Visualizzazione post con etichetta status. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta status. Mostra tutti i post

lunedì 30 gennaio 2023

 https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0JKAqc5aJwod2Ew72iEdpxSYKu8RRVbvDSL9ELwsPW2rCaGkgc2C1FQS8cr9RT7Gtl&id=1447752724

domenica 20 ottobre 2019

COME FUNZIONA LA GERARCHIA SOCIALE

https://feedly.com/i/entry/B7jw4LCucCLXhd0mcd9EmMn+sbxtNLGOdNAs60PDOTo=_16caa2356d6:1ef12e0:340e5e89
COME FUNZIONA LA GERARCHIA SOCIALE
Primo: non confondere la dominanza con il prestigio. Sono le due componenti dello status sociale, ma sono anche cose diverse. Segue esempio.
Ricchi, maschi, bianchi... Sono loro a presidiare la vetta della gerarchia sociale?
Materialmente sì: sono ai vertici praticamente di tutto: business, cultura, politica, amministrazione e di ogni altro ambito della sfera pubblica.
Retoricamente no: puoi dire peste e corna di loro ricevendo solo applausi. Al contrario, per poveri, negri e donne la riserva di eufemismi fa invidia a quella disponibile per un disabile grave.
Conclusione: la nostra posizione nella gerarchia sociale sociale è un misto di "dominanza" (materiale) e "prestigio" (retorico), l'equilibrio viene raggiunto barattando fette della prima con fette della seconda.

OVERCOMINGBIAS.COM
Humans (and some other animals) recognize two kinds of status: good and bad. Good status is “prestige” while bad status is “dominance.” Here is Trump today saying the US wants to be high status in the world, but only via good status:

martedì 1 ottobre 2019

LO STERCO DEL DIAVOLO

https://feedly.com/i/entry//cnXVr/5HNe2pDqTI3udBeVx4AbJSW9TNhacAl8h6Dc=_16cb4ff114f:437712:255916d9


LO STERCO DEL DIAVOLO

Perché il denaro è tanto desiderato e al contempo tanto odiato?

Sul “tanto desiderato” non rispondo neanche.

Sul “tanto odiato” invece sì: perché rende le persone confrontabili.

E’ più prestigioso un notaio o un magistrato? La risposta più naturale è un boh, ma poi guardo al reddito e ho una chiave di lettura. Illudersi sul proprio prestigio diventa più difficile.

Ecco, se prima avevo due “numeri uno” (due persone che, magari illudendosi, erano altrettanto felici), ora ho “un numero uno e un numero due”. Ovvero, poiché siamo invidiosi, attraverso il denaro ho creato un infelice. Il denaro insomma genera infelicità sociale ponendoci su un'unica scala gerarchica.


https://willwilkinson.net/2006/10/31/the-great-chain-of-status/

LE VIRTU’ DEL RELATIVISMO

Meglio un sonetto del Petrarca o la Commedia dantesca? Meglio un dipinto di Caravaggio o una sifonia di Mozart?
Chi puo’ dirlo? Sono generi artistici diversi, eppure l’arte è una e una soltanto, e in pochi sono disposti a sostenere che i valori estetici siano relativi.
Ad ogni modo, comunque la si pensi in merito sarà ben difficile confrontare forme d’arte così eterogenee, oltretutto ci sono buoni motivi per difendere questa “incommensurabilità”, e di seguito vorrei esporli come meglio posso. Di fatto la mia diventerà una difesa del relativismo, ne sono consapevole.
Dunque, nel tentativo di chiarire meglio quello che ho in mente sposto per un attimo l’attenzione dal mondo dell’arte a quello della società umana tout court. Pensate allora ad una società dove 1) l’invidia sia il sentimento dominante e 2) tutti i risultati ottenuti dai singoli operando in società siano confrontabili e ordinabili gerarchicamente (anche un sonetto rispetto a un poema o un quadro rispetto a una musica); in una società siffatta ogni sforzo per migliorare la propria condizione sarebbe frustrato dallo sforzo altrui, saremmo cioè come tanti cricetini che corrono sulla ruota e sudando invano. L’invidia e la confrontabilità rendono tutto un inane “gioco a somma zero” (traggo questa espressione dalla teoria dei giochi): ogni miglioramento relativo di un Tizio qualsiasi corrisponde al peggioramento di un Caio qualsiasi, ad ogni sorpasso effettuato corrisponde un sorpasso subito, nel suo complesso la “felicità sociale” non fa mai un passo avanti.
Ma c’è di più, purtroppo: la prima ipotesi – quella dell’invidia – per quanto cinica è tutt’altro che peregrina, sia le scienze sociali che quelle naturali la propongono di frequente, e anche l’introspezione personale l’avvalora. Ma anche il criceto che è in noi emerge dall’introspezione, ci risulta del tutto plausibile pensare che al progresso sconvolgente dell’ultimo secolo non corrisponda un incremento significativo in termini di felicità personale.
C’è un modo per far fronte a questa situazione? Ovvero, come se ne esce? Innanzitutto, notando che cio’ che conta ai nostri fini è il rango sociale (posizionamento) percepito prima ancora che quello effettivo. E’ la percezione, infatti, non la realtà, a far emettere ai nostri cervelli l’adeguata quantità di serotonina che produce quell’appagamento personale meta ultima dei nostri sforzi. In secondo luogo, indebolendo la confrontabilità reciproca, ovvero creando nella realtà “nicchie irriducibili” le une alle altre che possano migliorare lo status relativo di ciascuno.
Il sentimento umano dell’invidia sembrerebbe facilitare la creazione di nicchie (o generi): io, per esempio, posso essere invidioso di chi sta vicino a me ma difficilmente lo sarò mai di chi opera in una dimensione molto distante dalla mia. Non so esattamente perchè sia così ma so che è così, che i nostri cervelli funzionano così. Se gioco a calcio nel campionato CSI difficilmente potrò mai essere invidioso delle mirabili doti di un Pirlo, un campione del genere opera in una dimensione estranea alla mia, al limite potrei avere una rivalità con il ragazzo che nella mia squadra ambisce a soffiarmi la maglia numero quattro.
Chi gode di più prestigio nella nostra società, il cantante di successo, l’atleta olimpionico, l’archistar o il giudice costituzionale? La domanda ci suona assurda, impossibile rispondere, sentiamo queste diverse dimensioni come incommensurabili anche se in teoria potrebbe esistere un’unica scala del prestigio. Ora sappiamo meglio perché il relativismo prevale.
Insomma, se ci sono tante gare ci saranno anche tanti vincitori, e quindi un maggior numero di gente soddisfatta. Mia nonna era riconosciuta e stimata in paese anche perché vinceva regolarmente il torneo delle torte all’oratorio, nella sua testa la cosa produceva parecchia serotonina e faceva passare in secondo piano il fatto che non fosse né un astronauta né un notaio. Una società diversificata in tante nicchie attenua i problemi tipici legati allo status, una società a gerarchia unica (“società stratificata”) ha un solo vincitore e una marea di perdenti.
In passato si era più restii a rinunciare all’assolutismo, cosicché le società stratificate erano la norma, pensiamo solo al sistema delle caste. Nelle soietà moderne la relativizzazione è messa a dura prova dal denaro che rende tutto equiparabile, pensate al confronto tra un politico e uno scienziato, chi è più prestigioso? Impossibile rispondere? Forse, ma la tentazione di dirimere la diatriba guardando al reddito dei due personaggi è forte. Gli USA, per esempio, sono una società più stratificata dell’Europa, questo è certo.
Nella società stratificata esiste un’unica gerarchia, un unico status, e il fatto di essere in sua presenza lo capiamo da alcuni segnali inequivocabili. Lo status serve a ben poco se non viene in qualche modo esternato e di solito viene esibito in taluni consumi ben precisi che rivestono da sempre una natura simbolica, in genere: sicurezza, dimora, salute e futuro dei figli (scuole). Probabilmente è per questo che quanto più una società è stratificata, tanto più i prezzi di questi servizi si gonfiano a dismisura senza che la loro utilità sostanziale cresca in pari misura.

lunedì 17 giugno 2019

Il problema delle vacche grasse SAGGIO

Il problema delle vacche grasse




I nostri antenati si barcamenavano tra periodi di vacche grasse e periodi di vacche magre. Nei momenti difficili facevano del loro meglio per sopravvivere, nell’abbondanza si chiedevano: “In che cosa posso investire per non soffrire più quando cominceranno le avversità? La risposta più ovvia: in buone relazioni e reputazione. Per questo facevano tanti bambini, lavoravano alacremente per aumentare il loro status e per assicurarsi alleati potenti.
Questa è la mia spiegazione preferita del perché ancora oggi la quota di reddito investita in istruzione e salute aumenti spropositatamente all’aumentare del nostro reddito senza molti benefici né per la nostra istruzione, né per la nostra salute: cerchiamo prestigio “alleandoci” con scuole prestigiose e medici con  solida reputazione. Il fatto è che oggi siamo straricchi e lo siamo ormai da almeno un paio di secoli, le “vacche magre” sono solo un ricordo lontano ma nella nostra mente restano una fissa incancellabile.
Nel XXI secolo la disparità nei redditi è in larga misura la conseguenza di cio’ che succede nella fornitura di alcuni servizi ben precisi:medicina, istruzione, diritto aziendale (law corporation), consulenza alle imprese, management, gestione del risparmio. E’ qui che si spende MOOOOOLTO di più rispetto a prima… senza ottenere granché di più. Ergo: si spende per acquisire prestigio.
Esempio: dal dopoguerra a oggi i medici/paramedici per paziente sono raddoppiati, la loro retribuzione è triplicata, la frazione del reddito totale speso dal paese in ambito sanitario è aumentata sostanzialmente. Ma gli studi più rigorosi in medicina generale non indicano un miglioramento apprezzabile in termini di salute (la differenza reale la fanno altri fattori, come ad esempio alimentazione e ambiente). Ma in tutti i paesi occidentali si nota una scarsa correlazione tra servizi sanitari e salute, suggerendo così che nella sanità c’è molta cura in eccesso e inefficienza. I pazienti preferiscono sistematicamente trattamenti medici complessi e costosi mentre sospettano di quelli più economici. Tendono poi ad essere più interessati alla reputazione dei dottori a cui si rivolgono che al loro curriculum terapeutico. Spiegazione? Voglia di prestigio e reputazione, voglia di dire o pensare: “io per la salute dei miei cari non bado a spese… che lo si sappia!”.
Nel campo dell’istruzione, abbiamo registrato un forte aumento del numero di studenti, del numero di insegnanti per studente e delle retribuzioni degli insegnanti rispetto al lavoratore medio. Oggi si richiede la laurea perfino alla maestra o a chi si occupa della ginnastica, anche se insegnanti con meno scolarizzazione sembrerebbero parimenti adeguati. E’ chiaro che in questo modo i costi s’impennano senza un corrispettivo in termini di risultati. Gli studenti in realtà non ricordano molto di ciò che viene insegnato e la maggior parte di ciò che imparano non sarà comunque utile in alcun modo. Gli studenti e le loro famiglie sembrano più preoccupate del prestigio dei loro insegnanti che della loro esperienza. Gli studenti universitari preferiscono laurearsi con professori che hanno fatto studi prestigiosi piuttosto che con professori bravi nell’insegnamento.
Nell’ambito della giustizia, abbiamo assistito a un numero crescente di cause giudiziarie. E’ cresciuto anche il numero di avvocati e il loro reddito medio. Solo due secoli fa la maggior parte della gente poteva andare in tribunale senza un avvocato, oggi la legge è molto complessa e ripristinare il vecchio regime non sembra possibile. Tuttavia, non è chiaro come quantificare i benefici di questo sistema legale più complesso e costoso. Il sospetto è che siano alquanto esigui. i clienti s’informano sul prestigio del loro avvocato, molto meno sul suo track record in tribunale.
consulenti d’impresa sono notevolmente aumentati per numero e retribuzione, mentre cio’ che consigliano è sempre più prevedibile. Tali consulenti sono spesso assunti perché il loro prestigio può intimorire i concorrenti, oppure per sgominare le resistenze ai cambiamenti che si ha in mente di apportare a prescindere da una consulenza strapagata e dall’esito risaputo.
gestori dei fondi di investimento sono notevolmente aumentati per numero e paga. Ma una volta prese in considerazione le loro commissioni di gestione, tendono a offrire rendimenti inferiori rispetto ai semplici fondi indicizzati (gestiti col pilota automatico). Gli investitori sembrano disposti ad accettare tali rendimenti attesi inferiori pur di avere la possibilità di mostrarsi in associazione a fondi prestigiosi: telefonare al loro “personal consultant”, oppure ricevere la sua visita in casa, li rende felici.
manager sono aumentati in numero e anche in retribuzione. Una loro funzione chiave è sempre di più quella di dare all’impresa un’immagine prestigiosa, non solo nei confronti dei clienti e degli investitori, ma anche per i dipendenti desiderosi di lavorare sodo e rinunciare alle ferie pur di farlo al servizio di una persona carismatica.
Risultati immagini per PAINTING STATUS SYMBOL

sabato 11 maggio 2019

PERCHE’ AIUTARE I POVERI NON SERVE A NIENTE

PERCHE’ AIUTARE I POVERI NON SERVE A NIENTE

Perché sono gli ultimi staccati in fondo, e anche con il nostro aiuto resterebbero comunque ultimi.

In un mondo dove l’invidia domina sull’egoismo, il nostro soccorso vale zero e si risolve in un puro spreco.

Che senso ha un reddito minimo? Nessuno, perché un reddito minimo va a tutti e non migliora la posizione relativa di nessuno.

venerdì 10 maggio 2019

venerdì 27 aprile 2018

Lo status vince sulla sostanza

Students in Germany rated their curriculum, teaching and job prospects more highly when their universities were labeled “excellent” by the government — even though the award was unrelated to teaching, according to new research.

giovedì 8 febbraio 2018

Lo status è trasferibile

Cose imparate oggi: lo status è trasferibile.
In altri termini: la capacità di porsi al vertice di una gerarchia è utilizzabile in qualsiasi contesto. Si tratta di un'abilità politica generica che dipende poco dal contesto specifico in cui si opera. Per questo un manager di Finmeccanica si trasferisce con grande disinvoltura e da un giorno all'altro al vertice di una banca o di un partito politico. Anche per questo i manager sono strapagati: hanno competenze universali e possono andarsene quando vogliono ovunque vogliono.
#Amazon
“Pfeffer [blends] academic rigor and practical genius into wonderfully readable text. The leading thinker on the topic of power, Pfeffer here distills his wisdom into an indispensable guide.”—Jim Collins, author of New York Times bestselling author…
AMAZON.COM

lunedì 29 febbraio 2016

CHAPTER 1 A PUZZLING PRIMATE - The Secret of Our Success: How Culture Is Driving Human Evolution, Domesticating Our Species, and Making Us Smarter di Joseph Henrich -

The Secret of Our Success: How Culture Is Driving Human Evolution, Domesticating Our Species, and Making Us Smarter by Joseph Henrich CHAPTER 1 A PUZZLING PRIMATE - #giocodelsopravvissuto - #intelligenzachenonspiega @obbedienzarito #ilgrandecumulo @infanziavecchiaia
our ancestors spread across the globe, from the arid deserts of Australia to the cold steppe of Siberia, and came to inhabit most of the world’s major land-based ecosystems—more environments than any other terrestrial mammal. Yet, puzzlingly, our kind are physically weak, slow, and not particularly good at climbing trees.Read more at location 208
Note: LA DEBOLEZZA FISICA DELL UOMO... EPPURE... Edit
Compared to other mammals of our size and diet, our colons are too short, stomachs too small, and teeth too petite. Our infants are born fat and dangerously premature,Read more at location 213
Note: QUANTI DIFETTI! Edit
Perhaps most surprising of all is that despite our oversized brains, our kind are not that bright, at least not innately smart enough to explain the immense success of our species.Read more at location 215
Note: L INTELLIGENZA. NON SPIEGA IL NS SUCCESSO Edit
Suppose we took you and forty-nine of your coworkers and pitted you in a game of Survivor against a troop of fifty capuchin monkeys from Costa Rica. We would parachute both primate teams into the remote tropical forests of central Africa. After two years, we would return and count the survivors on each team. The team with the most survivors wins.Read more at location 218
Note: AL GIOCO DEL SOPRAVVISSUTO PEDIAMO CON LA SCIMMIA CAPPUCCINA Edit
Let’s face it, chances are your human team would lose, and probably lose badly, to a bunch of monkeys, despite your team’s swollen crania and ample hubris.Read more at location 227
where our species evolved, what are our big brains for anyway?Read more at location 228
Note: A CHE CI SERVE UNA TESTA TANTO GROSSA? Edit
we are not so impressive when we go head-to-head in problem-solving tests against other apes,Read more at location 233
the reason why your team would lose to the monkeys is that your species—unlike all others—has evolved an addiction to culture. By “culture” I mean the large body of practices, techniques, heuristics, tools, motivations, values, and beliefs that we all acquire while growing up, mostly by learning from other people.Read more at location 239
Note: È LA CULTURA CHE CI FA VINCERE. DEFINIZIONE DI C. Edit
The key to understanding how humans evolved and why we are so different from other animals is to recognize that we are a cultural species.Read more at location 245
Note: LA DIFFERENZA Edit
culture became cumulative.Read more at location 247
learning from others—so that one generation could build on and hone the skills and know-how gleaned from the previous generation.Read more at location 248
Note: IL GRANDE CUMULO Edit
selection had to favor individuals who were better cultural learners,Read more at location 253
Note: IL GRANDE RIPRODUTTORE Edit
This interaction between culture and genes, or what I’ll call culture-gene coevolution, drove our species down a novel evolutionary pathwayRead more at location 256
Note: LA COEVOLUZIONE Edit
our capacities for learning from others are themselves finely honed products of natural selection. We are adaptive learners who, even as infants, carefully select when, what, and from whom to learn. Young learners all the way up to adults (even MBA students) automatically and unconsciously attend to and preferentially learn from others based on cues of prestige, success, skill, sex, and ethnicity. From other people we readily acquire tastes, motivations, beliefs, strategies, and our standards for reward and punishment.Read more at location 259
Note: UNA MACCHINA D APPRENDIMENTO SELETTIVO Edit
creating the extended childhoods and long postmenopausal lives that give us the time to acquire all this know-how and the chance to pass it on.Read more at location 267
Note: INFANZIA E VECCHIAIA Edit
Along the way, we’ll see that culture has left its marks all over our bodies, shaping the genetic evolution of our feet, legs, calves, hips, stomachs, ribs, fingers, ligaments, jaws, throats, teeth, eyes, tongues, and much more.Read more at location 268
Note: IL MARCHIO Edit
Psychologically, we have come to rely so heavily on the elaborate and complicated products of cultural evolution for our survival that we now often put greater faith in what we learn from our communities than in our own personal experiences or innate intuitions.Read more at location 270
Note: ESPERIENZA E COMUNITÀ Edit
a second form of human status, called prestige,Read more at location 277
Note: PRESTIGIO E STATUS Edit
Once we understand prestige, it will become clear why people unconsciously mimic more successful individuals in conversations;Read more at location 278
The evolution of prestige came with new emotions, motivations, and bodily displaysRead more at location 281
Beyond status, culture transformed the environments faced by our genes by generating social norms.Read more at location 282
Note: CULTURA E AMBIENTE Edit
cultural evolution initiated a process of self-domestication, driving genetic evolution to make us prosocial, docile, rule followersRead more at location 287
Note: L UOMO OBBEDIENTE Edit
How did rituals become so psychologically potent, capable of solidifying social bonds and fostering harmony in communities?Read more at location 290
Note: RITO Edit
why does careful reflection cause greater selfishness? Why do people who wait for the “walk signal” at traffic lights also tend to be good cooperators?Read more at location 292
Note: SEMAFORO ROSSO Edit
How did our species become the most social of primates, capable of living in populations of millions, and at the same time, become the most nepotistic and warlike?Read more at location 294
Note: CATTIVI E COOPERANTI Edit
The secret of our species’ success resides not in the power of our individual minds, but in the collective brainsRead more at location 296
Note: IL CERVELLO COLLETTIVO Edit
The striking technologiesRead more at location 299
emerge not from singular geniuses but from the flow and recombination of ideas, practices, lucky errors, and chance insights among interconnected minds and across generations.Read more at location 300
Note: ORIGINE DELLA SCIENZA Edit
innovation in our species depends more on our sociality than on our intellect, and the challenge has always been how to prevent communities from fragmenting and social networks from dissolving.Read more at location 304
Note: INNOVAZIONE Edit
Like our fancy technologies and complex sets of social norms, much of the power and elegance of our languages come from cultural evolution,Read more at location 305
Note: LINGUAGGIO Edit
Why are languages from people in warmer climates more sonorous? Why do languages with larger communities of speakers have more words, more sounds (phonemes), and more grammatical tools?Read more at location 309
However, as you’ll see, we don’t have these tools, concepts, skills, and heuristics because our species is smart; we are smart because we have culturally evolved a vast repertoire of tools, concepts, skills, and heuristics. Culture makes us smart.Read more at location 319
Note: INTELLIGENZA E CULTURA. UOVO O GALLINA? Edit
cultural evolution has influenced the development of our brains, hormonal responses, and immune reactions, as well as calibrating our attention, perceptions, motivations, and reasoning processes to better fit the diverse culturally constructed worlds in which we grow up.Read more at location 323
Note: BIAS E CULTURA Edit
culturally acquired beliefs alone can change pain into pleasure, make wine more (or less) enjoyable