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martedì 28 maggio 2024

perforazione dell induismo

https://wollenblog.substack.com/p/the-evidence-for-hinduism



Prologo: se si crede nel deserto retributivo (un punto che discuterò nella sezione IV), allora il karma è direttamente previsto dal teismo, poiché si prevede che un Dio giusto dia alle persone i loro giusti meriti, sia in questa vita che nella prossima.

Argomenti. 


Per iniziare, ecco due fatti sull'Induismo che contano debolmente a suo favore (arriveranno cose più forti, lo prometto): È grande.La lezione generale è: più una religione è diffusa, più prove si hanno della sua verità. Non una prova decisiva, certo, ma una prova. Quindi, il fatto che l'Induismo sia la terza religione più grande - con il 15% della popolazione mondiale e 1,2 miliardi di membri - lo pone accanto al Cristianesimo e all'Islam come uno dei grandi contendenti.È antico: Qui si applica una logica simile, ma questa volta l'Induismo ottiene l'oro e non il bronzo. L'Induismo è la più antica religione vivente.dal momento che, a priori, ci si aspetta che la verità di Dio sia disponibile per una parte maggiore della storia che per una parte minore della storia, a parità di condizioni.se Dio ha creato tutte le persone possibili, ciò rende la probabilità della sua esistenza pari a 1, poiché lei è una persona possibile. Al contrario, se Dio ha creato un numero inferiore di persone, la probabilità che lei esista è inferiore a 1.Ma se Dio ha creato tutte le persone possibili, allora non solo ha creato un numero infinito di persone come lei e me; ha anche creato un numero infinito di persone sufficientemente potenti, buone e sagge, che soddisfano il concetto di Dio con la 'g' minuscola.

"Dio crea tutte le creature possibili a cui potrebbe dare una buona vita".Ora, ecco la parte interessante: se pensiamo, su basi antropiche, che Dio abbia creato tutte le possibili creature coscienti a cui potrebbe dare una buona vita, è plausibile che tra queste possibili creature ci siano creature estremamente potenti, estremamente consapevoli ed estremamente buone, in virtù delle loro caratteristiche intrinseche. E intuitivamente, fintanto che queste creature sono sufficientemente consapevoli, potenti e buone, soddisferanno il concetto di divinità con la lettera 'g'.

assumendo il teismo, la teoria più intrinsecamente probabile che fa sì che ciò accada è quella in cui Dio ha creato tutte le creature possibili, compreso un pantheon di dei. Tutto questo sembra sospettosamente indiano.Anche se Dio avesse creato altri esseri altrettanto potenti, intelligenti e buoni di lui, questi non conterebbero come Dei con la 'G' maiuscola, poiché sono stati creati e un Dio deve essere increato;Forse Dio non poteva creare altri Dei per ragioni logiche, perché così facendo avrebbe creato un irrisolvibile 'paradosso della pietra' ("Può Dio #1 creare una pietra così pesante che Dio #2 non può sollevarla? Se sì, allora Dio #2 non è onnipotente, e se no, allora Dio #1 non è onnipotente");A condizione che il tempo sia infinito in entrambe le direzioni, lei, caro lettore, ha una prova antropica quasi certa che si è reincarnato un numero infinito di volte nel passato e che si reincarnerà un numero infinito di volte nel futuro. Questo è stato dimostrato da Michael Huemer nel suo recente articolo su Nous, Existence is Evidence of Immortality.se il tempo è infinito in entrambe le direzioni, lei esiste ora, ma la sua esistenza non si ripete attraverso infinite vite, la probabilità che lei esista ora sarebbe 0, dal momento che - dato il tempo infinito - o si è già verificato nel passato, con probabilità 1 (dopo di che non potrebbe più verificarsi, dato il presupposto che lei non è ripetibile), o non si è mai verificato affatto. In entrambi i casi, la probabilità che lei esista ora sarebbe 0. Ma lei esiste ora. Quindi, deve essere esistito in infinite vite.Perché è intuitivo che il tempo sia infinito? Beh, come scrive Huemer: [L'idea di un inizio del tempo mi sembra metafisicamente impossibile, in modo simile a quella di un bordo dello spazio. Per qualsiasi posizione nello spazio, ha senso chiedersi che cosa si trova, ad esempio, un metro a sinistra (anche se la risposta è che non c'è nulla). Se ci fosse un bordo dello spazio, cosa succederebbe se ci si avvicinasse e si cercasse di guardare oltre il bordo?Quando cerchiamo di immaginare questo, ci troviamo a cercare di immaginare un luogo in cui non c'è spazio, il che è ovviamente impossibile. L'idea di uno spazio delimitato è perfettamente coerente dal punto di vista matematico; semplicemente non sembra che lo Spazio, cioè tutto lo spazio, possa avere questa struttura.A volte si suggerisce che Dio, esistendo al di fuori del tempo, abbia creato il tempo. Ma nemmeno Dio potrebbe farlo, perché qualsiasi atto di creazione - o qualsiasi altra azione o evento - presuppone un momento in cui l'atto o l'evento può avere luogo. Si può identificare, naturalmente, una struttura matematica coerente che contenga un primo tempo; ma non sembra che il Tempo, cioè tutto il tempo, possa avere questa struttura.la reincarnazione huemeriana non si sposa bene con la teologia indù: secondo l'induismo, lo scopo principale della nostra vita è la moksha, o liberazione, cioè l'uscita dal ciclo delle rinascite. Se la moksha è considerata definitiva, allora, data la prova di Huemer, possiamo dedurre con probabilità 1 che non la raggiungeremo mai, poiché, con probabilità 1, continueremo a reincarnarci per sempre, sempre e sempre.La mossa migliore è quella di rivedere un po' la moksha: Forse non sfuggiremo mai al ciclo delle rinascite in modo permanente, ma forse lo sfuggiremo per periodi di tempo ridicolmente lunghi, così lunghi che potrebbero essere giustamente considerati come 'eternità'.Secondo me, la migliore scommessa del teista è dire che ognuno di noi preesisteva alla nostra vita terrena e, prima di nascere, ha acconsentito a che Dio permettesse che il male si abbattesse su di noi (dopo di che ha cancellato la nostra memoria - di nuovo, con il nostro permesso - e ci ha mandato nel mondo). Ho scritto di più su questa teodicea qui.la reincarnazione implica la preesistenza,Beh, se si crede nel deserto - una parola che qui significa: la dottrina etica secondo cui è intrinsecamente buono per i malfattori essere danneggiati in proporzione alle loro malefatte o vizi, e intrinsecamente buono per i benefattori essere beneficiati in proporzione alla loro virtù o alle loro buone azioni - allora, dato che, dati gli altri obiettivi di Dio (la costruzione dell'anima, il permesso di un libero arbitrio moralmente significativo, ecc.), potrebbe non essere in grado di soddisfare le richieste del deserto in questa vita, ci aspettiamo che soddisfi le richieste del deserto nella prossima vita. Da qui, il karma.Ecco due linee di prove molto discusse a favore del teismo: Le esperienze religiose. Un numero enorme di persone sincere e sane di mente riferiscono di aver vissuto esperienze in cui sembra che stiano sperimentando un essere divino.Consenso comune. Come discusso in precedenza, se molte persone credono in qualcosa, questa è una prova che è vera. Poiché la maggior parte del mondo crede in un essere divino, questa è banalmente una prova di un essere divino.L'Induismo raccoglie questi dati di consenso comune in modo più naturale rispetto a qualsiasi altra religione mondiale: prevede l'esistenza di un Dio, di una pluralità di divinità e non è una religione esclusivista (tradizionalmente intesa), il che significa che musulmani, cristiani, ebrei e mormoni entrerebbero realmente in contatto con il divino durante le loro pratiche devozionali.le prove del consenso comune sono più forti quando la credenza comunemente accettata è stata raggiunta in modo indipendente, da gruppi che non hanno avuto contatti tra loro. Questo rende l'argomento del consenso comune, ad esempio, per il Dio abramitico, e solo per quel Dio, particolarmente debole, poiché la credenza diffusa nel Dio abramitico è riconducibile alla stessa radice storica: lo zio Abe. Al contrario, l'Induismo è sostenuto da una diffusa credenza teistica, politeistica e animistica, gran parte della quale è nata in modo indipendente in comunità separate.

Molti indù, soprattutto i Vaisnava, pensano che Dio si sia incarnato e abbia interagito con noi sotto forma di una serie di avatar. (In questa visione, gli avatar non sono creazioni divine distinte, ma sono forme assunte da Dio stesso).

sabato 25 maggio 2024

perché il mio cristianesimo traballa?

https://wollenblog.substack.com/p/why-im-not-a-christian

La Trinità ha un problema: non aiuta a spiegare nulla della realtà che un Dio unitario non potrebbe spiegare altrettanto bene. Quindi, a prima vista, la trinità sembra un appesdantimento gratuito. I tentativi di giustificarla sembrano fondarsi sul fatto che Dio è amorevole mentre invece si fondano sul fatto che Dio DEVE esprimere il suo amore verso terzi, cosa alquanto dubbia: se un Tizio è un tipo "amichevole" non cessa di esserlo solo perché i suoi amici sono morti.

Mettiamola così, siamo fortunati perché Dio ci ha creato ma anche perché ci ha creato a sua immagine e somiglianza, cosicché noi si possa conoscere qualcosa di lui. So, per esempio, che è una persona con molti attributi tipici della persona, senonché possiede solo quelli positivi e in misura praticamente infinita. Io posso essere buono, lui è necessariamente buonissimissimo. Io posso sapere qualcosa, lui puo' sapere tutto e in modo completo. Io ho un IQ nelle media, lui è intelligentissimo. Facile per me immaginare un essere del genere, penso a un supereroe... ma ancora di più. Non solo, penso anche di avere buoni motivi per pensare che esista poiché grazie a queste cose ne riesco a spiegare molte altre. Poi mi viene detto che è Uno e Trino. Oddio, qui la mia immaginazione vacilla. Io, pur creato a sua immagine, non mi sentro trini con la minuscola. Le uniche persone con caratteristiche vicine a quelle sono i dissociati mentali. Il dott. Jekyll e Mr. Hyde sono due personalità in un unico essere. Ma quando penso a queste cose non come con la bontà, la conoscenza o l'intelligenza, penso a un malfunzionamento, a una tara, a una malattia, a qualcosa che non mi sentirei mai di attribuire a Dio. Oltretutto, anch'io nel mio piccolo "creo", penso alle mie figlie. Ebbene, non ho certo bisogno di particolari concezioni della mia persona per sentirmi in relazione con loro e ben distinto da loro. Sì, forse un parmenideo potrebbe avere qualche problema su questo punto, ma nel III millennio non riuscirei mai a prendere sul serio un parmenideo, quindi non è certo il soggetto che puo' instillarmi dei dubbi. Certo, è facile accettare la Trinità come simbolo. Puo' essere un simbolo dell'amore come della relazione ma qui ci viene chiesto di pensarla come realtà. Faccio fatica e nemmeno riesco a pensare a cosa serva questa fatica. Al momento faccio atto di sottomissione passiva magari domani sarà diverso.

Tre dubbi dissolti.
PRIMO DUBBIO. Dio si è incarnato ed è sceso in terra per espiare i nostri peccati. Ok. Ma da quando in qua la sofferenza di un innocente puo' redimere i peccati di un colpevole? Semmai aumenta le colpe dell'umanità, in particolare di quella che è causa della sua sofferenza innocente. Francamente, la dottrina dell'espiazione mi sembra una teoria morale piuttosto traballante.
SECONDO DUBBIO. La stessa incarnazione non sembra necessaria se la si intende come un atto estremo di solidarietà. Che Dio soffra per il male, pur necessario, che vede sulla terra, questo lo sappiamo già data la sua perfezione. Inoltre, non si vede perché Dio fornisca questa forma di solidarietà estrema solo a una frazione minuscola di umanità trascurando tutta quella restante. Esiste un "popolo eletto" come lo era quello ebraico? Se fosse così il nostro senso di giustizia sarebbe turbato.
TERZO DUBBIO. Perché il Male?
SOLUZIONE (mossa del cavallo). Dio fa i suoi miracoli - incarnazione compresa - per farsi conoscere. Per il nostro bene ci ha abbandonato su questo mondo con un unico appiglio: la possibilità di conscere la sua esistenza e il suo progetto. Non so se questa è la "gloria" di cui parla Montagner Alessio ma esistono almeno tre ragioni forti per pensare che le cose siano andate così: 1) il primo dubbio si dissolve, 2) il secondo dubbio si dissolve (l'incarnazione diventa un miracolo tra i tanti) e 3) il terzo dubbio si dissolve (si pongono le basi per la teodicea più convincente che conosca e a cui rinvio).

A un certo punto ho smesso di fare la comunione dopo aver capito che i cattolici si impegnano ad accettare la dottrina della semplicità divina, una dottrina diabolicamente complicata che ritengo quasi certamente falsa. Poi ho capito che non ne valeva la pena. [Problema della Predicazione Divina: Critica: Se Dio è assolutamente semplice e indivisibile, come possiamo parlare dei suoi attributi (onnipotenza, onniscienza, bontà) senza implicare una sorta di composizione? Argomento: Sostenere che gli attributi di Dio siano identici alla sua essenza sembra annullare le distinzioni tra di essi. Questo rende difficile capire come Dio possa essere, ad esempio, sia onnipotente che onnisciente senza distinguere tra i due attributi. Problema della Relazione con il Mondo: Critica: La semplicità divina rende problematico spiegare come Dio possa avere relazioni reali con il mondo. Argomento: Se Dio è assolutamente semplice, allora non dovrebbe avere relazioni contingenti o mutevoli con il mondo. Tuttavia, sembra evidente che Dio interagisca con il mondo in modi specifici (ad esempio, attraverso atti di creazione, rivelazione, o interventi miracolosi). Problema della Libertà Divina: Critica: La semplicità divina può essere vista come limitante per la libertà di Dio. Argomento: Se Dio è assolutamente semplice e la sua essenza è identica alla sua volontà, allora sembra che Dio non possa scegliere liberamente tra diverse opzioni. Questo potrebbe implicare che Dio è determinato dalla sua stessa natura in modo che non possa agire altrimenti. Problema della Comprensibilità: Critica: Alcuni sostengono che la semplicità divina rende Dio troppo astratto e incomprensibile. Argomento: Se Dio è così diverso da qualsiasi cosa che conosciamo (essendo assolutamente semplice), allora diventa difficile per gli esseri umani avere una comprensione significativa di Dio. Problema della Coerenza Interna: Critica: Alcuni filosofi ritengono che la dottrina della semplicità divina contenga delle incoerenze interne. Argomento: Affermare che tutti gli attributi di Dio sono identici alla sua essenza può portare a contraddizioni logiche, come l'idea che l'onnipotenza sia identica all'onniscienza, che a loro volta sarebbero identiche alla bontà, e così via. Alcuni Oppositori Noti Richard Swinburne: Un filosofo religioso che ha criticato la semplicità divina sostenendo che rende Dio troppo astratto e difficile da comprendere. Alvin Plantinga: Un altro filosofo che ha argomentato contro la semplicità divina, sostenendo che essa può compromettere la libertà e la personalità di Dio.]


A 17 anni ho smesso di fare la comunione, dopo aver capito che i cattolici si impegnano ad accettare la dottrina della semplicità divina, una dottrina diabolicamente complicata che ritengo quasi certamente falsa.Credo che la maggior parte dei partecipanti al dibattito sulla resurrezione sia d'accordo, da entrambe le parti, sul fatto che, sebbene le prove della resurrezione non siano convincenti, non sono nemmeno terribili.la trinità non aiuta a spiegare nulla della realtà che un Dio unitario non potrebbe spiegare altrettanto bene. Quindi, a prima vista, la trinità sembra un costo morto.ci sono tre (e solo tre) tipi di amore, tipi di amore che sono fondamentalmente irriducibili l'uno all'altro. In primo luogo, c'è l'amore per se stessi, il tipo di amore che ogni persona che si rispetti dovrebbe avere per se stessa; in secondo luogo, c'è l'amore per l'altro, il tipo di amore che vediamo espresso reciprocamente nelle amicizie a due e nei matrimoni monogami; infine, in terzo luogo, c'è l'amore cooperativo, il tipo di amore in cui (un minimo di) due persone cooperano per amare congiuntamente (un minimo di) un'altra persona, come nel caso dei genitori che cooperano per amare congiuntamente i loro figli.In primo luogo, come ha sottolineato Dale Tuggy, L'amore perfetto è un tratto caratteriale. Come altri tratti caratteriali, può essere posseduta ma non espressa; non implica la presenza di una relazione interpersonale effettiva.È come il tratto amichevole. Immagini un uomo amichevole che è naufragato su un'isola deserta. Ora, purtroppo, l'uomo è senza amici; non ha nessun altro con cui condividere la sua vita. Tuttavia, è un uomo amichevole;Lo stesso vale per la qualità perfettamente amorevole. Si tratta di avere la disposizione ad agire e reagire in modo perfettamente amorevole,In secondo luogo, come ho sostenuto altrove, credo che questo argomento provi troppo. Se concediamo che Dio deve necessariamente esprimere ogni forma d'amore, è plausibile che l'amore per i grandi gruppi - ad esempio, l'amore per la patria, l'amore per le squadre di calcio - sia una forma d'amore irriducibile all'amore per se stessi, all'amore per l'altro e all'amore cooperativo, e che non possa essere espressa solo con altre due persone divine.

la coerenza logica è un limite basso. È logicamente possibile che il colore preferito di Dio sia il rosa. La domanda è: qual è la probabilità preliminare che Dio faccia questo, supponendo che sia possibile?si incarnerebbe perché è l'unico modo per soffrire al nostro fianco. Questo è inteso come un obbligo per Dio, poiché - se ci sottopone a una vita di sofferenza - sarebbe ingiusto da parte sua non mostrare solidarietà con noi.

Le dico che se crede in un essere perfetto, dovrebbe pensare che quell'essere soffra. Ma se Dio soffre comunque, allora non c'è bisogno di un'incarnazione per far sì che Dio possa soffrire al nostro fianco: lo fa già!se pensa che Dio potrebbe soffrire in solidarietà con noi solo se soffrisse negli stessi modi in cui soffriamo noi, un'unica incarnazione come quella subita da Gesù è l'ultima cosa che si aspetterebbe, dal momento che Gesù non ha sofferto l'intera gamma di mali che altri esseri umani hanno sofferto. Se davvero pensa che Dio debba soffrire esattamente come gli esseri umani, dovrebbe fare il passo più lungo della gamba e acquistare la tesi di Linda Zagzebski secondo cui Dio è onni-soggettivola maggior parte dei teorici dell'espiazione pensa che, sebbene l'influenza morale faccia parte del quadro biblico dell'espiazione, sia incompleta da sola. Per quanto riguarda le altre teorie, invece, ho solo domande. Non credo di aver visto una storia lontanamente plausibile del perché un'espiazione sarebbe necessaria per colmare il divino tra Dio e gli esseri umani, e come funzionerebbe il suo meccanismo morale. I modelli di sostituzione penale, in cui Gesù viene fatto soffrire o viene punito al posto nostro, nonostante sia moralmente colpevole, mi sembrano particolarmente stravaganti.Accetto una forma modificata della Scommessa di Pascal.Quindi, forse, nonostante tutto, dovrei impegnarmi comunque per il cristianesimo. Dopotutto, ho già detto che ci sono delle prove per il Cristianesimo - decisamente più prove di quelle che ci sono per, ad esempio, l'Islam - e quindi forse il Cristianesimo è la religione più probabile.

mercoledì 28 dicembre 2022

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venerdì 15 dicembre 2017

Terzo passo: Dio è pietoso (quindi incarnato)

Terzo passo: Dio è pietoso (quindi incarnato)

Abbiamo visto che probabilmente esiste un Dio, cheprobabilmente coincide con il Dio cristiano e che, anche se parliamo di un Dio d’amore, la presenza del male sulla terra è giustificato. Ora vediamo meglio come ci aspettiamo che agisca un Dio del genere.
Personalmente da una persona buona mi attendo che condivida il dolore di colui che ama. Mi sembra del tutto ragionevole.
Ragionando a priori direi che un Dio innamorato della sua creatura viva una vita umana per starci più vicino .
L’uomo purtroppo soffre, ma è un bene che soffra: la sua libertà vale più del suo dolore. Rinvio alprimo passo chi ha ancora dubbi in merito.
Noi, creature di Dio, siamo un po’ come i suoi figli (tanto è vero che lo chiamiamo Padre). Ebbene, unpadre a volte è tenuto a tollerare la sofferenza del figlio per giusti motivi.
Esempio: alcuni genitori pretendono che i loro figli frequentino la scuola locale anche se malfamata, questo per contribuire a rinforzare i legami comunitari.
Detto questo, è inevitabile che chi ama l’uomocondivida il suo dolore standogli accanto eaiutandolo finché ritiene giusto farlo.
L’ incarnazione divina rappresenta la condivisione del dolore umano da parte di Dio.
Descritta in questo modo la dottrina dell’Incarnazione appare la più ragionevole, date le premesse, ovvero i “passi” precedenti.
La morte del Dio incarnato per i nostri peccati, poi, rappresenta l’aiuto dato all’uomo nelle giuste forme. Questa è la dottrina della Redenzione, ma procediamo con ordine focalizzandoci sull’Incarnazione.
Ma come puo’ Dio diventare uomo visto che la sua natura non gli consente di smettere di essere Dio? Il concetto di consustanzialità entra in campo a questo punto.
Dio si incarna acquisendo un corpo umano e una modalità umana di pensare, purché tutto cio’ siaun’ aggiunta alla sua natura divina e non una sostituzione.
Il concetto di uomo/dio ci appare contraddittorio. Dio e gli uomini hanno un modo di pensare e di vedere le cose radicalmente diverso: il pensiero umano è condizionato, per esempio, dall’avere un corpo.
L’uomo e razionale, buono e libero, ma lo è in una forma estremamente limitata rispetto a Dio. Come possono due nature convivere in un’unica persona?
Se facciamo attenzione, già la nostra esperienza terrena ci consente di intuire questa strana realtà: almeno dai tempi di Freud noi sappiamo che due menti possono convivere nella stessa persona in modo dissociato.
Una stessa persona puo’ avere due sistemi di credenze distinte e in qualche misura indipendenti tra loro. Sebbene entrambi i sistemi siano accessibili alla medesima mente, di fatto l’accesso viene dissociato.
C’è una “mente” nella Franzoni che sa di aver ucciso suo figlio ma l’altra mente, quella che la Franzoni utilizza di fatto quando interrogata, lo nega in buona fede. Come è possibile? Semplice,due menti convivono nella stessa persona e si auto-ingannano a vicenda.
In una certa misura l’auto-inganno è fisiologico poiché ci aiuta ad operare meglio: se ci credi dai di più. Se sei il primo a crederci mentirai in modo molto più abile, per esempio.
Nel caso della Franzoni l’autoinganno è patologicoma noi dobbiamo limitarci ad osservare che il processo di “convivenza” di due coscienze nella stessa persona è comprensibile anche all’intelletto umano, è un’esperienza comune (anche se in grado limitato): non dobbiamo necessariamente rinunciare ad un sistema di credenze per abbracciarne un altro, i due sistemi possono sussistere contemporaneamente.
La coscienza divina comprende quella umana, che non comprende quella divina. Ed entrambe convivono nella stessa mente.
Tutti i giorni facciamo questa esperienza anche in prima persona: in me c’è quella che vorrebbe mangiare il cioccolatino e quella che – per motivi dietetici – consiglia di evitare per motivi dietetici. Anche qui in nuce c’è uno sdoppiamento.
Ora è più chiaro quanto sia inconsistente l’accusa fatta al Padre di sacrificare il Figlio: sarebbe come rimproverare all’ io-prudente (che consiglia di limitare il consumo di cioccolato) di essere vessatorio nei confronti dell’ io-desiderante (che vorrebbe papparselo). Si tratta della stessa persona!
Il Dio incarnato sarà sottoposto a desideri e sofferenze tipicamente umane: freddo, fame, angoscia.
Questo significa che il Dio incarnato potrà fare anche il male?
Il male puo’ essere oggettivo o soggettivo. Nel secondo caso è intenzionale, per esempio quello che commette il ladro quando ruba. Un Dio incarnato che vive una vita perfetta non cadrà mai in tentazioni di questo tipo, non sceglierà mai di fare il male.
Ma il Dio incarnato è (anche) un uomo perfetto, per cui non sbaglia nei suoi giudizi: perché mai dovrebbe commettere un male soggettivo? No, il suo comportamento è esemplare e l’imitazione di Cristo è una strada sicura per la perfezione.
Detto questo, il Dio incarnato è affetto dai limitidella sua condizione per cui una decisione difficile, per quanto alla fine necessariamente corretta, sarà pur sempre fonte di angoscia e tribolazioni.
Una vita perfetta ma sofferta, quindi. Anche se il suo discernimento e i suoi poteri restano intatti, tutto deve passare attraverso i limiti del suo corpo.
Fin qui il ragionamento a tavolino su come ci attendiamo che Dio reagisca di fronte alla sua creatura che soffre e combatte sulla terra. Ora veniamo alla dottrina cristiana dell’incarnazione.
Nel Credo affermiamo che il Figlio discese dal cielo e si incarnò sulla terra diventando uomo. Sembra proprio che questo individuo – il Cristo – conservi le due nature. Non che la cosa sia stata esente dadisaccordi.
Fu il Concilio di Calcedonia a cimentarsi con il problema. La formula ortodossa fu rigettata deiMonofisiti (oggi essenzialmente i Copti), i quali propendevano per un’unica natura del Cristo, e iNestoriani, che consideravano il Cristo e Dio come persone differenti. Ad ogni modo oggi non ci sono disaccordi sostanziali.
Ma perché acquisire un corpo? Che necessità c’era?Per Platone, tanto per dire, l’essenza dell’uomo è la sua anima, non il suo corpo.
Diciamo allora che con il cristianesimo uscito da Calcedonia vince Aristotele.
Per Aristotele l’anima non è una parte distinguibile della persona ma la forma dei corpi, il modo in cui la persona agisce e pensa. Non puo’ pensarci un’anima completamente svincolata da un corpo. A Calcedonia vince Aristotele, per questo l’acquisizione di un animo umano implica l’acquisizione di un corpo.
Ricapitolando, Gesù è uno di noi, tranne che per il fatto che non puo’ sbagliare: è infallibile! La sua vita è perfetta, ma si tratta di una perfezione che costa sangue. Fu perseguitato, crocifisso e sepolto: tutto questo ha comportato una grande sofferenzaper lui.
Gesù nacque da Maria. Perché non ebbe due genitori come tutti noi?
Avere come madre Maria e come padre Dio (e non Giuseppe) è un simbolo potente che rinvia alla natura dell’uomo/Dio.
D’altronde, non è un grande miracolo per Dio derivare due set di cromosomi partendo da ununico ovulo, ovvero quello di Maria.
Anche per questo, forse, Dio è di solito immaginato come maschio.
Gesù non muore ma ascende al cielo. Perché? Anche qui c’è un simbolo potente in azione: come era disceso dal Cielo acquisendo anche una natura umana, allo stesso modo, al termine della sua missione, vi ascende tornando alla sua natura divina.
Gesù ascende al cielo collocandosi alla destra del padre. Anche qui l’espressione presa alla lettera non ha senso poiché Dio non ha una dimensione spaziale, va intesa piuttosto nel senso che Gesù si colloca sul versante della giustizia e della salvezza.
Milano, al Museo Diocesano il Capolavoro per il 2017 è del Perugino: l'Adorazione dei pastori
al Museo Diocesano fino al 28 gennaio L’adorazione dei pastori del Perugino – noi ci siamo andati Domenica scorsa, una figata.

Abbiamo visto che probabilmente esiste un Dio, cheprobabilmente coincide con il Dio cristiano e che, anche se parliamo di un Dio d’amore, la presenza del male sulla terra è giustificato. Ora vediamo meglio come ci aspettiamo che agisca un Dio del genere.
Personalmente da una persona buona mi attendo che condivida il dolore di colui che ama. Mi sembra del tutto ragionevole.
Ragionando a priori direi che un Dio innamorato della sua creatura viva una vita umana per starci più vicino .
L’uomo purtroppo soffre, ma è un bene che soffra: la sua libertà vale più del suo dolore. Rinvio alprimo passo chi ha ancora dubbi in merito.
Noi, creature di Dio, siamo un po’ come i suoi figli (tanto è vero che lo chiamiamo Padre). Ebbene, unpadre a volte è tenuto a tollerare la sofferenza del figlio per giusti motivi.
Esempio: alcuni genitori pretendono che i loro figli frequentino la scuola locale anche se malfamata, questo per contribuire a rinforzare i legami comunitari.
Detto questo, è inevitabile che chi ama l’uomocondivida il suo dolore standogli accanto eaiutandolo finché ritiene giusto farlo.
L’ incarnazione divina rappresenta la condivisione del dolore umano da parte di Dio.
Descritta in questo modo la dottrina dell’Incarnazione appare la più ragionevole, date le premesse, ovvero i “passi” precedenti.
La morte del Dio incarnato per i nostri peccati, poi, rappresenta l’aiuto dato all’uomo nelle giuste forme. Questa è la dottrina della Redenzione, ma procediamo con ordine focalizzandoci sull’Incarnazione.
Ma come puo’ Dio diventare uomo visto che la sua natura non gli consente di smettere di essere Dio? Il concetto di consustanzialità entra in campo a questo punto.
Dio si incarna acquisendo un corpo umano e una modalità umana di pensare, purché tutto cio’ siaun’ aggiunta alla sua natura divina e non una sostituzione.
Il concetto di uomo/dio ci appare contraddittorio. Dio e gli uomini hanno un modo di pensare e di vedere le cose radicalmente diverso: il pensiero umano è condizionato, per esempio, dall’avere un corpo.
L’uomo e razionale, buono e libero, ma lo è in una forma estremamente limitata rispetto a Dio. Come possono due nature convivere in un’unica persona?
Se facciamo attenzione, già la nostra esperienza terrena ci consente di intuire questa strana realtà: almeno dai tempi di Freud noi sappiamo che due menti possono convivere nella stessa persona in modo dissociato.
Una stessa persona puo’ avere due sistemi di credenze distinte e in qualche misura indipendenti tra loro. Sebbene entrambi i sistemi siano accessibili alla medesima mente, di fatto l’accesso viene dissociato.
C’è una “mente” nella Franzoni che sa di aver ucciso suo figlio ma l’altra mente, quella che la Franzoni utilizza di fatto quando interrogata, lo nega in buona fede. Come è possibile? Semplice,due menti convivono nella stessa persona e si auto-ingannano a vicenda.
In una certa misura l’auto-inganno è fisiologico poiché ci aiuta ad operare meglio: se ci credi dai di più. Se sei il primo a crederci mentirai in modo molto più abile, per esempio.
Nel caso della Franzoni l’autoinganno è patologicoma noi dobbiamo limitarci ad osservare che il processo di “convivenza” di due coscienze nella stessa persona è comprensibile anche all’intelletto umano, è un’esperienza comune (anche se in grado limitato): non dobbiamo necessariamente rinunciare ad un sistema di credenze per abbracciarne un altro, i due sistemi possono sussistere contemporaneamente.
La coscienza divina comprende quella umana, che non comprende quella divina. Ed entrambe convivono nella stessa mente.
Tutti i giorni facciamo questa esperienza anche in prima persona: in me c’è quella che vorrebbe mangiare il cioccolatino e quella che – per motivi dietetici – consiglia di evitare per motivi dietetici. Anche qui in nuce c’è uno sdoppiamento.
Ora è più chiaro quanto sia inconsistente l’accusa fatta al Padre di sacrificare il Figlio: sarebbe come rimproverare all’ io-prudente (che consiglia di limitare il consumo di cioccolato) di essere vessatorio nei confronti dell’ io-desiderante (che vorrebbe papparselo). Si tratta della stessa persona!
Il Dio incarnato sarà sottoposto a desideri e sofferenze tipicamente umane: freddo, fame, angoscia.
Questo significa che il Dio incarnato potrà fare anche il male?
Il male puo’ essere oggettivo o soggettivo. Nel secondo caso è intenzionale, per esempio quello che commette il ladro quando ruba. Un Dio incarnato che vive una vita perfetta non cadrà mai in tentazioni di questo tipo, non sceglierà mai di fare il male.
Ma il Dio incarnato è (anche) un uomo perfetto, per cui non sbaglia nei suoi giudizi: perché mai dovrebbe commettere un male soggettivo? No, il suo comportamento è esemplare e l’imitazione di Cristo è una strada sicura per la perfezione.
Detto questo, il Dio incarnato è affetto dai limitidella sua condizione per cui una decisione difficile, per quanto alla fine necessariamente corretta, sarà pur sempre fonte di angoscia e tribolazioni.
Una vita perfetta ma sofferta, quindi. Anche se il suo discernimento e i suoi poteri restano intatti, tutto deve passare attraverso i limiti del suo corpo.
Fin qui il ragionamento a tavolino su come ci attendiamo che Dio reagisca di fronte alla sua creatura che soffre e combatte sulla terra. Ora veniamo alla dottrina cristiana dell’incarnazione.
Nel Credo affermiamo che il Figlio discese dal cielo e si incarnò sulla terra diventando uomo. Sembra proprio che questo individuo – il Cristo – conservi le due nature. Non che la cosa sia stata esente dadisaccordi.
Fu il Concilio di Calcedonia a cimentarsi con il problema. La formula ortodossa fu rigettata deiMonofisiti (oggi essenzialmente i Copti), i quali propendevano per un’unica natura del Cristo, e iNestoriani, che consideravano il Cristo e Dio come persone differenti. Ad ogni modo oggi non ci sono disaccordi sostanziali.
Ma perché acquisire un corpo? Che necessità c’era?Per Platone, tanto per dire, l’essenza dell’uomo è la sua anima, non il suo corpo.
Diciamo allora che con il cristianesimo uscito da Calcedonia vince Aristotele.
Per Aristotele l’anima non è una parte distinguibile della persona ma la forma dei corpi, il modo in cui la persona agisce e pensa. Non puo’ pensarci un’anima completamente svincolata da un corpo. A Calcedonia vince Aristotele, per questo l’acquisizione di un animo umano implica l’acquisizione di un corpo.
Ricapitolando, Gesù è uno di noi, tranne che per il fatto che non puo’ sbagliare: è infallibile! La sua vita è perfetta, ma si tratta di una perfezione che costa sangue. Fu perseguitato, crocifisso e sepolto: tutto questo ha comportato una grande sofferenzaper lui.
Gesù nacque da Maria. Perché non ebbe due genitori come tutti noi?
Avere come madre Maria e come padre Dio (e non Giuseppe) è un simbolo potente che rinvia alla natura dell’uomo/Dio.
D’altronde, non è un grande miracolo per Dio derivare due set di cromosomi partendo da ununico ovulo, ovvero quello di Maria.
Anche per questo, forse, Dio è di solito immaginato come maschio.
Gesù non muore ma ascende al cielo. Perché? Anche qui c’è un simbolo potente in azione: come era disceso dal Cielo acquisendo anche una natura umana, allo stesso modo, al termine della sua missione, vi ascende tornando alla sua natura divina.
Gesù ascende al cielo collocandosi alla destra del padre. Anche qui l’espressione presa alla lettera non ha senso poiché Dio non ha una dimensione spaziale, va intesa piuttosto nel senso che Gesù si colloca sul versante della giustizia e della salvezza.
Milano, al Museo Diocesano il Capolavoro per il 2017 è del Perugino: l'Adorazione dei pastori
al Museo Diocesano fino al 28 gennaio L’adorazione dei pastori del Perugino – noi ci siamo andati Domenica scorsa, una figata.