Supponiamo che un paese con un'evasione pari al 20% necessiti di 1mln di euro per costituire il suo esercito. Per raccogliere la somma, sapendo che il reddito imponibile nel paese è pari a 12,5mld, si istituirà una tassa del 10% sul reddito. Con l'evasione di cui sopra, infatti, il gettito sarà pari a 10mld al 10%, ovvero 1mln, proprio quello che ci serve per costruire il bene pubblico. Se l'evasione diminuisce a causa di provvedimenti è giusto diminuire l'aliquota in modo tale da non prendere ai cittadini somme extra rispetto al fabbisogno. Quadra il ragionamento? Analogia: in uno scenario con modelli di intelligenza artificiale che analizzeranno i filmati delle telecamere di sicurezza, con bodycam della polizia, con telecamere in punti strategici e dashcam nei veicoli, registreremo e segnaleremo costantemente tutto cio' che accade. Quindi? Quindi le pene per le infrazioni vanno diminuite.
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giovedì 26 settembre 2024
lotta all'evasione e lotta alla tassazione
Giusto?
In uno schema utilitaristico mi sembra corretto.
Tra i cittadini ci sono anche i criminali, occorre pensare anche al loro benessere.
Anche tu sei un criminale. Lo sei al 6%. Oppure metti la tua probabilità, che non sarà mai zero
p.s. sarebbe bello un meccanismo che collega le aliquote all'evasione recuperata.
lunedì 12 dicembre 2022
"Se evadi le tasse, allora non devi utilizzare scuole, ospedali e strade... stai rubando!"
Non è una buna contestazione da fare ad un evasore, specie se supera certe soglie di reddito. Qualora dovesse pagare le tasse solo per i servizi di cui fruisce, potrebbe evadere l'80% del dovuto. Insomma, il monito di cui sopra serve, semmai, come giustificazione per evadere di più, non di meno.
mercoledì 30 ottobre 2019
SPIAZZARE E SMASCHERARE
SPIAZZARE E SMASCHERARE
La tesi dell'articolo è che gli incentivi materiali (dedurre lo scontrino) possono spiazzare gli incentivi morali (chiedere lo scontrino per senso del dovere). Per supportarla si fa riferimento al libro di Richard Titmuss - Gift Relationship - in cui si mostrava come un sistema di donazione del sangue di stampo puramente volontaristico potesse raggiungere risultati migliori di un sistema in cui la donazione era incoraggiata con incentivi materiali. In certi casi la presenza di incentivi materiali spiazza gli incentivi etico-morali.
Al di là del merito, la mia attenzione è caduta sull'imprecisione del linguaggio utilizzato. Gli incentivi materiali non spiazzeranno mai quelli morali. Perché mai dovrebbero? Semmai smascherano la natura narcisistica e ipocrita che sta sotto certi inautentici comportamenti moralistici: poiché (essendo pagato) non posso più esibire la mia probità, rinuncio a praticarla.
LAVOCE.INFO
Le proposte per favorire il ricorso ai pagamenti elettronici prevedono anche un piccolo sussidio per i consumatori che utilizzano bancomat e carte di credito. Ma può essere un incentivo controproducente, perché ignora la spinta etico-morale anti-evasione.
AMAZON E AdE.
AMAZON E AdE.
Se Amazon potesse violare la mia privacy come fa l' Agenzia delle Entrate mi consegnerebbe direttamente i pacchi a casa senza nemmeno bisogno di ordinarli.
Ecco allora cosa manca nella lotta all'evasione: quella capacità di elaborare la massa di dati già oggi disponibili per profilare il contribuente e intervenire in modo mirato.
giovedì 10 ottobre 2019
EVASIONE: DIPENDENTI VS AUTONOMI
EVASIONE: DIPENDENTI VS AUTONOMI
Perché un lavoratore dipendente, anziché lamentarsi dell’evasione altrui, non si mette in proprio cogliendo i frutti di questa scelta?
Forse per ragioni morali? Non penso, i lavoratori dipendenti, nel momento in cui esercitano magari part time un lavoro autonomo dimostrano un’inclinazione ad evadere anche maggiore degli autonomi abituali.
Perché sono abitudinari e cambiare è difficile? Forse, ma solo in parte, specie quando si parte non ci sono abitudini che condizionano.
La mia idea è che l’evasione degli autonomi si redistribuisca già oggi a loro favore. In questo caso cambiare non avrebbe senso.
Faccio un esempio. Poniamo che la ditta X debba decidere se assumere un dipendente o esternalizzate ad un autonomo una certa mansione. Il compenso che intende pagare è pari a 100. Il lavoratore pagherà tasse per 20 incassando 80. Ma l’autonomo evaderà 10 incassando 90. A questo punto, se per sue ragioni la ditta X deciderà di assumere un dipendente dovrà pagarlo almeno 112.5, in modo che il netto in busta sia pari a 90.
L’ipotesi è che il dipendente trasformato in autonomo non coglierebbe i frutti della sua evasione. Ovvero, li coglie già da dipendente grazie alla redistribuzione dell’evasione.
Perché un lavoratore dipendente, anziché lamentarsi dell’evasione altrui, non si mette in proprio cogliendo i frutti di questa scelta?
Forse per ragioni morali? Non penso, i lavoratori dipendenti, nel momento in cui esercitano magari part time un lavoro autonomo dimostrano un’inclinazione ad evadere anche maggiore degli autonomi abituali.
Perché sono abitudinari e cambiare è difficile? Forse, ma solo in parte, specie quando si parte non ci sono abitudini che condizionano.
La mia idea è che l’evasione degli autonomi si redistribuisca già oggi a loro favore. In questo caso cambiare non avrebbe senso.
Faccio un esempio. Poniamo che la ditta X debba decidere se assumere un dipendente o esternalizzate ad un autonomo una certa mansione. Il compenso che intende pagare è pari a 100. Il lavoratore pagherà tasse per 20 incassando 80. Ma l’autonomo evaderà 10 incassando 90. A questo punto, se per sue ragioni la ditta X deciderà di assumere un dipendente dovrà pagarlo almeno 112.5, in modo che il netto in busta sia pari a 90.
L’ipotesi è che il dipendente trasformato in autonomo non coglierebbe i frutti della sua evasione. Ovvero, li coglie già da dipendente grazie alla redistribuzione dell’evasione.
LOTTA ALL’EVASIONE
LOTTA ALL’EVASIONE
Perché la si proclama da anni a una “sola voce” e poi non la si fa? A molti (ingenui) la cosa sembra assurda.
Per capire entriamo nel dibattito. Illustro due posizioni agli antipodi:
1) Giovanni: “Evadere le imposte almeno per un 50% è un dovere civico. Chi non si adopera per farlo è un codardo che non vuole bene al suo paese”.
2) Giacomo: “Pagare le imposte è un dovere civico. Chi non adempie a questo dovere “ruba” agli altre e nuoce al paese”.
Secondo voi, se l’Agenzia delle Entrate deve fare un accertamento andrà da Giovanni o da Giacomo? Da Giovanni, è ovvio. E fa bene, è del tutto razionale che agisca in questo modo. La probabilità che l’evasione si annidi lì è maggiore.
Questo cosa implica? Essenzialmente che Giovanni non esprimerà mai la sua opinione sincera e che il dibattito in cui tutti sono “liberi” di intervenire sarà in realtà un monologo.
Ascoltate le telefonate al programma giornalistico di Prima Pagina su Radio Tre e avrete la rappresentazione plastica del “monologo” in atto. Al massimo, ci si spinge a fare un timido cenno benevolo all’evasione di necessità.
Ora dovrebbe essere abbastanza chiaro perché l’evasione viene proclamata “a una sola voce”, perché il dialogo sul problema non è un dialogo, è necessariamente un monologo “a una sola voce”. Quell’unica voce è poi destinata a gonfiarsi anche perché chi non ha una posizione in materia trova conveniente unirsi al coro. Dirò di più, anche Giovanni, se interpellato, si unirà a quell’unica voce, magari con scarso entusiasmo ma lo farà se non è un pazzo.
Poi, difficilmente si passerà dalle parole ai fatti, ma è proprio cio’ che ci si attende perché più o meno tutti (tranne gli accecati dal fanatismo) sono consapevoli di questa finzione collettiva.
Perché la si proclama da anni a una “sola voce” e poi non la si fa? A molti (ingenui) la cosa sembra assurda.
Per capire entriamo nel dibattito. Illustro due posizioni agli antipodi:
1) Giovanni: “Evadere le imposte almeno per un 50% è un dovere civico. Chi non si adopera per farlo è un codardo che non vuole bene al suo paese”.
2) Giacomo: “Pagare le imposte è un dovere civico. Chi non adempie a questo dovere “ruba” agli altre e nuoce al paese”.
Secondo voi, se l’Agenzia delle Entrate deve fare un accertamento andrà da Giovanni o da Giacomo? Da Giovanni, è ovvio. E fa bene, è del tutto razionale che agisca in questo modo. La probabilità che l’evasione si annidi lì è maggiore.
Questo cosa implica? Essenzialmente che Giovanni non esprimerà mai la sua opinione sincera e che il dibattito in cui tutti sono “liberi” di intervenire sarà in realtà un monologo.
Ascoltate le telefonate al programma giornalistico di Prima Pagina su Radio Tre e avrete la rappresentazione plastica del “monologo” in atto. Al massimo, ci si spinge a fare un timido cenno benevolo all’evasione di necessità.
Ora dovrebbe essere abbastanza chiaro perché l’evasione viene proclamata “a una sola voce”, perché il dialogo sul problema non è un dialogo, è necessariamente un monologo “a una sola voce”. Quell’unica voce è poi destinata a gonfiarsi anche perché chi non ha una posizione in materia trova conveniente unirsi al coro. Dirò di più, anche Giovanni, se interpellato, si unirà a quell’unica voce, magari con scarso entusiasmo ma lo farà se non è un pazzo.
Poi, difficilmente si passerà dalle parole ai fatti, ma è proprio cio’ che ci si attende perché più o meno tutti (tranne gli accecati dal fanatismo) sono consapevoli di questa finzione collettiva.
venerdì 4 ottobre 2019
L'IMPOSTA INGIUSTA
L'IMPOSTA INGIUSTA
1) Non evaderla è un diritto.
2) Non evaderla è un dovere.
3) Evaderla è un diritto.
4) Evaderla è un dovere.
2) Non evaderla è un dovere.
3) Evaderla è un diritto.
4) Evaderla è un dovere.
Oggi mi sento estremista, prenderei 1 e 4.
mercoledì 2 ottobre 2019
DIMMI COME PROTESTI E TI DIRO’ CHI SEI
DIMMI COME PROTESTI E TI DIRO’ CHI SEI
Prendi Greta, lei lancia l’allarme per il clima. E che male c’è? Fa bene, dice l’ingenuo (o il finto ingenuo).
Tuttavia, LI CONOSCIAMO BENE I NOSTRI POLLI, dalla sua esibita indignazione moralistica si capisce subito che non accetterebbe mai il proliferare di centrali nucleari, o le diseguaglianze di una carbon tax, o di sparare nell’atmosfera cannonate di anti-gas serra. Eppure sono le vie più promettenti a nostra disposizione al momento.
Prendi chi oggi parla di lotta all’evasione. E che male c’è? E’ cosa buona e giusta, dice l’ingenuo (o il finto ingenuo).
Tuttavia, LI CONOSCIAMO BENE I NOSTRI POLLI, dalla loro compiaciuta indignazione moralistica si capisce subito che non accetterebbero mai di dimezzare tasse e spesa pubblica. Eppure, una misura del genere dimezzerebbe immediatamente l’evasione per ridurla ancora di più in seguito.
Prendi Greta, lei lancia l’allarme per il clima. E che male c’è? Fa bene, dice l’ingenuo (o il finto ingenuo).
Tuttavia, LI CONOSCIAMO BENE I NOSTRI POLLI, dalla sua esibita indignazione moralistica si capisce subito che non accetterebbe mai il proliferare di centrali nucleari, o le diseguaglianze di una carbon tax, o di sparare nell’atmosfera cannonate di anti-gas serra. Eppure sono le vie più promettenti a nostra disposizione al momento.
Prendi chi oggi parla di lotta all’evasione. E che male c’è? E’ cosa buona e giusta, dice l’ingenuo (o il finto ingenuo).
Tuttavia, LI CONOSCIAMO BENE I NOSTRI POLLI, dalla loro compiaciuta indignazione moralistica si capisce subito che non accetterebbero mai di dimezzare tasse e spesa pubblica. Eppure, una misura del genere dimezzerebbe immediatamente l’evasione per ridurla ancora di più in seguito.
martedì 14 maggio 2019
TESI: DOVE C’E’ LOTTA ALL’EVASIONE, CI SONO TASSE ILLEGITTIME.
TESI: DOVE C’E’ LOTTA ALL’EVASIONE, CI SONO TASSE
ILLEGITTIME.
PREMESSA 1 (teorica). Il politico razionale con un progetto socialmente utile dal costo X lo finanzia con una tassa Y dal gettito Y = X*1/t, dove t è il tasso di evasione. Esempio: se il progetto costa 100 e l’evasione è del 50% bisogna imporre una tassa dal gettito teorico pari a 200.
PREMESSA 2 (teorica). La tassa sovradimensionata di cui sopra è illegittima.
PREMESSA 3 (teorica). Ci sono due modi per sanare l’illegittimità: 1) lotta all’evasione destinando i fondi all’abbattimento del gettito teorico (per esempio abbattendo le aliquote), 2) rinuncia al progetto.
PREMESSA 4 (pratica). Nessuna delle due condizioni di cui sopra si è mai realizzata nella nostra storia.
CONCLUSIONE. Laddove c’è evasione e lotta all’evasione, possiamo stare certi che ci sono tasse illegittime.
PREMESSA 1 (teorica). Il politico razionale con un progetto socialmente utile dal costo X lo finanzia con una tassa Y dal gettito Y = X*1/t, dove t è il tasso di evasione. Esempio: se il progetto costa 100 e l’evasione è del 50% bisogna imporre una tassa dal gettito teorico pari a 200.
PREMESSA 2 (teorica). La tassa sovradimensionata di cui sopra è illegittima.
PREMESSA 3 (teorica). Ci sono due modi per sanare l’illegittimità: 1) lotta all’evasione destinando i fondi all’abbattimento del gettito teorico (per esempio abbattendo le aliquote), 2) rinuncia al progetto.
PREMESSA 4 (pratica). Nessuna delle due condizioni di cui sopra si è mai realizzata nella nostra storia.
CONCLUSIONE. Laddove c’è evasione e lotta all’evasione, possiamo stare certi che ci sono tasse illegittime.
giovedì 3 maggio 2018
Evasione nord e sud
Riccardo Mariani ha condiviso un post.
Miro Siccardi a Il Rasoio di Occam
dei valori assoluti. Chi l'ha scritto evidentemente non ha mai letto le tante analisi e ricerche dell'Istat, della Corte dei Conti, dei ministeri competenti, ecc. Mi pare ovvio che la propensione all'evasione dei cittadini di una regione la si debba misurare in rapporto al PIL prodotto in quella regione che ogni diverso percorso sia certamente ingannevole. E' del tutto evidente quanto sia fuorviante prendere in considerazione i valori assoluti: significa ignorare che esiste una regione, la Lombardia, che produce una consistente parte del PIL italiano e regioni, ad esempio la Valle d'Aosta, il cui numero di abitanti è una frazione di quello di altre. Pertanto la propensione alla evasione correttamente misurata in rapporto al PIL vede una serie di regioni al nord con tassi prossimi (in alcuni casi migliori) di quelli riscontrabili nelle nazioni nordeuropee mentre il sud Italia vede tassi d'evasione da terzo mondo. Per chi vuole approfondire (onde evitare di scrivere sciocchezze) invito alla lettura della "RELAZIONE SULL’ECONOMIA NON OSSERVATA E SULL’EVASIONE FISCALE E CONTRIBUTIVA ANNO 2017 (art. 10-bis.1 c. 3 Legge 31 dicembre 2009, n.196)" redatta dalla Commissione appositamente istituita con Decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 28 aprile 2016, presieduta dal Prof. Enrico Giovannini che coinvolge rappresentanti delle Amministrazioni pubbliche, centrali e locali, nonché soggetti provenienti dal mondo accademico ed istituzionale, secondo la composizione definita dall’articolo 2, comma 2, del Decreto legislativo 24 settembre 2015, n. 160. Nella piantina ho riassunto gli esiti che quando si parla di opinioni è un conto ma quando si parla di numeri o lo si fa con la dovuta scienza o si passa per ...
mercoledì 1 febbraio 2017
La lotta all'evasione è un sempreverde
Politico: “è mia ferma intenzione realizzare il paradiso in terra”.
Giornalista: “e come coprirà le spese?”.
Politico: “naturalmente con la lotta all’evasione”.
***
Ecco, di un politico del genere meglio non fidarsi.
Ma non tanto per la prima affermazione, quanto per la seconda. Di sicuro non si fida di lui Roberto Perotti, che spiega il suo sentimento avverso nel libro “Status Quo”.
All’apparenza chi si lancia in crociate contro l’evasione fa leva sul popolo indignato dei tartassati costretti a pagare. Senonché, l’indignazione svapora presto in presenza di azioni concrete, e così il crociata si ritrova ben presto da solo lancia in resta:
… Sperare di cambiare le cose esclusivamente con un approccio soft è irrealistico. A parole tutti si indignano quando si parla di evasione ma, appena la finanza controlla qualcuno o qualche categoria specifica, prevale l’istinto buonista: perché prendersela con X quando tutti sanno che Y e Z evadono più di X?…
La lotta all’evasione non è un buon affare per il politico e gli annunci sono destinati a rimanere tali:
… Comprensibilmente, tutto questo spaventa i politici. In una società di evasori, fare una seria lotta all’evasione è il modo migliore per perdere voti. Non fatevi ingannare dai sondaggi, che mostrano sempre la lotta all’evasione come una delle principali priorità degli italiani. Gli italiani, e non solo loro, sono per la lotta all’evasione, ma quella degli altri… Pensare di risolvere il problema senza sanzioni e senza condanne è irrealistico. Per fare la frittata bisogna rompere le uova…
L’indignato che lancia la crociata contro l’evasione, poi, quando la crociata parte si rende conto che l’evasore spesso è lui. Chi non ha nelle orecchie il comune lamento (“non mi ha fatto la ricevuta fiscale”) elevato spesso dai co-responsabili e co-beneficiari dell’evasione stessa.
C’è poi il popolo dei “lavoretti”: spesso i lavoratori dipendenti recriminano di pagare tutte le tasse. Vero, ma…. Ma la medesima categoria è la maggiormente rappresentata nell’area a più forte evasione in Italia, quella dell’economia sommersa. Insomma, in materia di lotta all’evasione chi grida di più per far partire una “seria lotta all’evasione”, poi, quando la lotta parte sul serio, grida all’ingiustizia e al “boia” Equitalia.
Qui va fatta però una precisazione, tanto per non buttarci troppo giù: gli italiani sono un popolo di evasori non perché lo siano di natura o di mentalità. Lo sono perché sono un popolo di lavoratori autonomi (che mediamente, visto che ne hanno la possibilità, evadono, ma non più dei lavoratori autonomi scandinavi, che sono però molti di meno). E poi perché, specie al Sud (la vera anomalia italica è lì), l’evasione tollerata è il welfare prescelto dalla classe dirigente per mettere in relativa sicurezza una polveriera. Immaginatevi solo se certe percentuali di disoccupazione date per il Sud fossero reali! Ci sarebbe la rivoluzione, ma quella vera.
Ma torniamo al nostro politico: ecco un altro motivo di diffidenza:
… è impensabile recuperare decine di miliardi in pochi anni. Recuperare l’evasione non è come dare una multa, il contenzioso può durare anni o decenni, e ha un esito incerto…
Poi c’è un terzo motivo del quale parlano in pochi perché politicamente scorretto:
… Se ogni euro recuperato dall’evasione va a finanziare nuove spese, da un punto di vista macroeconomico recuperare l’evasione equivale ad aumentare la pressione fiscale, con le conseguenze che si possono immaginare. Le tasse sarebbero distribuite in modo più equo, è vero, ma sarebbe solo una questione di “mal comune, mezzo gaudio”: chi già pagava continua a pagare come prima. Se invece il recupero dell’evasione fosse utilizzato per ridurre le tasse a chi già le paga, allora sarebbe molto diverso…
Gentiloni risponde all’Europa - che gli chiede di ridurre il deficit - dicendo di voler evitare le politiche depressive di un aumento della tassazione, ricorrendo invece alla lotta all’evasione. Purtroppo, la lotta all’evasione – qualora abbia successo – coincide proprio con un aumento delle tasse e quindi con una manovra depressiva in piena regola.
Spesso l’evasione recuperata finanzia una spesa pubblica inefficiente, questo peggiora le cose anziché migliorarle.
Il caso Rai è un esempio da manuale:
… con il canone in bolletta diminuirà l’evasione, ma le risorse ricavate verranno tutte utilizzate per aumentare il bilancio della Rai che, come vedremo, è già oggi ben superiore a quello della Bbc…
Se convertire il recupero di evasione in spesa pubblica aumenta la pressione fiscale, figuriamoci quando la spesa è inefficiente. E che lo sia è quanto sostiene Giuseppe Bortolussi nel suo libro Tassati e mazziati cimentandosi in un confronto con la Germania:
… L’Italia presenta, nel periodo 2005-2009, una pressione tributaria superiore di 5,6 punti di PIL rispetto a quella tedesca; anche tenendo conto del fatto che parte delle nostre tasse se ne va per pagare gli interessi sul debito pubblico (2,1 punti in più rispetto alla Germania), la nostra pressione tributaria risulta comunque superiore a quella tedesca di circa 3,5 punti di PIL…
Da notare che il confronto è fatto sulla “pressione tributaria” e non su quella “fiscale” (che comprenderebbe anche i contributi e sarebbe ancor più impietosa).
Ebbene, di fronte a questi dati una domanda sorge spontanea:
… In altre parole: un cittadino italiano, a parità di reddito, paga più tasse rispetto al contribuente tedesco. E allora che fine fanno i nostri soldi? E perché in Germania le cose funzionano e da noi no?
In altri termini ancora: siamo sicuri che sia colpa, come spesso si dice, solo di chi evade le tasse e non di chi ci amministra o di chi lo ha fatto per anni?
Ed ecco un’analogia molto significativa che sbroglia la matassa:
… Per rendere meglio l’idea possiamo fare l’esempio di due condomini: il Condominio Germania, costituito da sei appartamenti, con i locali sempre in ordine e le scale pulite, e il Condominio Italia, sempre di sei appartamenti di uguale metratura, solo che le scale sono sporche, il riscaldamento funziona male, i vetri sono rotti. L’amministratore del Condominio Italia continua a giustificarsi dicendo in giro che tutte le inefficienze del servizio sono causate dal fatto che gli inquilini dell’ultimo piano non hanno mai pagato le spese condominiali (in sostanza evadono), riducendo così le risorse di cui dispone. Poi, però, si scopre che ogni appartamento del Condominio Germania paga 100 euro all’anno per la gestione comune, mentre il Condominio Italia ne paga 150. Facendo i conti, il Condominio Germania dispone ogni anno di 600 euro, e con quelli riesce a far funzionare bene le cose; il Condominio Italia di euro a disposizione ne ha addirittura 750 all’anno, nonostante gli «evasori» dell’ultimo piano, ma le scale sono sporche e i vetri sono rotti eccetera… Il risultato è deprimente: paghiamo più tasse dei tedeschi per ottenere molto di meno…
L’autore va a vedere nel dettaglio come vengono spesi i soldi per capire dove stanno le differenze più macroscopiche tra i due “amministratori”:
… Secondo uno studio della CGIA di Mestre, nel 2008 la spesa per retribuzioni della Pubblica amministrazione italiana era pari al 10,9% del PIL, in sostanziale crescita rispetto a inizio decennio: tolti gli interessi sul debito, un quarto della spesa pubblica nazionale è assorbita dagli stipendi. In Germania, invece, le cose vanno un po’ diversamente: negli ultimi anni il peso del costo del lavoro pubblico sul PIL è diminuito progressivamente fino ad arrivare al 6,9% nel 2008; per questo, la quota di spesa imputabile alle retribuzioni pubbliche è appena il 16,7%, circa nove punti in meno rispetto al nostro Paese… In Italia vi sono complessivamente circa 3,6 milioni di dipendenti pubblici, ovvero uno ogni 16 abitanti; in Germania, invece, i dipendenti pubblici sono 4,5 milioni, ovvero uno ogni 18 abitanti…
Conclusione: non mancano le risorse ma la capacità di non sprecarle.
… In sostanza, in Italia i soldi a disposizione sono comunque di più che in Germania; ma allora perché da noi le cose non funzionano? Il problema in Italia, come ho cercato di spiegarvi, non sta nella mancanza di risorse o nella cattiva gestione delle entrate…
E’ dal lato della spesa che si manifestano i problemi maggiori:
… Diventa dunque lecito ripetere che se tutti pagassero quanto dovuto sarebbe una cosa bellissima, anche perché c’è chi di tasse ne paga troppe e potrebbe sperare di vedere finalmente ridotta la pressione fiscale a suo carico. Tuttavia temo, come ho già spiegato, che la storia ci insegni che lo Stato, anziché avere più soldi da gestire, avrebbe più soldi da sprecare, e lo dimostra il fatto che il recupero dell’evasione lo troviamo ogni anno in finanziaria già puntualmente impegnato…
E Bortolussi ci va leggero rilevando che siamo “spreconi” rispetto alla Germania. L’economista sa infatti che la Germania è a sua volta “sprecona”. Possiamo dirlo anche assumendo che la Germania sia il benchmark in questo campo. Ma perché? Semplice, fa parte della natura della spesa pubblica: il politico non è né interessato né ha le competenze per spendere bene. I soldi non sono suoi e non li spende per sé. Certo, l’elettore potrebbe controllarlo ma l’elettore non è interessato e nemmeno ha le competenze per farlo. Il controllo, infatti, è un bene pubblico (perché dovrei controllare io e non tu?), oltretutto estremamente complicato da produrre (ci sono milioni di controlli su materie poco trasparenti da svolgere).
martedì 15 marzo 2016
Eight How to Fix Everything Else - More Sex Is Safer Sex: The Unconventional Wisdom of Economics by Steven E. Landsburg
Eight How to Fix Everything Else - More Sex Is Safer Sex: The Unconventional Wisdom of Economics by Steven E. Landsburg - #astadikramer #comepagareipompieri #esternalitàdellearmi @evasoreeroe #controiprofdimanicalarga #lacodamigliore
Eight How to Fix Everything ElseRead more at location 1279
Note: Brevetti e copyright: il metodo Kramer Tasse e incentivi distorti: il caso dei pompieri Tasse e antifurti Evasione: può essere un bene pubblico nel momento in cui ostacola la realizzazione di programmi pubblici inefficienti Edit
Inventiveness is good. It should be rewarded. Monopoly power, by contrast, is bad. It should be discouraged. So what does the patent system do? It rewards inventiveness with a license to monopolize.Read more at location 1280
There is at least one successful precedent. When Louis Daguerre invented photography in 1839, the French government purchased the patent and placed it in the public domain. But Professor Kremer seems to be the first to propose automatic patent buyouts as a matter of policy.Read more at location 1296
How to Fight Fires I believe firefighters should be allowed to keep all the property they rescue—including your house. Since the firefighters get to collect all the swag, we won’t have to pay them; in fact, we can auction off the right to be a firefighter and then use the proceeds to fund a general tax cut. That way, everyone’s a winner.Read more at location 1326
LoJack has the huge advantage of helping your neighbors rather than hurting them. The Club convinces thieves to steal someone else’s car instead;Read more at location 1367
A number of economists, most prominently John Lott and his coauthor David Mustard, have argued that the proliferation of handguns (and more specifically the passage of right-to-carry laws) significantly reduces crime rates: more guns, less crime. Lott’s work has attracted a lot of criticism, some of which is deplorably ad hominem and intellectually vacuous. There are also thoughtful critiques, which have generated many rounds of argument and counterargument that I won’t attempt to summarize or to judge.Read more at location 1387
assuming that Lott is right and guns reduce crime does it follow that we should subsidize gun ownership? And the answer is: of course not. Not everything good should be subsidized; otherwise we’d subsidize everything from Hostess Ho Hos to Internet porn. Everything depends on how guns reduce crime.Read more at location 1392
First possibility: My carrying a gun causes criminals to give up crime and thereby protects you as well as me.Read more at location 1394
Second possibility: My carrying a gun protects me but has no effect on you.Read more at location 1396
Third possibility: My carrying a gun protects me by encouraging criminals to prey on you instead.Read more at location 1398
Insofar as widespread cheating makes it more difficult to carry on the (sometimes insidious) business of government, cheating can be a socially beneficial activity. But insofar as the government offsets your cheating by raising my taxes, cheating becomes the moral equivalent of a burglar alarm that diverts the burglar from your house to mine.Read more at location 1404
It’s a cliché that when grades are inflated they convey less information. The cliché is only half true. On the one hand, inflated grades fail to distinguish between the merely above-average and the truly superior. But on the other hand, inflated grades do a super job of distinguishing among fine gradations of weakness. When the average grade is B, the strong students are all lumped together with As, while the weak ones are sorted into Cs, Ds, and Fs.Read more at location 1504
That’s still a net loss of valuable information, because employers care more about making distinctions at the top than about making distinctions at the bottom.Read more at location 1507
A college that can distinguish itself from the pack by maintaining high standards should be able to reap substantial rewards in the marketplace,Read more at location 1517
An untenured professor is like a corporate bondholder—as long as the institution stays above water in the short run he’s happy. A tenured professor is like a corporate stockholder—he has a permanent stake in the fortunes of the institution. Professors should have job security for the same reason the chairman of the Federal Reserve Board should have job security: it instills a healthy respect for the long run.Read more at location 1524
First, college transcripts could show each professor’s overall grade distribution, allowing employers to interpret each individual grade in context.Read more at location 1530
Second, the dean’s office could assign each professor a “grade budget” consisting of a certain number of As, Bs, etc.Read more at location 1531
With grade budgets, professors would be forced to give fewer As, but the As they gave would be more valuable.Read more at location 1540
How to Shorten Waiting LinesRead more at location 1544
Note: Code. Come razionalizzare le precedenze? In via di principio chi ha fretta potrebbe acquistare il diritto ad avanzare da chi lo precede ma la negoziazione sarebbe estenuante... Regola x minimizzare il tempo xduto: dare la precedenza agli ultimi. In qs modo quanto più la coda è lunga tanto più diventa rischioso accodarsi. In qs modo le code restano corte. Chi è fortunato e arriva quando nessuno è in coda entra senza attese. Visto che l'attrazione è appetita il flusso sarà costante e le attese nulle. L'ideale per i parchi con tante attrazioni, o per l'Expo. Ok, qualcuno verrà tagliato fuori ma anche col metodo tradizionale è così. Bisogna xrò impedire il fenomeno dei "rientri": i rinunciatari nn possono riprovarci... Vuoi lasciare la fila? Vuoi restare? Scegli come vuoi ma il bello che in qs modo costi e benefici della tua scelta ricadranno su di te... Pttimo anche x i call center: un annuncio ti dice che al termine di ogni minuto le nuove telefonate passetanno avanti (oltre a informarti sulla frequenza media delle chiamate)... Edit
In principle, there’s a market solution to this problem. If I’m in front of you, you can pay me to leave, or take up a collection among the people behind you and then pay me to leave. But you don’t because the negotiations are a hassle,Read more at location 1550
Here’s a different solution: Change the rules so each new arrival goes to the front of the line instead of the back. Then people near the back will give up and go home (well, actually they’d leave the line and try to reenter as newcomers, but let’s suppose for the moment that we can somehow prevent that). On average, we’d spend less time waiting and we could all be happier.Read more at location 1553
Imagine a water fountain in a city park with a steady gaggle of equally thirsty joggers running by. Each jogger looks at the line and decides whether it’s worth joining.Read more at location 1556
But what if we send newcomers to the front of the line? Then—because we’ve assumed a steady stream of new arrivals—the second guy in line never gets to drink; by the time it’s his turn, someone else will cut in front of him. So as long as someone’s drinking, you might as well jog right by. But if you’re lucky enough to arrive just as someone else is finishing, you immediately take his place. That’s a great outcome, because nobody ever wastes time in line. You might think it has the offsetting disadvantage that a lot of people never get to drink, but that disadvantage is an illusion.Read more at location 1562
Under the traditional system there are also a lot of people who never get to drink—namely the ones who never join the line because it’s too long. Under either system the fountain is in constant use,Read more at location 1567
Now let’s tweak the example to make it more realistic: Suppose the newcomers arrive not in a steady stream but sporadically and unpredictably.Read more at location 1569
The only hard decision is whether to leave the line. And that decision is made by the guy at the back, who doesn’t hurt anyone if he stays and doesn’t help anyone if he goes. In other words, the decision maker feels all the costs and benefits of his own actions!Read more at location 1574
Those assumptions can all be tolerably well approximated in the queues for telephone customer service.Read more at location 1581
An initial recording announces the average frequency of calls and explains that each new call will be placed in front of yours. Every minute or so,
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