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mercoledì 24 luglio 2019

LA SCELTA DELLA CAUSA

LA SCELTA DELLA CAUSA
Potrebbe essere vero, e dimostrabile statisticamente, che un certo stato neurologico “causa” in un individuo la sensazione della fame. Tuttavia, potremmo dimostrare che una prolungata astinenza dal cibo provoca la medesima sensazione di fame. Entrambi questi modelli sono equivalenti in termini epistemici, ma uno potrebbe suggerire un rimedio migliore dell’altro, magari dal punto di vista morale. Contro la fame meglio una medicina o un panino? A lungo andare, questa scelta potrebbe avere conseguenze morali.
Prendiamo il caso della scuola: il bambino con difficoltà è un somaro o un “malato” affetto da disturbi dell’attenzione? Meglio farlo lavorare sodo o affidarlo alle cure di un terapeuta che gli alleggerisca gli impegni?
Una certa persona è razzista o impaurita?

A queste domande non si risponde con modelli migliori di altri, piuttosto con modelli che offrono soluzioni più morali di altre. La causa prescelta rappresenta una scelta etica e politica piuttosto che epistemologica.

https://feedly.com/i/entry/0qYIiqRydIWlymK7ino8KyHfPm408U2ptNRiQ03rbco=_1558217dfed:184ad13:85ca5f35

martedì 19 giugno 2018

SOCIOLOGIA DELLA MEDICALIZZAZIONE

SOCIOLOGIA DELLA MEDICALIZZAZIONE
La malattia mentale è sensibile sia alla biologia che alla cultura, il che crea curiosi paradossi: le popolazioni geneticamente più esposte a certi disturbi sono anche le meno colpite. Esempio: tra i giapponesi il gene associato alla depressione è mediamente più diffuso che altrove ma in Giappone i “depressi” diagnosticati come tali sono meno che altrove. Evidentemente la cultura locale ha elaborato nel tempo i suoi antidoti, tanto è vero che i giapponesi che migrano in occidente sono soggetti particolarmente a rischio.
Il fenomeno mi fa pensare alla “medicalizzazione” pervasiva nelle nostre scuole: perché un bambino che ieri chiamavamo “asino” oggi lo definiamo “affetto da disturbi ADHD”? Non penso che la nostra conoscenza oggettiva nel merito sia cambiata così radicalmente, nemmeno che le scoperte fatte in questo campo siano così sconvolgenti da aver scoperchiato una realtà sconosciuta. Penso piuttosto che ad essere cambiata sia la nostra cultura: in un ambiente culturale iper-competitivo come quello attuale il bambino “asino” è praticamente spacciato, di fronte a questa pesante situazione ci sentiamo in dovere accompagnare e alleggerire la sofferenza famigliare medicalizzando il problema (e quindi deresponsabilizzando). Nel clima più “rilassato” di ieri, invece, l’ “asino” era un tipo quasi simpatico, un “pierino” in grado di compensare con altre doti le sue carenze cognitive, uno che comunque avrebbe trovato la sua via nel mondo: responsabilizzare i soggetti era il modo per mantenere comunque sotto il livello di guardia il numero di questi soggetti.
PSYCHOLOGYTODAY.COM
Insight into culture's multifaceted influence on depression.

giovedì 22 marzo 2018

MEDICALIZZARE PER SALIRE IN GRADUATORIA

Riccardo Mariani
13 h
Amazon

MEDICALIZZARE PER SALIRE IN GRADUATORIA

Dislessici, discalculici, disprassici, ADHD... il numero degli studenti menomati è esploso negli ultimi anni. Perché? I fattori sono molti, tra questi il ruolo sempre più centrale della meritocrazia. Riclassificare uno studente come disabile migliora nelle classifiche sia il punteggio dei professori che quello dell'istituto scolastico.

How the obsession with quantifying human performance threatens our schools, medical care, businesses, and governmentToday, organizations of all kinds are ruled by the belief that the path to success is quantifying human performance, publicizing the…
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sabato 30 luglio 2016

Contro la medicalizzazione della società

Un tale spara sulla folla, viene catturato e messo in cella, che farne?
E’ pazzo? Forse sì: non ha il controllo sulle sue azioni.
O forse no: semplicemente per qualche motivo gli piace l’idea di sparare sulla folla e oggi ha deciso di farlo.
Come scegliere tra le due opzioni? Follia o preferenza estrema?
Il dilemma vale per il pazzo, per il drogato, ma anche per il bambino distratto: medicalizzare o moralizzare?
Lo stragista si realizza uccidendo il prossimo che non conosce? All’alcolizzato piace il vino? Il bambino distratto preferisce fare il lazzarone?
Le ho provate tutte per capire come giudicare in modo rigoroso ma nulla mi soddisfa. Si va a occhio in modo inaffidabile.
Davvero, non capisco come agiscano i “periti” di un processo che lascia adito a dubbi del genere (e ce ne sono tanti!): secondo me in base a mere condizioni del tutto arbitrarie. Non mi fido.
Del resto la vicenda dell’omosessualità: è stata tolta dal novero delle malattie per alzata di mano nel congresso di psichiatria del 1972  senza che la scienza avesse prodotto nulla di nuovo in materia. Mere convenzioni.
C’è chi la fa facile: poiché non riesco a capire le preferenze dello stragista, allora non le considero preferenze. Alla faccia del rigore! francamente, non saprei se sia più pericoloso chi pensa in questo modo o lo stragista (che se va al potere giudicherà probabilmente con lo stesso criterio tutti noi).
Altri dicono: guarda se si pente. L’assunto: quando una presunta “preferenza estrema” è volatile allora non è una vera preferenza. Ahimé, pentirsi è un atto assai sospetto quando pentirsi conviene. Il drogato che implora il tuo aiuto per “uscire dal tunnel” potrebbe cercare una scusa per ottenere qualcosa a basso prezzo. La medicalizzazione della scuola scusa (e dà privilegi) a chi fornisce basse prestazioni….
D’altronde, l’alcolizzato beve quando potrebbe evitarlo: se gli offri una somma di denaro per non bere quel bicchiere lui si astiene e incassa, chiara dimostrazione che puo’ farlo se solo lo volesse. Gli economisti hanno notato che quando il costo dell’eroina aumenta i consumi decrescono, alla faccia della dipendenza.
Alcuni puntano forte sul ruolo delle medicine: se una preferenza cambia assumendo delle medicine, allora non è una preferenza ma una malattia. Non mi convince: posso essere più disinibito bevendo un bicchierino, ma questo non significa che la vergogna sia una malattia. Così come io bevo un bicchierino per risolvere i miei problemi umorali, nulla vieta al depresso di prendersi il prozac o altre medicine senza per questo dover essere considerato malato.
Sento dire: solo il folle si sbaglia di continuo senza imparare la lezione! Sbagliato, anche molti che reputiamo sani fanno lo stesso, i bias sistematici sono acclarati. Molte convinzioni scientifiche fondate (dall’evoluzione all’età della terra) non sono credute vere da molti, ma non siamo per questo in presenza di folli.
Poi c’è il “chimico”: quando agiamo in virtù di eventi chimici che accadono nel nostro cervello, allora non possiamo parlare di “preferenze”. Ma anche qui giungiamo subito ad un punto morto: gli eventi e i comportamenti possono essere correlati ma sul nesso di causalità la scienza è silente. E poi, anche l’obeso ha un metabolismo strano ma non per questo l’obesità è necessariamente una malattia, mantenere un peso forma è nelle sue possibilità, anche se richiede uno sforzo maggiore.
cerott
Torniamo al dilemma: follia o preferenza? Moralismo o medicalizzazione? Qui mi sa che bisogna prendere posizione senza molti elementi concreti a supporto, facendo prevalere la convenienza sociale. Seguendo le orme di William James o Blaise Pascal: se un problema metafisico non ha una soluzione che s’impone allora è bene soppesare le conseguenze delle soluzioni in concorrenza.
E allora vediamole queste “convenienze”.
L’approccio moralista produce i migliori incentivi: se sei responsabilizzato ti impegnerai di più a prescindere dai tuoi limiti.
L’approccio medico non inficia l’adozione delle migliori terapie: se sei malato verrai curato meglio.
Ora, l’approccio moralista non pregiudica le cure: il fatto di essere responsabile non mi impedisce di prendere una pastiglia d’aiuto.
Al contrario,  l’approccio medico pregiudica gli incentivi: se sono malato ho diritto a corsie preferenziali.
E’ chiaro che il primo approccio s’impone.
Obiezione: ma facendo la scelta moralista non produciamo giudizi sballati?: ok, un ciccione potrebbe astenersi dal mangiare l’ennesimo panino se solo lo volesse ma cio’ non toglie che forse per lui l’operazione è più difficile che per me, giudicarlo è rischioso.
Risposta: ma questo si è sempre saputo e il problema è stato superato: esiste una giustizia umana e una giustizia divina; noi abbiamo diritto ad esprimere un giudizio morale su un comportamento sbagliato ben sapendo che quello definitivo sulla persona lo pronuncerà solo chi puo’ osservare tutte le variabili in campo.
Ma il mondo secolarizzato ha espulso il tribunale divino dal suo orizzonte cosicché la “medicalizzazione” della società avanza a passi da gigante.

giovedì 28 luglio 2016

ADHD

Like the late great Thomas Szasz, my objection is that labels like ADHD medicalizepeople's choices - partly to stigmatize, but mostly to excuse.  In his words, "The business of psychiatry is to provide society with excuses disguised as diagnoses, and with coercions justified as treatments."

PREMESSA: [A] large fraction of what is called mental illness is nothing other than unusual preferences

these negative adjectives are thinly disguised normative judgments, not scientific or medical claims. Why should mental health professionals be exempt from economists' standard critique? 

The American Psychiatric Association's (APA) 1973 vote to take homosexuality off the list of mental illnesses is a microcosm of the overall field (Bayer 1981). The medical science of homosexuality had not changed; there were no new empirical tests that falsified the standard view.

Overall, the most natural way to formalize ADHD in economic terms is as a high disutility of work combined with a strong taste for variety. Undoubtedly, a person who dislikes working will be more likely to fail to 'finish school work, chores or duties in the workplace' and be 'reluctant to engage in tasks that require sustained mental effort'. Similarly, a person with a strong taste for variety will be 'easily distracted 

Il piacere al centro. No one accuses a boy diagnosed with ADHD of forgetting to play videogames.

Another misconception about Szasz is that he denies the connection between physical and mental activity. The problem is that 'chemical imbalance' is a moral judgment masquerading as a medical one.

A closely related misconception is that Szasz ignores medical evidence that many mental illnesses can be effectively treated. Once again, though, the ability of drugs to change brain chemistry and thereby behavior does nothing to show that the initial behavior was 'sick'. If alcohol makes people less shy, is that evidence that shyness is a disease?

martedì 2 febbraio 2016

Contro la medicalizzazione

ADHD Reconsidered, Bryan Caplan | EconLog | Library of Economics and Liberty: "Several readers have taken issue with my use of the term "ADHD."  To be honest, I'm not comfortable with it either, but my reason is the opposite of my critics.  Like the late great Thomas Szasz, my objection is that labels like ADHD medicalize people's choices - partly to stigmatize, but mostly to excuse.  In his words, "The business of psychiatry is to provide society with excuses disguised as diagnoses, and with coercions justified as treatments."  I realize this is an unwelcome view, but I do have a whole paper defending it, and I stand by it."



'via Blog this'

mercoledì 14 ottobre 2015

Diseased thinking dissolving questions about disease - Less Wrong - argomenti in favore della medicalizzazione della società

Diseased thinking dissolving questions about disease - Less Wrong - argomenti utilitaristici  in favore della medicalizzazione della società
  • problema affrontato: quando è scorretto somministrare certe medicine? spesso dietro la definizione di malattia si nasconde un etica libertaria che induce a soluzioni subottime del problema...
  • lamentela conservatrice: il determinismo biologico ci toglie dignità e anche felicità togliendoci il senso della personalità...
  • sandy l obesa: x il marito è un maiale per il dottore una malata x la sorella una xseguitata. chi ha ragione?
  • concentriamoci sullo scontro tra dottore e marito. la questione ruota intorno al concetto di malattia. se l'obesità è una malattia ha ragione il dottore, se è un vizio ha ragione il marito...
  • caratteristiche di una malattia:
  • 1 cause biologiche
  • 2 esclusa un azione del libero arbitrio
  • 3 qlcs di raro
  • 4 qlcs di spiacevole
  • 5 qlcs di discreto: o ce l hai o nn ce l hai
  • 6 qlcs x cui esistono medicine almeno in potenza...
  • il cancro è una malattia. al nanismo manca 5. all omosex manca 4. all obesità manca 6 4 3. alla depressione manca 6 e altro. alla vecchiaia manca 3....
  • ma la parola malattia è delicata perché induce ad inferenze di valore quindi potremmo dire che certe condizioni meritano di essere malattie altre no...
  • solo il malato merita simpatia e supporto. sandy è condannata dal marito xchè nn è malata...
  • x un malato la cura è dovuta x un nn malato la cura è un abdicazione della xsonalità...
  • conclusione: definire la malattia è piuttosto irrilevante se nn fosse x le implicazioni morali e filosofiche...
  • come giudichiamo di solito? secondo il modello libertario: chi agisce male è cattivo e nn merita simpatia, almeno se nn è condizionato in modo determinante da un fattore esterno. In altri termini, diamo grande importanza al fattore 2.
  • x il modello libertario distinguere biologia e spirito è decisivo.
  • imho: nota che x l immanentista c è una biologia costitutiva intimamente legata all identitá. in qs senso più che di merito si parla di just desert.
  • è una distinzione difficile che rischia di sottoporre a condanna degli innocenti...
  • imho: nn farla rischia di nn farci condannare dei colpevoli.
  • x il determinista conseguenzialista qs separazione nn ha senso e il problema nn si pone: tutto è biologia.
  • ma soprattutto la separazione nn è necessaria. certo anche il determinista giudica male i comportamenti socialmente dannoso così come giudica male le unghie incarnite. nn ha bisogno di conoscere l origine di certi comportamenti...
  • punire un ladro nn è giusto in sè ma x le conseguenze che scatena...
  • determinista: condanna e simpatia sono funzionali a max felicità sociale e qs atteggiamento si riflette nell atteggiamento verso le malattie...
  • anche se tutto è biologia per il determinista resta giusto consolare il malato di cancro e condannare il pigro. così facendo la felicità sociale aumenta...
  • se un disturbo può essere superato con una condanna ma esiste anche una medicina è giusto consentire di accedere a quest ultima? per un libertario potrebbe ledere la dignità ma un determinista nn ha di qs fisime...
  • obiezione libertaria: intervenire con le medicine impedisce di sviluppare il senso di responsabilità..
  • risposta: il senso di responsabilità che lo si alleni su cose utili le occasioni nn mancano. se l' obiezione fosse valida creeremmo delle dipendenze per fare in modo che i bambini sviluppino il loro senso di responsabilità (in realtà è proprio quello che si fa quando ci si allena allo sforzo mentale: si imparano cose inutili per tenere in esercizio la mente)
  • l opposizione dei libertari alla medicalizzazione della società non fa meraviglia: se fai sacrifici ma viene prospettata una comoda soluzione al problema che affronti, rischi di opporti: un ambito dove segnalavi le tue virtù viene minacciato...
  • conclusione: un etica conseguenzialista induce a soluzioni ottimali circa la somministrazione di medicinali. un etica librrtaria e virtuistica rischia di sviare il problema aumentando il costo sociale
  • imho: psicologia minima: il sacrificio inutile è uno spreco  ma il sacrificio in sé spesso è la base per una vita soddisfatta. forse anche per questo la sua reputazione è tanto buona. oltretutto è anche un allenamento: la scuola è una serie di sacrifici inutili (e forse questi sì eccessivamente costosi)  compiuti per allenarsi. 
  • imho: 1) per il libertario non esiste un diritto alla cura, neanche per colui che giudica "malato", di conseguenza non c'è possibilità di equivoco 2) al di là del diritto, in effetti, il libertario rischia di condannare l'innocente ma il conseguenzialista rischia di non condannare il colpevole, in questo senso non esistono posizioni di vantaggio per qualcuno. 3) il determinista, a meno che non mantenga esoterica la filosofia che professa, non puo' condannare nessuno proprio per gli assunti che abbraccia, di conseguenza non puo' valersi di un'arma che lui stesso ammette essere importante...
L'utilitarista gli aborre ma ci sono almeno due motivi per difenderli:


  • allenano ai sacrifici utili. la volontà infatti si allena come un muscolo. del resto la scuola non è altro che un allenamento allo sforzo intellettuale: le nozioni che s'imparano sono per lo più inutili per lo più inutili. c'è da aggiungere che chi sta in fondo alle gerarchie sociali ed è privo di grandi talenti ha nella capacità di sacrificarsi l'unica sua arma per non perdere il contatto con chi sta sopra di lui.



  • sono fonte di soddisfazione quando ci legano e ci identificano strettamente ad un valore che sentiamo profondamente: la mamma che non fa l'epidurale offre questo suo dolore al figlio e si sente realizzata.
continua

venerdì 4 settembre 2015

La medicalizzazione della scuola - Bryan Caplan e Giorgio Israel


La medicalizzazione della scuola
  • L'aumento delle disabilità negli studenti è stato vertiginoso. Perchè?…
  • 3 possibili risposte: 1) aumento effettivo 2) aumento dei test high stake test 3) aumento dei finanziamenti...
  • Esempio d 1): la tecnologia salva + bimbi sottopeso. Ok, ma allora xchè nelle scuole i ritardati sono diminuiti?...
  • E si potrebbe rafforzare la confutazione del primo punto parlando dell'aborto selettivo...
  • Troppi bimbi nati fuori dal matrimonio? Il calo dei "ritardati" confuta anche qs spiega...
  • La povertà? Ci sono meno bimbi poveri oggi che ieri!…
  • E l'incentivo della scuola a barare sui test escludendo i bimbi meno competenti attraverso la classificazione di "disabili"? Poco supporto: l'incremento riguarda anche paesi senza test...
  • Non resta che l'ipotesi relativa ai fondi assegnati: classificare chi legge con fatica come dislessico fa guadagnare finanziamenti che sarebbero xduti classificandolo come "lettore lento". Ai genitori fa guadagnare anche permessi sul lavoro e strumentazione (pc, eccetera).
  • Castelbianco: l'aumento massiccio dei DSA registrato negli ultimi anni non è veritiero...
  • L'inconveniente di una falsa diagnosi: al bimbo viene precluso un xcorso di apprendimento vero...
  • Inoltre, lo sperpero di risorse danneggia i disabili veri...
  • Altro pericolo: fissare un modello esemplare bollando come devianza ogni diversità...
  • Aumento esponenziale dei disgrafici? Come crederci visto che non si insegna nemmeno più a tenere in mano la penna?
  • Il DSA è una malattia? Lo si nega (le capacità cognitive sono adeguate) ma poi si richiede la diagnosi del medico x il riconoscimento. Il fatto è che i sintomi sono generici e disparati: difficile classificarla come malattia...
  • E i fattori materiali della malattia? Non si trova: cosicchè parte il gioco delle tre carte: è una malattia solo quando conviene, solo quando si desidera sbolognare la patata bollente ai medici, oppure quando pseudoesperti vogliono infiltrarsi nelle scuole (subordinazione della scuola al sistema sanitario)...
  • La medicalizzazione della scuola nn è voluta dai medici ma da un sottobosco di psicologi, pedagoghi, cognitivisti eccetera. Israel li definisce "esperti del nulla".
  • Non sembra che esista una molteplicità di disturbi: tutto è riconducibile alla dislessia...
  • E ricordiamo: l'inventore del "deficit di attenzione" in punto di morte dichiarò che la sua scoperta era una "malattia inventata".
continua