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venerdì 15 novembre 2024

egemonia culturale

 Contro l'idea di egemonia culturale.

La Politica è a Valle della Cultura o la Cultura è a Valle della Politica? Se proprio devo scegliere prendo la seconda. Ma nemmeno quell'opzione mi soddisfa, direi che non si fa cultura con la politica e nemmeno si fa politica con la cultura. Se vuoi vincere le elezioni raccatta i voti piuttosto che far spuntare l'Unità dalla tasca di nonno Libero. E pace all'anima di Gramsci e della Scuola di Francoforte.
Perché allora il concetto di "egemonia culturale" è così sopravvalutato? Ipotesi: c'è gente come i professori di letteratura che sono ossessionati dal sospetto che i libri che insegnano siano solo intrattenimento di alto livello, e quindi non amano niente di più che sentirsi dire che i loro metodi interpretativi stanno suonando la campana a morto della civiltà occidentale. E naturalmente le persone che lavorano nell'industria dell'intrattenimento sono felici di pensare di non essere solo nel business dell'intrattenimento, ma di essere invece all'avanguardia nella lotta per la giustizia sociale, riprogrammando il software della mente umana per promuovere una maggiore tolleranza e uguaglianza. È tutto molto stimolante.

domenica 20 febbraio 2011

Convitato di pietra

San Remo ha celebrato i 150 dell' unità d' Italia; Beningni è stato all' apice dell' omaggio ma tutta la rassegna è ruotata attorno alla ricorrenza. "Stiamo uniti" è il motto-tomentone riproposto a raffica dall' indomito Gianni Morandi (a me il Gianni piace anche se mi rendo conto che l' aspetto lo avvicina alla mummia di un diciottenne degli anno 60 rinvenuta nel 3015 dopo lo scioglimento dei ghiacciai alpini).

In questo contesto Luca e Paolo hanno lasciato cadere dal palco il monito solenne di Antonio Gramsci, quello in cui l' eterno prigioniero richiamava gli italiani all' impegno in politica.

Senonchè, Gramsci appariva come un convitato di pietra al festone sanremese: se mai ci fu un critico veemente del nostro Risorgimento, questi coincide proprio con il pensatore sardo.

A lui e a Sereni dobbiamo la costruzione di un formidabile arsenale intellettuale da cui puo' ancora oggi attingere ogni aspirante anti-italiano.

Con "Scritti sul Risorgimento", a cui è d' affiancare "Capitalismo nelle campagne" di Emilio Sereni, fecero le pulci alla "gloriosa epopea".

Perfino nomi come Croce e Chabod non seppero raccogliere la sfida e reagirono in modo scomposto e sostanzialmente inoffensivo allo sfregio subito dai valori patriottici.

Solo lo storico Rosario Romeo seppe più tardi opporsi e neutralizzare la critica marxista date e numeri alla mano. Risorgimento e Capitalismo è il libro che condensa il suo sforzo intellettuale in merito.

Ne parlo perchè lo sto leggendo in questi giorni.

L' episodio non fa che prolungare il mio stupore quando constato con quanto puntiglio chi fino a ieri gridava "dagli al fascista" se spuntava da qualche parte un' innocente bandierina italiana, oggi si mette sull' attenti e si scioglie in lacrime come una prefica all' attacco di quella cabaletta da strapazzo che è il nostro inno.