esistono oggi piccole comunità, singoli individui, non riconosciute aggregazioni che svolgono un ruolo prezioso... vivo e fecondo sui beni culturali, nelle chiese, nei palazzi storici non turisticizzati...
La struttura si sclerotizza e ben presto da strumento diventa scopo...
... la struttura è essenziale ma se le si concede l'esclusiva fagocita tutto e tutto sterilizza ed impolvera...
Il rischio è chiaro: il mondo di Settis è destinato a trasformarsi lentamente nel mondo della polvere. Diamoci allora un'energica scrollata, apriamo porte e finestre per cambiare aria e liberarci degli acari.
settis

venerdì 4 novembre 2016

Di chi è la cultura? SAGGIO

L’articolo 9 della costituzione afferma che compito della Repubblica è tutelare il patrimonio storico-artistico.
Perchè mai bisogna farlo? Chi ci obbliga? Sono domande che si pone Luca Nannipieri nel saggio “Oltre la Costituzione”.
...Molti politici, soprintendenti, critici, studiosi, giornalisti, parlando o scrivendo, danno già per assodato che cosa sia il nostro patrimonio... Dicono: il duomo di Modena, Pompei, Paestum, un borgo di Siena, un affresco di Giotto, un manoscritto di Pascoli, e nominando o evocando quelle realtà, danno già per sottinteso che esse siano patrimonio e, di conseguenza, che debbano essere per necessità protette, tutelate, custodite, restaurate...
La domanda all'inizio suona strana. Dopo, invece, quando constatiamo che non si presentano facilmente risposte adeguate, suona molto piú sensata.
Le cose si complicano allorché realizziamo che non esiste un patrimonio fisso ma qualcosa sempre in divenire.
Senza un uomo presente qui ed ora non esistono né paesaggi, né arte, e l'uomo del qui ed ora è una realtà dalla potenza dinamica esplosiva. Proprio per questo l'art. 9 andrebbe riformato, per la sua concezione museale della cultura.
Insomma, non esiste né un patrimonio della nazione né un paesaggio della nazione, come invece afferma l’art.9: proprietario puo’ essere solo l’uomo, non un ente platonico astratto come la Nazione
...Sarebbe come se venisse promulgato un articolo per difendere la memoria della Nazione, oppure l’identità della Nazione, oppure il dolore della Nazione, o l’accoglienza della Nazione...
Alessandro Manzoni è patrimonio di chi lo ama e di chi lo legge, non della nazione. La cultura nasce dal desiderio del singolo, parte dal basso e può essere tutelata solo dal basso, ovvero dai suoi amanti.
Per capire meglio il concetto enunciato ripercorriamo un attimo la storia del libro, ovvero dello strumento principe per veicolare cultura. Chi lo ha fatto nascere? Chi lo ha curato e fatto prosperare?...
...La diffusione del libro, ad esempio, non è avvenuta per atto costituzionale, non è avvenuta per decisione di uno Stato, di una Nazione: è avvenuta da una compartecipazione di eventi, personalità, interessi, occasioni, nate senza una pianificazione dall’alto, senza una regolamentazione normativa atta a promuovere lo sviluppo, la diffusione e l’implementazione... Dopo che Gutenberg stampa il primo libro nel 1455, la diffusione della stampa inizia a circolare nei paesi. A Venezia, nei primi del Cinquecento, si sviluppa un’industria del libro a opera di tipografi e librai che stampano e diffondono quasi la metà di tutti i volumi pubblicati in Europa. Ma è con le invenzioni di Aldo Manuzio che la diffusione del libro prende piede. Infatti questo tipografo inventa i tascabili... da quel momento non si legge più solo per approfondire o pregare, seduti davanti a un leggio con il grosso volume davanti, ma si può leggere nei ritagli di tempo, negli spazi più diversi... il bibliofilo Magliabechi, morendo nel 1714 a Firenze, lasciò quasi 30.000 volumi alla cittadinanza, a disposizione di chiunque. Anzi, volle eredi della sua libreria «i poveri di Firenze»...
Non esiste un patrimonio culturale condiviso, non illudiamoci, siamo diversi, rassegniamoci e cogliamo in questo il portato positivo. Se visito la necropoli etrusca di Cerveteri non sono orgoglioso di essere italiano...
... la stessa vertiginosa commozione la provo di fronte ai templi egizi di Abu Simbel, la città maya di Tikal in Guatemala, il mausoleo di Taj Mahal in India, le città sepolte dei Romani sotto il Vesuvio, le migliaia di statue di terracotta messe a guardia della tomba dell’antico imperatore cinese a Xi’an...
Qui non agisce l'orgoglio nazionale ma qualcosa di più profondo che tocca la mia umanità.
Non puo' e non deve esistere condivisione sul patrimonio culturale, c’è invece diversità e scambio: siamo diversi e dobbiamo negoziare arricchendoci reciprocamente. Ma soprattutto nessuno di noi tollera di essere definito a priori in un codice delle belle arti.
Dobbiamo restaurare Leonardo o Raffaello? Prima di rispondere ricordiamoci che senza un uomo specifico e vivente che guarda la Gioconda, questa sublime opera d’arte vale una forchetta. Se la Gioconda ci è indifferente il suo valore si azzera.
Di chi è allora il patrimonio che la costituzione attribuisce alla nazione?...
... Il campo di concentramento di Auschwitz o di sterminio di Birkenau sono un bene della Polonia, della Nazione polacca? Sono un bene dell’Europa? Oppure, visto che vi sono stati sterminati milioni di ebrei, questi campi sono un patrimonio degli ebrei? Oppure, visto che vi sono stati uccisi migliaia di omosessuali, sono un patrimonio degli omosessuali? Sono un bene dell’umanità? Ma se un aborigeno non ha neppure avuto la nozione di Auschwitz, come si fa a parlare a suo nome?... Il Museo delle Antichità Egizie di Torino, nato seguendo la moda delle campagne depredatorie di Napoleone in Egitto, ovvero saccheggiando le opere degli egizi, è patrimonio della Nazione italiana? Oppure dell’Europa? E se l’Egitto volesse riappropriarsi delle antichità trafugate o requisite, così come la Grecia ha più volte richiesto al British Museum di Londra la riconsegna delle sculture strappate al Partenone...
Quando la “nazione” si interessa e rivendica un patrimonio che è uscito dai suoi confini statene pur certi che dietro ci sono secondi fini: turismo, prestigio, voglia di monetizzare…
Di chi è il patrimonio storico-artistico, quindi? No, non è di una fantomatica Nazione, è di chi lo desidera e dimostra di desiderarlo.
Il patrimonio esiste nel momento in cui c'è qualcuno che lo ama e dimostra il suo amore curandolo spontaneamente, è costui che ne diventa “proprietario”. Il patrimonio esiste nella misura in cui esiste una comunità che lo riconosce. Sono queste comunità la presenza da incoraggiare....
... non più «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione», ma «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca e tutela il patrimonio storico e artistico»...
Sarebbe una riforma radicale: niente più Codice dei Beni Culturali, niente più Soprintendenze nominati dall’alto.
Basta con l’omogeneità: evviva la diversità, il bricolage, la differenziazione per ambiente. Solo accettando cio’ che per molti curatori equivale al “demonio” riusciremo ad ottenere che le persone si uniscano, in libertà e desiderio, attorno ai propri simboli.
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5. Superare la Costituzione - Libertà di cultura by Luca Nannipieri HL

5. Superare la CostituzioneRead more at location 1232
Note: T Edit
L’ARTICOLO 9 DELLA COSTITUZIONE afferma dunque che compito della Repubblica è tutelare il patrimonio storico-artistico.Read more at location 1232
perché bisogna farlo? Chi ci obbliga?Read more at location 1235
Molti politici, soprintendenti, critici, studiosi, giornalisti, parlando o scrivendo, danno già per assodato che cosa sia il nostro patrimonio,Read more at location 1235
Note: x Edit
Dicono: il duomo di Modena, Pompei, Paestum, un borgo di Siena, un affresco di Giotto, un manoscritto di Pascoli, e nominando o evocando quelle realtà, danno già per sottinteso che esse siano patrimonio e, di conseguenza, che debbano essere per necessità protette, tutelate, custodite, restaurate.Read more at location 1237
Note: c Edit
tutelare questo oggetto a discapito dell’altro,Read more at location 1242
non esistono il patrimonio, la cultura, la ricerca, ma esistono patrimoni sempre in divenire,Read more at location 1244
Proprio per questo, la Costituzione avrebbe necessità di una riformaRead more at location 1246
Non esiste un patrimonio della Nazione né un paesaggio della Nazione.Read more at location 1251
Sarebbe come se venisse promulgato un articolo per difendere la memoria della Nazione, oppure l’identità della Nazione, oppure il dolore della Nazione, o l’accoglienza della Nazione.Read more at location 1252
Note: x Edit
togliere la connotazione possessiva:Read more at location 1254
Alessandro Manzoni ha scritto in italiano, ma non lo difende la Nazione: lo difende, lo anima, il desiderio di chi lo ama.Read more at location 1261
Note: x Edit
La cultura è desiderio,Read more at location 1262
Giovanni Gentile è stato italiano,Read more at location 1263
Note: ... Edit
Le sue opere le tutelano i desideri di quanti lo amano,Read more at location 1264
La diffusione del libro, ad esempio, non è avvenuta per atto costituzionale, non è avvenuta per decisione di uno Stato, di una Nazione: è avvenuta da una compartecipazione di eventi, personalità, interessi, occasioni, nate senza una pianificazione dall’alto, senza una regolamentazione normativa atta a promuovere lo sviluppo, la diffusione e l’implementazioneRead more at location 1265
Note: x Edit
La differenza la fanno sempre le personeRead more at location 1267
Dopo che Gutenberg stampa il primo libro nel 1455, la diffusione della stampa inizia a circolare nei paesi. A Venezia, nei primi del Cinquecento, si sviluppa un’industria del libro a opera di tipografi e librai che stampano e diffondono quasi la metà di tutti i volumi pubblicati in Europa. Ma è con le invenzioni di Aldo Manuzio che la diffusione del libro prende piede. Infatti questo tipografo inventa i tascabili,Read more at location 1268
Note: x Edit
da quel momento non si legge più solo per approfondire o pregare, seduti davanti a un leggio con il grosso volume davanti, ma si può leggere nei ritagli di tempo, negli spazi più diversi.Read more at location 1272
Note: c Edit
il bibliofilo Magliabechi, morendo nel 1714 a Firenze, lasciò quasi 30.000 volumi alla cittadinanza, a disposizione di chiunque. Anzi, volle eredi della sua libreria «i poveri di Firenze».Read more at location 1276
Note: c Edit
le grandi trasformazioni in Europa spesso avvengono senza una pianificazioneRead more at location 1280
non siamo ancora d’accordo sul fatto che vi sia un patrimonio della Nazione.Read more at location 1290
Note: IL PATRIMONIO NN CONDIVISO Edit
Se visito la necropoli etrusca di Cerveteri, non sono orgoglioso di essere italiano,Read more at location 1295
la stessa vertiginosa commozione la provo di fronte ai templi egizi di Abu Simbel, la città maya di Tikal in Guatemala, il mausoleo di Taj Mahal in India, le città sepolte dei Romani sotto il Vesuvio, le migliaia di statue di terracotta messe a guardia della tomba dell’antico imperatore cinese a Xi’an.Read more at location 1295
Note: x Edit
non è la rivendicazione di un orgoglio nazionale. È qualcosa di più profondo.Read more at location 1299
Non vi è un patrimonio condiviso che ci identifica come italiani.Read more at location 1302
non vi sia neanche una legislazione condivisa sul patrimonio.Read more at location 1303
Oggi, in Europa, nessuno è contrario a che le donne votinoRead more at location 1307
Note: ... Edit
Sul patrimonio invece nessuna conciliazioneRead more at location 1309
è proprio il patrimonio stesso una realtà che non sopporta leggi definitorie,Read more at location 1310
Bisogna restaurare Leonardo o Raffaello. Perché?Read more at location 1312
Niente è un bene di per sé. O, se è un bene di per sé l’opera di Raffaello, è un bene di per sé tutto, qualunque cosa, una forchetta, un albero che germoglia, una lucertola al sole,Read more at location 1314
tutto acquista sacralità, ma la acquista in quanto esistente, vivente,Read more at location 1315
Esistono in Italia e in Europa libere comunità e libere insorgenze di persone che determineranno di volta in volta il proprio patrimonio da preservare, tutelare o modificare.Read more at location 1322
Note: x Edit
Il campo di concentramento di Auschwitz o di sterminio di Birkenau sono un bene della Polonia, della Nazione polacca? Sono un bene dell’Europa? Oppure, visto che vi sono stati sterminati milioni di ebrei, questi campi sono un patrimonio degli ebrei? Oppure, visto che vi sono stati uccisi migliaia di omosessuali, sono un patrimonio degli omosessuali? Sono un bene dell’umanità? Ma se un aborigeno non ha neppure avuto la nozione di Auschwitz, come si fa a parlare a suo nome?Read more at location 1326
Note: x Edit
Il Museo delle Antichità Egizie di Torino, nato seguendo la moda delle campagne depredatorie di Napoleone in Egitto, ovvero saccheggiando le opere degli egizi, è patrimonio della Nazione italiana? Oppure dell’Europa? E se l’Egitto volesse riappropriarsi delle antichità trafugate o requisite, così come la Grecia ha più volte richiesto al British Museum di Londra la riconsegna delle sculture strappate al Partenone,Read more at location 1330
Note: x EGIZI A TORINO Edit
il contendersi di questi reperti non è affatto per rivendicare una maggiore identità nazionaleRead more at location 1334
Note: ... Edit
ma per ragioni di maggiore attrattività turistica,Read more at location 1334
Il patrimonio esiste nella misura in cui lo riconosce una data comunità.Read more at location 1339
Se sono le comunità la fonte sempre risorgente attorno a cui il patrimonio rivive, sono esse la presenza da incoraggiare,Read more at location 1346
sopravviveranno solo quelle comunità che, pur valorizzando un bene culturale del luogo, delocalizzano la loro attività.Read more at location 1355
cooperazione tra diverse realtà – la cosiddetta reteRead more at location 1360
Il ruolo dello Stato si dovrà limitare sempre più ad agevolare simili connessioniRead more at location 1362
(non più «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione», ma «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca e tutela il patrimonio storico e artistico»),Read more at location 1380
Note: x Edit
non vi può essere una legislazione che definisce cosa è patrimonio da conservare da cosa non lo è;Read more at location 1386
Note: UNA RIFORMA RSDICALE Edit
Saranno le comunità liberamente composte, liberamente insorgenti, a determinare nascita, consunzione, trasformazione e morte di ciò che esse sentono essere patrimonio,Read more at location 1388
non vi sarà più necessità, come lo è oggi in Italia, di un Codice dei Beni culturaliRead more at location 1390
Non vi sarà più necessità di soprintendenze, ovvero di uffici verticisticiRead more at location 1392
Non vi sarà una cura omogenea, ma una cura bricolage, diversa in ogni ambiente,Read more at location 1394
credanoRead more at location 1401
permettere che le persone si uniscano, in libertà e desiderio, attorno ai propri simboli,Read more at location 1401