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lunedì 15 luglio 2019

DRIEU

Indicativa la parabola di questo scrittore. Aveva combattuto con coraggio durante la prima guerra mondiale: tre volte ferito e con la Croix de Guerre al petto. Emerse poi come una delle figure letterarie di spicco della Parigi tra le due guerre. Ma non aveva una sensibilità vicina al grande risveglio cattolico che allora andava per la maggiore e per i successivi vent'anni condusse una vita disordinata, dedita alla seduzione delle donne e alla composizione di cupi romanzi in cui le donne e la loro sessualità occupano il centro della scena. Rifiutò le idee nazionaliste che riteneva avessero portato alla Grande Guerra e sostenne un'Europa unita e un nuovo internazionalismo come l'unica via per raggiungere un futuro pacifico. All'inizio sostenne i comunisti, in ragione della sua fede internazionalista, e si unì al Partito, insieme a tanti suoi contemporanei. Quando lasciò il Partito e si dichiarò fascista non fu perché ripudiava ciò che aveva creduto una volta. Il suo suicidio finale, che lo salvò dall'essere processato per tradimento, era già implicito nella noia e nella nostalgia per l’azione che riempiono le pagine delle sue opere. La sua vita, come la sua arte, fu un susseguirsi di devastazioni spirituali, per le quali cercò invano un rimedio politico.