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mercoledì 15 giugno 2011

Torno subito

Quel due giugno di sei anni fa era ancora più noioso ed inutile di una parata militare.

Forse per il solleone, forse perché sotto l’ influsso di eretiche letture, mi venne fatto di elencare nel vecchio forum di fahre 45 ragioni per cui i regimi monarchici si fanno preferire alla repubblica democratica (qui il post originale).

napoleon-throne

In realtà si trattava solo di una lunga domanda senza punto interrogativo (se li metti non ti rispondono o lo fanno senza passione): perché mai dovrei credere nella democrazia?

In assenza di spieghe convincenti (qui la discussione) continuai a coltivare il mio cripto-monarchismo.

Ma anche a tenere ben tese le orecchie in attesa di udire parole illuminanti.

E finalmente, dalla lontana Chicago, una voce si alzò:

Donald Wittman: The myth of democratic failure – The University of Chicago Press

Il meriggiare pallido e assorto doveva essere davvero neghittoso se è vero com’ è vero che le 43 obiezioni potevano in fondo ridursi ad una: in democrazia informarsi non è conveniente per l’ elettore.

Persino recarsi al seggio non è conveniente. Sarà per questo che le gallonate autorità democratiche insistono su questo pseudo dovere ricorrendo ad imbarazzanti argomenti vodoo (gli unici a loro disposizione).

Donald Wittman, è di diversa pasta, non deve reggere uno Stato, di lui ci si puo’ fidare.

Comincia con l’ ammettere: difficilmente l’ elettore democratico andrà mai incontro all’ informazione.

Ma prosegue: anche perché sarà l’ informazione a venire da lui.

Se c’ è un minimo di competizione elettorale i politici (a caccia di rendite enormi) faranno il diavolo a quattro pur d’ inseguire il riluttante elettore ed informarlo sulle malefatte del concorrente.

E in effetti siamo sommersi di sexy-informazioni. Ci si metterebbe in mutande pur di pietire l’ ascolto.

Ma un dubbio continua a mordere: puo’ uno scolaro svogliato imparare la lezione quand’ anche disponga di un precettore disposto ad inseguirlo fino a casa? I vecchi dicevano che l’ asino puo’ essere condotto all’ acqua ma non puo’ essere costretto a bere.

Un dubbio resta, ma le ragioni di Wittman sono potenti. A me convince.

Mi accorgo di sapere più dei ministri che stanno a Roma rispetto agli assessori del Comune che sta a 150 metri dal mio divano. Quando l’ informazione si mette in testa di inseguirti ti bracca. Me ne accorgo e mi convinco.

Convince anche quando fa notare come un elettore razionale tiene conto che il politico è mediamente egoista quanto lui, e vota di conseguenza evitando le trappole.

Wittman, dunque, convince.

Eppure non avrà da me né un’ abiura completa, né una conversione a tracentosessanta gradi.

Ok, è riuscito a smontare in marchingegno ben oliato come quello dell’ “ignoranza razionale”, eppure resta ancora lì, intatto, quello dall’ “irrazionalità razionale”.

Nella sua apologia ha trascurato il sottile fascino esercitato dell’ ideologia: il sistema democratico spinge a non informarsi, ma invita soprattutto ad abbandonarsi all’ ideologia. Ci dice ogni giorno che possiamo permettercelo!

Non è un caso se la Propaganda marchia a fuoco la Democrazia quasi fosse il suo vitellino prediletto.

Professare un’ ideologia puo’ essere bello.

Giuro! Vivi da pascià, la salute migliora a vista d’ occhio. Rifiorisci. Hai da dire la tua su tutto e tutti. La lettura del giornale ti manda in estasi ogni mattino consentendoti di scatenare finte rabbie che attirano l’ attenzione. C’ è anche il brividino dell’ avventura: passi per un tipo con le idee chiare, magari un “estremista” che se lo puo’ permettere, un radicale reso tale dagli approfondimenti che gli hanno svelato il giro del fumo, ora sei una minoranza preziosa in via di estinzione. Dal gregge all’ élite, dall’ élite all’ unicum. L’ importante, comunque, è “essere”. Chiedete a qualsiasi psicologo e ditemi se “essere” è secondario per la salute psico-fisica dell’ individuo. Finalmente ti esprimi gridando a pieni polmoni (i polmoni del dubbioso cogitabondo sono messi peggio di quelli del fumatore). Hai una tua identità mentre prima non eri né carne né pesce.

Vuoi mettere?

Se poi prendi un granchio, niente di male, puoi sorvolare agilmente in assenza di controprove che non verranno mai (“il mondo è così complesso”) ma soprattutto il conto si paga alla romana.

E allora, sotto con le ordinazioni!

Concludendo, caro Wittman, io sono disposto a concessioni importanti, sono disposto a ripetere in coro con te che se noi non “andiamo” dall’ informazione, l’ informazione “verrà” da noi. Ok.
 

Ma, se permetti, continuo anche a pensare che quello dell’ informazione sia un vano tragitto: non ci troverà a casa!

Troverà invece appeso alle porte del cervello un bel cartello con su scritto: “sono in visita presso Signora Ideologia, torno subito dopo le elezioni o forse mai. A presto!”.

venerdì 1 ottobre 2010

Riabilitatazione

Sfruttando la teoria delle aspettative razionali donald Wittman tenta di riabilitare la democrazia.

Io, elettore, so bene che il controllo democratico che potrò esercitare sarà scarso e tengo conto razionalmente di questo sapere quando voto.

Ottima difesa, Democrazia e Mercato 1 a 1.

Eppure qualcosa - il concetto di irrazionalità razionale - potrebbe ancora far pendere il bilancino in favore del mercato.

domenica 22 agosto 2010

Riabilitazione

Sfruttando la teoria delle aspettative razionali donald Wittman tenta di riabilitare la democrazia.

Io, elettore, so bene che il controllo democratico che potrò esercitare sarà scarso e tengo conto razionalmente di questo sapere quando voto.

Ottima difesa, Democrazia e Mercato 1 a 1.

Eppure qualcosa - il concetto di irrazionalità razionale - potrebbe ancora far pendere il bilancino in favore del mercato.