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mercoledì 27 dicembre 2017

Elaine ecklund science vs religion

Flock of Dodos. Un film in cui i sostenitori del intelligent design appaiono molto più tolleranti degli scienziati. L'autore è Randy Olson un biologo.

Perché alcuni scienziati insegnano catechismo? Perché altri hanno un'intensa vita spirituale?

Ma come vivono gli scienziati  il loro rapporto con la religione?

Il paradigma delle insormontabile ostilità tra scienza e religione è una caricatura.

Alcuni sono atei. Altri sono atei spirituali. Altri sono religiosi.

Il 50% degli scienziati è religioso in senso tradizionale. Il 20% e ateo ma spirituale.

Lo scienziato ateo in senso canonico, quando parla di religione diventa molto appassionato. Spesso arriva a descrivere la religione come terrorismo intellettuale.

Il dato di fondo. Tra gli scienziati la percentuale dei credenti è molto inferiore.

Perché lo scienziato è ateo? Primo, perché ritiene che la scienza contraddica la religione. Secondo, le domande della religione sono insensate. E l'ipotesi di Robert merton. Quarto, la religione li ha delusi. Quinto, ritengono la religione poco importante magari perché cresciuti in una famiglia agnostica. Sia come sia il loro rifiuto Non deriva da una ragionamento. Sia come sia in forno rifiuto non deriva da una ragionamento .

Il rifiuto dello scientismo è il prodromo della Conciliazione tra Fede e ragione.

Miti creduti  dagli scienziati atei. Primo, la religione presto sparirà poiché assurda.

Secondo, tutte le religioni sono fondamentaliste.

Di solito i più ferventi sono anche i più istruiti. Nella mia parrocchia, per esempio, chi si spende di più, chi si sacrifica e sembra crederci veramente sono i parrocchiani di status superiore. Ma questa legge sembrerebbe generalizzabile. Cito da RELIGION IN AMERICA—1972–2006: RELIGIOUS AFFILIATION, ATTENDANCE, AND STRENGTH OF FAITH: "Level of education was... directly related to frequency of religious service attendance and strength of faith among those who were affiliated...". Tutto questo fermo il fatto che l'ateo medio è più istruito del credente medio. http://prx.sagepub.com/content/106/3/875.long

venerdì 3 dicembre 2010

Scienza e Fede. Come dialogare.

Il dialogo tra uomini di religione e uomini di scienza è facilitato se fa perno sul linguaggio. Gli scienziati atei con cui mi sono intrattenuta, sono tra le persone più istruite della nostra società. Pertanto mi aspettavo che fossero in grado di dominare un codice linguistico estremamente sofisticato. Mi sono accorta ben presto che costoro padroneggino appieno il gergo nelle aree di loro competenza, ma, allorchè si è affrontato il discorso sulla fede, hanno mostrato di parlare una lingua rozza e incentrata su stereotipi. In altre parole, non erano persone in grado di "articolare". Spesso consideravano i termini "religioso" e "fondamentalista" come sinonimi, oppure partivano facendo proprie premesse infondate. Tutte lacune rinforzate dal fatto che vivono gran parte della giornata in una comunità dove interagiscono con persone molto simili a loro. La ristrettezza del codice linguistico diventa dunque una lacuna da rimuovere, qualcosa da mettere al centro se si vuole costruire un dialogo reciprocamente fruttuoso.

Lo scienziato ateo tende poi a credere che la conoscenza scientifica non sia compatibile con la religione, e a volte argomenta a livello teorico su questa incompatibilità. In casi del genere un buon modo per instaurare il dialogo consiste nel sottolineare una compatibilità di fatto: nonstante "questo" e "quello", di fatto la metà degli "scienziati d' élite" americani professa una credenza religiosa, ma soprattutto non pochi altri affermano comunque di avere una vita spirituale. Sono queste verità di fatto non troppo conosciute che possono aprire molte porte ora sbarrate con il chiavistello.

Elaine Howard Ecklund - Science vs. Religion. What scientist really think - Oxford University Press

mercoledì 1 dicembre 2010

Spiritual atheist

Flock of Dodos è un film che investiga la differenza tra persone religiose e persone di scienza.

Si concentra sulla psicologia e lo fa calandosi in una realtà storica ben definita, quella relativa al dibattito che c' è stato negli USA tra sostenitori dell' ID ed evoluzionisti.

Quel che ne esce è abbastanza sorprendente, sembra proprio che i supperter dell ID siano dotati di un maggior spirito dialogante mentre gli evoluzionisti coinvolti nella vicenda sembrano più inclini a tagliar corto ostentando disprezzo e intolleranza.

Il Dodo è un uccello nativo delle isole Mauritius, la sua inettitudine al volo lo condannò all' estinzione allorchè gli europei sbarcarono sull' isola.

Randy Olson, biologo e autore del film, pensa che la scienza abbia dei nemici interni e che i suoi rappresentanti dovrebbero imparare a relazionarsi in modo meno rozzo e più rispettoso all' esterno, pena l' estinzione.

Al termine della proiezione in prima visione alla Cornell University, seduta in sala c' era anche Elaine Howard Ecklund, allora era una studentessa. Quando il film terminò, si accesero le luci e cominciò il dibattito; la Ecklund fu così testimone di eventi che segnarono poi il suo futuro accademico.

Il dibattito, infatti, confermò rinforzandole le tesi del film. Un laboratorio sperimentale non poteva dare esiti tanto inequivocabili. Un manipolo di scienziati vocianti tenevano banco coprendo tutte le altre voci incitandosi vicendevolmente al grido "stupid fundamentalist!".

Fu quel giorno che la Ecklund cominciò a concepire il suo libro, "Science vs. Religion", un libro che oggi viene considerato il testo più approfondito in materia.

In quella sala la studiosa ebbe la netta sensazione che una minoranza chiassosa monopolizzasse gli altoparlanti a disposizione per comunicare al Mondo "cio' che pensa la scienza" in materia di religione. Ma la rappresentanza, intuiva la Ecklund, era probabilmente distorta.

La "survey" documentata nel libro che impegnò negli anni successivi la Ecklund presso gli scienziati delle top University americane è la più esaustiva a disposizione, ci fornisce molte notizie sui pensieri e sulla vita spirituale di questa élite. In più la Ecklund vive per giorni a stretto contatto con alcune figure tipiche (l' ateo, l' agnostico, il credente; Arik, Evelyn, Margaret) per cercare di carpire la loro realtà interiore: la "religione" è una materia complessa che non si esaurisce con interviste "normalizzate" a fini statistici.

Non c' è dubbio che tra i top-scientist i religiosi in senso tradizionale siano meno rappresentati rispetto a quanto lo siano nella popolazione. Tra atei e agnostici si supera di gran lunga la metà del campione, nella popolazione americana non si arriva al 10%; eppure il rapporto rivela delle sorprese.

La Ecklund scopre una nuova figura, quella dell' "imprenditore spirituale". Molti scienziati si definiscono persone "spirituali". Ma a sorprendere è che il 22% di essi si definisce anche "ateo"; e il 27% degli "spirituali" si definisce anche "agnostico"!

Se alla quasi metà di "scienziati religiosi" aggiungiamo gli "scienziati spirituali", arriviamo ad una quota ragguardevole (70%) di scienziati in grado di capire e rispettare la religione. Aggiungiamo poi che una buona fetta dei rimanenti hanno maturato la loro ostilità con la religione a causa di "cattive esperienze pregresse" che nulla hanno a che fare con la loro attuale occupazione.

Dopo quattro anni di ricerca, almeno una cosa appare chiara alla Ecklund: tutto quel che sappiamo della vita religiosa e spirituale dei top scientist americani è falso o come minimo distorto. L' incompatibilità insormontabile tra scienza e fede è una caricatura da smontare al più presto, così come è una caricatura quella dello "scienziato" incline per formazione mentale alla tolleranza.

Un messaggio importante, direi, un messaggio che consiglia di stipulare una nuova allenza tra chi vuole discutere nel rispetto reciproco il rapporto che esiste tra scienza-fede cercando di togliere l' altoparlante dalle mani di un manipolo di scienziati arroganti e vociferanti. Un' alleanza possibile, visto che il "materiale umano" per realizzarla abbonda.